sergio dal maso
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martedì 12 febbraio 2019
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l'età imperfetta
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“Quella fase precaria dell’esistenza che è l’adolescenza, dove l’identità è appena abbozzata, si gioca nel divario drammatico tra il non sapere chi si è e la paura di non riuscire a essere ciò che si sogna.” Umberto Galimberti
Camilla e Sara. Due adolescenti piene di vita, unite dalla passione per la danza classica.
Apparentemente simili. Eppure molto diverse. Camilla è l’archetipo della brava ragazza, vive serena il sogno di diventare ballerina, circondata dall’affetto di una famiglia unita. Sara invece è ribelle e disinibita, ricca e carismatica, anche se scopriremo che la sua sfrontatezza maschera un’amara solitudine, dovuta ai genitori separati e quasi sempre assenti.
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“Quella fase precaria dell’esistenza che è l’adolescenza, dove l’identità è appena abbozzata, si gioca nel divario drammatico tra il non sapere chi si è e la paura di non riuscire a essere ciò che si sogna.” Umberto Galimberti
Camilla e Sara. Due adolescenti piene di vita, unite dalla passione per la danza classica.
Apparentemente simili. Eppure molto diverse. Camilla è l’archetipo della brava ragazza, vive serena il sogno di diventare ballerina, circondata dall’affetto di una famiglia unita. Sara invece è ribelle e disinibita, ricca e carismatica, anche se scopriremo che la sua sfrontatezza maschera un’amara solitudine, dovuta ai genitori separati e quasi sempre assenti.
Nell’età inquieta dell’adolescenza, della scoperta della sessualità e delle prime esperienze ciascuna non potrà che essere attratta dal mondo dell’altra. A Sara manca il calore di una famiglia vera, di genitori capaci di ascoltare, oltre che assecondare i desideri materiali. A Camilla serve la complicità di Sara per vincere la timidezza, uscire dal guscio protettivo della famiglia e fare quelle esperienze di cui sente il desiderio e l’urgenza. Diventeranno fatalmente grandi amiche, inseparabili come sempre succede a quell’età.
Ma c’è l’audizione per lo stage internazionale di danza, il grande sogno da realizzare. Una delle due potrebbe non farcela. Il passo dalla complicità alla rivalità, dall’invidia al rancore è molto breve, specialmente in un’età in cui, come afferma il regista, “tutto è portato ai limiti, si ama o si odia, si è timidi o estroversi, si è buoni o cattivi in un continuo scambio di ruoli.”
Camilla perderà, oltre alla grazia che accompagnava i suoi passi di danza, anche l’innocenza della fanciullezza. Il seme dell’odio e della vendetta, contaminando la sua purezza, le farà scoprire quel lato oscuro dell’anima che con il tempo si impara a dominare ma che a diciassette anni può sfuggire dal controllo e portare ad azioni irreparabili.
Già produttore e attore, all’esordio dietro alla cinepresa Ulisse Lendaro mostra una maturità registica non comune. L’età imperfetta è un piccolo gioiello. Racconta le dinamiche adolescenziali con sensibilità e delicatezza, senza retorica o moralismi preconfezionati. Con la macchina da presa a spalla il regista vicentino pedina Camilla da vicino, incessantemente, ma sempre con discrezione, senza inutile morbosità.
La sua è una regia che bada all’essenziale, asciutta, senza fronzoli né spettacolarizzazioni.
L’evoluzione psicologica e il percorso emotivo delle protagoniste sono credibili proprio perché Lendaro per primo non le giudica. Anche le tematiche secondarie che incontriamo nella vicenda narrata, come per esempio la bulimia o il bullismo, non sono affatto banalizzate o usate in modo strumentale. L’anima de L’età imperfetta è intimamente femminile. Oltre alle due giovani protagoniste, interpretate magnificamente da Marina Occhionero e Paola Calliaro, alle quali non si può non augurare un futuro cinematografico ricco di soddisfazioni, sono convincenti e ottimamente interpretate anche le altre figure femminili, su tutte Serena, l’insegnante di danza (Anna Valle) e Clarissa, la mamma di Camilla (Anita Kravos).
Efficace anche la scelta di ambientare la storia, sceneggiata da Cosimo Calamini, nella provincia produttiva del nordest, ma senza i soliti luoghi comuni o l’uso macchiettistico del dialetto con cui si racconta spesso il Veneto. Se il mondo della danza è inevitabilmente freddo e rigoroso, nella vita quotidiana delle ragazze c’è posto anche per il divertimento, la noia e il caldo dell’estate. Una provincia veneta filmata in modo inconsueto, tanto lontana dagli stereotipi quanto vera e sincera nella sua quotidianità.
L’età imperfetta, si diceva, racconta una storia di adolescenti senza giudicare, senza nessuna morale precotta. Riesce per questo ad avvicinare e immergere lo spettatore nella torbida irrequietezza dell’adolescenza. In quell’età acerba, usando le parole iniziali di Camilla, in cui un tempo pericoloso e sbagliato può prendere il sopravvento sull’armonia.
