luca scialo
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mercoledì 6 ottobre 2021
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le origini di una leggenda raccontata con una favola fredda
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Le origini di uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi: Edson Arantes Do Nascimento, al secolo Pelè. Si parte da quel mitico mondiale, nel quale il Brasile partiva con poche credenziali e lui era solo un 17enne semisconosciuto. Per poi ripercorrere la sua umile infanzia. Per quanto si voglia apprezzare lo sforzo di romanzare la storia e renderla appetibile alle esigenze del mercato cinematografico odierno, che ormai fagocita emozioni e si basa su ritmi frenetici, proprio come il mondo reale, il film sembra più una banale storiella per i più piccoli e poco rende omaggio al personaggio che intende trasporre. Una frenesia che produce uno spettacolo freddo, poco coinvolgente. I fratelli Zimbalist hanno deciso di riporre per un attimo il formato documentario ed occuparsi della realtà con un film vero e proprio.
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Le origini di uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi: Edson Arantes Do Nascimento, al secolo Pelè. Si parte da quel mitico mondiale, nel quale il Brasile partiva con poche credenziali e lui era solo un 17enne semisconosciuto. Per poi ripercorrere la sua umile infanzia. Per quanto si voglia apprezzare lo sforzo di romanzare la storia e renderla appetibile alle esigenze del mercato cinematografico odierno, che ormai fagocita emozioni e si basa su ritmi frenetici, proprio come il mondo reale, il film sembra più una banale storiella per i più piccoli e poco rende omaggio al personaggio che intende trasporre. Una frenesia che produce uno spettacolo freddo, poco coinvolgente. I fratelli Zimbalist hanno deciso di riporre per un attimo il formato documentario ed occuparsi della realtà con un film vero e proprio. Ma il risultato finale non è proprio soddisfacente. Si spera in qualcosa di meglio in futuro. Anche se in fondo, i biopic sono riusciti raramente. Ed il loro Pelè, oltre a confermare ciò, ha pure confermato che ormai è la società ad influenzare il cinema e non più viceversa.
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enzo70
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martedì 14 luglio 2020
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il bel racconto di una grande leggenda
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Di Pelè conosciamo i successi, le tre coppe del mondo vinte, le rovesciate, fuga della vittoria. Ma la storia del ragazzo diventato il secondo giocatore più forte del mondo era poco nota. E questo film è l’occasione per vedere ballare la ginga in campo, l’eterna questione tra il calcio europeo, brutto ed essenziale, e quello sudamericano, bello ma lezioso. Ma è anche l’eterna diaspora tra nord e sud del mondo, ricchi e poveri, belli e brutti. Come nel difficile rapporto tra Pelè ed Altafini, due modelli di calcio diversi ed inconciliabili che trovano, però, una sintesi nell’amore per il Brasile. Ed è anche la storia di un figlio e di un padre, dell’amore per il calcio, per la vita.
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Di Pelè conosciamo i successi, le tre coppe del mondo vinte, le rovesciate, fuga della vittoria. Ma la storia del ragazzo diventato il secondo giocatore più forte del mondo era poco nota. E questo film è l’occasione per vedere ballare la ginga in campo, l’eterna questione tra il calcio europeo, brutto ed essenziale, e quello sudamericano, bello ma lezioso. Ma è anche l’eterna diaspora tra nord e sud del mondo, ricchi e poveri, belli e brutti. Come nel difficile rapporto tra Pelè ed Altafini, due modelli di calcio diversi ed inconciliabili che trovano, però, una sintesi nell’amore per il Brasile. Ed è anche la storia di un figlio e di un padre, dell’amore per il calcio, per la vita. E’ un film di una semplicità disarmante, chiaramente difficile da digerire per i critici, ma il calcio, anzi il pallone, è per definizione una cosa semplice, si tocca con i piedi. Ma per farlo bene serve il cuore. E un film così va bene per raccontare la storia di un uomo come Pelè. E se è piaciuto ad un napoletano fedele al suo unico idolo, allora è un film che vale la pena di vedere.
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marcloud
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domenica 21 giugno 2020
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raccontando un mito
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Pelé ha 9 anni quando il Brasile perde la finale casalinga contro l'Uruguay nei mondiali del 1950. La crisi calcistica provoca la messa in discussione della ginga, passo base della capoeira che i calciatori brasiliani hanno adattato al calcio. In questo contesto Pelé muoverà i suoi primi passi arrivando prima a vestire la maglia del Santos e subito dopo a partecipare ai mondiali svedesi del 1958. Storia interessante per un film a tratti scontato e privo di un'emozione piena, come meriterebbe un personaggio di tal riguardo.
