cardclau
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lunedì 29 ottobre 2018
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il prezzo della sopravvivenza
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Il film La donna dello scrittore, del regista tedesco Christian Petzold, girato nella Marsiglia della Francia di Vichy, si avvale di un cast formidabile: Georg [Franz Rogowki] il cui volto normale, imperfetto, che non risponde ai canoni della bellezza di plastica del ventunesimo secolo, lo rende particolarmente vero, mimico, e credibile; Marie [Paula Beer], che abbiamo conosciuto nella splendida Anna in Franz di Ozon, assai convincente e delicata nella parte di una donna che sebbene messa nelle condizioni di sopravvivere, non rinnega se stessa. La storia è particolarmente dolorosa, ma gira su questo tema, se l’istinto di sopravivenza ti costringe a ripudiare, ad ignorare, i tuoi affetti, quello che tu sei, a superare il limite del non ritorno, o se la sopravvivenza stessa fa parte dell’essere umano, eventualmente grandezza e luce perché testimonianza, eventualmente piccolezza e ombra per la fragilità.
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Il film La donna dello scrittore, del regista tedesco Christian Petzold, girato nella Marsiglia della Francia di Vichy, si avvale di un cast formidabile: Georg [Franz Rogowki] il cui volto normale, imperfetto, che non risponde ai canoni della bellezza di plastica del ventunesimo secolo, lo rende particolarmente vero, mimico, e credibile; Marie [Paula Beer], che abbiamo conosciuto nella splendida Anna in Franz di Ozon, assai convincente e delicata nella parte di una donna che sebbene messa nelle condizioni di sopravvivere, non rinnega se stessa. La storia è particolarmente dolorosa, ma gira su questo tema, se l’istinto di sopravivenza ti costringe a ripudiare, ad ignorare, i tuoi affetti, quello che tu sei, a superare il limite del non ritorno, o se la sopravvivenza stessa fa parte dell’essere umano, eventualmente grandezza e luce perché testimonianza, eventualmente piccolezza e ombra per la fragilità. E l’argomento è formidabile, intensissimo, e va alla radice dell’essere umano: richiama il dramma di Pietro nel giardino del Getzemani nell’ultima notte passata con Gesù, che rinnega tre volte davanti agli astanti nel cortile di Caifa; e testimonia lo sforzo dei tedeschi di elaborare e non di ignorare, lo dico con ammirazione, le atrocità del regime nazista negli anni della seconda guerra mondiale. Non c’è ricostruzione dell’ambiente storico, tutto si svolge come se accadesse oggi, così la polizia, le auto, …; ma non ce n’è bisogno. Il clima di disperato senso liberticida regna sovrano, tu stesso hai la sensazione di essere costantemente braccato, di non essere più sicuro nemmeno dell’aria che respiri, tutti gli spazi vengono inesorabilmente chiusi. I nazisti carnefici non li vedi mai anche se muovono con diabolica precisione i fili delle marionette, a cui hanno svuotato la pienezza dell’umanità lasciando solo la scorza, il carapace (la zona grigia di Primo Levi). I tedeschi che vedi sono quelli che hanno cercato di resistere a questo abominio, e di scappare in quella che sembrava una terra sicura. Lo scrittore che ha potuto narrare il lager, macellato dagli schiavi del regime, di cui vedi solo il sangue e viene riportato qualche brano di quello che scrive: “non è un viaggio per l’inferno … siamo già all’inferno”. La moglie dello scrittore che lo ama (può sembrare incredibile ma è così) che non crede sia stato ucciso e che sogna di riuscire a scappare con lui in Messico. Il medico pediatra che comunque si prende cura dell’altro. Lo stesso Georg, un comunista ricercato dalla Gestapo, che deve fare i conti con la sopravvivenza e con gli affetti che si sente sbocciare (anche lui desidera di essere amato) col ragazzino magrebino Driss (Lilien Batman) col quale gioca a pallone, a cui potrebbe fare da padre, o con Marie, che desidererebbe diventasse il suo amore. Il tutto sapientemente moderato da un senso di solidarietà che non si permette mai di travalicare il rispetto e la considerazione per l’altro.
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giajr
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martedì 19 marzo 2019
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un film che si muove nel grigio...
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Un film che si muove nel grigio, inteso come una zona d'ombra tra il detto ed il non detto, il fatto ed il non fatto. La trama, rigorosamente storica, è riconducibile a fatti realmente accaduti e purtroppo noti, si articola in un tempo che non esiste... in un tempo che non è il suo! Lo spettatore si ritrova così a fare un esercizio unico, quello di accettare una distonia storica/temporale eccezionale: una trasposizione storica degli anni '40 ad oggi. Poi si arriva agli attori, al cast, alle scene... molto validi, di gran calibro ed armonici! Si tratta di un film non facile e non per tutti, ma solo chi vi entra lo capisce e lo comprende. Una trama d'amore, dei dialoghi spesso sospesi e, forse, in certi momenti, non soddisfacenti, ma giusti per questo film! Un taglio di società che rispetto al suo tempo, quello di 75 anni fa, evidenzia un fatto: l'uomo non è cambiato! Un film da vedere, parola di giajr.
