lorenzo
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giovedì 1 giugno 2017
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c'è molto più di quello che appare
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Un film come questo genera amore o odio... i tecniconi pignoli vorranno smontare i tecnicismi, i puristi dell'horror diranno che è una commedia, anche i puristi dei thriller survival troveranno questo film lontano dalle loro aspettative.
La verità è che è un film che potrebbe non accontentare nessuno ma che secondo me.....
Cose Belle:
Il film, ad eccezione dei primi 15/20 minuti è interamente girato sott'acqua, la qualità delle riprese, unita alla difficoltà di girare un film movimentato in un'ambiente marino credibile, è già di per se motivo di apprezamento.
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Un film come questo genera amore o odio... i tecniconi pignoli vorranno smontare i tecnicismi, i puristi dell'horror diranno che è una commedia, anche i puristi dei thriller survival troveranno questo film lontano dalle loro aspettative.
La verità è che è un film che potrebbe non accontentare nessuno ma che secondo me.....
Cose Belle:
Il film, ad eccezione dei primi 15/20 minuti è interamente girato sott'acqua, la qualità delle riprese, unita alla difficoltà di girare un film movimentato in un'ambiente marino credibile, è già di per se motivo di apprezamento. Inoltre l'ambientazione è credibile e per tutto il tempo la vastità del mare aperto e la visuale costretta nella diffrazione dell'acqua mista a plancton genera un senso di claustrofobia costante che permea anche lo spettatore: avete mai provato a fare il bagno in mare aperto e guardare con la maschera verso il basso? Il film trasmette per tutto il tempo quel senso di disagio lì, quindi non guardatelo se avete in mente di fare gite in barca quest'estate perchè poi vedrete squali ovunque.
Le scene con gli squali sono girate molto bene, non si nota quasi mai lo stacco fra gli animatronics e la cgi, il film costruisce una tensione crescente dove i killer protagonisti sono una minaccia costante e la loro presenza viene dosata sapientemente. Il risultato è che anche lo spettatore non può far altro che immaginarli e aspettarseli sempre, da un momento all'altro, soffrendo con le protagoniste, più per l'impossibilità di percepire cosa c'è oltre la coltre di plancton che per un jumpscare.
Quindi tutto rose e fiori? NO
Cose Brutte:
In questo film nessuno recita, non ci sono fenomeni e comunque dopo 20 minuti si mettono dei mascheroni e vanno sott'acqua: fine degli attori avanti le controfigure.Il doppiaggio fa schifo.
L'approfondimento dei personaggi segue più o meno lo schema di cui sopra, le pulsioni che caratterizzano la protagonista sono di una futilità disarmante e per lo stesso motivo non vengono mai approfondite.
Per concludere, ed è la cosa che mi ha dato più fastidio, quando uscito dal cinema avevo un fortissimo senso di frustrazione, perchè l'impianto narrativo (gia di per se povero di contenuti, insomma la storia è che ci sono 2 che sprofondano a 47 metri con squali bianchi di una tonnellata, si devono salvare, fine) è estremamente e forzatamente funzionale a creare la tensione di cui sopra. In definitiva il film ottiene la tensione sperata con una serie di eventi talmente improbabili che risultano quasi tragicomici e i pignoli iniziano ad avere parecchia ragione.
Mentre mi contorcevo in questo senso di frustrazione, virando il mio giudizio sulla più totale negatività, ho avuto un'illuminazione:
SPOILER, SOLO PER CHI HA VISTO IL FILM
Il capolavoro:
Il quasi banale cliffanger finale potrebbe avere un significato più profondo. Questo terzo significato ribalta completamente i 2 gravi aspetti negativi del film: l'approfondimento dei personaggi e la forzatura degli eventi.
Se l'allucinazione non fosse dovuta all'eccesso di ossigeno ma alla carenza di ossigeno, l'intero film potrebbe essere un'allucinazione della protagonista che quindi è semplicemente stata salvata in extremis, da qualcuno, prima che l'ossigeno della sua bombola iniziale finisse.
In questo scenario la sorella potrebbe non essere mai stata neppure in vacanza, oppure potrebbe essere morta subito sbalzata fuori dalla gabbia o in cerca di aiuto, oppure addirittura già in salvo in superficie. Tutto ciò che si vede nel film, prima del salvataggio finale, potrebbe essere il subconscio della protagonista che, intrappolata a 47 metri di profondità e senza ossigeno ha sprigionato e manifestato tutte le sue paure dettagliando e delineando la propria storia e la propria personalità.
Tutto il film diventa un approfondimento psicologico sulle paure della protagonista e di ciascuno di noi: la paura di essere abbandonati, la paura di restare soli, la paura di fallire, la paura dell'ignoto, la paura di perdere qualcuno, la paura del confronto e della competizione...
