nanni
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giovedì 28 aprile 2016
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truman un vero amico è per sempre
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Julian sta cercando di organizzare ed affrontare "il viaggio" più importante della sua vita come se fosse una piccola corvè. Manuel, l'amico fraterno, inatteso, lo raggiungerà. Solo 4 giorni. 4 giorni per riabbracciare un figlio, qualche repilica teatrale da onorare ma soprattutto per sistemare l'inseparabile Truman il meglio possibile. 4 giorni che, sotto la regia perfetta dello spagnolo Cesc Gay e nelle mani di Ricardo Darin (Julian) e Javier Camara (Manuel)attori direttamente da un altro pianeta, diventano tempo sospeso, dilatato, infinito che commuove, scalda e.............vale tutta la vita. Un film sull'amicizia. Un piccolo capolavoro prezioso. Da non perdere. Ciao Nanni
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(di cateri)
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flyanto
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mercoledì 27 aprile 2016
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una grande amicizia e due mattatori di attori
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L'amicizia è il dono più prezioso di cui un individuo può disporre, ovviamente se sincera, profonda e reciproca ed è quello che il film "Truman - Un vero Amico è per Sempre" sostiene e rappresenta. La storia infatti si svolge tutta intorno a due amici di vecchia data, Tomas e Julian (interpretati da Javier Camara e Ricardo Darin), i quali dopo molti anni si rincontrano a Madrid per una situazione piuttosto critica: Julian è un malato terminale a cui restano pochi mesi di vita e che ha deciso pertanto di non fare più ricorso alle svariate terapie per alleviare il dolore o prolungare la propria esistenza scegliendo, invece, di godersi gli ultimi giorni della sua vita liberamente sino al fatidico ed inevitabile evento.
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L'amicizia è il dono più prezioso di cui un individuo può disporre, ovviamente se sincera, profonda e reciproca ed è quello che il film "Truman - Un vero Amico è per Sempre" sostiene e rappresenta. La storia infatti si svolge tutta intorno a due amici di vecchia data, Tomas e Julian (interpretati da Javier Camara e Ricardo Darin), i quali dopo molti anni si rincontrano a Madrid per una situazione piuttosto critica: Julian è un malato terminale a cui restano pochi mesi di vita e che ha deciso pertanto di non fare più ricorso alle svariate terapie per alleviare il dolore o prolungare la propria esistenza scegliendo, invece, di godersi gli ultimi giorni della sua vita liberamente sino al fatidico ed inevitabile evento. Informato di ciò, il suo amico di sempre Tomas lo raggiunge in città dal Canada dove da anni si è trasferito e sposato. I due trascorreranno quattro giorni intensi al fine anche di espletare in tempo le ultime pratiche necessarie prima del decesso quali, per esempio, la pianificazione del funerale, il cercare un padrone sostitutivo quanto mai adatto per il cane Truman di Julian, andare a trovare ad Amsterdam il figlio di quest'ultimo, forse per l'ultima volta, e trascorrere in lieta compagnia con altri vecchi amici ile ultime giornate di vita. I quattro giorni, in un'atmosfera intrisa di malinconia, un poco di serenità e triste consapevolezza di lasciare l' affetto e le persone care provato da entrambe le parti, passano presto e l'amico Tomas deve obbligatoriamente rientrare in Canada non senza però avere ricevuto all'ultimo uno "speciale" regalo da Julian come ulteriore prova di amicizia e di affetto sincero.
Questa trama avrebbe potuto facilmente scivolare nel "patetico", nel pietismo o nel mieloso eccessivi o, almeno, in un qualcosa di "già detto" e dunque di fortemente scontato, invece il regista spagnolo Cesc Gay riesce mirabilmente ed inaspettatamente a presentare una storia quanto mai vera, profonda e per nulla stucchevole: un inno all'amicizia che mai si consuma negli anni ma che, anzi, soprattutto nei momenti più critici, si consolida confermando la sincerità dei sentimenti. I due amici rappresentano il ritratto di due uomini autentici che sanno di doversi lasciare per sempre e che probabilmente il loro incontro a Madrid costituirà l'ultima volta in cui si vedranno. Intorno a loro altri sinceri amici (una comune amica, l'ex-moglie di Julian, ecc ...) consapevoli della situazione e partecipi al dolore uniti alla figura del figlio studente, imbarazzato in quanto perfettamente a conoscenza della tragica situazione del padre. Insomma, un dolore unanime ed un 'atmosfera malinconica sempre più crescente che Gay rappresenta in maniera lucida e precisa e quanto mai realistica, lasciando però nello spettatore un senso di naturale e melanconico sentimento misto alla dolcezza.