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emanuele 1968
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venerdì 8 maggio 2020
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molto toccante
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Visto ieri su canale 5
Aldila di alcune scene tipo holly e benji penso sia un buon film, fa pensare.
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fabriziopadula
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martedì 3 luglio 2018
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un falso indecente
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Il film è un falso indecente, non tanto per l’invenzione della rivalità giovanile con il ricco Altafini, quanto piuttosto per la ricostruzione della Coppa del Mondo del 1958, in particolare semifinale e finale.
In Brasile l’ego smisurato di Edson do Nascimento è noto a tutti, ma non pensavo che Pelè potesse arrivare a promuovere questa improponibile pagliacciata, facilmente smascherabile. E' sufficiente infatti confrontare il film con i video dell’epoca disponibili su Youtube.
Alcuni esempi:
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semifinale Brasile-Francia. Nel film il primo tempo della partita finisce 1-1, con i brasiliani che vanno negli spogliatoi abbacchiati per il pareggio di Just Fontaine, e salvati dalla tripletta di Pelè nel secondo tempo.
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Il film è un falso indecente, non tanto per l’invenzione della rivalità giovanile con il ricco Altafini, quanto piuttosto per la ricostruzione della Coppa del Mondo del 1958, in particolare semifinale e finale.
In Brasile l’ego smisurato di Edson do Nascimento è noto a tutti, ma non pensavo che Pelè potesse arrivare a promuovere questa improponibile pagliacciata, facilmente smascherabile. E' sufficiente infatti confrontare il film con i video dell’epoca disponibili su Youtube.
Alcuni esempi:
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semifinale Brasile-Francia. Nel film il primo tempo della partita finisce 1-1, con i brasiliani che vanno negli spogliatoi abbacchiati per il pareggio di Just Fontaine, e salvati dalla tripletta di Pelè nel secondo tempo. E' un falso. Nella partita vera, il primo tempo finisce già 2-1 per il Brasile con un goal di Didi, quindi la tripletta di Pelè arriva giò a risultato sostanzialmente acquisito.
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semifinale Brasile-Francia. Nel film, il primo goal di Pelè è frutto di un'azione mirabolante con un doppio sombrero su due difensori, seguito da una perfetta semirovesciata. Anche questo è completamente falso. In realtà il primo gol di Pelè è un appoggio semplicissimo a 2 metri dalla porta vuota. Certamente meno poetico, ma è la verità.
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semifinale Brasile-Francia. Nel film, l’azione del terzo gol di Pelè è uno sfacciato copia-incolla della sua leggendaria azione con finta attorno al portiere In Brasile-Uruguay di Mexico 1970 (in cui peraltro il tiro finì fuori). Evidentemente non ha nulla a che vedere con il vero terzo goal di Pelè in Brasile-Francia.
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Finale Brasile-Svezia. Nel film, l'azione del primo goal di Vava è aperta da Pelè che, dopo aver scartato 6-7 svedesi stile Holly&Benjii, passa la palla di tacco a Garrincha. Nella realtà, niente di tutto questo. Nel primo gol di Vava non c'è alcun contributo di Pelè: Garrincha riceve il pallone da Orlando, che a sua volta intercetta un rilancio di un difensore svedesi.
Così non si può. Siamo ben al di là di un lecito adattamento cinematografica, pur romanzato. Siamo alla truffa, alla manipolazione della realtà destinata a milioni di ignari spettatori, per giunta applicata ad una delle pagine più memorabili della storia del calcio, che è “la cosa più importante delle cose non importanti" (felice definizione di Arrigo Sacchi).
Il film è anche un insulto alla memoria dei compagni di squadra Pelè, rappresentati come giocatori normali miracolati da un ragazzino fenomenale, e ritengo che questo sua l’aspetto più vergognoso di questa vicenda.
Il Brasile del 1958 è universalmente considerato una delle migliori squadre di tutti i tempi. Gilmar, Santos, Santos, Zito, Bellini, Orlando, Garrincha, Didi, Vava, Pele, Zagallo. E non 10 + Pelè. Non scherziamo.