Il capolavoro si consuma con il fatto che interpretandolo così questo film di squali NON è un film di squali, perchè gli squali non uccidono nè minacciano nessuno, forse neppure esistono e il film diventa uno spaccato sulla psiche umana, sul subconscio e sulle paure che vi dimorano, la metafora dello sprofondare nell'abisso del proprio io e poi uscirne.
La protagonista diventa di botto un personaggio approfondito nel quale immedesimarsi e tutte le forzature sono ampiamente giustificate dal fatto che non sono successe ma sono state generate dalla sua mente.
Non so se è uno scenario voluto, ma io voglio credere che sia così e quindi per me: chapeu.
Certo 5 stelle si danno ai veri capolavori... ma 4 ci sono tutte!
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felicity
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giovedì 30 luglio 2020
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un b-movie che funziona
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Nonostante citazioni e omaggi ad altri titoli con squali, la sceneggiatura qui mira a rendere gli squali un elemento marginale.
Se la trama può rievocare, a tratti, l’ottimo Open Water di Chris Kentis, l’elemento della gabbia antisqualo precipitata sul fondale in effetti non conosce rimandi.
Il vero nemico è l’abisso (da cui i 47 metri del titolo), il buio.
Il protagonista è il legame consanguineo, qui infatti è il legame di sangue l’unico a sopravvivere in un continuo alternarsi di tensione e paura mista a profondo affetto e altruismo.
ll film di Roberts mette le sue protagoniste in pericolo, schiacciate dalla profondità dell'oceano.
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Nonostante citazioni e omaggi ad altri titoli con squali, la sceneggiatura qui mira a rendere gli squali un elemento marginale.
Se la trama può rievocare, a tratti, l’ottimo Open Water di Chris Kentis, l’elemento della gabbia antisqualo precipitata sul fondale in effetti non conosce rimandi.
Il vero nemico è l’abisso (da cui i 47 metri del titolo), il buio.
Il protagonista è il legame consanguineo, qui infatti è il legame di sangue l’unico a sopravvivere in un continuo alternarsi di tensione e paura mista a profondo affetto e altruismo.
ll film di Roberts mette le sue protagoniste in pericolo, schiacciate dalla profondità dell'oceano. Spostare l'azione dalla superficie al fondo del mare aggiunge un senso di claustrofobia opprimente, che permette al regista di giocare con il non visto: il fondo marino è buio, ovattato e cupo, permette agli squali di muoversi come i mostri di un horror e rappresentare una minaccia tangibile e onnipresente. Anche quando non visibile. Con la gabbia di protezione che rappresenta insieme una salvezza ed una prigione, un vincolo che tiene al riparo ma vincola le protagoniste al loro destino.
In un’imprevedibile inversione di ruoli, tra apparizioni spaventose dei mostri marini e tentativi di salvataggio, in soli 90’ trova spazio un duplice finale che, oltre alle protagoniste, non sembra voler far riemergere neppure lo spettatore da un incubo che lo costringerà a una lunga apnea.
Le ragazze peraltro sono così prive di consistenza da risultare irritanti e quel che è peggio è che questa inconsistenza non è voluta, non è cioè al servizio del genere.
Si ha anzi l’ambizione di voler dare alla maggiore delle sorelle un background che la spinga a commettere l’errore fatale, ma le motivazioni sono così sessiste da risultare fastidiose.
47 metri è un film che si propone di fare una cosa sola e di farla bene: costruire tutte le possibili variazioni sul tema principale, cioè la claustrofobia degli abissi e la situazione senza apparenti vie d'uscita. Funziona come film di genere, privo di un qualsiasi livello di lettura che non sia quello di superficie.
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ashtray_bliss
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domenica 18 settembre 2016
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shark movie di serie-b che non convince.
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Due giovani sorelle partono per una vacanza da sogno in Messico ma non sanno che la loro gita fuori porta sta per trasformarsi in incubo. Dopo aver flertato con due ragazzi locali accettano la proposta di uno di loro di partecipare ad una delle attivita' turistiche piu' in voga: quella di osservare squali in mare aperto dentro ad una gabbia che scende di pochi metri sotto la superficie dell'acqua. Peccato che l'attivita' gestita da due locali sia naturalmente illegale e si affidano per la sua gestione ad una gabbia vecchia e decadente supportata da una imbarcazione altrettanto fatiscente. Tutti gli stereotipi e i cliche' sono serviti regolarmente sul piatto, non se ne evita nessuno.
