samanta
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martedì 26 ottobre 2021
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il grande silenzio. recensione
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Il film del 1959 è tratto da un romanzo basato su una storia vera: l'itinerario esistenziale e spirituale di una giovane nel Belgio del 1927.E' l'epoca d'oro di Hollywood che era in grado ogni anno nell'enorme quantità di film prodotti girati, di produrre pellicole di alta qualità come questa che ebbe 9 nomination all'Oscar, ma nessuna statuetta. Unica protagonista (con bravi comprimari) è Audrey Hepburn, nella parte di Gabrielle, una delle più grandi attrici del cinema, talento naturale anche se non coltivato in scuole di recitazione ma nella pratica di attrice e supportato da una vivida intelligenza. Regista è Fred Zinnemann uno dei più notevoli registi del cinema (2 Oscar: Da qui all'eternità, Un uomo per tutte le stagioni).
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Il film del 1959 è tratto da un romanzo basato su una storia vera: l'itinerario esistenziale e spirituale di una giovane nel Belgio del 1927.E' l'epoca d'oro di Hollywood che era in grado ogni anno nell'enorme quantità di film prodotti girati, di produrre pellicole di alta qualità come questa che ebbe 9 nomination all'Oscar, ma nessuna statuetta. Unica protagonista (con bravi comprimari) è Audrey Hepburn, nella parte di Gabrielle, una delle più grandi attrici del cinema, talento naturale anche se non coltivato in scuole di recitazione ma nella pratica di attrice e supportato da una vivida intelligenza. Regista è Fred Zinnemann uno dei più notevoli registi del cinema (2 Oscar: Da qui all'eternità, Un uomo per tutte le stagioni).
Gabrielle è una giovane belga figlia di un noto chirurgo il dr. Van der Mal, il padre accompagna la figlia che entra in un monastero di suore per cominciare l'iter vocazionale, il desiderio è di diventare monaca in un odine che ha come finalità di assistere i malati e poi diplomarsi infermiera e andare missionaria in Congo (allora colonia belga). L'ordine è di stretta osservanza e il padre l'aveva avvertita della rigida regola, di qui cominciano le difficoltà della giovane e specialmente l'osservanza del silenzio interiore e del grande silenzio che vieta in determinati periodi della giornata ogni tipo di comunicazione verbale. La ragazza affronta le difficoltà con grande coraggio, dopo le varie tappe (postulato, voti temporanei e voti perpetui diventando suor Lucia ) riesce a diplomarsi e ad andare in Congo, con sua delusione non viene destinata ad un ospedale per africani ma a quello destinato agli europei. Lì diventa collaboratrice del dr. Fortunati (Peter Finch) e sebbene ateo con lui instaura un buon rapporto non sentimentale, ma di rispetto della reciproca professionalità. Gabrielle deve ritornare in Belgio occupato dai tedeschi, assistendo i feriti decide di aiutare la Resistenza e di fare solo l'infermiera lasciando la vita monastica (con l'autorizzazione del vescovo e del Vaticano).
E' un ottimo film, che non descrive una banale storia di una crisi della fede dovuta magari a problemi sentimentali, anzi la fede viene rafforzata dal desiderio di occuparsi dei malati. Audrey aveva le idee chiare quando leggendo la sceneggiatura ottenne delle modifiche spiegando per iscritto al regista "temo che abbiamo un opinione ... diversa del modo di concepire suor Lucia. Mi infastidisce il fatto che alla fine della nostra storia suor Lucia dice di essere una "fallita". E' troppo intelligente per ostentare quella che ha me sembra falsa modestia. Vorrei che lei esprimesse che la sua fede e le sue speranze sono rinate, quando si è resa conto di operare da libero essere umano, ... voglio che né la suora e l'ordine sembrino fare la parte del cattivo." Queste parole da sole spiegano il contenuto del film diretto da Zinnemann con maestria coniugando asciuttezza descrittiva e spettacolo, avendo ebbe in Audrey un'eccezionale protagonista che realizzò una delle sue più memorabili interpretazioni, recitando con il saio che lasciava scoperti solo la faccia e le mani. Bravi i comprimari tra cui Peter Finch e Dean Jagger (dr. Van der Mal), in un cameo appare vestita da suora Ave Ninchi. Rigorosa ed accurata l'ambientazione della vita monastica e pregevole la fotografia degli esterni in Africa.
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paolp78
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sabato 3 luglio 2021
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una snervante lotta interiore
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Pellicola del grande Fred Zinnemann in cui viene descritta in modo magistrale la vita monacale, fatta di privazioni ed annientamento del proprio io; colpiscono particolarmente le ferree regole che vigono nell’ordine religioso, che l’indimenticato autore americano riesce a inserire nella narrazione in modo meticoloso ed intelligente.