Vi è anche da aggiungere che maggiormente il valore del film è dovuto ai due attori protagonisti Ricardo Darin e Javier Camara che impersonano i propri personaggi in un momento molto critico della loro esistenza e la cui collaborazione artistica rivela la loro perfetta sintonia e complicità, confermandosi entrambi gli ottimi interpreti che sono.
Un piccolo vero gioiello.
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vanessa zarastro
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venerdì 22 aprile 2016
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l’amico ritrovato
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Un film melanconico ma molto dolce. Javier Camara e Ricardo Darin sono i due interpreti straordinari - ben condotti da Cesc Gay - che rendono quasi leggero il dramma attraverso pochi dialoghi, sguardi, semplici gesti e sottili emozioni.
Due amici ex rommates si rincontrano dopo parecchio tempo in un momento tragico della vita di Julián: ha il cancro e gli rimangono pochi mesi di vita. Il suo amico Tomas – che ormai vive da qualche tempo in Canada dove ha anche moglie e figli canadesi – lo va a trovare a Madrid dove Julián, attore argentino, vive e lavora da molti anni. Sembra che uno dei grossi problemi che abbia Julien sia quello di trovare una “famiglia adottiva” a Truman, il suo cagnolone e compagno affettuoso, per potergli garantire affetto dopo la propria morte.
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Un film melanconico ma molto dolce. Javier Camara e Ricardo Darin sono i due interpreti straordinari - ben condotti da Cesc Gay - che rendono quasi leggero il dramma attraverso pochi dialoghi, sguardi, semplici gesti e sottili emozioni.
Due amici ex rommates si rincontrano dopo parecchio tempo in un momento tragico della vita di Julián: ha il cancro e gli rimangono pochi mesi di vita. Il suo amico Tomas – che ormai vive da qualche tempo in Canada dove ha anche moglie e figli canadesi – lo va a trovare a Madrid dove Julián, attore argentino, vive e lavora da molti anni. Sembra che uno dei grossi problemi che abbia Julien sia quello di trovare una “famiglia adottiva” a Truman, il suo cagnolone e compagno affettuoso, per potergli garantire affetto dopo la propria morte.
Ospite inaspettato ma molto gradito, Tomas assisterà Julián negli incontri con i medici (sia il suo sia di Truman), con il direttore del teatro che gli trova un sostituto per la parte, con le aspiranti ragazze che vorrebbero adottare il cane, con il figlio che studia ad Amsterdam e nella complicata relazione con la cugina Paola che, in qualche modo, si prende cura di lui in questa fase terminale.
Nei quattro giorni di permanenza di Tomas a Madrid abbiamo modo di notare varie sfumature nei caratteri dei due protagonisti e vari incastri di relazione tra i due, più estroverso e istrione l’uno, più contenuto e intimista l’altro.
In un delicato gioco di alti e bassi, tra l’umoristico e il serioso, assistiamo alla rappresentazione di un bel rapporto di amicizia fra maschi, abbastanza raro nella realtà.
Ottimo l’accompagnamento musicale e la chitarra classica che conduce l’inizio e la fine del film.
I luoghi sono più allusi che narrati così il giardinetto, dove Truman si sgranchisce le zampe, o l’albergo sul vicolo madrileno, ma anche i ristorantini, e il canale di Amsterdam dove vola Tomas e Julián da Madrid per pranzare con Nico suo figlio.
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eugenio
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mercoledì 22 febbraio 2017
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il silenzio dell'amicizia
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Vincitore dell’ultimo premio Goya, Truman un vero amico è per sempre del catalano Cesc Gay, poteva rappresentare agli occhi dello spettatore un rischio. Inserire infatti un cane e un malato terminale nello stesso film assicura fazzoletti e un’abbondante dose strappalacrime a chiunque si accinga o sia ben propenso alla visione di una pellicola drammatica.
