diletta di donato
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sabato 28 marzo 2009
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il valore di un film
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Non so se Katyn meriti il rimprovero da qualcuno rivoltogli di non essere un film riuscito dal punto di vista artistico,ma se pure così fosse, ha indubbiamente il merito nobilissimo di testimoniare una verità, è una voce chiara che smentisce la menzogna più vile, ed è voce temibile,perchè innumerevoli sono ancora le vittime che attendono il riscatto della verità per la loro morte, e la condanna della storia per i loro assassini.A Cracovia, per ore, per giorni, verranno ricordati tutti i nomi delle vittime di Katyn. E come si potrebbe trovare voce a commemorare in simile modo il genocidio per fame perpetrato nel 1932-33 dai sovietici in Ucraina e altrove, e che fece forse sei, forse dieci milioni di morti?
All'inizio della guerra la Polonia viene invasa dai suoi secolari nemici:I Russi e i Tedeschi.
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Non so se Katyn meriti il rimprovero da qualcuno rivoltogli di non essere un film riuscito dal punto di vista artistico,ma se pure così fosse, ha indubbiamente il merito nobilissimo di testimoniare una verità, è una voce chiara che smentisce la menzogna più vile, ed è voce temibile,perchè innumerevoli sono ancora le vittime che attendono il riscatto della verità per la loro morte, e la condanna della storia per i loro assassini.A Cracovia, per ore, per giorni, verranno ricordati tutti i nomi delle vittime di Katyn. E come si potrebbe trovare voce a commemorare in simile modo il genocidio per fame perpetrato nel 1932-33 dai sovietici in Ucraina e altrove, e che fece forse sei, forse dieci milioni di morti?
All'inizio della guerra la Polonia viene invasa dai suoi secolari nemici:I Russi e i Tedeschi. L'unica scelta possibile sarà quale violenza subire e contro quale dei nemici lottare. I Tedeschi provvidero ad arrestare il corpo docente della Università Jagellonica a Cracovia, l'armata rossa fece arrestare migliaia di ufficiali e di rappresentanti della borghesia colta polacca. Ventiduemila di loro furono assassinati:sarebbe così stato più facile,tolta la classe dirigente, schiacciare l'orgogliosa e valorosa nazione.
Precisi ed efficienti,gli invasori teutonici inviano alla moglie del docente universitario il pacco postale delle ceneri del marito da loro deportato a Saschenausen, ma del figlio di lui, il capitano Andrzej, portato in Russia,a lungo non si saprà nulla. La moglie Anna con la figlia lo attendono-il suo nome non figura sulle liste dei morti- ma i suoi resti giacciono a Katyn, identificati col nome di un ufficiale suo amico scampato invece all'eccidio. Narrata con tratti rigorosi ed essenziali l'odissea dolente delle mogli, delle madri, delle sorelle delle vittime,che vedono nella verità l'unica luce che può illuminare la loro vita e l'unica possibile testimonianza di fedeltà e di amore per esse e per la patria così sventurata. La sequenza del massacro è terribile ; si percepisce viva e palpabile la presenza del male assoluto: l'esistenza di menti umane capaci di una malvagità così eroica e appassionata quale la ricerca stessa del bene è sconvolgente. Essa può essere retaggio di ogni essere umano, e forse non esiste parte, o paese, o popolo che possa dirsene immune.
Un uomo straordinario, per scienza ed integrità morale, e che ,solo, potrebbe onorare la Russia intera, Pavel Florenskij,ha affermato che la cultura, per essere tale,deve avere il suo primo vitale legame con la verità. Per testimoniare ciò affrontò il gulag e la morte:i suoi resti giacciono in una fossa comune presso Leningrado.
I nostri uomini di cultura dovrebbero tenere conto di questa ineludibile convinzione e contribuire a diffondere ogni messaggio che ha la luce del vero, e ricordarsi e ricordare agli altri che chi non conosce la storia sarà costretto a riviverla.