Dentro a questo quadro di carattere generale, viene narrata la storia di una giovane che benché non aiutata dalla propria indole, combatte con tutte le sue forze per riuscire a divenire una perfetta monaca, dimostrandosi intransigente e severa con se stessa.
Magistrale come Zinnemann riesca a rendere sullo schermo la snervante lotta interiore ingaggiata dalla sua protagonista; il pubblico ne resta pienamente coinvolto.
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Pellicola del grande Fred Zinnemann in cui viene descritta in modo magistrale la vita monacale, fatta di privazioni ed annientamento del proprio io; colpiscono particolarmente le ferree regole che vigono nell’ordine religioso, che l’indimenticato autore americano riesce a inserire nella narrazione in modo meticoloso ed intelligente.
Dentro a questo quadro di carattere generale, viene narrata la storia di una giovane che benché non aiutata dalla propria indole, combatte con tutte le sue forze per riuscire a divenire una perfetta monaca, dimostrandosi intransigente e severa con se stessa.
Magistrale come Zinnemann riesca a rendere sullo schermo la snervante lotta interiore ingaggiata dalla sua protagonista; il pubblico ne resta pienamente coinvolto.
Si tratta di un’opera molto profonda che se fruita con la dovuta attenzione ha la capacità di indurre a non poche riflessioni, anche di carattere spirituale.
Buona la sceneggiatura che si caratterizza per essere sostanzialmente divisa in due parti: la prima ambientata in Belgio e la seconda in Congo, entrambe molto ben sviluppate. I dialoghi colpiscono per l’accuratezza ed in certi punti sono davvero toccanti: si contano diverse frasi di grande impatto che restano nella memoria.
L’interpretazione intensa e sofferta di Audrey Hepburn è senza dubbio uno degli elementi di forza della pellicola; la grande attrice è costantemente in scena e regge stupendamente la parte dall’inizio alla fine, emozionando in modo autentico. Tra gli altri attori devono essere ricordati il bravissimo Peter Finch, presente nella seconda parte del film, e Dean Jagger a cui viene affidato il ruolo del padre della protagonista. Molto convincenti anche le performance delle attrici nelle vesti delle varie suore.
La pellicola adotta una narrazione molto delicata e riflessiva, adattissima all’oggetto della rappresentazione. I ritmi sono volutamente blandi.
Ci sono alcune scene violente ben girate e ben gestite da Zinnemann.
La pellicola ha una durata notevole e richiede un certo sforzo per essere seguita.
Il finale è emotivamente potente e di grande effetto.
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elgatoloco
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venerdì 11 maggio 2018
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the nun's story notevole
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Film di qualità(peccato non abbia preso alcun"Oscar", nonostante tante candidature ottenute), questo"The Nun's Story"(1959), del solido regista austriaco naturalizzato USA, che mostra il dramma di una donna, in particolare, che lascia il laicato e il fidanzato ma anche gli agi borghesi(alto-borghesi)per diventare una suora missionaria, ma poi entra in crisi, a seguito della guerra, dei nazisti, di varie vicende umane e personali. Film delicato, intelligente, straordinariamente ben interpretato da Peter Finch e più ancora(per l'ovvio motivo del ruolo da protagonista assoluta)da Audrey Hepburn. Film "religioso", se intendiamo soprattutto l'afflato umano ad aiutare, a fare qualcosa per gli altri attivamente(quella che teologicamente si chiama"dimensione orizzontale", amore per il prossimo, mentre l'amore per Dio è definito"dimensione verticale), ma anche profondamente "laico" nel cogliere l'esistenza umana nelle sue problematicità, nei suoi dubbi, nella sua non-assolutezza, nella condizione di quell'"homo viator"che deve rimettersi sempre in discussione.
