La pianista

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Un film di Michael Haneke. Con Isabelle Huppert, Annie Girardot, Susanne Lothar, Benoît Magimel, Anna Sigalevitch.
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Titolo originale La pianiste. Drammatico, durata 129 min. - Francia 2001. - Bim Distribuzione MYMONETRO La pianista * * * 1/2 - valutazione media: 3,84 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   
movieman martedì 31 marzo 2020
umorismo involontario e molta noia Valutazione 1 stelle su cinque
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Il cinema è un'arte e, come tale, offre anche (e giustamente)  la possibilità di esplorare la psicologia umana in tutte le sue ambiguità perché, come tutte le arti, mette al centro dell'attenzione l'essere umano. E' una regola alla quale non sfugge nessuna opera, di nessun tipo.  Molti film hanno messo ( e mettono ) l'accento sui lati più ombrosi  degli esseri umani, quelli che sembrano sepolti sotto millenni di civiltà, e sulle pulsioni (soprattutto sessuali, come in questo caso) solo apparentemente messe in catene dalle regole della civile convivenza. E' bene che il cinema faccia, qualche volta, luce anche su queste pulsioni, su queste fantasie nascoste, perché esistono. [+]

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emanuele 1968 sabato 8 dicembre 2018
estroso Valutazione 1 stelle su cinque
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No
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E la storia di una donna sessualmente repressa, vive con mamma e quanto pare non abbia neppure un amico, cosa alquanto strana per una donna. Non ho ben capito le esplicite immagini VM18 fuori luogo in un film drammatico. Film estroso come il mio amico che me la proposto, poi si chiede come mai resta sempre di più da solo, mah....?

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ennio sabato 9 giugno 2018
forse la migliore huppert di sempre Valutazione 4 stelle su cinque
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Haneke lo psicologo/pornografo non delude mai. Dopo “funny games” prosegue il suo viaggio nei recessi più oscuri (affascinanti?) dell'inconscio sensuale umano.
Sicuramente una grande Huppert, ben supportata dai due co-protagonisti.
Quello che stupisce ancor oggi, nelle critiche e nei commenti, sono le definizioni di “imbarazzo” “scandalo” su questo film, come se non fossimo nel XXI secolo ma all'inizio del XX.
Che ci sarebbe di scandaloso, una donna che ama le fruste e le manette piuttosto che i mazzi di rose e i tramonti romantici? O un rapporto ai limiti del morboso con la madre? Davvero il sesso scandalizza ancora? Il SESSO che è ovunque nella nostra vita reale e virtuale? Ma siate seri!

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garbatella senese giovedì 7 luglio 2016
un cap o lavoro scomodo.chi non cerca compromessi? Valutazione 0 stelle su cinque
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No
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Un film che non ti molla. Cuore e testa, per un solo attico, suscitano molti imbarazzi e paure. Non un film sul "se so", bensì un affresco iperrealista sulla buccia. Parla di carpe e di sangue: un'insegnante di piano. Tuta conservatorio-casa che favorisce la sua pressione arteriosa, madre anziana nascosta sotto la gelida scorza intellettuale. [+]

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noia1 domenica 6 luglio 2014
spiazzante perché troppo reale. Valutazione 4 stelle su cinque
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No
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La guarigione di una pianista repressa dalle proprie perversioni malate attraverso un percorso spiazzante.
Che Michael Haneke sia un regista particolarmente dotato è cosa risaputa, che sia anche piuttosto esplicito e crudo nei contenuti anche, eppure ogni sua opera è una novità assoluta e questo film straordinario non è altro che l’ennesimo tassello che definisce l’immagine di un genio.
Gusto raffinatissimo si mescola a sequenze disgustose e umilianti per la povera protagonista che si trova al centro di questa caratterizzazione di uno dei tanti esempi di individuo che ci si può presentare in una qualsiasi società contemporanea. [+]

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pb80pb80 domenica 2 febbraio 2014
haneke, l'ultimo dei registi commerciali Valutazione 1 stelle su cinque
100%
No
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 Come diceva Roland Barthes, ci sono dei rituali mediante cui chi (crede) di fare cultura “alta” deve darsi un “marchio di fabbrica”. Nella letteratura, questo marchio era una volta il preziosismo stilistico: bisognava mettere in evidenza che è “scritto bene”, che si sta consumando della Letteratura con la Elle maiuscola. Naturalmente, come dice il buon Barthes, tutto questo non presuppone la minima autenticità: si tratta semplicemente di un marchio che definisce un linguaggio, proprio come l’etichetta ci informa di un prezzo. O, se vogliamo, come la signora impellicciata che alla prima dell’opera, ci informa che lei appartiene a una classe “superiore”. [+]

