dandy
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mercoledì 20 gennaio 2021
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strano oggetto.
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Van Sant omaggia uno dei più celebri film di Hitchcock girandone un remake shot by shot ma non completamente identico.Qui c'è il colore(la fotografia e di Chris Doyle) e in più punti vi sono differenze con l'originale(allusioni sessuali più esplicite,corpi nudi e dettagli sanguinosi nonchè inserti subliminali durante gli omicidi).Resta lo stesso sceneggiatore (Joseph Stefano) e le musiche,sebbene dirette da Danny Elfman,sono sempre quelle di Bernard Hermann.Curiosamente viene replicato un errore(la porta che viene aperta senza chiave) e il regista si ritaglia un'apparizione nel medesimo punto in cui nell'originale appariva Hitchcock.Quindi a conti fatti è una sorta di aggiornamento,notevole dal punto di vista visivo(molto bello lo zoom panoramico iniziale,che Hitchcok avrebbe voluto utlizzare nel suo film)ma purtroppo inconsistente per quanto riguarda il cast:impossibile il confronto con quello originale.
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Van Sant omaggia uno dei più celebri film di Hitchcock girandone un remake shot by shot ma non completamente identico.Qui c'è il colore(la fotografia e di Chris Doyle) e in più punti vi sono differenze con l'originale(allusioni sessuali più esplicite,corpi nudi e dettagli sanguinosi nonchè inserti subliminali durante gli omicidi).Resta lo stesso sceneggiatore (Joseph Stefano) e le musiche,sebbene dirette da Danny Elfman,sono sempre quelle di Bernard Hermann.Curiosamente viene replicato un errore(la porta che viene aperta senza chiave) e il regista si ritaglia un'apparizione nel medesimo punto in cui nell'originale appariva Hitchcock.Quindi a conti fatti è una sorta di aggiornamento,notevole dal punto di vista visivo(molto bello lo zoom panoramico iniziale,che Hitchcok avrebbe voluto utlizzare nel suo film)ma purtroppo inconsistente per quanto riguarda il cast:impossibile il confronto con quello originale.La Heche è stata candidata al Razzie(vinto da Van Sant per la regia) ma Vaughn con quell'aria da tenerone tontolone è proprio la peggior scelta possibile per il ruolo che immortalò Perkins...Poco convincenti anche Mortensen e la Moore,dall'aria quasi perplessa.Fiasco commerciale e ampiamente criticato,merita una parziale rivalutazione per l'idea affascinante e la confezione accurata.
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elgatoloco
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giovedì 30 luglio 2015
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remake intelligente
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A differenza della serialità che ha proliferato su Psycho, con le varie versioni "Psycho 2", "Psycho 3"(finora così, ma non è da escludere qualche clone con poche variazioni), qui si tratta di un remake di grande attenzione(nel senso letterale)filologica e di straordinario calco, con poche variazioni, legate all'ambientazione(1960 il film di Hitchcock, 1998 quello di Van Sant), quindi alla diacronia, al gap culturale etc.In questo senso l'esplicitazione dell'erotismo(prima e più ancora della sessualità)è assolutamente chiara, come anche il recupero integrale del sound-track di Bernard Herrman, pur se con l'aggiunta di alcuni motivi moderni(per l'epoca ormai, dal 1998 sono passati almeno 17 anni)di ispirazione post-.
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A differenza della serialità che ha proliferato su Psycho, con le varie versioni "Psycho 2", "Psycho 3"(finora così, ma non è da escludere qualche clone con poche variazioni), qui si tratta di un remake di grande attenzione(nel senso letterale)filologica e di straordinario calco, con poche variazioni, legate all'ambientazione(1960 il film di Hitchcock, 1998 quello di Van Sant), quindi alla diacronia, al gap culturale etc.In questo senso l'esplicitazione dell'erotismo(prima e più ancora della sessualità)è assolutamente chiara, come anche il recupero integrale del sound-track di Bernard Herrman, pur se con l'aggiunta di alcuni motivi moderni(per l'epoca ormai, dal 1998 sono passati almeno 17 anni)di ispirazione post-.punk e grange. Il problema, semmai, sono gli interpreti, bravi, assolutamente, ma incapaci di ridare il"frisson"degli interpreti hitchockiani: a parte Julianne Moore, certo convincente, qualche sprazzo di Viggo Mortensen, Vaughn è troppo atletico-corpulento per far recuperare il fisico particolarissimo di Anthony Perkins. Il cult hitchockiano, insomma, non è possibile ridarlo, legato, com'è, anche agli interpreti, che il terribile-formidabile english man aveva scelto e posto sullo schermo. El Gato
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davex
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martedì 17 settembre 2013
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all'aspirante scrittore in erba
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"Dammi il tuo nome e ti dArò" non sarà un errore ma un'errore lo è di certo.
