The Forest of Love

   
   
   

Raffaele Meale

Quinlan

Nella seconda scena del secondo atto di Romeo e Giulietta Romeo afferma che «Ride delle cicatrici colui che non è mai stato ferito». Di cicatrici, interiori ed evidenti a occhio nudo, ne hanno da sempre da sfoggiare i protagonisti dei film di Sion Sono, e non sono certo da meno i personaggi che agitano il sottobosco criminale e cinematografico - e criminale in quanto cinematografico, e viceversa - di The Forest of Love, trentottesimo lungometraggio e quarantanovesima regia complessiva portata a termine dall'infaticabile regista giapponese nell'arco di poco meno di quarant'anni (a dimostrazione della vitalità espressiva di Sono nel 2020 è stata la volta di Red Post on Escher Street, mentre lo scorso 31 gennaio il Sundance Film Festival ha ospitato la prima mondiale di Prisoners of the Ghostland, suo thriller-fantasy prodotto interamente negli Stati Uniti). [...]

di Raffaele Meale, articolo completo (10346 caratteri spazi inclusi) su Quinlan 17 febbraio 2021

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