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para
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lunedì 16 febbraio 2009
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assolutamente imperdibile
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Coloro che dicono di amare il cinema dovrebbero guardare ad ogni costo questo film, che sancisce il ritorno del grande Wayda sul grande schermo, dopo un'attesa di ben diciotto anni. Il film racconta la strage di Katyn dell'aprile 1940 perpetuata dall'esercito sovietico ai danni di ventimila ufficiali polacchi. Gli stessi sovietici poi diedero la colpa ai nazisti, e arrivarono a ammettere l'eccidio solo nel 1990, quindi ben 50 anni dopo. Il film parte dal settembre del 1939, ovvero poco meno di un anno prima della strage di Katyn. Poi il film slitta fino all'anno 1945, e, con un credibilissimo intreccio di personaggi, di storie, di morti, di dolore, arriva a delineare quelli che furono i caratteri principali della strage.
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Coloro che dicono di amare il cinema dovrebbero guardare ad ogni costo questo film, che sancisce il ritorno del grande Wayda sul grande schermo, dopo un'attesa di ben diciotto anni. Il film racconta la strage di Katyn dell'aprile 1940 perpetuata dall'esercito sovietico ai danni di ventimila ufficiali polacchi. Gli stessi sovietici poi diedero la colpa ai nazisti, e arrivarono a ammettere l'eccidio solo nel 1990, quindi ben 50 anni dopo. Il film parte dal settembre del 1939, ovvero poco meno di un anno prima della strage di Katyn. Poi il film slitta fino all'anno 1945, e, con un credibilissimo intreccio di personaggi, di storie, di morti, di dolore, arriva a delineare quelli che furono i caratteri principali della strage. Le testimonianze dei sopravvissuti, che devono fronteggiare il rimorso, lo sconforto, e in certi casi il non voler accettare la realtà, delle mogli, delle madri, delle sorelle degli ufficiali di Katyn, l'opposizione di fronte alla negazione dei sovietici (che scaricarono sui nazisti uno dei pochi massacri di cui non si macchiarono), e le "reliquie" degli ufficiali occupano gran parte del film e, come detto, intersecano fra sè le storie dei parenti degli ufficiali. Sarà proprio un oggetto di un ufficiale, per la precisione un taccuino-diario, che viene riportato alla moglie di questi, che presenta, nei 5 minuti finali, quel maledetto giorno che sta alla base del film, che gli fornisce il titolo, che per tutta la durata del film viene raccontato. E sono gli ultimi 5, incredibili minuti, che mostrano con una crudezza e una spontaneità degni del miglior Wayda uno dei crimini più grandi compiuti dal regime pseudo-comunista di Stalin in Russia. Voto 8,5.
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karol bociek
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lunedì 6 aprile 2009
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un film soprattutto per i non-polacchi
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Sono polacco, abito a Trieste ed ho appena visto il film. Per me, e' un ottima "compressa" d'informazione per voi tutti su quello che si pensa in Polonia della storia descritta nel film. E' vero, che ci sono troppi simboli concentrati in tempo breve, ma forse questo e' dovuto dall'esperienza personale del regista, che ha perso il padre in questa tragedia. Comunque, viene ritratta perfettamente la difficolta' della vita in una grande bugia ed i vari atteggiamenti che la gente presentava (rifiuto vs. "ragione"), anche nelle stesse famiglie. Mi dispiace per il fatto di piccolo numero di copie del film in Italia, comunque e' stato possibile vedere il film anche a Trieste. Non e' pero un "must-see" per tutti, sicuramente non per quelli che non sanno niente sul mio paese.
