mario nitti
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sabato 12 settembre 2015
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la musica è protagonista
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E’ quasi un musical questo film di J. Demme perché la musica non fa da sfondo al racconto, ma ne è parte fondamentale e per questo i pezzi suonati dalla band sono quasi sempre eseguiti dall’inizio alla fine. Le cose accadono dentro la musica, non intorno: la presentazione dei personaggi, il loro dialogare, l’evolversi delle relazione, la conclusioni ruotano intorno al palco dove si esibiscono i Ricki and the Flash, gruppo di musicisti con più di un capello bianco che anima le serate di un bar di periferia, conservando la passione e l’energia di un tempo. Del gruppo fa parte la protagonista M. Streep, artista ormai al tramonto che è chiamata dall’ex marito perché la figlia trentenne, lasciata dall’ex marito, è gravemente depressa.
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E’ quasi un musical questo film di J. Demme perché la musica non fa da sfondo al racconto, ma ne è parte fondamentale e per questo i pezzi suonati dalla band sono quasi sempre eseguiti dall’inizio alla fine. Le cose accadono dentro la musica, non intorno: la presentazione dei personaggi, il loro dialogare, l’evolversi delle relazione, la conclusioni ruotano intorno al palco dove si esibiscono i Ricki and the Flash, gruppo di musicisti con più di un capello bianco che anima le serate di un bar di periferia, conservando la passione e l’energia di un tempo. Del gruppo fa parte la protagonista M. Streep, artista ormai al tramonto che è chiamata dall’ex marito perché la figlia trentenne, lasciata dall’ex marito, è gravemente depressa. Disprezzata dalla famiglia,che ha trascurato per anni, tenta di ricostruire un rapporto che pare ormai spezzato con i figli. Il film mette in relazione due mondi. Uno ricco, apparentemente perfetto, ma costruito su una finzione, in realtà gelido, incapace di una passione autentica e l’altro marginale, imperfetto, ma ancora capace di emozionarsi, ballare, gioire. Un po’ troppo buonista il finale, ma bella musica, usata in modo interessante e bel tema. Non so se c’è bisogno di ribadirlo, ma M. Streep, qui vecchia, triste, vestita e pettinata in modo inguardabile, è mostruosamente brava.
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[+] l’opera di demme s’appoggia ancora alla musica
(di tom87)
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great steven
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venerdì 11 settembre 2015
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più determinato e incisivo di quel che sembra.
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DOVE ERAVAMO RIMASTI (USA, 2015) diretto da JONATHAN DEMME. Interpretato da MERYL STREEP, KEVIN KLINE, MAMIE GUMMER, RICK SPRINGFIELD, AUDRA MCDONALD, SEBASTIAN STAN, BEN PLATT, CHARLOTTE RAE, LISA JOYCE
Ricky Randazzo (vero nome: Linda Brummel) è una cassiera di supermercato con un’enorme passione per la musica rock, tanto da aver fondato un complesso, chiamato The Flash, col quale suona cover di artisti musicali statunitensi in un affollato locale della California. Ma Linda, dietro le apparenze di una chitarrista rock energica e spregiudicata, nasconde anche una storia famigliare molto complessa e travagliata: ha avuto tre figli, due maschi e una femmina, dal marito Pete, con cui ha successivamente divorziato, e si è sempre mostrata una madre inconcludente e irresponsabile.
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DOVE ERAVAMO RIMASTI (USA, 2015) diretto da JONATHAN DEMME. Interpretato da MERYL STREEP, KEVIN KLINE, MAMIE GUMMER, RICK SPRINGFIELD, AUDRA MCDONALD, SEBASTIAN STAN, BEN PLATT, CHARLOTTE RAE, LISA JOYCE
Ricky Randazzo (vero nome: Linda Brummel) è una cassiera di supermercato con un’enorme passione per la musica rock, tanto da aver fondato un complesso, chiamato The Flash, col quale suona cover di artisti musicali statunitensi in un affollato locale della California. Ma Linda, dietro le apparenze di una chitarrista rock energica e spregiudicata, nasconde anche una storia famigliare molto complessa e travagliata: ha avuto tre figli, due maschi e una femmina, dal marito Pete, con cui ha successivamente divorziato, e si è sempre mostrata una madre inconcludente e irresponsabile. Intenzionata a recuperare l’affetto dei figli e, inconsapevolmente, se non l’amore, almeno la stima di Pete, decide di