[+] 4 stelle da uno che forse ne capisce.. (di emaspac)
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cassiopea sabato 17 agosto 2013
elementi molto buoni, sviluppo mediocre. Valutazione 2 stelle su cinque
50%
No
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Premetto che sono un'amante dei drammi psicologi, dei film impegnati e di tematiche "scomode", come quella proposta. Trovo che questo film avesse tutte le carte per essere fenomenale, ma non le ha usate bene. Mi sono davvero, sinceramente, annoiata. Scene di una lunghezza infinita, che quasi pregano di essere mandate avanti. Credo che la prima cosa che deve colpirti, emozionarti e affascinarti in un film sia il suo protagonista, nel bene o nel male. Beh, della protagonista di questo film non mi è rimasto altro che il disgusto e il fastidio, null'altro. Non ho apprezzato l'interpretazione o il copione? Non saprei dire. So solo che non riguarderò questo film una seconda volta, probabilmente. [+]

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gianleo67 giovedì 25 aprile 2013
fredda anatomia della disperazione Valutazione 4 stelle su cinque
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Rigorosa ed intransigente, Erica è un'insegnante di pianoforte non più giovane che vive insieme all'anziana madre in una squallida e indolente cattività emotiva tra le lezioni private, i saggi al conservatorio e la grigia routine della vita domestica . Le attenzioni e l'interesse sentimentale di un suo allievo solleticano in lei l'istinto malsano di una perversa sessualità che impone al giovane amante il dispotico rituale di una cieca sottomissione, suscitandone la reazione violenta e disgustata fino ad una drammatica resa dei conti. Finale sospeso.
Risultato di una strenua corrispondenza tra le astrazioni di un soggetto di violento realismo psicologico e la precisione chirurgica di una rigorosa messa in scena, l'opera di Haneke scandaglia con la fredda lucidità di uno sguardo impietoso, gli invisibili recessi di una disperazione sociale ed emotiva al di sotto di una superficie di relazioni ordinarie in cui si forma ed emerge l'identità dell'individuo, dove si manifesta chiaro il segno di una disumana insensibilità e l'emergere di un brutale istinto di prevaricazione e di affermazione di sè. [+]

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giugy3000 martedì 25 settembre 2012
che tu sia per me il coltello Valutazione 5 stelle su cinque
100%
No
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Molto raro, oserei dire praticamente quasi sempre impossibile trovare condensati in un calderone cosi eterogeneo turbamenti, angosce, amori diversi e violenza in una sola pellicola. In questo che è senza dubbio uno dei capolavori di Haneke si prova davvero di tutto; in queste esimie due ore e passa minuti  non si riescono a staccare gli occhi dallo schermo senza venire al contempo rapiti anima e corpo da questa "Education sentimentale" alla Flaubert di Erika, un'affermata pianista ed insegnante alto-borghese che alla veneranda età di quasi cinquant'anni vive ancora con la madre e ne condivide il medesimo letto. Ha un padre internato in clinica per pazzia e nulla ci vieta di pensare che anche lei sia in parte affetta dal medesimo morbo. [+]

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paperino martedì 27 settembre 2011
non riesco a definirlo "capolavoro " Valutazione 3 stelle su cinque
25%
No
75%

Non riesco a definirlo un capolavoro
Carente  l'approfondimento psicologico della protagonista : non credo sia sufficiente a  giustificare la sua situazione mentale il fatto che suo padre sia pazzo  e neppure il rapporto asfissiante con la madre che mi ha ricordato subito lo stesso tipo di relazione disturbata ne  " Il cigno nero " , a mio parere film di tutt'altra levatura. Dopo l'eccessiva lentezza della prima parte  può intrigare la prima scena erotica che avviene nel bagno della scuola di musica    che  non ha però un seguito coerente. Per quanto io ne possa sapere la protagonista ha delle   tendenze sadomasochiste ma il suo problema mentale è talmente complesso  che lascia spiazzato lo spettatore. [+]

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