Con Minervini nell'America che ancora teme il diverso
di Alessandra Levantesi La Stampa
Pur essendo in sé un fatto positivo, la crescente attenzione dei vari festival internazionali ha creato sul documentario un'aspettativa che rischia di scardinarlo dal suo tradizionale asse di forza: cogliere la realtà nel suo farsi, senza tentazioni di messa in scena. L'appunto non vale se non in minima parte per Roberto Minervini, cineasta marchigiano di stanza in Usa, il cui Cosa fare quando il mondo è in fiamme? è girato, sì, con una ricercatezza estetica che ne attutisce un poco la carica di denuncia ma parliamo pur sempre di un'opera densa e interessante che affronta con inedita chiarezza il nodo tossico del terrore di essere perseguibili solo perché si è quel che si è, neri di pelle in questo caso (anche se il discorso vale per qualsiasi tipo di "diverso"). [...]
di Alessandra Levantesi, articolo completo (2048 caratteri spazi inclusi) su La Stampa 9 maggio 2019