figliounico
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domenica 22 gennaio 2023
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interessante a metà
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Una puntata di Chi l’ha visto o di Carramba che sorpresa sarebbe stata più coinvolgente emotivamente di questo biopic improntato al patetismo dall’inizio alla fine di Garth Davis nonostante lo sforzo di drammatizzare ogni fotogramma sottolineandolo con un piagnucoloso ininterrotto monotono motivetto al pianoforte. Interessante la prima parte con il protagonista bambino che si ritrova a 1600 km da casa nel girone infernale della Calcutta più miserevole, costretto ad un incessante fuga da rapitori e sfruttatori di minori cercando di ritornare a casa ma invano perché non sa pronunciare il nome del suo villaggio. Meno bene il seguito quando il protagonista ormai adulto, adottato da 20 anni da una famiglia australiana, è interpretato da un Dev Patel mono espressivo alle prese con due personaggi femminili per niente empatici, la madre adottiva votatasi al martirio dopo una visione adolescenziale, Nicole Kidman, e la fidanzata, Rooney Mara, che sembra lo stereotipo della donna rompiscatole.
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Una puntata di Chi l’ha visto o di Carramba che sorpresa sarebbe stata più coinvolgente emotivamente di questo biopic improntato al patetismo dall’inizio alla fine di Garth Davis nonostante lo sforzo di drammatizzare ogni fotogramma sottolineandolo con un piagnucoloso ininterrotto monotono motivetto al pianoforte. Interessante la prima parte con il protagonista bambino che si ritrova a 1600 km da casa nel girone infernale della Calcutta più miserevole, costretto ad un incessante fuga da rapitori e sfruttatori di minori cercando di ritornare a casa ma invano perché non sa pronunciare il nome del suo villaggio. Meno bene il seguito quando il protagonista ormai adulto, adottato da 20 anni da una famiglia australiana, è interpretato da un Dev Patel mono espressivo alle prese con due personaggi femminili per niente empatici, la madre adottiva votatasi al martirio dopo una visione adolescenziale, Nicole Kidman, e la fidanzata, Rooney Mara, che sembra lo stereotipo della donna rompiscatole. La cosa migliore del film sono le sequenze finali in cui, come accade immancabilmente in ogni biografico, compaiono i personaggi reali della vicenda e ci si rende conto che un documentario sarebbe stato molto più efficace.
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nicoladimi
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sabato 29 agosto 2020
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commovente
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Ogni anno in India scompaiono 80.000 bambini e raccontare le loro storie è impossibile. Anche questa storia è impossibile da raccontare ma il cast ce la riesce a far toccare. Bravi tutti, il cast completo, anche se su tutti risalta l’interpretazione del talentoso Dev Patel nella parte di Lion. Era tanto che non mi commovevo guardando un film ma questo film, dal finale anche se scontato c’è riuscito.
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onufrio
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martedì 28 gennaio 2020
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il viaggio di saroo
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Una storia vera che trova una valida trasposizione cinematografico in un film emoziante e a tratti commovente. E' la storia di Saroo, bambino indiano che vive a Khandwa, e che una tragica sera, partito col fratello per lavorare, rimane in stazione per dormire, aspettando l'arrivo di Guddu, SAroo però sale su di un treno, lì si addormenta e si ritrova a Calcutta, a 1.600 Km di distanza dai propri cari. Inizia così un viaggio incredibile, una storia pazzesca che porterà il bambino in Tasmania, adottato da una famiglia dal cuore d'oro. A distanza di anni però cresce in Saroo il bisogno di ritrovare la vera madre e la sua vera famiglia.
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giusy
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domenica 11 agosto 2019
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coinvolgente e molto bello
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E’ un film molto bello e appassionante. Ben strutturato. Non è melodrammatico, né pesante. Scorre via molto bene e ti coinvolge fino all’ultimo istante.
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no_data
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giovedì 10 gennaio 2019
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un viaggio emozionante
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Vedendo questo film ho vissuto appieno i motivi per cui sentivo di voler accudire un bimbo con storia e vissuto simile. In un Pianeta iperpopolato di umani dovremmo procreare meno e occuparci di distribuire le nostre fortune, energie e attenzioni e tempo a chi ne ha bisogno e non contribuire a creare ulteriori differenze tra destini così diversi. Bellissimo e in piena sintesi del mio pensiero da sempre.
