patrice sangiorgio
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martedì 21 febbraio 2023
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anche i ricchi si sentono soli
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I film di Malick sono riconoscibili già dalle prime inquadrature. È più arte visiva che un film. Se lo spettatore è voyurestico assapora il girato altrimenti si annoiera. Quello che si racconta non è poesia ma una solitudine che i più non possono permettersi.
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luca pichinelli
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sabato 1 agosto 2020
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brutto film, noioso!!
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Essendo un fan di Christian Bale ho provato due volte a vedere questo film. La prima volta dopo mezz'ora non ci avevo capito niente, avevo il mal di testa e ho lasciato perdere. La seconda volta l'ho visto tutto, ma durante il film facevo anche altro. Leggendo la trama, sembrava un bel film, anzi credo che se l'idea dello Sceneggiatore Hollywoodiano di successo, non felice, alla ricerca della vita vera, la prendesse un'altro regista ci farebbe un film squisito. Christian Bale è sprecatissimo per questo film. Consiglio questo film solo ai curiosi, cioè a quegli amanti di cinema che non vogliono perdersi niente, agli altri dico lasciate perdere, qualsiasi sia il motivo per cui volete vedere questo film.
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venerdì 21 settembre 2018
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"la grande bellezza" è ambientata tra los angeles e las vegas
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Il tema del film è chiaramente la sindrome dello spaesamento che non fa sentire nessuno a casa propria. L'odissea esistenziale del protagonista ricorda vagamente quella di Gambardella in maniera più sofisticata. Il modo di trattare le donne è rubato al nostro Fellini, più voyeur che latin lover. Le donne del film sono tutte bellissime perché devono imprimersi nella fantasia dei cinefili. I paesaggi non sono un elemento della natura ma vengono piegati alle esigenze di studio del raffinato regista. Meglio non si poteva fare.
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bergat
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domenica 4 giugno 2017
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lasciate perdere
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E' la seconda volta che questo regista riesce a turlupinarmi. E un film squisitamente manierista, senza capo ne' coda. L'unica cosa positiva è l'uso del grandangolo attraverso il quale ci offre la posibilità di visione di paesaggi fantastici e case di lusso. La storia non c'è, se escludiamo la visione alterata della mente del personaggio principale, che si trascina tra amplessi e innamoramenti impossibili. E' proprio vero: chi ha tutto si annoia, ed è proprio quelllo che trasmette il fim una noia che cresce immagine dopo immagine, fotogramma dopo fotogramma. Per certi versi il film ricorda una scenetta diToto' in cui veniva preso a botte da una persona che lo scambia per Pasquale e lo racconta a un amico e gli fa presente che si lascia prendere a botte perchè vuole vedere dove il picchiatore va a finire, non chiamandosi lui Pasquale.
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E' la seconda volta che questo regista riesce a turlupinarmi. E un film squisitamente manierista, senza capo ne' coda. L'unica cosa positiva è l'uso del grandangolo attraverso il quale ci offre la posibilità di visione di paesaggi fantastici e case di lusso. La storia non c'è, se escludiamo la visione alterata della mente del personaggio principale, che si trascina tra amplessi e innamoramenti impossibili. E' proprio vero: chi ha tutto si annoia, ed è proprio quelllo che trasmette il fim una noia che cresce immagine dopo immagine, fotogramma dopo fotogramma. Per certi versi il film ricorda una scenetta diToto' in cui veniva preso a botte da una persona che lo scambia per Pasquale e lo racconta a un amico e gli fa presente che si lascia prendere a botte perchè vuole vedere dove il picchiatore va a finire, non chiamandosi lui Pasquale. Ecco mi sono sentito come Totò, di non riuscire cioè a smetteresolo per capire il regista dove voleva andare a parare. Bene ve lo anticipo : a niente. Film sconsigliatissimo.