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Due giovani sorelle partono per una vacanza da sogno in Messico ma non sanno che la loro gita fuori porta sta per trasformarsi in incubo. Dopo aver flertato con due ragazzi locali accettano la proposta di uno di loro di partecipare ad una delle attivita' turistiche piu' in voga: quella di osservare squali in mare aperto dentro ad una gabbia che scende di pochi metri sotto la superficie dell'acqua. Peccato che l'attivita' gestita da due locali sia naturalmente illegale e si affidano per la sua gestione ad una gabbia vecchia e decadente supportata da una imbarcazione altrettanto fatiscente. Tutti gli stereotipi e i cliche' sono serviti regolarmente sul piatto, non se ne evita nessuno. Dal Messico luogo paradisiaco ed incantevole che si trasforma in trappola mortale per le due turiste, ai giovani locali di indubbia charme ma poco affidabili per quanto riguarda il resto delle attivita' serie. Una delle sorelle Lisa, pare essere la piu' assennata e fino in fondo prova a convincere Kate a non fidarsi e non partecipare. Ovviamente Kate avra' la meglio e le due sorelle decideranno di tuffarsi nell'avventura della gabbia ed osservare da vicino gli squali. Naturalmente la gabbia, appena poco sotto la superficie si stacca (ribadiamo che e' vecchia, arruginita e decadente e nesuna persona sana di mente oserebbe entrarci e sfidare la sorte...) e le due sfortunate protagoniste cadono di ben 47 metri pima di toccare il fondo. Purtroppo da qui in poi il film perde ulteriormente credibilita' tentando di dare una spinta ad una storia altrimenti statica. Il copione costringe dunque le sorelle a osare di tutto e di piu' mentre si trovano intrappolate a 47 metri di profondita' e con una ovvia pressione data dall'acqua che dovrebbe limitarne i movimenti. Nonostante tutto Kate e Lisa si muovono con assoluta naturalezza, riescono ad aprire il portello della gabbia, spostarla di pochi meti ed uscire, nuotandole attorno, cercando di orientarsi e recuperare oggetti a loro indispensabili, quali torcie e bombole d'aria sostitutive inviate dagli uomini dell'imbarcazione. Il tutto mentre famelici squali bianchi cercano di dar loro la caccia e le tengono sotto scacco. Le sorelle inspiegabilmente riescono anche a mantenere il contatto radio ed aggionarsi sulla loro situazione. L'unica cosa che non possono fare e tornare da sole in superficie per due motivi: 1. Gli squali ovviamente. 2. Rischierebbero di perdere i sensi e non far arrivare ossigeno al cervello, oltre al lapidario fatto che l'ossigeno diminuisce in fretta.
Survival movie al femminile, claustrofobico si' ma mediocre e inverosimile con finale a sorpresa che si rivela essere l'unica carta vincente del intero film. In the Deep e' un film che non ha mai visto release cinematografica ed e' uscito direttamente in dvd e dopo la sua visione ci capacitiamo del perche'. Nonostante essere un film di serie b non sia assolutamente un difetto ed io stessa abbia apprezzato un gran numero di produzioni di serie b, questo film riesce purtroppo a rappresentare il peggio del suddetto genere, stracolmo di stereotipi e cliche'. Poche le scene che ti fanno sobbalzare dalla sedia e troppe quelle inverosimili che fanno perdere verosigmiglianza che non posso dilungarmi ad elencare per motivi di spoiler.
Sprecata la presenza di Mandy Moore, un'artista che solitamente apprezzavo sia nella musica che nel cinema. Consigliato esclusivamente agli amanti degli shark movies.
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(di camillotriolo)
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alberto
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mercoledì 31 maggio 2017
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intrigante il soggetto, insoddisfacente il risulta
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Nonostante una location oppressiva, claustrofobica e lontana dalla salvezza, il risultato a mio parere è piuttosto noioso. Un thriller che riesce a mettere pochissima tensione e non sfrutta le potenzialità del soggetto, che vede due ragazze in vacanza in Messico e più o meno aperte a esperienze indimenticabili: una notte infatti seguono il consiglio di due giovanotti di scendere in mare aperto, protette da una gabbia e a soli 5 metri di profondità, per poter visionare anche predatori a piccola distanza, preferibilmente (e saranno esaudite) squali, ma per un incidente si ritroveranno in fondo al mare con una scorta limitata di ossigeno.