ricomparire per una settimana nella vita della sua famiglia per fare un disperato tentativo nel quale nemmeno lei crede poi fino in fondo. Scopre che la complessata e sciatta figlia Julie, preda degli psicofarmaci e aspirante suicida, ha appena concluso un devastante matrimonio con un ragazzo ben poco raccomandabile, che il figlio maggiore Joshua sta a sua volta per convolare a nozze con una bella e simpatica fidanzata e che l’ultimogenito Adam è omosessuale. È troppo: Linda preferisce la vita disinteressata della rockstar, lontano dagli impegni sentimentali e immersa in quell’alone impenetrabile di divertimento fine a sé stesso e successo a portata di mano. Ma non per questo rinuncerà a mostrare ai famigliari la sua tenacia nel volersi ritagliare un posto all’interno di un gruppo che l’ha sempre screditata per il suo consueto comportamento scriteriato: e lo farà esibendosi con la sua band (della quale fa parte anche il fascinoso chitarrista Greg, suo attuale compagno) al matrimonio di Joshua, regalando a tutti quanti il miglior dono che potevano sperare da lei. J. Demme non aveva certo l’intenzione di replicare, col suo primo film realizzato negli anni 2010, il successo di critica e pubblico conquistato in contropiede con Il silenzio degli innocenti, e certamente, con uno storyboard che propone una vicenda vista già innumerevoli volte, l’esperimento non era nemmeno concepibile col più roseo degli ottimismi. Eppure riesce ugualmente ad infondere a questa commedia dai risvolti agrodolci un’iniezione di simpatica originalità, dovuta soprattutto all’abituale e infallibile bravura della Streep, la quale lascia perdere i suoi sessantasei anni e sa vestire con una giovialità che non invecchia mai i panni di una cantante a cui sembra interessare soltanto la musica e i suoi aspetti meno impegnativi, ma che in verità, se si scava più in profondità nel suo contraddittorio personaggio, cerca costantemente un appiglio per aggrapparsi alle speranze di un’esistenza normale, in cui la normalità va di pari passo con la serenità e, possibilmente, la contentezza delle persone che ha messo al mondo. Accanto a lei c’è un K. Kline che sa tenerle testa con una mistura, ormai efficacemente collaudata e quindi scevra da ogni probabilità di errore, di pathos autoironico e ottimismo che tenta di alienare ogni forma di misantropia. Da non dimenticare le origini di questa storia: la sceneggiatrice Diablo Cody si è ispirata alla propria suocera, che nell’esistenza reale era la front woman di un complesso che faceva serate nei country club californiani. È sempre un segno vincente il fatto di trarre narrazioni avvincenti e intense da eventi che sono accaduti effettivamente, ferma restando la distanza volontaria dai confini fortemente limitanti del bio-pic e l’applicazione di una logica che dia il più possibile risalto alle doti recitative di interpreti navigati e motivati. Non particolarmente costruito e curato per quanto concerne la dimensione della traduzione in immagini della musica, però una morale tutt’altro che favolistica veicola un significato che sa colpire al cuore un problema millenario (la crescita dei figli da parte di genitori che vedono nel compito paterno o materno un ostacolo quasi inaffrontabile) e soprattutto abbinabile agli ambiti più svariati.
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dhany coraucci
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martedì 22 settembre 2015
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meryl meravigliosa madre col cuore rock
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Qualcosa mi impedisce di essere obiettiva riguardo a questo film: il fatto è che anch’io, come Ricki, la protagonista (Meryl Streep) amo il rock al di sopra di tutto. Non ho fatto scelte così drastiche come le ha fatte lei per la musica, ma sono una madre anticonvenzionale, con tutto quello che comporta. Perciò sono di parte, lo ammetto. Sarebbe stato difficile che un film del genere non mi fosse piaciuto, anche per altri motivi: innanzitutto è di Jonathan Demme e lo ammiro; poi c’è la mia attrice preferita e anche uno dei miei attori preferiti (Kevin Kline), si parla di legami familiari e anche questo è un tema che adoro e, ultimo ma non meno importante, sono colpita dal fatto che ad aver dato lezioni di chitarra a Meryl Streep (il regista voleva che cantasse e suonasse realmente) sia stato un amico di Jonathan Demme, diciamo uno qualunque: Neil Young (a lui, infatti, un ringraziamento speciale sui titoli di coda).