Eppure, se l’inizio può apparire in tal senso una conferma della tesi di cui sopra, l’evoluzione di Truman – Un vero amico è per sempre, rovescia le carte in tavola del film di genere non ponendosi come un forzato tentativo di pontificare l’eutanasia o rinnegando cure che potrebbero prolungare la vita del tapino, bensì di analizzare con l’ausilio di un amico di lunga data, Tomás (Javier Cámara), madrileno emigrato in Canada con famiglia e vita regolare, il bilancio dell’intera esistenza chiudendo “pratiche” questioni improcastinabili a causa appunto del breve lasso di vita rimanente.
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Vincitore dell’ultimo premio Goya, Truman un vero amico è per sempre del catalano Cesc Gay, poteva rappresentare agli occhi dello spettatore un rischio. Inserire infatti un cane e un malato terminale nello stesso film assicura fazzoletti e un’abbondante dose strappalacrime a chiunque si accinga o sia ben propenso alla visione di una pellicola drammatica.
Eppure, se l’inizio può apparire in tal senso una conferma della tesi di cui sopra, l’evoluzione di Truman – Un vero amico è per sempre, rovescia le carte in tavola del film di genere non ponendosi come un forzato tentativo di pontificare l’eutanasia o rinnegando cure che potrebbero prolungare la vita del tapino, bensì di analizzare con l’ausilio di un amico di lunga data, Tomás (Javier Cámara), madrileno emigrato in Canada con famiglia e vita regolare, il bilancio dell’intera esistenza chiudendo “pratiche” questioni improcastinabili a causa appunto del breve lasso di vita rimanente.
Il tempo, eterno ingannatore, scandisce le fasi di un (re)incontro tra due vecchi amici, dagli antitetici caratteri, introverso e riservato quello di Tomas, donnaiolo e scapestrato quello del protagonista Julian (Ricardo Darin), maschera d’uomo di attore famoso.
Tomás ha quattro giorni, questo il periodo di tempo limitato in cui dovrà aiutare Julian a fare i conti col suo passato, con un figlio universitario stabilitosi ad Amsterdam, con un cane (il Truman, il vero uomo del titolo) da capire a chi lasciare, dall’urna in cui vorrebbe farsi cremare ed altre questioni lavorative di non poco conto col teatro, sua vocazione appunto, da lasciare.
Sono una coppia che parla poco quella interpretata da Darin e Cámara, che si muovono peripateticamente da un punto all’altro di Madrid e di Amsterdam poi, privi di eccessi consumistici o votati a qualche atmosfera edonistica. Accumunati dalla malattia di uno, le loro dinamiche fanno capo a un filo di coerenza, leitmotiv della pellicola, cui il terzo “incomodo” il cane, il miglior amico dell’uomo pare comprendere empaticamente la sofferenza del padrone e il suo savoir faire.
Non basta molto per rendere un film intelligente e, cosa particolare, foriero dal pietismo, malgrado la situazione drammatica ben si adatti in tal senso. Il regista Cesc Gay manifesta una precisione chirugica dosando perfettamente parole e tempi, non eccedendo in alcuna scena ma procedendo per minuzie lungo i binari di un’amicizia silenziosa (forse la migliore perchè i veri amici non hanno bisogno di parlarsi a lungo, si intendono con un semplice cenno) e intima.
Il nostro sguardo si perde quindi nell’espressione apparentemente distaccata di Tomás nelle tappe di un calvario prosaico dove scene come l’abbraccio silente tra padre e figlio nell’Amsterdam dei sinuosi canali restituiscono l’armonia di un dolore troppo grande da affrontare da soli.
Si vive insieme e si muore da soli, mai affermazione è più vera e nell’atto finale, in cui la vita tanto vagheggiata si compirà mediante un amplesso di rabbia e disperazione, il binomio vita-morte si lancerà in un messaggio profondo, in un’amicizia destinata a durare anche oltre le bieche vesti della mietitrice.
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gia54
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sabato 14 maggio 2016
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il coraggio di essere generosi!!!!
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Cosa dà valore alla vita di un essere umano? Perchè vale viverla questa vita? Come bisogna affrontare il momento in cui essa ci lascia? Quale valore ha l'amicizia? Sono questi gli interrogativi che ci si pone durante la visione di tutto il film anche se ci vengono già messi nel piatto sin dal primo fotogramma: cosa rende degna la vita di un essere umano? Cosa ci ha insegnato? Già, perchè non importa tanto ciò che facciamo ma ciò che gli altri ci insegnano, ciò che gli altri riescono a lasciarci per renderci migliori. Che è anche il fine ultimo dell'amore di cui siamo oggetto e di cui facciamo oggetto gli altri. E' proprio nelle prime scene che gli interpreti principali si chiedono vicendevolmente cosa l'altro abbia insegnato loro e la domanda, così profonda, parte, guarda caso, da chi sta cominciando ad intravedere il volto della morte.
