michele il critico
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giovedì 12 maggio 2005
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eros
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EROS
regia: Michelangelo Antonioni, Steven Soderbergh, Kar-Wai Wong
Tre episodi, tre punti di vista sul tema dell' eros.
In "Il filo pericoloso delle cose" di Michelangelo Antonioni l' eros risiede nella naturalezza e nell' istintività. Nell' ignoto. I contenuti culturali determinano invece la fine dell' erotismo. E' un po' come lo stupore e la meraviglia angosciosa di fronte alla rivelazione di nuovi scorci di paesaggi naturali. E nella rappresentazione di questo sentimento la camera è posizionata in modo da mostrare non ciò che i protagonisti vedono, ma ciò che i protagonisti provano; con un risultato eccezionale. Montaggio forse non all'altezza del girato.
In “Equilibrium” Soderbergh mostra con distacco la libido dei protagonisti senza dar modo al pubblico di farne condivisione.
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EROS
regia: Michelangelo Antonioni, Steven Soderbergh, Kar-Wai Wong
Tre episodi, tre punti di vista sul tema dell' eros.
In "Il filo pericoloso delle cose" di Michelangelo Antonioni l' eros risiede nella naturalezza e nell' istintività. Nell' ignoto. I contenuti culturali determinano invece la fine dell' erotismo. E' un po' come lo stupore e la meraviglia angosciosa di fronte alla rivelazione di nuovi scorci di paesaggi naturali. E nella rappresentazione di questo sentimento la camera è posizionata in modo da mostrare non ciò che i protagonisti vedono, ma ciò che i protagonisti provano; con un risultato eccezionale. Montaggio forse non all'altezza del girato.
In “Equilibrium” Soderbergh mostra con distacco la libido dei protagonisti senza dar modo al pubblico di farne condivisione. Non vi è rappresentazione di erotismo, ma degli effetti che esso produce sui personaggi. Tale rappresentazione risulta razionalmente patetica se non addirittura disgustosa, fino al momento in cui l’ immagine si fa erotica, ma solamente nel corso di un sogno.
Infine “La mano” di Kar-Wai Wong. Questo episodio è forse il meno intellettuale e più emozionale.
Le immagini, le musiche, i rumori e le parole si fondono e creano atmosfere di poetico erotismo. Un erotismo sofferente che è al contempo irresistibile e causa di turbamento, legato, più che alla ricerca del nuovo, alla memoria di un’ emozione molto forte, ad un bisogno mai superato.
VOTO ***
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alberto 86
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lunedì 24 aprile 2006
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bellissimo l'episodio orientale ma nel complesso..
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Se non fosse per l'episodio di Wong Kar-wai,poetica e raffinatissima storia d'amore estrema e struggente,questo "Eros"non varrebbe davvero la pena di essere visto. Gli episodi di Antonioni e Soderbergh infatti sono piuttosto trascurabili e non rendono adeguata giustizia ai temi centrali della trilogia: l'erotismo e l'amore.Il più deludente e forse il meno comprensibile è il corto di Antonioni,un freddo e noiosetto esercizio di stile,che manca di dare anima ai suoi personaggi,finendo per risultare artificioso e poco coinvolgente:un peccato,perchè dal grande maestro de "L'avventura"e de "Il grido"ci aspettavamo sicuramente molto ma molto di più. Soderbergh invece punta più sull'ironia,mettendo in scena una strana e onirica seduta psichiatrica girata in bianco e nero,che però finisce per perdere dopo poco interesse a causa dell'estrema verbosità dei personaggi e della ripetitività dell'episodio.
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Se non fosse per l'episodio di Wong Kar-wai,poetica e raffinatissima storia d'amore estrema e struggente,questo "Eros"non varrebbe davvero la pena di essere visto. Gli episodi di Antonioni e Soderbergh infatti sono piuttosto trascurabili e non rendono adeguata giustizia ai temi centrali della trilogia: l'erotismo e l'amore.Il più deludente e forse il meno comprensibile è il corto di Antonioni,un freddo e noiosetto esercizio di stile,che manca di dare anima ai suoi personaggi,finendo per risultare artificioso e poco coinvolgente:un peccato,perchè dal grande maestro de "L'avventura"e de "Il grido"ci aspettavamo sicuramente molto ma molto di più. Soderbergh invece punta più sull'ironia,mettendo in scena una strana e onirica seduta psichiatrica girata in bianco e nero,che però finisce per perdere dopo poco interesse a causa dell'estrema verbosità dei personaggi e della ripetitività dell'episodio. Fortunatamente il film è in parte riscattato dal bellissimo "La mano" del genio orientale Kar-Wai. La vicenda non è nuova per il regista e le atmosfere che avvolgono le tristi sorti dei protagonisti sembrano quelle di "In the mood for love" e di "2046",ma il film coinvolge e affascina,emoziona e commuove. Ricercatezza ed elegantezza formali al massimo livello ,degni dei capolavori a cui il regista ci aveva abituati.L'episodio di Kar-wai merita sicuramente le 4 stelle. Nel complesso però non mi sento di dare più di 2 stelle ad una trilogia che avrebbe potuto essere qualcosa di molto migliore.
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beefheart
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domenica 18 febbraio 2007
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perdibile
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Dei tre cortometraggi di cui è composto, solo quello di Kar Wai risulta accettabile, se non addirittura meritevole di essere sviluppato in maniera più ampia. In effetti, dei "tre maestri del cinema", risulta l'unico in grado di raffigurare davvero l'eros secondo un punto di vista inevitabilmente originale; l'unico dei tre a non avere clamorosamente fallito la missione.
