Titolo originale Immortel (ad vitam).
Fantascienza,
durata 102 min.
- Francia, Italia, Gran Bretagna 2004.
uscita venerdì 19novembre 2004.
MYMONETROImmortal (Ad Vitam)
valutazione media:
2,43
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Avrei dovuto dare tre stelle, ma ho apprezzato molto la triologa Nikopol, bellissimo fumetto visionario e struggente, del grande maestro Enki Bilal.
Comunque posso comprendere che il film non piaccia, soprattutto a quelli che non hanno letto l'opera a fumetti, consiglio vivamente di farlo, non solo agli amanti della fantascienza....
Il film differisce molto dalla storia originale ma è comunque godibile, a me è piaciuto molto.
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2095: sopra la città di New York appare una piramide abitata dagli dei egizi. Orus, il dio con la testa di falco, torna sulla terra per pochi giorni prima di essere condannato al "sonno eterno". Intanto la città è sotto dittatura, ed i mutanti sono discriminati: una di loro, Jill, viene contattata da un ex detenuto, Nikopol.
Difficilissimo sintetizzare la trama, così com'era difficile portare su grande schermo le tavole di Bilal.
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2095: sopra la città di New York appare una piramide abitata dagli dei egizi. Orus, il dio con la testa di falco, torna sulla terra per pochi giorni prima di essere condannato al "sonno eterno". Intanto la città è sotto dittatura, ed i mutanti sono discriminati: una di loro, Jill, viene contattata da un ex detenuto, Nikopol.
Difficilissimo sintetizzare la trama, così com'era difficile portare su grande schermo le tavole di Bilal. Ma a sorpresa il film funziona perfettamente: a parte pochissimi attori, è tutto digitale, scelta necessaria per riprodurre l'universo caotico della graphic novel. Ma oltre all'aspetto grafico, rimane intatto anche l'aspetto ideologico: i politici sono visti come corrotti e ridicoli; la società è classista; i diversi (in questo caso i mutanti) sono ghettizzati e lo stesso Nikopol è finito in galera per aver sostenuto la loro causa.
Il film è una co-produzione europea, a cui ha partecipato anche l'Itali: allora ogni tanto sosteniamo anche prodotti validi!!![-]
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L’opera di Bilal non va valuta semplicemente come “film”, Bilal non è semplicemente un regista, nasce “regista” come sceneggiatore dei suoi fumetti, storie illustrate che – comunque – richiedono una regia. E “Immortal Ad Vitam” è nato come fumetto negli anni ’80 sul mitico Pilote, con le tavole magnificamente illustrate da Enki Bilal, “cantautore” del fumetto. Questo film va quindi valutato non nel modo tradizionale ma come un’opera sperimentale, entro certi limiti, nella quale il regista-disegnatore crea una commistione tra i diversi media, commistione che può piacere prima di tutto e soprattutto a chi ama i fumetti e, soprattutto, quelli di Bilal.
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L’opera di Bilal non va valuta semplicemente come “film”, Bilal non è semplicemente un regista, nasce “regista” come sceneggiatore dei suoi fumetti, storie illustrate che – comunque – richiedono una regia. E “Immortal Ad Vitam” è nato come fumetto negli anni ’80 sul mitico Pilote, con le tavole magnificamente illustrate da Enki Bilal, “cantautore” del fumetto. Questo film va quindi valutato non nel modo tradizionale ma come un’opera sperimentale, entro certi limiti, nella quale il regista-disegnatore crea una commistione tra i diversi media, commistione che può piacere prima di tutto e soprattutto a chi ama i fumetti e, soprattutto, quelli di Bilal. In questo film, nei suoi cromatismi, nei suoi dialoghi, nei dettagli ho ritrovato tutto il grande Enki Bilal. Forse sulle locandine anziché scrivere “vietato ai minori di..” si sarebbe dovuto scrivere “vietato a chi non ama i fumetti”… [-]
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Voliamo bassi, molto bassi, radente il ridicolo. La pretesa di essere d'autore c'è tutta, la lentezza e l'atmosfera rarefatta ci sguazzano, ma... computergrafica primitiva, commistione fra recitazione artificiale e in carne ossa insostenibile; colonna sonora monotona e soporifera; trama da videogame. "Sono confusa" dice la protagonista ad un certo punto, ed in verità la siamo tutti noi, che per caso o per sfortuna, magari solo perché amanti della fantascienza, ci siamo imbattuti in questo davvero mediocre prodotto. Un Nirvana di SAlvatores in salsa francofona? Non possono essere due misere intuizioni diluite in 90 minuti a rendere passabile un film.