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Cosa dà valore alla vita di un essere umano? Perchè vale viverla questa vita? Come bisogna affrontare il momento in cui essa ci lascia? Quale valore ha l'amicizia? Sono questi gli interrogativi che ci si pone durante la visione di tutto il film anche se ci vengono già messi nel piatto sin dal primo fotogramma: cosa rende degna la vita di un essere umano? Cosa ci ha insegnato? Già, perchè non importa tanto ciò che facciamo ma ciò che gli altri ci insegnano, ciò che gli altri riescono a lasciarci per renderci migliori. Che è anche il fine ultimo dell'amore di cui siamo oggetto e di cui facciamo oggetto gli altri. E' proprio nelle prime scene che gli interpreti principali si chiedono vicendevolmente cosa l'altro abbia insegnato loro e la domanda, così profonda, parte, guarda caso, da chi sta cominciando ad intravedere il volto della morte. E si rispondono, anche: il primo ha imparato dall'altro il valore della generosità, il secondo il valore del coraggio, dell'affrontare le cose che la vita via via ti propone, del confrontarsi con i propri errori avendo il coraggio di chiedere scusa anche quando ci costa assai magari scoprendo che un nostro sgarbo fatto ad altri è stato per loro origine di un evento fortunato. Ma ancor prima, una delle prime immagini del film inquadra lui, Truman, un enorme cagnone che, per definizione e mole, è simbolo della fedeltà e dell'amore al limite dell'abnegazione. Un film di vita vera raccontata in modo asciutto con momenti toccanti e momenti di sana ilarità, così come è la vita di tutti i giorni. Certo, non si devono ricercare messaggi nascosti o simbolismi. E' tutto lì, come deve essere in un film che non vuole essere racconto ma cronaca di una morte annunciata. Una notazione particolare per noi italiani, in questo momento in cui la legge sui diritti civili ha visto la luce, e si discute ancora sull'opportunità o meno di lasciare agli amministratori la facoltà di rendersi o meno obiettori rifiutando di registrare unioni civili: nella tanto profonda ed arretrata Spagna (almeno per alcuni di noi) il tema delle coppie omosessuali non viene più neanche trattato evidenziandolo con particolarità ma è, di fatto, assimilato a coppie comuni senza alcun problema. Già solo questo rende il film interessante da vedere e su cui profondamente riflettere. Tutto il resto è un continuo invito alla riflessione sui temi più disparati che la vita di ognuno di noi tocca: l'amicizia, gli affetti famigliari, la legittimità dell'autodeterminazione alla vita, il dolore, la dignità e la morte stessa. Un caleidoscopio che rende il film una visione da non perdere!
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lbavassano
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martedì 1 novembre 2016
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la giusta distanza
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Non è facile trovare il tono giusto per raccontare una storia come questa, che eviti le paludi del patetico, in cui troppo spesso siamo stati fatti precipitare in analoghe occasioni, ma anche una leggerezza che risulterebbe sgradevolmente falsa nel mettere in scena l'addio alla vita, perché è di questo che si tratta, dell'addio consapevole alla vita ed a tutto ciò che rende la vita migliore, troppe volte già visto, raramente così ben narrato. Non è facile trovare la giusta distanza dai personaggi, aliena alla freddezza anatomopatologica ma anche all'eccesso ipocrita dell'empatia. Un forte "bravi" lo meritano quindi senz'altro regista, sceneggiatore e soprattutto gli interpreti, capaci di esprimere con gli sguardi, con minimi gesti, ciò che le parole non possono dire, ciò che renderebbe le parole fastidiosamente inutili ed inadeguate.
