davide torrecchia
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martedì 3 luglio 2007
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peter e lizzie, storia d'amore tra le racchette...
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Delizioso, semplicemente delizioso.
Era dai tempi di "Jenny la tennista" (cartone degli anni '70-'80) che non ci si emozionava così, davanti a un incontro di tennis. Il "destra-sinistra, sinistra-destra" di antica memoria riecheggia nel gesto ritmico di giocatori, arbitro e pubblico, in questo fresco e serenamente scintillante "Wimbledon".
La trama: l'ultratrentenne tennista Peter Colt (Paul Bettany) giocherà probabilmente il suo ultimo torneo; vorrebbe ritirarsi con onore ma appare alquanto sfiduciato, finché non incontra la giovanissima ed esuberante collega Lizze Bradbury (Kirsten Dunst)...
Film, e storia, di una naturalezza (a parte effetti speciali usati con parsimonia e ben contestualizzati, cioè funzionali), oseremmo dire "normalità", sconvolgente.
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Delizioso, semplicemente delizioso.
Era dai tempi di "Jenny la tennista" (cartone degli anni '70-'80) che non ci si emozionava così, davanti a un incontro di tennis. Il "destra-sinistra, sinistra-destra" di antica memoria riecheggia nel gesto ritmico di giocatori, arbitro e pubblico, in questo fresco e serenamente scintillante "Wimbledon".
La trama: l'ultratrentenne tennista Peter Colt (Paul Bettany) giocherà probabilmente il suo ultimo torneo; vorrebbe ritirarsi con onore ma appare alquanto sfiduciato, finché non incontra la giovanissima ed esuberante collega Lizze Bradbury (Kirsten Dunst)...
Film, e storia, di una naturalezza (a parte effetti speciali usati con parsimonia e ben contestualizzati, cioè funzionali), oseremmo dire "normalità", sconvolgente. Dunque, ammirevole.
Una sorta di "Momenti di gloria" dei nostri giorni, senza troppa enfasi. Ragazzi (campioni) della porta accanto, di fronte alle eterne scommesse (prove) della vita: paura, coraggio, impegno, risultato. Sconfitta. E qualche volta vittoria (per volontà o fortuna fa lo stesso, non di rado vanno a braccetto), della mente ("in corpore sano") e del cuore.
Film non solo sullo sport ma anche e soprattutto sugli affetti, e sui loro effetti... Scontato, si dirà. Non proprio, se ancora ci si ritrova a esultare per un finale insperato (quantunque prevedibilissimo), con lo sguardo o, meglio, l'occhio lucido incollato allo schermo... Gli attori, in primo luogo il bravo Bettany nel ruolo del protagonista-Romeo, cavalier d'antan perplesso al punto giusto e affiancato da un'altrettanto convincente ma per nulla "romantica" Dunst-Giulietta (si pensi al tragicomico idillio notturno, con tanto di rampicante e finestra-balcone), si salvano dal pericolo della patina stucchevole, conferendo ai personaggi il dovuto spessore.
Humour garbato e disinvolto, godibilissimo; verve a tratti malinconica, quasi autunnale... Di un autunno in piena estate, passeggero come un acquazzone prima del match point.
Per sognatori delusi ma invincibili. E ovviamente, prendendo in prestito le parole di Mr Colt padre, per gentiluomini e gentildonne.
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alessandro
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martedì 3 luglio 2007
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lo sport non è solo il calcio
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Per quanto io sia un amante del gioco del calcio, ritengo che la storia di questo film ci faccia capire come si possano vivere grandi emozioni anche su un rettangolo verde ben più piccolo dei 100x60 tradizionali.
Questa è la storia di come un uomo, solo con se stesso e le sue paure, possa assaporare la gioia di partecipare ad uno dei più prestigiosi tornei dello slam: Wimbledon.
Ormai oltre la soglia dei trent'anni, Peter Colt, cerca un minimo di soddisfazione cercando di chiudere senza gloria senza onore la sua carriera di tennista.
Nessuno getterebbe 5 lire per lui, neanche amici e parenti, eppure, match dopo match, il n°119 della graduatoria si ritrova a scalare la gigantesca "piramide" dei tabelloni, "caricato" dall'amore della giovane Lizzie Bradbury, che incarna l'ideale del campione di oggi, quello governato dalle decisioni dei genitori, che farebbero di tutto per vedere i propri figli sul gradino massimo del podio.