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Voliamo bassi, molto bassi, radente il ridicolo. La pretesa di essere d'autore c'è tutta, la lentezza e l'atmosfera rarefatta ci sguazzano, ma... computergrafica primitiva, commistione fra recitazione artificiale e in carne ossa insostenibile; colonna sonora monotona e soporifera; trama da videogame. "Sono confusa" dice la protagonista ad un certo punto, ed in verità la siamo tutti noi, che per caso o per sfortuna, magari solo perché amanti della fantascienza, ci siamo imbattuti in questo davvero mediocre prodotto. Un Nirvana di SAlvatores in salsa francofona? Non possono essere due misere intuizioni diluite in 90 minuti a rendere passabile un film. Lasciate perdere, a meno che non amiate la computergrafica vecchia, approsimativa e impudica, i registi superbi e tracotanti, e la grandeur. [-]
[+] lascia un commento a andreas ekimov »[ - ] lascia un commento a andreas ekimov »
Trasposizione cinematografica indigeribile di un già indigeribile fumetto (gli sboroni preferiscono 'Graphic Novel') di un serbo trapiantato in Francia.
Difficile capire a quale tipo di pubblico si rivolga questa roba, considerando anche il modesto livello tecnico e visivo.
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Non credo di aver mai visto niente di così brutto, tanto pesante, noioso, malfatto e scriteriato da far rimpiangere i film di Boldi & De Sica. La storia comincia con una deportazione di mutanti in una New York sovrastata da una piramide in cui alcuni dei egizi giocano a monopoly...e questo dovrebbe bastare a capire di quanta pochezza sia costituito questo film. Sconsigliatissimo, anche per quanto riguarda la grafica e gli effetti speciali.
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Non credo di aver mai visto niente di così brutto, tanto pesante, noioso, malfatto e scriteriato da far rimpiangere i film di Boldi & De Sica. La storia comincia con una deportazione di mutanti in una New York sovrastata da una piramide in cui alcuni dei egizi giocano a monopoly...e questo dovrebbe bastare a capire di quanta pochezza sia costituito questo film. Sconsigliatissimo, anche per quanto riguarda la grafica e gli effetti speciali.[-]
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New York, 2095. Una strana piramide appare nel cielo: all'interno di essa una stirpe di dei egiziani ha appena condannato Horus, alla perdita dell'immortalità per ribellione. Per garantire una continuità alla sua stirpe immortale, il dio ha sette giorni di tempo per trovare una donna adatta al compito e un corpo in grado di ospitare la sua anima divina. Li troverà in Jill, un'affascinante aliena in cerca del suo posto nell'universo e in Nikopol, un ribelle condannato per crimini politici.
Liberamente ispirato ai 'La fiera degli immortali' e a 'La donna trappola' primi due titoli dell'opera a fumetti 'Trilogia di Nikopol', realizzata dallo stesso Bilal, 'Immortal ad Vitam' è un bizzarro oggetto cinematografico.
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New York, 2095. Una strana piramide appare nel cielo: all'interno di essa una stirpe di dei egiziani ha appena condannato Horus, alla perdita dell'immortalità per ribellione. Per garantire una continuità alla sua stirpe immortale, il dio ha sette giorni di tempo per trovare una donna adatta al compito e un corpo in grado di ospitare la sua anima divina. Li troverà in Jill, un'affascinante aliena in cerca del suo posto nell'universo e in Nikopol, un ribelle condannato per crimini politici.
Liberamente ispirato ai 'La fiera degli immortali' e a 'La donna trappola' primi due titoli dell'opera a fumetti 'Trilogia di Nikopol', realizzata dallo stesso Bilal, 'Immortal ad Vitam' è un bizzarro oggetto cinematografico. Affascinante per alcuni versi, ma anche irrimediabilmente irrisolto ed irritante.