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Sono polacco, abito a Trieste ed ho appena visto il film. Per me, e' un ottima "compressa" d'informazione per voi tutti su quello che si pensa in Polonia della storia descritta nel film. E' vero, che ci sono troppi simboli concentrati in tempo breve, ma forse questo e' dovuto dall'esperienza personale del regista, che ha perso il padre in questa tragedia. Comunque, viene ritratta perfettamente la difficolta' della vita in una grande bugia ed i vari atteggiamenti che la gente presentava (rifiuto vs. "ragione"), anche nelle stesse famiglie. Mi dispiace per il fatto di piccolo numero di copie del film in Italia, comunque e' stato possibile vedere il film anche a Trieste. Non e' pero un "must-see" per tutti, sicuramente non per quelli che non sanno niente sul mio paese. Vorrei far vedere Katyn a tutti i miei colleghi qua (universitari), ma forse e' troppo presto, visto che alcuni di loro hanno appena saputo che la Polonia HA accesso al mare e non e' tutto campagna (parlo solo di quello che ho sentito la settimana scorsa). A tutto il film do il voto di 4 su 5, ma 5/5 per il valore informativo.
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damianazzo
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martedì 17 febbraio 2009
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impeccapibile ma...
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Un ottima rivisitazione su uno dei più cruenti fatti della seconda Guerra Mondiale. Perfetto secondo tutte le regole cinematografiche,ed un cast che è stato in grado di interpretare in maniera umana e reale quel avvenimento storico. Unica pecca: ho riscontrato che non si da voce alle megliaia di civili uccisi nella foresta di Katyn. Difatti vengono considerate solo le vittime militari, ma è doveroso ricordare che i militari furono una minima parte delle 22.0000 vittime di quel "genocidio" dimenticato. Tuttavia lo consiglio tutti coloro che non sono a conoscenza di quella parte di storia ancora oggi volutamente oscurata da molti. La sinistra deve cominciare a tirare fuori i propri scheletri.
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Un ottima rivisitazione su uno dei più cruenti fatti della seconda Guerra Mondiale. Perfetto secondo tutte le regole cinematografiche,ed un cast che è stato in grado di interpretare in maniera umana e reale quel avvenimento storico. Unica pecca: ho riscontrato che non si da voce alle megliaia di civili uccisi nella foresta di Katyn. Difatti vengono considerate solo le vittime militari, ma è doveroso ricordare che i militari furono una minima parte delle 22.0000 vittime di quel "genocidio" dimenticato. Tuttavia lo consiglio tutti coloro che non sono a conoscenza di quella parte di storia ancora oggi volutamente oscurata da molti. La sinistra deve cominciare a tirare fuori i propri scheletri...
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francesco
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mercoledì 11 marzo 2009
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ottimo
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Davvero un ottimo film,tanto coinvolgente quanto crudo soprattutto nelle scene finali. Sono uscito dal cinema molto provato. Merita davvero di essere visto, non solo per la verità storica trattata ma anche per come viene trattata, con gli occhi di una donna che aspetta il marito con la speranza che ritorni...e nel contempo non perde mai di vista la realtà del conflitto, descritta con gli occhi degli ufficiali polacchi fatti prigionieri.
Consigliatissimo!
[+] si riuscisse a vederlo....
(di anonimo pisano)
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ciccio capozzi
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martedì 21 aprile 2009
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contro ogni unilateralità, un film classico
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“KATYN” di ANDRZEJ WAJDA; POL, 07. All’indomani dell’Accordo Ribbentrop-Molotov, nella Polonia occupata dai sovietici viene consumata una strage di 13mila ufficiali dell’esercito polacco nell’aprile del 40. Essa fu a lungo attribuita ai Nazisti. L’ottantunenne maestro del cinema polacco ha creato un film di grande complessità tematica e di sconvolgente patos. L’episodio di Katyn, nonostante tutte le manovre per tacitarlo da parte dei Servizi sovietici è una cartina al tornasole dell’attuale identità nazionale polacca. C’è la prima sequenza del film che rende chiara questa metafora. Su un ponte si vedono venire due file di sfollati: l’una in fuga dai nazisti e l’altra dei sovietici; ovvero il peggio delle aggressività imperialistiche che, con motivazioni diverse nel tempo, si sono rivalse sulla Polonia.