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Non è facile trovare il tono giusto per raccontare una storia come questa, che eviti le paludi del patetico, in cui troppo spesso siamo stati fatti precipitare in analoghe occasioni, ma anche una leggerezza che risulterebbe sgradevolmente falsa nel mettere in scena l'addio alla vita, perché è di questo che si tratta, dell'addio consapevole alla vita ed a tutto ciò che rende la vita migliore, troppe volte già visto, raramente così ben narrato. Non è facile trovare la giusta distanza dai personaggi, aliena alla freddezza anatomopatologica ma anche all'eccesso ipocrita dell'empatia. Un forte "bravi" lo meritano quindi senz'altro regista, sceneggiatore e soprattutto gli interpreti, capaci di esprimere con gli sguardi, con minimi gesti, ciò che le parole non possono dire, ciò che renderebbe le parole fastidiosamente inutili ed inadeguate. Ciò che viene prima dei quattro giorni narrati dal film, ed anche ciò che accadrà dopo i titoli di coda. Un po' troppo telefonato il finale, ma è peccato veniale per un bel film.
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rampante
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martedì 14 febbraio 2017
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un uomo e il suo cane
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Truman ci riconcilia con la natura umana e con il cinema nella sua capacità di raccontarla
Cesc Gay, il regista, sa capire e raccontare e punta tutto sulla narrazione pura e semplice di due amici e degli intensi quattro giorni che trascorrono insieme.
Madrid, Julien, attore argentino ha un tumore terminale, l'amico di sempre, Tomas, lo raggiunge dal Canada.
Due amici, quattro giorni per stare insieme,
Truman il cane che ama come un figlio ed è il vero protagonista della storia,
l'amicizia l'unica vera medicina contro l'attesa malinconica della fine.
Ognuno reagisce alla morte imminente secondo le proprie capacità.
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Truman ci riconcilia con la natura umana e con il cinema nella sua capacità di raccontarla
Cesc Gay, il regista, sa capire e raccontare e punta tutto sulla narrazione pura e semplice di due amici e degli intensi quattro giorni che trascorrono insieme.
Madrid, Julien, attore argentino ha un tumore terminale, l'amico di sempre, Tomas, lo raggiunge dal Canada.
Due amici, quattro giorni per stare insieme,
Truman il cane che ama come un figlio ed è il vero protagonista della storia,
l'amicizia l'unica vera medicina contro l'attesa malinconica della fine.
Ognuno reagisce alla morte imminente secondo le proprie capacità.
Un film speciale, una commedia malinconica ma brillante, bravissimi gli attori Ricardo Darin e Javier Càmara, due misurati mattatori che rovistano nell'inconscio chiacchierando di valori, amori, padri ed altre varie.
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felicity
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venerdì 2 aprile 2021
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grande scrittura e due interpreti maiuscoli
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Truman deve il titolo all’unico personaggio silenzioso, il cane, lascito terreno di un uomo che, in quei pochi giorni di spostamenti, pranzi, cene e viaggi improvvisati, avrà modo di riflettere ancor più in profondità sul senso dell’esistenza, sulla forza dei legami, sulla continuità delle “cose” oltre il termine materiale delle stesse.
Il cane Truman infatti rappresenta l’emblema della vera fedeltà e dedizione, di qualcuno che non ti ama per quello che hai nel conto in banca, ma ti ama nonostante tutto.
Ovviamente anche l’amico che si prende cura dell’amico malato, e comincia a pensare a come poter risolvere il problema del cagnolino che rimarrà solo è il classico esempio di come dovrebbe essere una sincera amicizia.
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Truman deve il titolo all’unico personaggio silenzioso, il cane, lascito terreno di un uomo che, in quei pochi giorni di spostamenti, pranzi, cene e viaggi improvvisati, avrà modo di riflettere ancor più in profondità sul senso dell’esistenza, sulla forza dei legami, sulla continuità delle “cose” oltre il termine materiale delle stesse.
Il cane Truman infatti rappresenta l’emblema della vera fedeltà e dedizione, di qualcuno che non ti ama per quello che hai nel conto in banca, ma ti ama nonostante tutto.
Ovviamente anche l’amico che si prende cura dell’amico malato, e comincia a pensare a come poter risolvere il problema del cagnolino che rimarrà solo è il classico esempio di come dovrebbe essere una sincera amicizia.
Il film anche se fa parte del genere della commedia, sa commuovere come pochi altri riescono a fare, non ci sono le solite frasi io ci sarò per sempre per te, ma ci sono gli sguardi, le azioni che parlano per loro.
Inoltre ognuno, parente prossimo o conoscente occasionale, reagisce alla dipartita imminente secondo le proprie umane capacità, riservando delusioni o sorprese.
E ovviamente il malato che sta per morire rivedrà le vere priorità della vita, le cose che davvero contano.