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jacopo
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giovedì 10 gennaio 2019
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un film toccante che muove il cuore
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Un film toccante che muove il cuore,ancora di più sapendo che è tratto da una storia vera.
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elvetivo
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lunedì 30 aprile 2018
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fotografia di una realta' poco conosciuta
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Il film e' basato su una storia vera, di una realta' per noi europei poco conosciuta (India). Le immagini e il racconto e' estremanete realistico che comprende anche cose che possono sembrare futili, ed e' forse questo il motivo il film ti prende e ti porta con se in questo percorso, tortuoso e pericoloso.
I dettagli e le riprese delle citta' indiane ti fa tremare il cuore, e per chi ha figli la storia risulta straziante e scatena un sesno di sana rabbia.
Onestamente il film l'ho visto per puro caso insieme a mia moglie, siamo andati a letto abbracciando nostro figlio come non mai.
Capolavoro
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gianleo67
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martedì 16 gennaio 2018
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dev patel è tornato!
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Dopo essersi addormentato su di un treno diretto a Calcutta, il piccolo Saroo non riesce più a tornare nel poverissimo e remoto villaggio rurale dell'India Centro Occidentale da cui proviene. Le vicissitudini nella megalopoli indiana lo porteranno dapprima a vivere di espedienti, sfuggendo al racket pedofilo, e quindi ai rigori di un orfanotrofio da cui verrà adottato da un'amorevole coppia di coniugi tasmaniani. Solo alla soglia dei trent'anni, la nostalgia della sua perduta infanzia e l'amore per la sua famiglia biologica lo porteranno a ricercare con ostinazione le sue radici. Tutto torna in questo dramma strappalacrime sulle tracce dell'infanzia perduta: dal libro autobiografico cui si ispira il soggetto alla sceneggiatura melodrammatica dello specialista Luke Davies, dal respiro magniloquente di una piccola epopea di riscatto sociale alle contaminazioni musical-popolari di un cinema bollywoodiano con trasferta tasmaniana: il richiamo del cuore di un piccolo profugo in fuga dalla miseria terzomondista che approda alla consapevolezza tecnologica e globalizzata dell'età adulta.
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Dopo essersi addormentato su di un treno diretto a Calcutta, il piccolo Saroo non riesce più a tornare nel poverissimo e remoto villaggio rurale dell'India Centro Occidentale da cui proviene. Le vicissitudini nella megalopoli indiana lo porteranno dapprima a vivere di espedienti, sfuggendo al racket pedofilo, e quindi ai rigori di un orfanotrofio da cui verrà adottato da un'amorevole coppia di coniugi tasmaniani. Solo alla soglia dei trent'anni, la nostalgia della sua perduta infanzia e l'amore per la sua famiglia biologica lo porteranno a ricercare con ostinazione le sue radici. Tutto torna in questo dramma strappalacrime sulle tracce dell'infanzia perduta: dal libro autobiografico cui si ispira il soggetto alla sceneggiatura melodrammatica dello specialista Luke Davies, dal respiro magniloquente di una piccola epopea di riscatto sociale alle contaminazioni musical-popolari di un cinema bollywoodiano con trasferta tasmaniana: il richiamo del cuore di un piccolo profugo in fuga dalla miseria terzomondista che approda alla consapevolezza tecnologica e globalizzata dell'età adulta. Formula particolarmente azzeccata che si tiene ben lontana dal crudo realismo dei temi trattati, per spostarsi nel campo assai più fertile delle drammatizzazioni romanzesche del cinema hollywoodiano, dove lo squallore della povertà è edulcorato dalla forza dei legami di sangue e la logica paradossale dell'arbitrio che governa le vite dei protagonisti è contraddetta dal riscatto di un benessere sociale che redistribuisce le ricchezze immateriali del suo mondo interiore. Insomma un butterflay effect (le falene sono un importante simbolismo presente nel film, permettendo di risalire al luogo di provenienza) che lega destini e intreccia percorsi distanti migliaia di miglia, ma che rivela nella memoria di un piccolo Odisseo di ritorno all'Ovest lo schema inverso delle sue infinite variabili, il percorso a ritroso del suo ritorno a casa. Nella calcolata alternanza tra primi piani e spettacolari sequenze aeree, tra il registro esemplare di una narrazione