Non capisco la necessità di questa raffinata messinscena. Pelè è gran lunga il più grande giocatore di sempre, senza bisogno di false aggiunte. Ad esempio: il film ignora il goal più importante di Pelè in quella coppa del Mondo, quello decisivo nel quarto di finale contro il Galles (finito 1-0) peraltro, quello si, bellissimo.
Quanti bambini e ragazzi in tutto il mondo, dopo aver visto questo film truffa, hanno ora una falsa idea di quella Coppa del Mondo ?
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onufrio
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giovedì 7 giugno 2018
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la nascita di un campione
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Ambientato in un arco di tempo che va dal 1950 al 1958, il film racconta gli esordi di Pelè, concentrando buona parte della storia al suo primo mondiale disputato in Svezia nel 1958 all'età di soli 17 anni affermandosi nell'olimpo della storia del calcio sin dalla giovanissima età. Molto curata la parte adolescenziale, gli allenamenti speciale col padre ed il rapporto con la madre.
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totybottalla
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martedì 13 giugno 2017
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biografia filmistica evanescente!
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La storia di Pelè raccontata con uno stile stereotipato che dirige la fase dtammatica in un vortice di emozioni prevedibili destinate a deludere, la parte d'azione invece sembra ricordare lo stile cartoon giapponese, un film che tratta il mito con superficialità raccontando una favola un pò troppo romanzata a favore di platea ed il cameo del vero Pelè nel film avrebbe avuto un'importanza maggiore su un lavoro più accurato. Saluti.
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shingo tamai
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venerdì 9 dicembre 2016
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la ginga
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L'inizio mi aveva quasi spaventato con i bambini a giocare con un pallone di pezza in puro stile "pubblicità Nike" poi minuto dopo minuto,la pellicola è riuscita a catturare il mio interesse.
Ovviamente ci sono delle parti ampiamente romanzate ed oserei dire nazionalistiche, tipo giocatori e mister svedesi che insultano gratuitamente i rivali sudamericani,tuttavia ce ne sono altre interessanti.
Non conoscevo ad esempio,e credo che sia vero,l'immenso amore familiare e,cosa probabilmente più interessante,quanto i brasiliani fossero legati alla Ginga:Estro,fantasia,libertà di azione e gesti tecnici evoluti.
Se imprigioni un giocatore verdeoro in severi schemi tattici di fatto lo rendi triste,magari la pensassimo un po così in Italia al posto di parlare solo e sempre del risultato.
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L'inizio mi aveva quasi spaventato con i bambini a giocare con un pallone di pezza in puro stile "pubblicità Nike" poi minuto dopo minuto,la pellicola è riuscita a catturare il mio interesse.
Ovviamente ci sono delle parti ampiamente romanzate ed oserei dire nazionalistiche, tipo giocatori e mister svedesi che insultano gratuitamente i rivali sudamericani,tuttavia ce ne sono altre interessanti.
Non conoscevo ad esempio,e credo che sia vero,l'immenso amore familiare e,cosa probabilmente più interessante,quanto i brasiliani fossero legati alla Ginga:Estro,fantasia,libertà di azione e gesti tecnici evoluti.
Se imprigioni un giocatore verdeoro in severi schemi tattici di fatto lo rendi triste,magari la pensassimo un po così in Italia al posto di parlare solo e sempre del risultato.
Detto questo è chiaro che si poteva fare di più a livello di sceneggiatura,ma già raccontando la storia calcistica della "perla nera" si racconta un sogno ad occhi aperti.
Sembra impossibile che a soli diciassette anni, un ragazzo possa vincere un mondiale segnando in semifinale e finale e prendendo a "pallonate" sia i francesi che i fortissimi svedesi dell'epoca.
Forse solo "Maradona è meglio di Pelè" ma questi sono ovviamente gusti personali.
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g_andrini
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sabato 3 settembre 2016
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buon film
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La fotografia è di primo livello, indice di buon budget. Il mondo del calcio non è solo abilità, ma questione di denaro. Personalmente sono un fan del calcio brasiliano, ha uno stile veramente bello, arioso.
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mercoledì 27 luglio 2016
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un lungo videoclip
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Baracconata per pubblico distratto e per bambini. Il campione brasiliano,qui descritto nella prima parte della sua vita,per gran parte della pellicola prende palla e va in porta da solo come nei cartoni animati degli anni '80. Inverosimile,ruffiano,parziale,deludente. Occasione persa.
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