Lunchbox

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Un film di Ritesh Batra. Con Irrfan Khan, Nimrat Kaur, Nawazuddin Siddiqui, Denzil Smith, Bharati Achrekar, Nakul Vaid, Yashvi Puneet Nagar, Lillete Dibey, Lillete Dubey Titolo originale Dabba. Drammatico, durata 105 min. - India, Francia, Germania, USA 2013. - Academy Two uscita giovedì 28 novembre 2013. MYMONETRO Lunchbox * * * - - valutazione media: 3,48 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Lunchbox Valutazione 4 stelle su cinque

di catcarlo


Feedback: 13499 | altri commenti e recensioni di catcarlo
giovedì 16 gennaio 2014

Nato come documentario sull’organizzazione dei pasti per i lavoratori in India, il primo lungometraggio di Ritesh Batra si è sviluppato in una sorta di film epistolare che il regista, malgrado l’apparente esilità del soggetto, realizza come una commedia dolceamara sulle difficoltà della vita e sulle inattese possibilità che la stessa offre, come il treno sbagliato che può portare alla stazione giusta. Non è un caso, allora, che il film si apra e si chiuda sull’intenso traffico ferroviario di Mumbai: su uno dei convogli, stipato all’inverosimile, viaggia tutti i giorni Saajan (meglio conosciuto come ‘il signor Fernandes’), un uomo ormai alle soglie della pensione che la morte della moglie ha indurito fino ai limiti della misantropia. Un giorno, nella sua lunchbox (versione assai elaborata della schiscetta e fatta di tanti contenitori impilati) trova una sorpresa: l’impeccabile organizzazione, studiata in tutto il mondo, che si incarica di recuperare i pranzi nelle case o nelle tavole calde e poi consegnarle nei luoghi di lavoro, sbaglia e gli recapita il pranzo che Ila ha fatto con tutto il suo amore per cercare di recuperare l’attenzione del marito Rajeev. Quando la donna si accorge dell’errore, continua comunque a preparare il pasto, onorata dal fatto che lo sconosciuto destinatario faccia ogni volta piazza pulita: aggiunge però un biglietto, al quale dapprima Saajan risponde burbero, ma che sarà l’inizio di una corrispondenza sempre più approfondita e personale. Ne nasce una relazione a una distanza che Ila (addolorata per la morte del padre e per il tradimento del marito) sarebbe anche disposta ad annullare, sfidando le convenzioni sociali che vedono la donna sottomessa – si veda la figura della madre - ma Saajan non riesce a dimostrare lo stesso coraggio: il finale resta così sospeso su una nota a metà fra la tristezza e la speranza. Tutto il film è ovviamente  ritmato dall’andirivieni della scatola del pranzo e dalla lettura delle missive che i due protagonisti si scambiano, ma Batra (assieme all’altro sceneggiatore Rutvik Oza) pare saper bene che c’è il rischio della stucchevolezza e, allora, intreccia a quello principale altri motivi che contribuiscono a variare lo spartito e, spesso, ad alleggerire l’atmosfera. La zia di Ila, signora Desphande, abita al piano di sopra ed è prodiga di consigli sulla cucina e sulla vita comunicando con la nipote per mezzo di un cestino che fa scendere dalla finestra (di Bharati Achrekar si sente solo la voce); Shaikh, nei suoi panni il bravo Nawazuddin Siddiqui, è il collega che dovrà sostituire Saajan, un giovane incasinato e cacciapalle ma anche inguaribile ottimista, la cui vitalità, unendosi ai messaggi di Ila, scuote il protagonista che, lentamente e almeno in parte, si apre agli altri. Il film prende origine da una produzione indipendente da Bollywood, e poi è stato realizzato con la collaborazione europea e statunitense (la lista di coproduttori e produttori esecutivi è lunghissima): la lontananza dagli studios fa sì che la storia sia immersa in un’India ritratta in modo nettamente  naturalistico e con una notevole attenzione al dettaglio (si pensi solo agli ambienti o ai disagi della vita pendolare), controbilanciando con la constatazione della realtà quotidiana quel tocco di favolistico che proviene dall’assunto iniziale. Su questo sfondo, Batra segue i suoi personaggi con affetto e attenzione, caratterizzandoli con pochi tratti - Ila che, in lavanderia, cerca il marito nell’odore delle sue camicie; Saajan che guarda con invidia la famiglia dei vicini - e stringendo nei primi piani solo quando serve: in questo è aiutato dalla bella prova dei due attori che interpretano i ruoli principali, il veterano Irfan Kahn, che si invecchia per diventare il signor Fernandes, e la bella e giovane Nimrat Kaur (che non si capisce come possa venir trascurata dal marito). Non sorprende allora che il film sia stato molto apprezzato alla ‘Settimana della critica’ di Cannes, dove è stato premiato dal pubblico: peccato solo che l’uscita in sala in Italia sia avvenuta alla chetichella.

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