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Per quanto io sia un amante del gioco del calcio, ritengo che la storia di questo film ci faccia capire come si possano vivere grandi emozioni anche su un rettangolo verde ben più piccolo dei 100x60 tradizionali.
Questa è la storia di come un uomo, solo con se stesso e le sue paure, possa assaporare la gioia di partecipare ad uno dei più prestigiosi tornei dello slam: Wimbledon.
Ormai oltre la soglia dei trent'anni, Peter Colt, cerca un minimo di soddisfazione cercando di chiudere senza gloria senza onore la sua carriera di tennista.
Nessuno getterebbe 5 lire per lui, neanche amici e parenti, eppure, match dopo match, il n°119 della graduatoria si ritrova a scalare la gigantesca "piramide" dei tabelloni, "caricato" dall'amore della giovane Lizzie Bradbury, che incarna l'ideale del campione di oggi, quello governato dalle decisioni dei genitori, che farebbero di tutto per vedere i propri figli sul gradino massimo del podio.
Lo sfondo coi giornalisti sempre pronti a cogliere il gossip, le scorrettezze del più forte pretendente al titolo, Hammond, sono altre delle caratteristiche dello sport moderno, dove trionfano le prepotenze, i calciatori palestrati, gli intrallazzi con veline, letterine, e si dimentica cos'è la vera vittoria: noi stessi.
Questo film è la dimostrazione di come il talento dei singoli e l'amore vero siano la più grande forza che possa spingere uno sportivo verso le vette del successo.
Lo sport sono i bambini che giocano in campi semi-distrutti con racchette di poco valore (come si vedrà alla fine del film), dove ogni minuto trascorso a sfogare i propri istinti è un minuto di vita vera. Purtroppo oggi giorno la gente si è convinta che alienare la propria vita sia il metodo migliore e sicuro per diventare un vincente.
Ridiamo valore ai nostri sport, insegnando ai giovani che il vero successo è quell'utopia che oggi tutti conoscono con il nome di "partecipare". Peter Colt parte proprio da questo: la sua scalata è quella di un uomo che, non avendo niente da perdere, vuole stupire.
Ed è questa la VERA morale del film e che dovrebbe essere la parola chiave di tutti i giorni: stupire se stessi e stupire gli altri. Perchè non conta tanto vincere 10 tornei al giorno, ma vincerne uno nella vita senza che nessuno scommetta un centesimo su di te. Allora forse la gente apprezzerà veramente cosa vuol dire la parola "sport" e quale sia il vero peso che va dato all'amore sincero. Credere, fortemente credere.
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(di giovy19)
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giovedì 8 febbraio 2007
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almeno al cinema federer non vince.
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N° 11 del mondo. Una semifinale in un torneo dello Slam e 2 tornei minori vinti in carriera. Ma tutto tanto tempo fa: dopo più di 20 anni sui campi da tennis e più di 30 di vita, l'inglese "Peter. Peter Colt", ora n° 119 della classifica ATP, ha deciso di ritirarsi. L'occasione sarà la passerella di Wimbledon, uno degli avvenimenti sportivi più importanti del mondo a cui parteciperà grazie ad una wild-card, prima di assumere la direzione di un club privato. Poche le speranze di fare strada nel torneo ma proprio l'opportunità di parteciparvi e un banale errore di assegnazione della camera d'albergo cambieranno la sorte di un tennista che, pur senza mai aver avuto "fame" e reale supporto familiare, scoprirà di essere, non senza l'aiuto della fortuna ma soprattutto con l'aiuto dell'amore (per l'astro nascente del tennis femminile la U.
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N° 11 del mondo. Una semifinale in un torneo dello Slam e 2 tornei minori vinti in carriera. Ma tutto tanto tempo fa: dopo più di 20 anni sui campi da tennis e più di 30 di vita, l'inglese "Peter. Peter Colt", ora n° 119 della classifica ATP, ha deciso di ritirarsi. L'occasione sarà la passerella di Wimbledon, uno degli avvenimenti sportivi più importanti del mondo a cui parteciperà grazie ad una wild-card, prima di assumere la direzione di un club privato. Poche le speranze di fare strada nel torneo ma proprio l'opportunità di parteciparvi e un banale errore di assegnazione della camera d'albergo cambieranno la sorte di un tennista che, pur senza mai aver avuto "fame" e reale supporto familiare, scoprirà di essere, non senza l'aiuto della fortuna ma soprattutto con l'aiuto dell'amore (per l'astro nascente del tennis femminile la U.S.A. Lizzie Bradbury), un campione vero. Scoprirete se un tennista inglese riuscirà a vincere, almeno sullo schermo, un torneo che sfugge agli inglesi da circa una settantina d'anni.