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g_andrini
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sabato 18 marzo 2017
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ipnotico
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Non è semplice seguirlo, i dialoghi sono curati ma si tende a togliere l'attenzione dalla visione. Ciò non toglie che sia un prodotto curato, la fotografia è di primo livello. La musica è bella, un motivo sembra tratto dal Bolero di Ravel.
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lbavassano
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martedì 17 gennaio 2017
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estenuantemente ripetitivo
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Rimonta ormai da anni Malick implacabilmente il medesimo film, mutandogli nome: "The Tree of Life", "To the Wonder", "Knight of Cups". Le medesime immagini, bellissime, certo, ma è sufficiente creare una stupefacente galleria di forme e colori, accompagnate da frammenti musicali sublimi, per fare un buon film? I medesimi tagli di inquadratura, stranianti, alla lunga stancanti. Le medesime scene, o molto simili, difficile comunque distinguerle. I medesimi frammenti di dialogo, enfaticamente banali, la medesima estenuante voce fuori campo, ancor più enfatica. I medesimi gesti, in cui si annulla l'individualità dei protagonisti, i medesimi balletti dementi.
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Rimonta ormai da anni Malick implacabilmente il medesimo film, mutandogli nome: "The Tree of Life", "To the Wonder", "Knight of Cups". Le medesime immagini, bellissime, certo, ma è sufficiente creare una stupefacente galleria di forme e colori, accompagnate da frammenti musicali sublimi, per fare un buon film? I medesimi tagli di inquadratura, stranianti, alla lunga stancanti. Le medesime scene, o molto simili, difficile comunque distinguerle. I medesimi frammenti di dialogo, enfaticamente banali, la medesima estenuante voce fuori campo, ancor più enfatica. I medesimi gesti, in cui si annulla l'individualità dei protagonisti, i medesimi balletti dementi.
Sempre più disdegnosamente rifugge dalla narrazione, anche qui, ove l'archetipo stesso della narrazione, la quete, dovrebbe essere il tema portante. Disdegna della narrazione l'alternanza dei toni, puntando costantemente alle note più alte. Disdegna il colloquio con lo spettatore, il ludendo docere, probabilmente prendendosi troppo sul serio. Sempre più vuol farsi filosofo, moltiplicando le citazioni dottissime e gli arcani, anche se alla fin fine quel che rischia di rimanere è solo un pistolotto retorico sull'importanza del fare figli.
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amarolucano
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sabato 31 dicembre 2016
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poca meraviglia
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sono innamorato del cinema di Malick, ma questo film per me finisce nel gradino più basso delle sue opere. Troppo ripetitivo e a tratti pesante, un film che gira su se stesso senza dare conclusioni. Resta comunque la poesia e quel pizzico di meraviglia nelle immagini, negli sguardi, nelle voci fuori campo che riescono comunque a regalare sensazioni profonde, a scavare a fondo dentro noi stessi, lì dove il cinema solo in rari casi riesce ad arrivare
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flyanto
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martedì 15 novembre 2016
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la ricerca di sè coadiuvata dai tarocchi
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Quando un autore è arrivato a dire già tutto e non ha più nulla di nuovo da proporre, occorrerebbe che lasciasse intatto l'intero suo operato e non producesse più alcunchè e questo, purtroppo, è il caso di Terrence Malick con il suo ultimo film "Knight of Cups". Diviso in capitoli o "sezioni" che vengono denominati come le carte dei tarocchi, la pellicola presenta il personaggio di un uomo ancora giovane che intraprende un cammino simbolico verso la conoscenza di sè e che, nel mentre, guarda indietro al suo passato e pure al presente stesso, e più precisamente alle figure che affettivamente hanno più o meno contato e contano nella propria esistenza, quali il padre, l'ex moglie, un'amante ed altre molteplici donne di passaggio.