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corazzatakotiomkin
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martedì 26 marzo 2013
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norman degli anni '90.
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Buon remake. Direi che ha qualcosina in più dell'originale capolavoro del maestro Hitchcock, ma molte cose in meno. D'altronde confrontarsi con uno dei migliori film del genere è una prova davvero ardua, ma Gus Van Sant tiene duro e riesce a confezionare un buon film. Gli attori si dimostrano all'altezza, semplicemente perché sono nella maggior parte artisti di un certo calibro, uno più noto dell'altro.
In definitiva consiglierei questo film non agli appassionati incalliti di cinema ( per loro c'è solo il vero "Psycho"), bensì a tutti quelli che vogliono conoscere un pezzo della storia della settima arte ma non sopportano vedere film vecchi in bianco e nero (cosa che oltretutto non concepisco).
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Buon remake. Direi che ha qualcosina in più dell'originale capolavoro del maestro Hitchcock, ma molte cose in meno. D'altronde confrontarsi con uno dei migliori film del genere è una prova davvero ardua, ma Gus Van Sant tiene duro e riesce a confezionare un buon film. Gli attori si dimostrano all'altezza, semplicemente perché sono nella maggior parte artisti di un certo calibro, uno più noto dell'altro.
In definitiva consiglierei questo film non agli appassionati incalliti di cinema ( per loro c'è solo il vero "Psycho"), bensì a tutti quelli che vogliono conoscere un pezzo della storia della settima arte ma non sopportano vedere film vecchi in bianco e nero (cosa che oltretutto non concepisco).
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peppe97
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sabato 6 agosto 2011
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una pellicola "eccessivamente pazza"
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Un rifacimento vero e proprio che, rispettando gli stessi aspetti dell'originale, cresce di intensità e si basa (soprattutto nel finale) alla reale "pazzia" che ebbe trovato poco spazio nell'opera di Hitchcok. Le scene, ben fatte, creano quella corretta atmosfera di un film tra l'orrore e la suspense. Pellicole simili alla suddetta l'ho trovata già in passato con Profondo rosso (1975) diretto dall' esperto Dario Argento.
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nick castle
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lunedì 15 novembre 2010
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mmm...
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Se non per le musiche di Bernard Herman, riadattate da Danny Elfman e Steve Bartek in modo fresco e contemporaneo, è meglio guardarsi l'originale di Hitchcook, decisamente più consono, di questa copia carbone fuori luogo e falsamente celebrativa.
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paride86
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sabato 21 febbraio 2009
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anche questo remake ha il suo fascino
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Praticamente è "Psycho" a colori.
Fedelissimo (ma non del tutto) alla sceneggiatura originale, Van Sant firma un remake che ha il suo punto più forte proprio nelle scenografie e nella scelta dei colori. Le scene di nudo sono più accentuate e il tema della sessualità è più esplicito (ma non gratuito perché ha uno scopo preciso nell'introspezione psicologica dell'assassino). Gli attori originali forse erano migliori, ma questo remake non sfigura affatto e, anzi, rende omaggio a uno dei film più famosi di un grande regista americano.
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simo
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domenica 25 gennaio 2009
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esercizio di stile
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sfatiamo il mito dell'originalità del testo... questo film, riprendendolo, non fa che rimetterlo al centro... e Psycho è il thirer per antonomas... se non iniziare con Psycho con cosa? è un falso problema quello di stabilire se questo sia o meno inferiore all'originale... la cosa interessante è l'operazione in sè... piuttosto che un remake si tratta di un "riarrangiamento"
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francesco manca
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domenica 16 novembre 2008
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"dichiaratamente "copiato"
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Esattamente come fece Martin Scorsese nel 1991 con lo splendido remake di “Cape Fear – Il promontorio della paura”, anche Gus Van Sant, uno dei simboli indiscussi del cinema indipendente americano, si dedica alla realizzazione del suo personalissimo omaggio al Maestro (basterebbe soltanto quest’unica parola per far intendere il cineasta in questione), ovvero, Sir Alfred Hitchcock.
