paola di giuseppe
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martedì 12 ottobre 2010
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il poema dell’uomo e del vento
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Aveva 90 anni,il grande documentarista olandese,e con questo film uscì di scena dopo aver attraversato il secolo e il mondo intero,“segugio della realtà”dovunque ci fosse da capire,vedere, testimoniare. “Il mio problema è di essere dove succede qualcosa di importante per un futuro migliore del mondo.”diceva.
Deserto della Mongolia,il Vecchio è seduto di spalle su una sedia in campo lunghissimo,è solo sulla sommità di una duna.
Aspetta.Ascolta il bollettino meteo.Lungo elenco di disastri del vento, uragani, tempeste nel mondo.
Solo in Cina non c’è vento.
La carovana di tecnici attraversa in controluce lo schermo lungo il crinale di dune,lo scenario è lunare,i colori delle piazze metafisiche di De Chirico.
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Aveva 90 anni,il grande documentarista olandese,e con questo film uscì di scena dopo aver attraversato il secolo e il mondo intero,“segugio della realtà”dovunque ci fosse da capire,vedere, testimoniare. “Il mio problema è di essere dove succede qualcosa di importante per un futuro migliore del mondo.”diceva.
Deserto della Mongolia,il Vecchio è seduto di spalle su una sedia in campo lunghissimo,è solo sulla sommità di una duna.
Aspetta.Ascolta il bollettino meteo.Lungo elenco di disastri del vento, uragani, tempeste nel mondo.
Solo in Cina non c’è vento.
La carovana di tecnici attraversa in controluce lo schermo lungo il crinale di dune,lo scenario è lunare,i colori delle piazze metafisiche di De Chirico.
Il tendone è montato, si aspetta il vento,qualcuno sussurra che passeranno diversi giorni.
“Il segreto del respiro sta nel ritmo del vento autunnale”,dice il vecchio Maestro di arti marziali che si muove nell’aria con gesti di danza.
E’ ciò che Ivens ha cercato per tutta la vita,il vento simbolo del cambiamento,del continuo fluire e variare delle cose e della vita che scorre.
Inizia il viaggio della mente,e lo porta nello spazio,dentro il fantastico Voyage dans la lune di Georges Méliès, e il Vecchio guarda dalla Luna la Grande Muraglia con il canocchiale che gli ha dato Chang, la giovane donna seduta sulla luna.
Con il suo corpo vecchio e stanco, appoggiato al bastone o seduto sulla carrozzella,il Vecchio ora si muove fra immagini che si affollano come in un sogno,storia e leggenda convivono in box costruiti in studio, il rapporto tra realtà e rappresentazione, indagine mai interrotta nel suo cinema, diventa ora occasione di un gioco sorridente,che mescola maschere del teatro NÔ al compagno di partito che parla dalla tribuna, frigorifero televisore e radio sono vicini al canto romantico della giovane contadina e ai volteggi di atleti agli anelli e al cavallo, musica new age e fast food si fondono al coro dei giovani pionieri comunisti in un caleidoscopio di immagini e storie dell’uomo che rivivono mentre squarci improvvisi su tifoni, alluvioni e foreste pietrificate raccontano la storia eterna della Natura.
Il Vecchio guarda lo spettacolo grandioso,sembra impregnarsene,tende il lungo microfono verso l’orizzonte e raccoglie la voce del vento che arriva da tutti i punti del globo e canta il suo poema.
Torna ora la storia dell’uomo nelle immagini in bianco e nero dell’invasione giapponese della Cina girate da Ivens nel ’38,quindi una lunga ripresa aerea percorre la Grande Muraglia dell’Imperatore Qin Shi Huang,ma i 7000 guerrieri di terracotta custodi della sua tomba non sono a disposizione per le riprese per più di dieci minuti!
Con ironico garbo Ivens discute con gli arcigni custodi del Museo, e così,ancora una volta,il cinema costruirà una realtà nuova, perfino più vera.
Tutte le copie nei mercatini per turisti saranno raccolte e moltiplicate con specchi e,magia del cinema,i guerrieri cominceranno a marciare intonando il loro canto come una volta.
Ma il vento non arriva.
Arriverà una donna anziana, una contadina sdentata, conosce un diagramma magico per far alzare il vento.La donna traccia il diagramma misterioso sulla sabbia, il cielo precipiterà sulla terra, le nuvole saranno nere di rabbia, il vento soffocherà, distruggerà il deserto!
Il vento si alza, muove le dune, ora è tornata la vita, il Vecchio ha catturato il vento, l’ha fatto urlare e l’ha fatto fermare, può uscire di scena.
L’ultima magia del suo cinema si è compiuta.
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stefano capasso
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lunedì 8 aprile 2019
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il vento che arriva e porta via
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Joris Ivens è stato un grande documentarista che ha attraversato con le sue grandi opere tutto il ventesimo secolo. Ormai novantenne vuole realizzare un sogno che aveva coltivato da sempre: catturare il vento. Con la sua troupe e con la moglie Ivens arriva in Cina dove si piazza su una sedia in attesa dl vento. La ricerca del vento per lui è la ricerca della vita, afflitto com’è dall’asma che lo ha ridotto ad usare solo mezzo polmone. Il vento è dunque l’attesa della vita, ed è allo stesso tempo l’attesa della fine, che Ivens si appresta ad affrontare lasciando questo ultimo memorabile testamento. Un lavoro che riflette sul cinema, cita Melies e suoi vecchi lavori ed è sempre in bilico nell’eterno conflitto tra finzione e reale.
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Joris Ivens è stato un grande documentarista che ha attraversato con le sue grandi opere tutto il ventesimo secolo. Ormai novantenne vuole realizzare un sogno che aveva coltivato da sempre: catturare il vento. Con la sua troupe e con la moglie Ivens arriva in Cina dove si piazza su una sedia in attesa dl vento. La ricerca del vento per lui è la ricerca della vita, afflitto com’è dall’asma che lo ha ridotto ad usare solo mezzo polmone. Il vento è dunque l’attesa della vita, ed è allo stesso tempo l’attesa della fine, che Ivens si appresta ad affrontare lasciando questo ultimo memorabile testamento. Un lavoro che riflette sul cinema, cita Melies e suoi vecchi lavori ed è sempre in bilico nell’eterno conflitto tra finzione e reale. Scene surreali, poetiche, si alternano a momenti di vita quotidiana, personaggi di vario tipo, tra cui una maschera del Teatro NO, irrompono improvvisamente nella scena. Un’opera di grande lirismo e fantasia narrativa che mette in mostra la totale libertà operativa raggiunto da un uomo che ha attraversato il secolo con una telecamera in mano e che ha sviluppato una profonda sensibilità, capace di cogliere dettagli nascosti nel mondo che lo circonda. Pregevole la fotografia a completare questo sublime testamento di un maestro del cinema.
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