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“KATYN” di ANDRZEJ WAJDA; POL, 07. All’indomani dell’Accordo Ribbentrop-Molotov, nella Polonia occupata dai sovietici viene consumata una strage di 13mila ufficiali dell’esercito polacco nell’aprile del 40. Essa fu a lungo attribuita ai Nazisti. L’ottantunenne maestro del cinema polacco ha creato un film di grande complessità tematica e di sconvolgente patos. L’episodio di Katyn, nonostante tutte le manovre per tacitarlo da parte dei Servizi sovietici è una cartina al tornasole dell’attuale identità nazionale polacca. C’è la prima sequenza del film che rende chiara questa metafora. Su un ponte si vedono venire due file di sfollati: l’una in fuga dai nazisti e l’altra dei sovietici; ovvero il peggio delle aggressività imperialistiche che, con motivazioni diverse nel tempo, si sono rivalse sulla Polonia. I Sovietici avevano ben chiaro che sarebbero restati, una volta cacciati i nazisti, e volevano eliminare preventivamente quelle élites che certamente sarebbero state loro contrarie. Il cinismo di Stalin e del NKVD (il KGB di allora) rese questa una “doppia tragedia”: sia per il dato impressionante in sé; ma perché essa fu avvolta nella menzogna: fu postdatata all’agosto del 41, quando i nazisti avevano già occupato l’intera Polonia e, finchè i sovietici sono stati al potere, era proibito già solo parlarne, proprio perché la verità era insopprimibile. Il regista ha fatto di Katyn una vicenda corale, dall’ampio, classico fluire, in cui la cattiveria dei sovietici era esattamente della stessa qualità, e speculare a quella di nazisti. La sua non è stata una ricostruzione unilaterale; e c’è anche un chiaro riferimento all’ignavia del governo attendista contro i nazisti del reazionario Col. Koc. Perciò non è un film che si presta a opera di disinformazione o di mistificazione politica, come era nei progetti dei tremendi gemelli ultraconseravtori Kaczynski, prima al governo del paese, che l’avevano fortemente caldeggiato. La complessità della situazione polacca è ritratta con una sceneggiatura che dà con chiarezza le motivazioni dell’atteggiarsi dei polacchi, soprattutto all’interno dei ceti culturalmente dominanti, rispetto a tutti e due i nemici invasori. Forse manca il pensiero del polacco comune, dei ceti meno abbienti: o forse è solo quello ritratto nell’imboscato che poi si trova ad essere Prefetto col nuovo ordine sovietico? D’altronde, delle due sorelle dell’aviatore, l’una, intenzionata a mantenerne la memoria, si ritrova in prigione, l’altra è connivente col regime. Ma il film trae la sua forza narrativamente unificatrice proprio dal fatto che assume il punto di vista di una soggettività condivisa: quelle delle vittime da far risorgere dall’oblio e onorare .
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minnie
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sabato 28 marzo 2015
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il regista resistente
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27 marzo 2015, Bari - E' un film che fa male a vedersi, Katyn, con la sua atroce testimonianza dell'orrore del secolo scorso. Andrzej Wajda, a Bari per il Bifest, festival internazionale del cinema, ideato e diretto da Felice Laudadio alla sua sesta edizione, intervistato dalla giornalista Grazyna Torbika, alla fine della proiezione, spiega il motivo di quel lungo buio prima dei titoli di coda: "Volevo salutare in questo modo le vittime della strage, rendere un tributo di silenzio e di buio appunto a quelle povere persone". Fra cui suo padre, ufficiale dell'esercito polacco che la madre cercò per mesi, non immaginando, come nessuno poteva all'epoca, che fosse finito fucilato dai suoi stessi compatrioti, sia pure sotto comando russo.
