La vita a modo mio |
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Un film di Robert Benton.
Con Jessica Tandy, Paul Newman, Melanie Griffith, Bruce Willis, Philip Bosco.
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Titolo originale Nobody's Fool.
Commedia,
durata 110 min.
- USA 1994.
- Penta Distribuzione
uscita giovedì 30 marzo 1995.
MYMONETRO
La vita a modo mio
valutazione media:
4,07
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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ma i critici che fanno al cinema?di sergio pensatoFeedback: 0 |
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domenica 12 agosto 2007 | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Racconto al vetriolo, che vela il declino del sogno americano con una raffinata commedia sentimentale. Critica e pubblico non hanno saputo guardare sotto la vernice, e scoprire così l'altro quadro. Il protagonista è un uomo al crepuscolo, che non ha condiviso il comune modello di vita e perciò è emarginato: lavori accampati senza poi la sicurezza di una casa, una pensione, una vecchiaia (che esorcizza vistosamente)sicura; nemmeno l'affetto di una famiglia, poichè la sua condotta l'ha portato a separarsene precocemente. Un'altra malizia è quella di non far vedere un solo nero... così assistiamo ad una resa di conti tra bianchi rigorosamente wasp (il tempo è scandito dal rito per il Giorno del Ringraziamento); fa eccezione l'avvocato ebreo, che si scusa per la propria diversità assumendo la macchietta di un ingranaggio narrativo, ma comunque nasconde lungamente la propria etnia agli amici. E che dire dei dialoghi? Deliziosi ed artificiali, tutte le parti (ma non gli attori, meravigliosamente misurati) sopra le linee, mentre sappiamo che nessuno parla così. La solita finzione? Niente affatto: la verità è sottesa ma sempre a fuoco in un gioco acutissimo di complicità e intese. La tensione erotica tra Newman e Griffith si scarica in quel solo bacio, che è da cineteca; ma i due non si chiariscono affatto: mentre Newman guarda la nuca della ragazza affranta per il perduto amore, di cui è incinta, perde tutto lo slancio che lo aveva fatto correre abbracciato a lei fuori dal locale: e mentre le dichiara i suoi scrupoli verso i familiari, tali validissimi motivi sembrano pretesti, mentre adombrano il fallimento di una relazione improbabile tra un vecchio e l'amata, ancora legata all'altro. Così i legami tra i protagonisti fanno una geometria che vuol celarsi dietro le parole: La Banca è una carogna, ma la vecchia madre non gli dice cosa pensa di lui e complotta a sua volta per difendersi; la stessa anziana vive una specie di amore per Newman dentro i binari formali di due esistenze parallele; il padroncino puttaniere imbroglia finché può, e non esita a ingravidare la moglie pur di sottometterla, per continuare a tradirla puntigliosamente... Il regista così costruisce un mondo di convenzioni (e meno male, ripeto, che è una faccenda tra wasp), in cui ciascuna singola assunzione di realtà diventa motivo di crisi per l'intero sistema, destinato poi a ricomporsi. Scusate se vi sembra poco. E la fine, amarissima? Guardiamo quel vecchietto sorridente, addormentato come un bambino stringere i suoi tesori: un gruzzolo al gioco, l'affetto riguadagnato di figlio e nipotino (ma dubitiamo che la nuora diventi meno strega per questo), la casa che la vecchia albergante gli ha riscattato, e persino un cane accucciato ai suoi piedi... tutto per sorte, perchè la ruota della fortuna finalmente si è decisa a girare al contrario e il buon Sully ha quel che ha sempre mancato; c'era bisogno di un happy end degno del miglior Capra, per fare in America di un tipo simile un pensionato. Malinconicissimo.
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