Il film è infatti una realizzazione ibrida tra riprese dal vero e sequenze in CGI, e fin qui nessuna novità. Salvo che, a differenza di pellicole come 'Sin City' o 'Sky Captain', nelle quali troviamo attori reali interagire con ambientazioni generate al computer, in 'Immortal' si può dire che vengano affrontate tutte le combinazioni possibili di questa tecnica: attori e set dal vero, attori reali con sfondi in CGI, attori reali che interagiscono con personaggi (anche umani) in CGI, sequenze interamente realizzate in computer grafica e chi più ne ha, più ne metta.
Una soluzione, sulla carta, avvincente e stimolante che in realtà rappresenta uno degli elementi più urtanti della pellicola, dovuto interamente alla discontinua qualità dei contributi in computer grafica.
Le ambientazioni sono spesso affascinanti e dettagliate ed alcune panoramiche sulla città sono di una bellezza da levare il fiato. Quando però si passa ai protagonisti virtuali, il discorso cambia: se alcuni personaggi, nelle sequenze in cui compaiono anche attori reali, sono realizzati con un livello di dettaglio soddisfacente (ad esempio l'ex-marito della Rampling, realizzato sulle fattezze di Jean-Luis-Trintignan, anche se si tratta solo di una testa in CGI montata sul corpo di un attore reale), nei momenti interamente realizzati in CGI, la qualità scade verticalmente, con personaggi legnosi ed inespressivi, inaccettabili anche per il filmato introduttivo di un videogame.
Un limite dovuto sicuramente ad un budget inadeguato ad un progetto così ambizioso, ma che non permette allo spettatore di lasciarsi andare alla storia, perennemente infastidito e distratto dall'andamento a singhiozzo del flusso visivo del film.
Anche sul piano della struttura narrativa, poi, le note dolenti non mancano.
Carne al fuoco, Bilal, ne mette tanta. Pure troppa: dei che devono procreare, una terra dominata da una dittatura in combutta con una multinazionale di bio-genetica, un tessuto sociale stratificato tra umani e non-umani afflitto dal razzismo e dal tentativo degli alieni di immigrare clandestinamente...
Elementi sicuramente stuzzicanti, ma che Bilal non riesce a contenere in una struttura narrativa estremamente sfilacciata e inconcludente, che - perennemente tesa nel tentativo di suggerire senza spiegare troppo - finisce per non andare da nessuna parte, lasciando lo spettatore in balia di se stesso e dello sconcerto.
Sconcerto che si traduce in un lento ma inesorabile scivolare nella noia.
Indubbiamente i momenti intensi non mancano (su tutti, Nikopol che si risveglia dall'ibernazione declamando i versi di 'Une carogne' di Baudelair), il film è spesso immerso in una liricità decadente e affascinante e l'inseguimento aereo finale è riuscito ed emozionante, ma sono solo squarci di sole improvvisi, soffocati in una storia troppo frammentata e da un'esperienza visiva spesso non all'altezza del talento visionario del regista.
In definitiva, un titolo che potrebbe valere una visione solo per gli irriducibili della science-fiction e per i fan dell'universo immaginifico creato da quel genio visionario che si chiama Enki Bilal. [-]
[+] lascia un commento a andyflash77 »[ - ] lascia un commento a andyflash77 »
Quello che ad un occhio poco attento puo' sembrare un calderone di cose gia' viste, in realta' rivela una propria identita' ben delineata, il regista attraverso il simbolismo e la computer grafica riesce bene a delineare in modo originale, uno scenario occulto molto coerente, ritengo inoltre che il cripticismo dell'opera contribuisca a renderla ancor piu' affascinante, anche se' non destinata alla grande pubblico.
[+] lascia un commento a chry75 »[ - ] lascia un commento a chry75 »
Mi ero dimenticato dello scopiazzamento da Stargate di Roland Emmerich, infatti l'idea dell'astronave a forma di piramide come quella degli alieni dalle fattezze tipiche degli dei egiziani sono proprio rubate da Stargate. Bilal si è reso proprio ridicolo con questo film...