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27 marzo 2015, Bari - E' un film che fa male a vedersi, Katyn, con la sua atroce testimonianza dell'orrore del secolo scorso. Andrzej Wajda, a Bari per il Bifest, festival internazionale del cinema, ideato e diretto da Felice Laudadio alla sua sesta edizione, intervistato dalla giornalista Grazyna Torbika, alla fine della proiezione, spiega il motivo di quel lungo buio prima dei titoli di coda: "Volevo salutare in questo modo le vittime della strage, rendere un tributo di silenzio e di buio appunto a quelle povere persone". Fra cui suo padre, ufficiale dell'esercito polacco che la madre cercò per mesi, non immaginando, come nessuno poteva all'epoca, che fosse finito fucilato dai suoi stessi compatrioti, sia pure sotto comando russo. Una strage che ha comparato gli assassini stalinisti a quelli nazisti, uno dei tanti orrori degli anni Trenta-Quaranta del secolo scorso. Che emozione vedere a Bari un grande maestro come Wajda: ha accettato volentieri l'invito, è venuto nella città di una regina polacca che per matrimonio venne proprio a Bari in secoli lontani, Bona Sforza, si chiamava, un personaggio molto amato da baresi e varsaviani.Non c'è più nessuno della vecchia scuola polacca del cinema, la scuola segnata dalla guerra: c'è lui, Wajda, ancora attivo, ancora pieno di ideee, anche se cammina con difficoltà e del resto ha 89 anni. Che forza il suo Walesa, "in cui l'attrice, Maria Rosaria Omaggio che interpreta Oriana Fallaci, mi sembrava proprio lei, la giornalista con cui Walesa, di cui sono rimasto amico, faceva il pavone, come gli capita sempre con le donne". Quasi coetaneo della Fipresci, l'associazione dei critici cinematografici che compie quest'anno 90 anni, presieduta dal critico tedesco Klaus Eder (che ha intervistato Edgar Reitz), Wajda ricorda l'apporto fondamentale dell'associazione nella diffusione delle sue opere, censurate all'epoca del regime comunista più oppressivo, "che si fondava sulla menzogna, su un presunto patto fra operai e contadini che in realtà non erano rappresentati dal governo". La menzogna si praticava soprattutto con la censura, con l'ignorare l'uscita dei film dei dissidenti. "Avevo un film, "Cenere di amanti"che sui giornali venne riportato senza titolo, così pochi andarono a vederlo; riuscii a far esportare una copia a Venezia e lì venne dato in un piccolo cinema. Allora abitava sulla laguna Rubinstein, il grande pianista polacco che conosceva tutti : andò a vedere il film, gli piacque, lo si vide anche alla Mostra del cinema e così raggiunsi il successo, ne parlarono tutti, fu davvero un evento". Che lanciò anche una moda, tutti volevano vestirsi in Polonia come l'attore protagonista, in quel caso "fu lui a imporsi e io fui bravo regista a lasciarlo esprimere anche con l'abbigliamento. Addirittura recentemente un giorno da casa mia, a Varsavia, ho visto un murale su un palazzo vicino con la figura di Zidurski, quindi ancor oggi quel giovane del film ha qualcosa da dire ai suoi coetanei, è molto significativo del potere del cinema" . Wajda, autore di grandi affreschi storici, si pensi solo a Danton con un formidabile Depardieu, si sofferma sull'epopea di Solidarnosc, quando lui nel 1980 andò a visitare i cantieri e un lavoratore gli disse, quasi come una sfida, di fare un film su di loro. "Era un film su commissione, "L'uomo di ferro" ma non me ne pento, anzi". Premiato con l'Oscar alla carriera, palma d'oro a Cannes, Orso a Berlino, i premi non si contano e giustamente perché Wajda è l'interprete non solo della Polonia ma dell'Europa tutta ed è fiero (e noi con lui, fortunati nell'averlo nella nostra epoca) del suo lavoro: "Non cambierei la mia vita con nulla. Durante la guerra ho fatto il fattorino, il fabbro, di tutto, ma ero scontento, ho studiato arte a Cracovia (il mio Oscar, così dorato come una statua mi è parso giusto darlo all'Università di Cracovia) e allora ho fatto un film su un artista ma ho deciso subito dopo di passare alla fiction, alla narrazione, abbiamo sempre camminato sulle nostre gambe. Walesa era l'unico in grado di dialogare con i generali alla Jaruzelski e ha fatto una rivoluzione senza spargimento di sangue. Di ciò non si può che essergliene grati: la Polonia è parte integrante dell'Europa. E' stato bello e ora tocca ai giovani ma se ne ho l'occasione, certo che lo giro un altro film!" Sorprendente, immenso Wajda!