Film molto più difficile di quanto sembra, Wimbledon. Come ogni film che usa lo sport professionistico per "appoggiarci" una storia. Raccontare il "lavoro" dei personaggi è sempre rischioso (specie se non fanno gli 007) ma la tentazione di sacrificarlo per il plot sentimentale-familiare è stato evitato dal regista Richard Loncraine (Firewall) e dal suo team che hanno confezionato una rilassante e divertente commedia romantica di rispettabile qualità
in cui il torneo è non solo cornice della storia d'amore tra un tennista che ha imboccato il Sunset Boulevard e una giovane campionessa. Molti aspetti sono stati ottimamente curati: da quello tecnico della coppia protagonista Colt/Bradbury che il campione australiano Pat Cash (che Wimbledon - lui si - lo ha vinto davvero nel 1987 e il primo nella storia del torneo a violare il protocollo di premiazione scalando gli spalti per abbracciare i suoi cari) ha dotato di accettabili fondamentali (aggiustati con "palline digitali" dalle sorprendenti e realistiche traiettorie) a quello delle telecronache dei match ad opera della divertente e divertita coppia Evert-McEnroe (grandi campioni del passato e giornalisti da diversi anni) per finire a quello del pubblico, vera anima del torneo. Belli e bravi interpreti: Paul Bettany - l'Albino del Codice Da Vinci, il medico violoncellista di Master & Commander e, nella vita fortunato marito di Jennifer Connelly - Kirsten Dunst(la Mary Jane di Spider-Man), il sempre misurato e convincente Sam Neill (Jurassic Park, L'Uomo Bicentenario) padre della Lizzie e Jon Favreau (Cose molto Cattive) con qualche chilo in più e manager delle star del circuito. C'è pure la deliziosa Cecilia Dazzi (Emma sono io, Il Caimano) nella parte di una tennista italiana.
Il film - dedicato a Mark Hume McCormack (morto nel 2003) uno dei più grandi marketing-men della storia del 20° sec., il primo a comprendere il potenziale marketing delle star non solo sportive nell'era TV come Tiger Woods, Shumacher, McEnroe, Sampras ma anche Kate Moss - in Italia è stato tutto sommato un successone, considerata la capillare distribuzione sul territorio (7 sale) per qualche ora e la crisi ultradecennale in cui versa il nostro tennis.
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alessandra a.
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lunedì 9 aprile 2012
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la dunst non sbaglia una palla
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Ancora una volta mi trovo ad elogiare Kirsten Dunst che trovo essere una delle attrici più capaci nel panorama mondiale e che si trova a proprio agio in qualsiasi personaggio le si sottoponga. Il film è ben costruito, poco pretenzioso e per questo riuscito. L'ho guardato per caso dal momento che diffido sempre un po' dalle pellicole che trattano temi sportivi. Non perchè lo sport non mi piaccia ma piuttosto per il motivo opposto. Spesso film del genere sportivo si spremono nel cercare di trasmettere una qualche filosofia che difficilmente riescono a riportare dal momento che lo sport è pura improvvisazione. Ma quando si parla dell'uomo che pratica sport e non solo dello sport stesso allora la cosa è diversa.
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Ancora una volta mi trovo ad elogiare Kirsten Dunst che trovo essere una delle attrici più capaci nel panorama mondiale e che si trova a proprio agio in qualsiasi personaggio le si sottoponga. Il film è ben costruito, poco pretenzioso e per questo riuscito. L'ho guardato per caso dal momento che diffido sempre un po' dalle pellicole che trattano temi sportivi. Non perchè lo sport non mi piaccia ma piuttosto per il motivo opposto. Spesso film del genere sportivo si spremono nel cercare di trasmettere una qualche filosofia che difficilmente riescono a riportare dal momento che lo sport è pura improvvisazione. Ma quando si parla dell'uomo che pratica sport e non solo dello sport stesso allora la cosa è diversa. Qui accade proprio questo. Intelligente e originale!
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