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Film di qualità(peccato non abbia preso alcun"Oscar", nonostante tante candidature ottenute), questo"The Nun's Story"(1959), del solido regista austriaco naturalizzato USA, che mostra il dramma di una donna, in particolare, che lascia il laicato e il fidanzato ma anche gli agi borghesi(alto-borghesi)per diventare una suora missionaria, ma poi entra in crisi, a seguito della guerra, dei nazisti, di varie vicende umane e personali. Film delicato, intelligente, straordinariamente ben interpretato da Peter Finch e più ancora(per l'ovvio motivo del ruolo da protagonista assoluta)da Audrey Hepburn. Film "religioso", se intendiamo soprattutto l'afflato umano ad aiutare, a fare qualcosa per gli altri attivamente(quella che teologicamente si chiama"dimensione orizzontale", amore per il prossimo, mentre l'amore per Dio è definito"dimensione verticale), ma anche profondamente "laico" nel cogliere l'esistenza umana nelle sue problematicità, nei suoi dubbi, nella sua non-assolutezza, nella condizione di quell'"homo viator"che deve rimettersi sempre in discussione. Anche la rappresentazione dell'Africa(Congo)e delle sue povertà materiali non ha nulla di folkloristico o di banalmente"documentaristico", anche se Zinnemann regista nasce anche come documentarista. Autore di western, di thriller, di film drammatici, l'autore, senza forse mai attingere la dimensione dei grandi, è però sempre rimasto a livello eccelso, come dimostrano film come"High Noon"(1952)e"Julia"(1977), oltre a questo, naturalmente. El Gato
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marialuisa zuccherino
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domenica 15 giugno 2014
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i buoni sentimenti vengono definiti moralismo?
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sono in totale disaccordo con il definire lo slancio di solidarietà che occupa la mente e il cuore di Suor Lucia con accenti denigratori come "tendenze mistiche" La sua intelligenza non è sopraffatta dalle "tendenze mistiche" tanto è vero che, quando si rende conto della aridità che comporta seguire la regola, lascia l'abito. Bisogna forse anche considerare che una guerra spesso accentua stati di coraggio e altrismo per opposizione alla devastazione che crea.
Non è necessario essere credenti per sostenere questa posizione
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hobbit-in-the-hole
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sabato 26 novembre 2011
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bello e intenso...
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Bello e intenso, Audrey Hepburn eccezionale. Non credo sia facile parlare di un tema come la vocazione religiosa senza scadere in qualche moralismo benpensante (o, al contrario, in una condanna senza mezzi termini), ma il regista è riuscito a evitare l'inghippo: la storia e il personaggio di suor Lucia sono ben delineati, e il risultato non è ingenuo come qualcuno potrebbe pensare. Io stessa all'inizio pensavo fosse "semplicemente" un film un pò datato sulla "bellezza" della vita monastica e sulla forza interiore che aiuta a combattere il male, ma in realtà le cose, non sono così semplici come possono sembrare: le regole monastiche (giuste o sbagliate che siano, il problema nel film viene posto solo dal dottor Fortunati) non sono facilmente "adattabili", anche se si ha una fede sincera (come credo fosse quella di Lucia).
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Bello e intenso, Audrey Hepburn eccezionale. Non credo sia facile parlare di un tema come la vocazione religiosa senza scadere in qualche moralismo benpensante (o, al contrario, in una condanna senza mezzi termini), ma il regista è riuscito a evitare l'inghippo: la storia e il personaggio di suor Lucia sono ben delineati, e il risultato non è ingenuo come qualcuno potrebbe pensare. Io stessa all'inizio pensavo fosse "semplicemente" un film un pò datato sulla "bellezza" della vita monastica e sulla forza interiore che aiuta a combattere il male, ma in realtà le cose, non sono così semplici come possono sembrare: le regole monastiche (giuste o sbagliate che siano, il problema nel film viene posto solo dal dottor Fortunati) non sono facilmente "adattabili", anche se si ha una fede sincera (come credo fosse quella di Lucia). Il percorso della protagonista, più che portalra all'assimilazione del concetto di "obbedienza", le fa capire alla fine che forse il suo servire Dio e il prossimo non è adatto alle mura di un convento. Almeno, questo è quello che ho percepito io dalla visione.
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dory59
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venerdì 30 ottobre 2009
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si voglio comprare dvd la storia di una monaca
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senti sono deaf pero voglio comprare dvd LA STORIA DI UNA MONACA ma con sottotitolato non udenti
grazie tua attesa risposta
ciao Dory
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xx xx
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sabato 11 ottobre 2008
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da vedere!
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Un film molto particolare ma sicuramente da vedere! La grandiosità del regista credo sia stata di riuscire a dare una vera rappresentazione di tutta una serie di stati emotivi e psicologici dei personaggi!
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the punisher
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martedì 7 ottobre 2008
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i say...
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sottoscrivo il commento di marco e dò 5 stelle a quel film che contiene una delle più belle interpretazioni di Audrey Hepburn!
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marco
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sabato 3 maggio 2008
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povertà dei critici cinematografici
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Convenzionali sono le quattro righe del Mereghetti, come quasi tutti i suoi commenti a film di contenuto religioso. Vale per lui all'incirca il motto do Wittgenstein (di ciò di cui non si capisce nulla, è meglio tacere)! Marco
[+] il critico, che mestiere è?
(di dove)
[ - ] il critico, che mestiere è?
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mercoledì 13 febbraio 2008
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