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paola di giuseppe
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lunedì 28 dicembre 2009
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storie sepolte del secolo breve
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Katyn, di Andrzej Wajda, appartiene a quella categoria di film che danno un prezioso contributo alla conoscenza della storia, anche se, certo, come ogni forma d’arte, non possono assumersi il compito di deviarne la strada o determinare inversioni di rotta.
Ben altre forze concorrono a questo e l’arte è testimonianza, spesso tragica, necessariamente neutrale, di miseria e nobiltà dell’uomo.
Dunque Wajda realizza con un ritardo di venti anni un film sulle fosse di Katyn, già nel 1974 Dusan Makavejev aveva girato in Canada "Sweet Movie" sulla stessa vicenda.
Una testimonianza troppo tardiva, dunque? Ma l’arte non rispetta i tempi né li condiziona, e allora Wajda, giunto alla stanca e depurata saggezza della vecchiaia, parte dalla sua vicenda privata, a lungo meditata e finalmente elaborata, e decide di raccontarci qualcosa di sé e di noi, come il poeta di ogni tempo.
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Katyn, di Andrzej Wajda, appartiene a quella categoria di film che danno un prezioso contributo alla conoscenza della storia, anche se, certo, come ogni forma d’arte, non possono assumersi il compito di deviarne la strada o determinare inversioni di rotta.
Ben altre forze concorrono a questo e l’arte è testimonianza, spesso tragica, necessariamente neutrale, di miseria e nobiltà dell’uomo.
Dunque Wajda realizza con un ritardo di venti anni un film sulle fosse di Katyn, già nel 1974 Dusan Makavejev aveva girato in Canada "Sweet Movie" sulla stessa vicenda.
Una testimonianza troppo tardiva, dunque? Ma l’arte non rispetta i tempi né li condiziona, e allora Wajda, giunto alla stanca e depurata saggezza della vecchiaia, parte dalla sua vicenda privata, a lungo meditata e finalmente elaborata, e decide di raccontarci qualcosa di sé e di noi, come il poeta di ogni tempo.
Il padre, capitano di fanteria, finì in quelle fosse e la madre ne aspettò il ritorno per tutta la vita.
Ci sono stati archivi segreti nella storia del '900 che si è tardato molto ad aprire, la lista è lunga e ogni più piccola parte del mondo ha i suoi conti da fare con le proprie terribili memorie, spesso rimosse o occultate dalla ragion di Stato.
Il merito indiscutibile del cinema è stato aver prestato all'indagine storiografica uno strumento formidabile di ricerca, analisi e diffusione, e Katyn entra ora a far parte di quel percorso dell'orrore, disseminato in vario modo per tutto il secolo scorso, di cui rischieremmo di sapere altrimenti ben poco.