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Un film che si muove nel grigio, inteso come una zona d'ombra tra il detto ed il non detto, il fatto ed il non fatto. La trama, rigorosamente storica, è riconducibile a fatti realmente accaduti e purtroppo noti, si articola in un tempo che non esiste... in un tempo che non è il suo! Lo spettatore si ritrova così a fare un esercizio unico, quello di accettare una distonia storica/temporale eccezionale: una trasposizione storica degli anni '40 ad oggi. Poi si arriva agli attori, al cast, alle scene... molto validi, di gran calibro ed armonici! Si tratta di un film non facile e non per tutti, ma solo chi vi entra lo capisce e lo comprende. Una trama d'amore, dei dialoghi spesso sospesi e, forse, in certi momenti, non soddisfacenti, ma giusti per questo film! Un taglio di società che rispetto al suo tempo, quello di 75 anni fa, evidenzia un fatto: l'uomo non è cambiato! Un film da vedere, parola di giajr.com
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flyanto
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martedì 30 ottobre 2018
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tra sopravvivenza e amore
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“La Donna dello Scrittore” del regista tedesco Christian Petzold è una storia che, tratta da un romanzo ambientato nel 1944, viene trasportata più o meno ai giorni nostri presentando però il contesto di quegli anni.
Il protagonista è un giovane tedesco che si è rifugiato a Parigi, come moltissimi altri suoi connazionali, perché non aderente al movimento politico vigente, ma poiché l’esercito tedesco sta catturando ed uccidendo tutti i suddetti individui che vivono sparsi e in clandestinità nelle varie città della Francia, egli decide di raggiungere Marsiglia e da lì di imbarcarsi con un visto per il Messico.
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“La Donna dello Scrittore” del regista tedesco Christian Petzold è una storia che, tratta da un romanzo ambientato nel 1944, viene trasportata più o meno ai giorni nostri presentando però il contesto di quegli anni.
Il protagonista è un giovane tedesco che si è rifugiato a Parigi, come moltissimi altri suoi connazionali, perché non aderente al movimento politico vigente, ma poiché l’esercito tedesco sta catturando ed uccidendo tutti i suddetti individui che vivono sparsi e in clandestinità nelle varie città della Francia, egli decide di raggiungere Marsiglia e da lì di imbarcarsi con un visto per il Messico. Al fine di attuare ciò egli si avvale dell’identità di un noto scrittore tedesco che, anch’egli perseguitato in Francia, per non venire ucciso ha preferito uccidersi in una stanza di un albergo. Giunto così a Marsiglia dove continuano le persecuzioni contro i clandestini dissidenti, il giovane, attraverso uno dei romanzi dello scrittore, i suoi documenti e le lettere inviate dalla donna a quest’ultimo, entra quasi per caso in contatto con la suddetta compagna da cui immediatamente rimane affascinato. Tenendo nascosta la propria reale identità dietro a quella dello scrittore, l’uomo riuscirà ad ottenere il rilascio del visto per l’espatrio in Messico, ed anche per la giovane donna di cui ogni giorno è sempre più innamorato. Ma non tutto andrà, purtroppo, secondi i piani stabiliti …..
Il film, occorre subito premettere, valendosi della tecnica del ‘transit’, cioè, della trasposizione temporale, all’inizio risulta di difficile comprensione per ciò che riguarda, appunto, la collocazione dell’epoca in cui la vicenda si svolge: ambientata più o meno in questi anni contemporanei, dalla situazione politico/sociale che viene presentata, nonché dagli abiti stessi indossati dai protagonisti, non si riesce bene a capire subito l’epoca precisa ma, con il proseguo della storia, piano piano si riesce fortunatamente ad intuire che essa riflette una situazione passata, ancora valida, purtroppo, nel presente.
A parte ciò, “La Donna dello Scrittore” si presenta come un film ben diretto e molto suggestivo che, raccontando nel suo complesso una storia d’amore, non cade fortunatamente nella banalità e non tanto per il suo contesto in sè, molto simile ad altre vicende drammatico-sentimentali, ma per l’atmosfera in generale che rende la pellicola unica ed avvincente. Quello, infatti, che più si ammira in quest’opera cinematografica di Petzold è proprio l’aura rarefatta, raffinata e dolente che la pervade tutta dove i personaggi si muovono ed agiscono ad un ritmo rallentato e quasi sospeso che contribuisce in maniera considerevole al suo apprezzamento, investendola di eleganza, sfumature e particolarità veramente uniche. Che Petzold sapesse già raccontare vicende intriganti e suggestive in una forma elegante e nel contempo lucida, lo si era già notato e lodato nel suo film precedente “La Scelta di Barbara” , cosicchè anche in questo suo ultimo lavoro egli si riconferma pienamente un ottimo regista, consegnando allo spettatore un vero gioiello di film.
Una menzione particolare va, inoltre, indirizzata ai due attori protagonisti: Franz Rogowski, ‘in primis’, nella parte del giovane protagonista riesce ben a rappresentare il suo personaggio in pericolo ed innamorato, Paula Beer, bella ed elegante, quello della donna un poco indecifrabile e piena di fascino seducente.
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