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Quando un autore è arrivato a dire già tutto e non ha più nulla di nuovo da proporre, occorrerebbe che lasciasse intatto l'intero suo operato e non producesse più alcunchè e questo, purtroppo, è il caso di Terrence Malick con il suo ultimo film "Knight of Cups". Diviso in capitoli o "sezioni" che vengono denominati come le carte dei tarocchi, la pellicola presenta il personaggio di un uomo ancora giovane che intraprende un cammino simbolico verso la conoscenza di sè e che, nel mentre, guarda indietro al suo passato e pure al presente stesso, e più precisamente alle figure che affettivamente hanno più o meno contato e contano nella propria esistenza, quali il padre, l'ex moglie, un'amante ed altre molteplici donne di passaggio. E tutto il suo iter è così cosparso di innumerevoli figure umane che hanno gravitato e gravitano nella sua orbita come, del resto, nella vita di ciascun individuo.
Con questo lungo peregrinare alla ricerca di se stessi e di un significato della propria vita, peraltro già ampiamente espresso nel suo precedente "The The Tree of Life", Terrence Malick, ribadisco, non aggiunge nulla di nuovo sia per concetto che per immagini in sè: egli, infatti, ripropone, appunto, gli stessi contenuti, nonchè le stesse scene riprese allo stesso modo, senza aggiungere nulla di nuovo e ripetendosi all'estremo. L'immagine dell'acqua, del mare come sorgente ed elemento basilare della vita, del cielo e di immense distese sconfinate della Terra, sono le stesse di "The Tree of Life" . Anche le situazioni di intimità del protagonista con le proprie compagne sono state girate da Malick quasi dalla stessa angolatura e riconducono pertanto immediatamente e nuovamente al suo precedente "To the Wonder" . Nel regista, inoltre, continua ovviamente a trionfare come sempre il proprio gusto estetico che si concretizza in scene popolate da bei luoghi e belle donne, i brani di musica classica che fanno da sfondo sono stati nuovamente selezionati da lui con la massima accuratezza al fine di suggestionare e l'immancabile voce fuori campo che accompagna sia il protagonista che lo spettatore costituisce la presenza costante e simbolica in tutti i suoi films.
Insomma, in quest'opera Malick, ripeto, non ha stupito e non ha detto nulla di nuovo, presentando un'opera poco interessante e parecchio sconfinante nella noia. Peccato!
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no_data
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domenica 13 novembre 2016
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impegnativo ma bello!
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Knight of Cups è un pò più difficile da seguire rispetto ad altri film di Malick ma resta un bel film soprattutto per chi percepisce in modo più diretto la conversazione interiore che ognuno ha durante il corso della vita propria e degli altri. A partire dalle sequenze iniziali la coscienza del protagonista si proietta in un altrove dove "tutti sono destinati ad arrivare" ed anche la più lussuosa e divertente (in apparenza) delle condizioni di vita è un valore molto relativo che non restituisce nessuno alla propria felicità. La ricerca della donna è la ricerca di un amore ideale che è più forte nell'uomo di quanto oggi si sia abituati a pensare e che lo lega alla bellezza e alla sensualità femminile, nella disposizione di rinunciare a tutto per essa.
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Knight of Cups è un pò più difficile da seguire rispetto ad altri film di Malick ma resta un bel film soprattutto per chi percepisce in modo più diretto la conversazione interiore che ognuno ha durante il corso della vita propria e degli altri. A partire dalle sequenze iniziali la coscienza del protagonista si proietta in un altrove dove "tutti sono destinati ad arrivare" ed anche la più lussuosa e divertente (in apparenza) delle condizioni di vita è un valore molto relativo che non restituisce nessuno alla propria felicità. La ricerca della donna è la ricerca di un amore ideale che è più forte nell'uomo di quanto oggi si sia abituati a pensare e che lo lega alla bellezza e alla sensualità femminile, nella disposizione di rinunciare a tutto per essa. Accanto a sè, non ignorabili, compaiono i dimenticati del mondo, che un giorno richiederanno tutta l'attenzione che il loro stato richiede per poter davvero andare avanti.
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[+] un viaggio interiore verso il senso della vita
(di antonio montefalcone)
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super2davide
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sabato 12 novembre 2016
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buono
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Bel film diretto da Malick. Filosofico e poetico.
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