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Nonostante una location oppressiva, claustrofobica e lontana dalla salvezza, il risultato a mio parere è piuttosto noioso. Un thriller che riesce a mettere pochissima tensione e non sfrutta le potenzialità del soggetto, che vede due ragazze in vacanza in Messico e più o meno aperte a esperienze indimenticabili: una notte infatti seguono il consiglio di due giovanotti di scendere in mare aperto, protette da una gabbia e a soli 5 metri di profondità, per poter visionare anche predatori a piccola distanza, preferibilmente (e saranno esaudite) squali, ma per un incidente si ritroveranno in fondo al mare con una scorta limitata di ossigeno. E il primo difetto è già nella caratterizzazione delle protagoniste: invece di mostrare dei dialoghi interessanti e realistici, al limite della follia, esplicitando la situazione da incubo in cui si troveranno, magari ricordando avvenimenti passati, facendo dunque percepire tutta la loro angoscia e il più umano dei sentimenti, ovvero la paura di morire, vengono ridotte alle solite turiste del genere che più maldestre non si può (mani di ricotta), al topos dell'intraprendente e della riservata, che alla fine viene convinta facilmente, e soprattutto dedicano una sola scena ad un dialogo sensato, che avrebbe potuto far capire come in situazioni del genere le verità vengano a galla (solo le verità). Inoltre una di loro si concede tranquillamente entrate e uscite dalla gabbia, dimostrando allo spettatore un grande deretano, che gli permette una nuotatina in mare aperto senza che gli squali la disturbino (fino ad un certo punto). Anche il finale è ingannevole: sembra promettente, senza speranze, realisticamente arrendevole e ingannatore, invece rimane aperto e confuso. Un vero peccato il tutto, perché le musiche di TomAndAndy sono proprio azzeccate e l'unica fonte di tensione, insieme ai soliti e molto prevedibili jumpscare, e poi la situazione è davvero il massimo per una pellicola del genere, quasi tutta ambientata sott'acqua, che invece presenta una sceneggiatura di Ernest Riera e del regista ripetitiva e con solo alla fine un colpo si scena. Il regista è l'inglese Johannes Roberts, per niente nuovo agli horror, autore tra gli altri del malcriticato "The other side of the Door". Protagoniste sono Lisa (Mandy Moore) e Kate (Claire Holt) e troviamo anche nella breve parte del capitano della barca l'ex soldato Joker Matthew Modine. L'obiettivo di un film del genere è far stare col fiato sospeso e far incollare alla poltrona, ma nel caso mio non ci è riuscito, non mi ha intrattenuto e ha anzi dilatato la durata effettiva di neanche un'ora e mezza. L'anno scorso invece era uscito "Paradise Beach", uno shark movie molto più intrigante e riuscito sia nella tensione sia nella caratterizzazione, dimostrazione che non sempre è necessaria un'idea geniale: l'importante è avere i tempi giusti. In questo caso purtroppo, nonostante la produzione di Alexandre Aja, che di pesci affamati se ne intende (Piranha 3D), non notiamo né la presenza ingombrante del predatore, né una minaccia trasmessa allo spettatore.
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andreagiostra
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venerdì 2 giugno 2017
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down movie!
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Un buon thriller dev’essere costruito con ingredienti accademici classici, e in ordine: fare immedesimare lo spettatore col protagonista; trascinare il racconto in storie intime e del quotidiano; rappresentare fin da subito delle resistenza e delle perplessità rispetto a proposte che vengono da amici o conoscenti che lasciano prevedere il rischio e il pericolo imminente; far precipitare drasticamente gli eventi in situazioni empatiche e drammatiche … e poi altro ancora finalizzato a creare suspense, tensione, ansia, angoscia, fibrillazione emotiva. Ebbene, tutto questo viene sapientemente costruito dalla sceneggiatura (Johannes Roberts), e rappresentato dalla regia (sempre di Johannes Roberts) in modo assolutamente scolastico.
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Un buon thriller dev’essere costruito con ingredienti accademici classici, e in ordine: fare immedesimare lo spettatore col protagonista; trascinare il racconto in storie intime e del quotidiano; rappresentare fin da subito delle resistenza e delle perplessità rispetto a proposte che vengono da amici o conoscenti che lasciano prevedere il rischio e il pericolo imminente; far precipitare drasticamente gli eventi in situazioni empatiche e drammatiche … e poi altro ancora finalizzato a creare suspense, tensione, ansia, angoscia, fibrillazione emotiva. Ebbene, tutto questo viene sapientemente costruito dalla sceneggiatura (Johannes Roberts), e rappresentato dalla regia (sempre di Johannes Roberts) in modo assolutamente scolastico. Dopo l’incipit narrativo, il film fissa la telecamera in un unico ambiente: tutto accade a 47 metri sotto il livello dell’oceano messicano. Lo striminzito cast di attori si limita ad eseguire il compitino in modo soddisfacente. Le scene vengono rappresentate seguendo un déjà vu a tratti imbarazzante. Ma tutto questo non impedisce qualche gridolino di spavento strozzato in sala. Lisa (Mandy Moore), per decantare la fine di una relazione che aveva creduto amore, si lascia trascinare dalla temeraria sorella Kate (Claire Holt) in una splendida vacanza nel golfo del Messico. Le ferie spesso, si sa, diventano luogo di avventura e di spericolatezza. Due compagni d’hotel riescono a sedurre le belle e avventate sorelle, e a condurle in sparviere avventure. La successione degli eventi non è possibile anticiparla qui, si perderebbe il gusto di un thriller assai artigianale e, sembrerebbe, a bassissimo costo.
ANDREA GIOSTRA.
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