Si tratta di un film che non spiega quanto l’essere umano può essere meschino, e purtroppo lo vediamo quotidianamente nella vita, ma al contrario come l’uomo sia una creatura dotata di un anima e un grande cuore.
La bravura degli autori e degli interpreti è però nell’evitare qualsiasi stucchevole filosofia d’accatto, nel saper fuggire ogni trappola da ricatto emotivo, nel lasciar scivolare i dialoghi e i momenti, nell’approfittare dei giusti silenzi e dell’incredibile alchimia tra i due protagonisti, così lontani-così vicini da risultare per questo tremendamente veri, incarnazione di una sincerità leggera e commovente.
Ecco, è proprio nella levità di una commozione mai forzata che Truman cerca di accomodarsi, proprio come un affettuoso e docile cagnone che ti si accuccia accanto. Senza chiedere nulla in cambio, se non uno sguardo. O una carezza.
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forsedomani
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lunedì 6 giugno 2016
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un film terribile
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Una regia classica, immobile e con una gestione didascalica del tempo e delle immagini da telefilm degli anni 80 accompagna un film mediocre.
Chi ha avuto a fianco o vissuto delle malattie vere intuisce in pochi minuti che la rappresentazione è banale e falsata. Un malato di cancro al polmone da un anno non può girare ubriacarsi recitare a teatro andare in giro come vuole. Purtroppo non può. Come se non bastasse, la decisione di smettere le cure e poi di praticare l'eutanasia sono affrontate senza il minimo scavo, senza niente. Date in pasto così allo spettatore diventano infantili. Così come la scena di sesso tra Tomas e la sua amica viene fuori dal nulla.
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Una regia classica, immobile e con una gestione didascalica del tempo e delle immagini da telefilm degli anni 80 accompagna un film mediocre.
Chi ha avuto a fianco o vissuto delle malattie vere intuisce in pochi minuti che la rappresentazione è banale e falsata. Un malato di cancro al polmone da un anno non può girare ubriacarsi recitare a teatro andare in giro come vuole. Purtroppo non può. Come se non bastasse, la decisione di smettere le cure e poi di praticare l'eutanasia sono affrontate senza il minimo scavo, senza niente. Date in pasto così allo spettatore diventano infantili. Così come la scena di sesso tra Tomas e la sua amica viene fuori dal nulla. Javier Camara è una faccia sola, senza espressione. Un film da dimenticare.
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robroma66
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domenica 1 maggio 2016
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sopravvalutato
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La trama è nota. Il film si dipana su quattro giorni cioè il tempo della visita di Tomàs a Julian, l'amico di una vita a cui resta poco tempo da vivere.
Tra gli incombenti da organizzare per il post mortem c'è l'affidamento dell'ottimo Truman, il cane di Julian. Sarà questo a costituire il fil rouge del film, centrato sull'avvicinamento consapevole alla morte, sull'amicizia (contraltare all'imbarazzo e all'ipocrisia di parte del contesto circostante) e su questo curioso triangolo Julian-Tomàs-Truman.
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La trama è nota. Il film si dipana su quattro giorni cioè il tempo della visita di Tomàs a Julian, l'amico di una vita a cui resta poco tempo da vivere.
Tra gli incombenti da organizzare per il post mortem c'è l'affidamento dell'ottimo Truman, il cane di Julian. Sarà questo a costituire il fil rouge del film, centrato sull'avvicinamento consapevole alla morte, sull'amicizia (contraltare all'imbarazzo e all'ipocrisia di parte del contesto circostante) e su questo curioso triangolo Julian-Tomàs-Truman.
Le interpretazioni degli attori protagonisti (Ricardo Darìn e Javier Càmara) sono magistrali. Il dramma e la tragica emotività della vicenda sono narrati in tono da commedia aggraziata e perfino spassosa.
Tuttavia il film è stato deludente. Forse avevo aspettative troppo alte; fatto sta che l'ho trovato un po' ruffiano, ammiccante, facile, stereotipato (fin nel titolo). Scontata la tipologia dei due personaggi principali, che ripropone la trita dicotomia tra il bravo ragazzo -generoso e padre di famiglia- e lo scapestrato, attore sciupafemmine e sopra le righe. Un film che non scalfisce in profondità né la mente né il cuore: non suscita dubbi o ragionamento né tocca le corde profonde dell'emotività pur trattando un tema universale. A mio avviso non meritava 5 Goya.
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[+] in disaccordo totale
(di maranse)
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(di spione)
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