Van Sant ripropone uno dei capolavori assoluti di Hitchcock mantenendosi fedelissimo nella sceneggiatura (scritta da Joseph Stefano, lo stesso autore del copione originale) e nel montaggio, riuscendo a creare quel phatos e quell’atmosfera che fungevano da elementi portanti nell’omonima pellicola del 1960.
Il regista traspone la vicenda narrata da Hitchcock 38 anni dopo, nel 1998, sparisce l’affascinante e sfolgorante bianco e nero, e subentrano al posto dei mitici e compianti Anthony Perkins e Janet Leigh, i comunque bravi Vince Vaughn, che nonostante non eguagli la leggendaria figura di Norman Bates impersonata da Perkins, fornisce comunque una delle sue performance recitative più sentite e convincenti, ed Anne Heche che sostituisce la Leigh nei panni di Marion Crane, per la quale vale lo stesso discorso fatto per Vaughn; nel cast si può notare anche la presenza di Julianne Moore al posto di Vera Miles nel ruolo di Lila Crane, Viggo Mortensen (Samuel Loomis), William H.
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Esattamente come fece Martin Scorsese nel 1991 con lo splendido remake di “Cape Fear – Il promontorio della paura”, anche Gus Van Sant, uno dei simboli indiscussi del cinema indipendente americano, si dedica alla realizzazione del suo personalissimo omaggio al Maestro (basterebbe soltanto quest’unica parola per far intendere il cineasta in questione), ovvero, Sir Alfred Hitchcock.
Van Sant ripropone uno dei capolavori assoluti di Hitchcock mantenendosi fedelissimo nella sceneggiatura (scritta da Joseph Stefano, lo stesso autore del copione originale) e nel montaggio, riuscendo a creare quel phatos e quell’atmosfera che fungevano da elementi portanti nell’omonima pellicola del 1960.
Il regista traspone la vicenda narrata da Hitchcock 38 anni dopo, nel 1998, sparisce l’affascinante e sfolgorante bianco e nero, e subentrano al posto dei mitici e compianti Anthony Perkins e Janet Leigh, i comunque bravi Vince Vaughn, che nonostante non eguagli la leggendaria figura di Norman Bates impersonata da Perkins, fornisce comunque una delle sue performance recitative più sentite e convincenti, ed Anne Heche che sostituisce la Leigh nei panni di Marion Crane, per la quale vale lo stesso discorso fatto per Vaughn; nel cast si può notare anche la presenza di Julianne Moore al posto di Vera Miles nel ruolo di Lila Crane, Viggo Mortensen (Samuel Loomis), William H. Macy (Milton Arbogast), Philip Baker Hall (Sceriffo Al Chambers) e Robert Forster (Dottor Fred Richmond).
Van Sant impiega un notevole impegno e una meticolosa cura soprattutto nei dettagli e nell’ambito tecnico, che acquista una ragguardevole importanza in quella che è e sarà per sempre una delle sequenze più spettacolari, impressionanti ed indimenticabili della storia del Cinema…ovviamente sto parlando della famosissima scena della doccia, in cui Janet Leigh veniva assassinata da un maniaco dal volto coperto che le infieriva diverse coltellate facendola morire sul pavimento del bagno. Ora, è scontato dire che, così com’era, quella scena non poteva in nessun modo essere replicata, e benché Van Sant ci metta tutta la visionarietà e il suo indiscutibile talento nel ricreare la stessa tensione, non riesce chiaramente a trasmettere lo stesso (e comunque ineguagliabile) impatto visivo e psicologico del Maestro, che per girare questa sequenza utilizzò oltre 70 angolazioni di ripresa impiegando una settimana di lavorazione, per una scena che, paradossalmente, dura solo 45 secondi.
Ad ogni modo, l’opera di Van Sant risulta più che apprezzabile ed egregiamente elaborata, che il grande Maestro, se all’uscita del film nelle sale fosse stato ancora in vita, avrebbe sicuramente apprezzato. Per usare un eufemismo, si potrebbe dire che questo è, più di qualunque altra cosa, il tentativo più sincero, dignitoso e riuscito di “copiare” un film di Alfred Hitchcock, come hanno fatto, ahimè invani (ci sono comunque le eccezioni), molti altri registi dei nostri tempi.
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i'm a monkey
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mercoledì 10 settembre 2008
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mah.........
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Un pò una mezza cazzata di film............sarà pure il remake di un cult del genere ma io sinceramente nella storia non ci ho visto proprio tutto sto genio!
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