"La mano", così si intitola il suo mini-film, vivendo di atmosfere drammatiche ed estreme che lo scandiscono e caratterizzano, riesce a fare breccia nell'attenzione dello spettatore che non può rimanere indifferente. Azzeccato in fatto di montaggio, sceneggiatura, fotografia e recitazione.
Altrettanto non si può dire degli altri due episodi "Il filo pericoloso delle cose" ed "Equilibrium", firmati rispettivamente Antonioni e Soderbergh, insignificanti, inconcludenti, noiosi; autocelebrativo e pessimamente interpretato il primo ed impalpabile il secondo, del quale si salva solo la raffinata fotografia in bianco e nero.
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Dei tre cortometraggi di cui è composto, solo quello di Kar Wai risulta accettabile, se non addirittura meritevole di essere sviluppato in maniera più ampia. In effetti, dei "tre maestri del cinema", risulta l'unico in grado di raffigurare davvero l'eros secondo un punto di vista inevitabilmente originale; l'unico dei tre a non avere clamorosamente fallito la missione.
"La mano", così si intitola il suo mini-film, vivendo di atmosfere drammatiche ed estreme che lo scandiscono e caratterizzano, riesce a fare breccia nell'attenzione dello spettatore che non può rimanere indifferente. Azzeccato in fatto di montaggio, sceneggiatura, fotografia e recitazione.
Altrettanto non si può dire degli altri due episodi "Il filo pericoloso delle cose" ed "Equilibrium", firmati rispettivamente Antonioni e Soderbergh, insignificanti, inconcludenti, noiosi; autocelebrativo e pessimamente interpretato il primo ed impalpabile il secondo, del quale si salva solo la raffinata fotografia in bianco e nero. In questo caso però la struttura stessa del film giunge in nostro soccorso permettendoci di ignorarne i due terzi senza comprometterne la parte migliore.
Nel complesso, comunque, perdibile.
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scorpio giux
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martedì 6 febbraio 2007
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eroticamante poco seducente!!!!
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Un film che aspettavo, mi sono sempre appassionata ai cineracconti d'autore. Indubbiamente un film di nicchia, ma non propriamente quello che immaginavo, anzi mi sono ritrovata abbastanza delusa dai vari corti. Quello che più mi ha tramesso emozione è quello di Wong-kar-wai "La mano", proprio perchè racconta con sinuosi passaggi chiaroscurati una realtà, indubbiamente tradizionale al suo modo di fare cinema, ma puramente esplicita e molto interessante. Nelle prime scene sfuggenti e appena illuminate sembra raccontarci il Siddharta di Hesse nel momento dell'incontro con la bella Kamala,incarnata dalla sensuale maitresse orientale; trovo interessante la delicatezza dei ritratti, densi di solitudine e ossessione per l'eros, desiderato quasi timidamente.
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Un film che aspettavo, mi sono sempre appassionata ai cineracconti d'autore. Indubbiamente un film di nicchia, ma non propriamente quello che immaginavo, anzi mi sono ritrovata abbastanza delusa dai vari corti. Quello che più mi ha tramesso emozione è quello di Wong-kar-wai "La mano", proprio perchè racconta con sinuosi passaggi chiaroscurati una realtà, indubbiamente tradizionale al suo modo di fare cinema, ma puramente esplicita e molto interessante. Nelle prime scene sfuggenti e appena illuminate sembra raccontarci il Siddharta di Hesse nel momento dell'incontro con la bella Kamala,incarnata dalla sensuale maitresse orientale; trovo interessante la delicatezza dei ritratti, densi di solitudine e ossessione per l'eros, desiderato quasi timidamente. Questa è la visione finale che si palesa davanti ai nostri occhi, nell'attimo dell'ultimo corto...l'eros per il regista orientale è "IL DESIDERIO". Procedendo a ritroso il penultimo è il grande Soderbergh che racconta come l'eros sia "L'IMMAGINAZIONE FANTASTICATA" e di pari anche ossessionante che rende gli uomini bambocci in preda ad un raptus inrazionale di fuga dalla realtà, la loro triste realtà... troppo noiosa e satura di sciocche premesse. In definitiva questo corto gioca sui piani dell''onirico racconati con l'eloquenza dei colori decisi e simbolici, raccontando un trama sicuramente interessante ma di pari noiosa e poco chiara dal punto di vista narrativo. Infine, come sipario di inizio Eros comincia con Michelangelo Antonioni, che realizza l'eros come "GIOVIALITà E VITALE LIBERTà" . A mio parere è un quadro ben dipinto che ripropone un triangolo di vite sfumate sull'orlo di una crisi di nervi, ma che sicuramente poco mi convince, anche se il tocco dell'artista si sente nel gioco di campi discena e di luci abbacinanti sui volti degli attori. In tutta onestà la storia risulta troppo pretestuosa per raccontare le solite gioie del sesso extra-coniugale, solfe trite e ritrite, che come sempre per il cinema di Antonioni rivela la nota "incomunicabilità dei sessi" che tanto lo ha reso famoso. Credo che abbiano fatto bene i tecnici a lasciarlo come primo corto, invece che come ultimo (come fu trasmesso a Venezia) data la sua poca intensità narrativa. Nel complesso il film è discreto... ma troppo poco armonico nella sua sonata a tre! La cosa più bella apparte "la mano" è sicuramente la musica di Caetano Veloso che tesse con eleganza il cineracconto animato di Mattotti, che coi suoi disegni pieni di tortuosa angoscia neoespressionista, aiuta i tre film a uscire dal guscio della propria presentazione, preparando lo spettatore ad un racconto diverso. Infine trovo sia privo di mordente, ma comunque si legge bene tra i fotogrammi la volglia dei 3 cineasta di mettersi in discussione e giocare con l'eros!!!!Quindi cest est la vite!
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