Fosse comuni in cui nel '40 furono buttati i corpi di 22.000 tra ufficiali dell'esercito polacco e civili, rastrellati soprattutto fra gli intellettuali e le classi dirigenti, divennero il macabro gioco a rimpiattino delle varie propagande di regime: i nazisti accusarono i comunisti del massacro, e non certo per amore di verità o del popolo polacco, successivamente toccò ai sovietici sbandierarlo come misfatto nazista per alimentare l'odio e tenere a bada la Polonia, una nazione cancellata dalla carta geografica all'indomani del patto Molotov-Ribbentropp del '39.
Il contrappunto tra la vicenda privata e il dramma collettivo si snoda nel film in ampie volute, focalizza volti e vicende che s'intrecciano e si separano tragicamente, culmina nel realismo descrittivo di fortissimo impatto delle scene finali, a cui si pone come sigillo un lungo minuto con lo schermo vuoto, mentre si alza il canto del coro.
Curata nel contenuto dosaggio delle emozioni, la presenza femminile è predominante nei momenti chiave del film, ed è portatrice di quella pietas che non trema nè arretra davanti alle prove più estreme (la morte e la mancata sepoltura, la scelta di non farsi complice della menzogna, la forza di guardare, moderne Antigoni, per l’ultima volta la luce, prima di essere sepolte nella cella sotterranea).
Sovrasta ogni cosa l’orrore che coglie di fronte allo spettacolo della béte humaine, il richiamo forte a quelle leggi non scritte che dal teatro di Sofocle arriva fino ad oggi, attraverso i codici linguistici del cinema, agli uomini che non rinunciano a credere che esista una legge morale sopra di loro, “dal dì che nozze e tribunali ed are diero alle belve umane d’esser pietose di sé stesse e d’altrui”.
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gilez
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giovedì 23 aprile 2009
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film o telefilm?
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probabilmente saró il primo e l'unico a fare una critica a questo film al quale fin ora si sono alzate solo bandiere di grandezza. non é una critica di contenuto, é ovvio che la tragedia di cui l vecchio Wajda tratta é di grande importanza storica, ed é di questo che tutte le recensioni hanno parlato. Ma come spettatore il film non é riuscito ad emozonarmi in nessun istante. Mi sembrava di assistere ad una telenovela, o a quei film a capitoli che la rai ama produrre e trasmettere per la televisione. visto in lingua originale in questi nuovi cinema che strasmettono in digitale, sentivo la terribile presenza degli effetti speciali di post produzione, anche nella sequenza finale, unica veramente cinematografica e fantastica, perde completamente effetto quando si notano gli spari e le gettate di sangue inserite in digitale.
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probabilmente saró il primo e l'unico a fare una critica a questo film al quale fin ora si sono alzate solo bandiere di grandezza. non é una critica di contenuto, é ovvio che la tragedia di cui l vecchio Wajda tratta é di grande importanza storica, ed é di questo che tutte le recensioni hanno parlato. Ma come spettatore il film non é riuscito ad emozonarmi in nessun istante. Mi sembrava di assistere ad una telenovela, o a quei film a capitoli che la rai ama produrre e trasmettere per la televisione. visto in lingua originale in questi nuovi cinema che strasmettono in digitale, sentivo la terribile presenza degli effetti speciali di post produzione, anche nella sequenza finale, unica veramente cinematografica e fantastica, perde completamente effetto quando si notano gli spari e le gettate di sangue inserite in digitale.
Personaggi che si perdono o che creano capitoli interni brevi e inutili (é il caso del nipote della protagonista, rivoluzionario che vuole studiare arte, che vive ama e muore in poco piú di 10 minuti di film), film logorroico con dialoghi esplicativi, recitazioni forzate. un capitolo speciale meriterebbe la terribile colonna sonora, che ogni tanto fa "psyco" e ogni tanto "jaws". basta sviolinate.
Ci siamo abituati ad essere spettatori televisi dove tutto é detto, tutto é esplicito. le stesse sensazioni le ho avute nel vedere l'ultimo film del grande Montaldo "i demoni di san pietroburgo". forse é la vechiaia dei maestri...
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(di ferra:cinefilonon�.)
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