parca di dialoghi e le pacchiane sottolineature di un insistito commento musicale, tra il ricatto sentimentale di un'infanzia perduta ed il riscatto sociale di una famiglia ritrovata, la sapiente rilegatura di un montaggio cinematografico che recupera in flashback il tempo perduto, riannodando i fili di un intreccio emotivo che raggiunge nel finale l'acme di una commozione così travolgente che smuoverebbe alle lacrime persino le pietre. L'adolescente innamorato del David Patel di Slumdog Millionaire è diventato grande, vive in Australia, studia da manager ma sogna di tornare nel remoto snodo ferroviario tra Mumbai e Calcutta da cui tutto ha avuto inizio; un crocevia della memoria cinematografica che confonde buoni sentimenti e storie che funzionano, sperequazioni sociali e strali della fortuna, soundtrack orecchiabili che scalano le classifiche (Never give Up) e malcelati sogni della Notte degli Oscar. Che disdetta non chiamarsi Danny Boyle... Buon cast tra cui spiccano il talento naturale dello sciuscià Sunny Pawar e l'algida professionalità di una materna Nicole Kindman che nemmeno la chirurgia estetica è riuscita veramente ad imbruttire. Sei candidature agli Oscar, quattro ai Globe e cinque ai BAFTA, ma solo due di queste ultime andate a buon fine e di cui una per la furberia di presentare il barbuto attore anglo-indiano come miglior interprete non protagonista. Giuro che non ho mai pianto tanto davanti a un film, ma non me lo sentirete mai confessare!
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sophia
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giovedì 7 dicembre 2017
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il film é stato belissimo
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Il film é stato bellissimo perche quel ragazzo é divventato grande é ha ritrovato la sua vera famiglia e il suo fratello é morto perche lui questo ragazzo ha 25 anni alla fine un po mi sono a messa a piangere dalla felicita.
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antoniobianchi
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lunedì 14 agosto 2017
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colonialismo cinematografico
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L'India è un continente che esiste apposta per permettere alle persone di buona volontà, soprattutto quelle con la faccia finta di Nicole Kidman, di esercitare le proprie buone azioni. Un Paese di un miliardo di persone, all'epoca dell'infanzia del protagonista, su cui il fim si intrattiene un tempo infinito, dove non si trova una sola persona con un senso di umanità. Tutto il catalogo delle nefandezze viene aperto e mostrato, la bassezza umana a cui il piccolo scappa forte solo delle sue gambe.
E poi arriva la Kidman con il suo infinito Amore e accoglie prima Saroo e poi un altro piccolo, perchè il suo Amore è infinito, ma questo però con tanti problemi, povera mamma.
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L'India è un continente che esiste apposta per permettere alle persone di buona volontà, soprattutto quelle con la faccia finta di Nicole Kidman, di esercitare le proprie buone azioni. Un Paese di un miliardo di persone, all'epoca dell'infanzia del protagonista, su cui il fim si intrattiene un tempo infinito, dove non si trova una sola persona con un senso di umanità. Tutto il catalogo delle nefandezze viene aperto e mostrato, la bassezza umana a cui il piccolo scappa forte solo delle sue gambe.
E poi arriva la Kidman con il suo infinito Amore e accoglie prima Saroo e poi un altro piccolo, perchè il suo Amore è infinito, ma questo però con tanti problemi, povera mamma. La disabilità dipinta con volgarità e ignoranza, senza rispetto per la persona e per l'intelligenza degli spettatori.
Lei, Kidman, ha avuto una visione da piccola, che le ha detto cosa fare. Non aumentare la popolazione mondiale, ma fare tanto del bene a quei poveri disgraziati dalla pelle scura. E vive perseguendo la sua missione.
E poi anche le sequenze dei protagonisti "veri" al termine del film.
Allo spettatore non viene risparmaito nulla. Deve bere ogni goccia di quell'intruglio.
Anche il link per contribuire a risolvere il problema dei bambini indiani che spariscono.
Insomma, siamo occidentali, noi possiamo risolvere tutto. Magari mandando un sms.
Cerco nelle recensioni del pubblico e trovo uno spiraglio per respirare. Grazie Miss Brown.
Recensione che avrei semplicemente sottoscrivere. Descrive lo stato d'animo che ho provato nel corso degli interminabili 129 minuti della proiezione.
Qui ho aggiunto solo qualche altro elemento per dire che questo film, se potete evitarlo, vi fate un regalo.
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