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sigmundmarx
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domenica 3 dicembre 2017
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delicato ed estremo
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Non capita spesso di vedere un film italiano che riesce conservare compostezza mentre ci spara in faccia le vicende estreme dei protaginisti. Qui la storia è quella di due adolescenti ballerine che come in un romanzo di formazione al contrario scoprono il proprio lato oscuro. La danza è il contrappunto impietoso e composto di una incontenibilità di quella che nel titolo viene definitia età imperfetta. Il regista però non ha bisogno di metterne in scena la disciplinarità della disciplinia, lascia lavorare il suo archetipo. Ed ecco che la leggerezza del danzare diventa un librarsi dalle regole della famiglia, della società fino a far volare la protagonista in un abisso di paronoia il cui esito non lascia nessuno spettatore innocente.
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Non capita spesso di vedere un film italiano che riesce conservare compostezza mentre ci spara in faccia le vicende estreme dei protaginisti. Qui la storia è quella di due adolescenti ballerine che come in un romanzo di formazione al contrario scoprono il proprio lato oscuro. La danza è il contrappunto impietoso e composto di una incontenibilità di quella che nel titolo viene definitia età imperfetta. Il regista però non ha bisogno di metterne in scena la disciplinarità della disciplinia, lascia lavorare il suo archetipo. Ed ecco che la leggerezza del danzare diventa un librarsi dalle regole della famiglia, della società fino a far volare la protagonista in un abisso di paronoia il cui esito non lascia nessuno spettatore innocente. Allo stesso modo si ribalta la prospettiva della famiglia, quella dissolta e borghese di Sara è l'ingrandimento di un'assenza impercebile nella famiglia di Camilla, operaia, italianissima ed extracomunitaria insieme. Non c'è nessuna speranza in questo film ed il ruolo di Anna Valle, icona delle fiction televisive per famiglie, è un sottile specchio da attraversare per scoprire la realtà anomica del nostro essere nel presente. Ottima opera prima.
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chiccovolante
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martedì 5 dicembre 2017
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un film...un diamante
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UA mio avviso un film intelligente che muove da un'età (quella adolescenziale) per ricavarne dei contenuti universali. Per nulla banale la sceneggiatura risulta essere, a mio avviso, decisamente coinvolgente. La protagonista è magnifica e l'entourage non è da meno. Il connubio tra immagine e musica risulta perfetto. Io sono uscito dalla sala con una tempesta di emozioni tra cui la nostalgia e la voglia di rivederlo ha prevalso, forse per coglierne altre sfumature che sicuramente mi sono sfuggite. Da vedere e rivedere.
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marswallace
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mercoledì 6 dicembre 2017
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qual è l'età giusta per uccidere i sogni?
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Presto o tardi, nella vita, arriva un momento in cui i sogni si scontrano con la realtà e la realtà - come ben sanno gli adulti - non è un sogno.
Ma a diciasette anni, per qualcuno, è davvero troppo presto per rinunciare già proprio sogni.
Camilla è una ragazza adolescente con la passione della danza fino a quando, una estate, sua madre non le dà un ultimatum: dovrà riuscire a entrare in una prestigiosa scuola di danza internazionale... Oppure dovrà smettere di danzare, e cominciare a lavorare. Perché nella vita 'bisogna imparare a sopravvivere', e 'prima si smette di credere alle favole, meglio è'.
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Presto o tardi, nella vita, arriva un momento in cui i sogni si scontrano con la realtà e la realtà - come ben sanno gli adulti - non è un sogno.
Ma a diciasette anni, per qualcuno, è davvero troppo presto per rinunciare già proprio sogni.
Camilla è una ragazza adolescente con la passione della danza fino a quando, una estate, sua madre non le dà un ultimatum: dovrà riuscire a entrare in una prestigiosa scuola di danza internazionale... Oppure dovrà smettere di danzare, e cominciare a lavorare. Perché nella vita 'bisogna imparare a sopravvivere', e 'prima si smette di credere alle favole, meglio è'.
Camilla allora ci metterà tutta se stessa.
Darà veramente anima e corpo – fin quasi alle soglie dell'autodistruzione, proprio come fanno i veri artisti - e farà in cuor suo l'impossibile, pur di non perdere il suo sogno.
E sarà così che, assieme all'amica del cuore – anch'essa ballerina - affronterà quell'ultima, disperata prova con la quale potrebbe salvare il suo sogno.... O condannarlo per sempre.
L'età imperfetta è un film che ritrae gli adolescenti di oggi senza luoghi comuni 'da film', senza falsi moralismi, senza falsi pregiudizi e soprattutto senza giudicare. Un film apparentemente 'molto italiano' sia nei temi che nel 'look', perché parla pur sempre di gente comune, di vite reali e di temi importanti, come fanno praticamente tutti i film Italiani... Ma i paragoni col nostro cinema si fermano qui, secondo me.
L'uso della colonna sonora in maniera quasi anglosassone, l'urgenza di raccontare la storia prima di qualunque altra cosa e la totale mancanza di messaggi 'cacciati a forza' nella testa dello spettatore (difetto 'supremo' del cinema italiano) ne fanno un film estremamente diverso dagli altri del nostro cinema, e per molti versi superiore nella sua arte di raccontare.
Vogliamo sapere come andrà a finire.
Vogliamo sapere se Camilla ce la farà o no, e soffriamo con lei.
E se non è questa la definizione di un bel film, non so proprio quale altra potrebbe essere.Se amate la danza o il mondo della danza, non perdete questo film.
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