flyanto
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martedì 29 novembre 2016
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il difficile travaglio di una sedicenne che vuole
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Le tre generazioni di cui tratta l'omonimo film stanno ad indicare una famiglia un poco atipica di New York composta da una nonna, una madre ed una figlia. La singolarità di questo nucleo familiare è costituita dalla mancanza totale di una presenza maschile che peraltro sembra non essere mai esistita o, meglio, non essere affatto intervenuta nell'educazione della ragazza e negli avvenimenti legati alla sua crescita. Donne, pertanto, che non sentono per nulla il bisogno di legarsi ad un uomo e formare una famiglia regolare: la nonna (Susan Sarandon) dichiaratamente omosessuale vive da anni con una compagna sua coetanea, la madre (Naomi Watts) convinta single ed infine la figlia adolescente di 16 anni (Elle Fanning) la quale sta vivendo un periodo molto difficile in quanto non si sente affatto una ragazza ma addirittura un essere imprigionato in un corpo che non avverte come suo ed in quanto tale quanto mai determinata a cambiare sesso con un'operazione chirurgica ed una serie di cure ormonali.
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Le tre generazioni di cui tratta l'omonimo film stanno ad indicare una famiglia un poco atipica di New York composta da una nonna, una madre ed una figlia. La singolarità di questo nucleo familiare è costituita dalla mancanza totale di una presenza maschile che peraltro sembra non essere mai esistita o, meglio, non essere affatto intervenuta nell'educazione della ragazza e negli avvenimenti legati alla sua crescita. Donne, pertanto, che non sentono per nulla il bisogno di legarsi ad un uomo e formare una famiglia regolare: la nonna (Susan Sarandon) dichiaratamente omosessuale vive da anni con una compagna sua coetanea, la madre (Naomi Watts) convinta single ed infine la figlia adolescente di 16 anni (Elle Fanning) la quale sta vivendo un periodo molto difficile in quanto non si sente affatto una ragazza ma addirittura un essere imprigionato in un corpo che non avverte come suo ed in quanto tale quanto mai determinata a cambiare sesso con un'operazione chirurgica ed una serie di cure ormonali. Dopo il "coming out" della giovane sia la madre che la nonna in un primo tempo non sono ancora preparate ad accettare tale realtà, ma colui che si rivela meno preparato di tutti è il padre naturale (la cui paternità, peraltro, non è nemmeno certa) che, insieme alla madre deve firmare il consenso per l'operazione del cambiamento di sesso della figlia ancora minorenne. Tra litigi, incomprensioni e tentativi falliti al fine di dissuadere la ragazza dal suo fermo proposito, il padre alla fine acconsentirà all'operazione chirurgica ristabilendo così un'atmosfera generale di accettazione e di sereno adattamento alla volontà della giovane.
"3 Generations", un film, dunque, che tratta un argomento assai delicato quale quello del cambio di sesso chirurgicamente e soprattutto tutto l'iter e le sofferenze che un individuo, nello specifico la sedicenne protagonista, deve percorrere, non senza sofferenza, al fine di realizzare il proprio sogno di assecondare la propria vera natura. Lo sconvolgimento, ovviamente, dei familiari risulta quanto mai comprensibile prima di venire superato ma a questo proposito il film rivela il proprio limite di risolvere la particolare e delicatissima questione in una forma quanto mai semplicistica ed in una tempistica piuttosto ridotta. E' chiaro che per ovvie ragioni la pellicola non poteva protrarsi troppo a lungo, ma l'accettazione, serena e soprattutto comunemente concorde, dopo una netta opposizione e svariati scontri verbali da parte di tutti i familiari della protagonista svilisce il film ad una sorta di banale e spensierata commedia americana con l' "happy ending" assicurato e quanto mai prevedibile.
Un vero peccato se si considera poi che "3 Generations" ha come protagoniste bravi attrici quali Susan Sarandon, Naomi Watts e la giovane talentuosa Elle Fanning che qui spicca su tutte per drammaticità: tutte e tre fanno del loro meglio al fine di interagire all'unisono, riuscendoci anche, ma il film non si risolleva affatto da una struttura ed un'evoluzione quanto mai scontata e banale.
