Westworld

   
   
   

Il western al tramonto è l'alba di una nuova era Valutazione 4 stelle su cinque

di gianleo67


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domenica 29 gennaio 2017

A Westworld, un immenso parco a tema ambientato nel vecchio West e popolato da androidi detti residenti, i ricchi visitatori possono sfogare i propri istinti più brutali tra sparatorie e prostitute, provando l'ebbrezza di un'esperienza unica e avvincente senza rischiare mai la propria incolumità. Le cose iniziano a cambiare quando il capo creativo e fondatore della società proprietaria (A.Hopkins) ed il suo vice (Jeffrey Wright) introduco nel codice mnemonico delle creature dei finti vissuti detti ricordanze, generando in loro un grado di consapevolezza che li rende più umani e reali di quanto già non siano. Il raggiungimento di un elevato stato di coscienza dell'intelligenza artificiale però, oltre a far gola ai vertici della corporation che possiede il parco, sembra avere uno scopo ed una finalità tanto oscure quanto minacciose.
Nata dal genio creativo di Jonathan Nolan e della moglie Lisa Joy, basata sul soggetto originale di Michael Crichton (un film ed una serie di 5 episodi) e prodotta da J.J. Abrams, la prima stagione di questa serie televisiva targata HBO riassume in 10 episodi di circa un'ora (solo l'ultimo è di 90 minuti) una summa delle tematiche più classiche del rapporto tra le contraddizioni di una natura umana geniale e sanguinaria e la sublimazione di un atto demiurgico che infonda ad esseri antropomorfi un grado di coscienza del sè che li plasmi a immagine e somiglianza dei loro creatori. Strutturati lungo il doppio binario delle vicende che si svolgono negli asettici locali di un avveniristico laboratorio camuffato all'interno del parco e quelle che ricalcano le cicliche linee narrative che i residenti rappresentano ad uso e consumo dei facoltosi ospiti, gli episodi della serie seguono uno schema che approfondisce da un lato la ricerca di una dimensione umana che ritrovi nell'anarchia dello scenario western identità e pulsioni represse dalle convenzioni e dalle leggi del mondo civilizzato e dall'altro un lento ed inesorabile processo di sviluppo di una vera coscienza artificiale generata dal rapporto degli androidi con i dolorosi ricordi di una memoria fittizia ed eterodiretta. Costruito come un puzzle le cui molteplici tessere compongono un quadro sempre più complesso, ma in cui si intuisce l'ordito di un disegno generale (disvelato appieno solo dal sorprendente finale), questa rivisitazione in chiave moderna del soggetto di Crichton, si avvale di un impianto scenografico e iconografico suggestivo e potente entro cui si agita un mondo di marionette destinate ad imprese più grandi di quelle per cui sono state create, facendo la spola tra le frequenti riparazioni in laboratorio (successive ad ogni morte 'sul campo') ed una inconsapevole iterazione di vite sempre uguali a sè stesse appena modificate dal clinamen di una perturbazione indotta dall'esterno. Benchè afflitta dai bugs tipici della serialità (dispersività delle linee narrative, molteplicità dei personaggi, colpi di scena un pò telefonati), tutti gli episodi mantengono la centralità delle tematiche fondamentali e la capacità di costruire un percorso coerente da cui emergono i sintomi di una rivolta contro gli Dei mantenuta nell'alveo di una funzionale ambiguità (chi muove i fili e soprattutto perchè?), intercalando i piani temporali lungo un sentiero di ombre rosse dove i fantasmi di una apocalisse prossima ventura sembrano sempre in agguato ed il centro di un labirinto misterioso sempre più lontano e irraggiungibile. Come i vertici della stella a cinque punte in un mondo fittizio governato da una giustizia arbitraria, i personaggi principali emergono dal racconto come altrettanti campioni di più elevate qualità morali: dall'implacabile demiurgo di un padre tirannico e nostalgico (Anthony Hopkins) all'originale femminino di una Eva che rinasce ogni volta dalle ceneri della sua distruzione (Evan Rachel Wood), da un apprendista stregone artefice e vittima della sua magia (Jeffrey Wright) all'agelo nero di una rivolta al suo Dio che preferisce l'inferno del mondo reale al paradiso di un universo posticcio (Thandie Newton), fino al cacciatore bianco dal cuore nero che diventerà la divertita preda delle sue ossessioni (Ed Harris). Visivamente accattivante e splendidamente fotografato, si avvale del raffinano tema musicale composto da Ramin Djawadi che apre e chiude ogni episodio. Tre nomination ai Globe 2017: migliore serie drammatica, migliore attrice protagonista per Evan Rachel Wood e migliore attrice non protagonista per Thandie Newton.

Quando il western al tramonto è l'alba di una nuova era

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