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luigi chierico
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lunedì 28 novembre 2016
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una spassosa angoscia
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“Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una….sala… oscura che la diritta via era smarrita ”, già perché mi sono trovato ad assistere ad una famiglia che è il concentrato del diastro di tante situazioni attuali, appunto esseri smarriti. Come non fare oggi un film sui “diversi”? E così non c’è più nessuno che sia “normale”. Un film assolutamente non educativo, ma mi si dirà che il cinema è fatto per divertire. Verissimo, deve piacere in qualche modo, deve soddisfare il bisogno che lo spettatore ha nel momento della scelta. La brava regista inglese Gaby Dellal ha pensato bene di accontentare tutti. Tre generazioni, ovvero tre G, dove la “G” starebbe per Generi: il maschile, il femminile, il “diverso”.
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“Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una….sala… oscura che la diritta via era smarrita ”, già perché mi sono trovato ad assistere ad una famiglia che è il concentrato del diastro di tante situazioni attuali, appunto esseri smarriti. Come non fare oggi un film sui “diversi”? E così non c’è più nessuno che sia “normale”. Un film assolutamente non educativo, ma mi si dirà che il cinema è fatto per divertire. Verissimo, deve piacere in qualche modo, deve soddisfare il bisogno che lo spettatore ha nel momento della scelta. La brava regista inglese Gaby Dellal ha pensato bene di accontentare tutti. Tre generazioni, ovvero tre G, dove la “G” starebbe per Generi: il maschile, il femminile, il “diverso”. Una figlia, una madre,una nonna, i padri, tutti diversi da quella che si potrebbe definire un famiglia perfetta . Inoltre è rimasta tra il serio ed il faceto e col suo humor inglese ha raccontato un dramma terribile che ha rasentato la tragedia nel momento di un crollo psicologico, dinanzi ad una verità devastante, così è difficile catalogarlo tra i film drammatici o di commedia. Peccato ! Non si può scherzare con i sentimenti, con le tendenze, con le scelte sol perché non sono affari nostri, in un momento storico del trasformismo non si può confondere uno stato di naturale necessità dal solo piacere di trasgredire. Gaby Dellal ha voluto forse dimostrare che anche i drammi più profondi vanno affrontati con umorismo e nonchalance, o che non c’è niente di serio in una società moderna? Il film non coinvolge, diverte ma non rende partecipi, un finale “a tarallucci e vino”, vuol fare di un gruppo , che non ha nulla della famiglia , “Una famiglia quasi perfetta”. La trama non va oltre le 2 stelle, là dove il film avulso dal suo contenuto ne meriterebbe 4, infatti, a prescindere da queste personali considerazioni attinenti l’argomento presentato in sala, mi corre l’obbligo di parlare del film solo come tale.
Ottima l’interpretazione di tutte le quattro donne: Elle Fanning nella parte di Ray,i cui panni le vanno stretti, Naomi Watts, nella parte di Maggie la madre, Susan Sarandon, Dolly la nonna di Ray e la madre di Maggie, ed infine Linda Emond nella parte di Frances, la compagna inseparabile del terzetto. Buono il sonoro e le sceneggiatura accompagnate da leggere note musicali che non disturbano, in armonia con la scena,l’azione. Molto belle le riprese con buona fotografia spesso con effetti tridimensionali. Chi va al cinema generalmente si sofferma sulla storia trascurando il resto, un po’ come purtroppo succede per la lettura dei libri. Le immagini di una città dai grandi grattaceli sembra schiacciare il dramma che si consuma in una modestissimo nucleo e soprattutto in Elle Fanning, la frequente ripresa di lunghi ponti protetti da barriere, le riprese di caseggiati con solo finestre chiuse inducono a pensare al lungo tragitto del passaggio che la giovanissima Elle Fanning, nei panni di Ray, deve fare, ad un labirinto, una prigione da cui deve venir fuori, sotto gli occhi smarriti dei suoi compagni e famigliari. Un film al femminile in cui la presenza incerta maschile a tutti i livelli vuol forse annunciare l’avvento della fine del maschio come scrive Lucio Dal Buono in “Dall’atomo all’anima”. “Possiamo ragionevolmente prevedere che la futura famiglia sarà formata da due o tre donne,che si aiuteranno nelle cure parentali. Come le leonesse”. Uscendo dalla sala mi torna così a mente il capolavoro “The Danish Girl”.
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