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Qualcosa mi impedisce di essere obiettiva riguardo a questo film: il fatto è che anch’io, come Ricki, la protagonista (Meryl Streep) amo il rock al di sopra di tutto. Non ho fatto scelte così drastiche come le ha fatte lei per la musica, ma sono una madre anticonvenzionale, con tutto quello che comporta. Perciò sono di parte, lo ammetto. Sarebbe stato difficile che un film del genere non mi fosse piaciuto, anche per altri motivi: innanzitutto è di Jonathan Demme e lo ammiro; poi c’è la mia attrice preferita e anche uno dei miei attori preferiti (Kevin Kline), si parla di legami familiari e anche questo è un tema che adoro e, ultimo ma non meno importante, sono colpita dal fatto che ad aver dato lezioni di chitarra a Meryl Streep (il regista voleva che cantasse e suonasse realmente) sia stato un amico di Jonathan Demme, diciamo uno qualunque: Neil Young (a lui, infatti, un ringraziamento speciale sui titoli di coda). Ci sono alcune ingenuità, ma tutto si spiega. Diablo Cody, la pimpante sceneggiatrice,(Juno, ma le è riuscito meglio Young Adult), dice di averlo scritto ispirandosi alla figura di sua madre e secondo me ne ha fatto un ritratto un po’ troppo fragile, perché è vero che i rockettari fanno storcere il naso a parecchie persone (come gli invitati borghesi del matrimonio del figlio fanno con lei) ma è anche vero che il rock ti allena a sviluppare una bella corazza e la nostra Ricki sembra ancora molto (troppo) preoccupata del giudizio della gente, cioè, di quella gente, in ogni caso, concordo pienamente sul finale: la musica è in grado di abbattere tutte le barriere, di guarire e di fare addirittura miracoli, infatti il brano di Springsteen che Ricki canta e suona come regalo di nozze per il figlio e che lentamente ma inesorabilmente infiamma tutti i presenti trascinandoli in un ballo gioioso e sfrenato, è proprio salutare. Bella anche la cornice realistica di Los Angeles dove Ricki vive, bello il locale dove si esibisce, bello il rapporto teneramente adolescenziale che ha con l’amante chitarrista che la chiama “baby” come fanno tutti i rockettari che si rispettano e, infine, bello il gesto d’amore estremo che quest’ultimo fa per lei: lasciatemelo dire, è estremo e non esagero, ma forse solo i rockettari possono capire cosa significa privarsi della propria preziosissima Gibson del 68!
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alex2044
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domenica 27 settembre 2015
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meryl e ricki un bel connubbio
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Un film gradevole con un inizio scoppiettante poi un po' si adagia ma la bella parte musicale non permette allo spettatore di annoiarsi . Glii attori sono tutti bravi e perlomeno simpatici . Naturalmente Meryl Streep è una spanna sopra gli altri e non è una novità . La novità è che , malgrado il film non sia un capolavoro lei sembra più brava e più nella parte che non in altri film più ambiziosi dove però le sue interpretazioni erano segnate da una certa dose di retorica e forse da un eccesso di mestiere . Sarà mica che nella realtà Meryl Streep un po' invidi Ricki e la sua vita un po' sopra le righe? Jonathan Demme si conferma un ottimo professionista che riesce a tirar fuori da una storia abbastanza scontata il meglio possibile con una conduzione tecnicamente impeccabile .
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Un film gradevole con un inizio scoppiettante poi un po' si adagia ma la bella parte musicale non permette allo spettatore di annoiarsi . Glii attori sono tutti bravi e perlomeno simpatici . Naturalmente Meryl Streep è una spanna sopra gli altri e non è una novità . La novità è che , malgrado il film non sia un capolavoro lei sembra più brava e più nella parte che non in altri film più ambiziosi dove però le sue interpretazioni erano segnate da una certa dose di retorica e forse da un eccesso di mestiere . Sarà mica che nella realtà Meryl Streep un po' invidi Ricki e la sua vita un po' sopra le righe? Jonathan Demme si conferma un ottimo professionista che riesce a tirar fuori da una storia abbastanza scontata il meglio possibile con una conduzione tecnicamente impeccabile . Come già detto la seconda parte è più convenzionale ed il finale prevedibile . Malgrado questo la scena finale con una musica trionfante e coinvolgente riempe di allegria lo spettatore in particolare se un po' attempato . Ma che belle le canzoni degli anni 60/70 !
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daniela macherelli
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sabato 26 settembre 2015
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dove eravamo rimasti : qualche considerazione
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Rick, attempata cantante rock che si esibisce con la sua band per un gruppo piuttosto ristretto di estimatori in un locale di Los Angeles, ha lasciato suo marito e i suoi tre figli da molti anni, ma viene invitata dal suo ex marito Pete a fare visita alla figlia Julia, caduta in depressione per il suo imminente divorzio, da lei non voluto. Il temporaneo rientro a casa fa emergere in tutta la loro virulenza risentimenti sopiti e mai del tutto superati, ma conduce anche ad una sorta di elaborazione del lutto per l'allontanamento avvenuto molti anni prima che conduce, lungo lo svolgimento della vicenda, ad una sorta di complicità con la moglie e madre in un certo senso ritrovata. Rick turba gli equilibri della famiglia che Pete ha ricostruito con la nuova moglie Maureen, fondati su una tranquilla vita borghese in una casa lussuosa, che ovviamente Rick sente estranea, avendo rinunciato alle certezze di un'agiata ma piatta vita matrimoniale che non percepisce confacente a lei, per seguire la sua vocazione musicale, che la fa sentire realizzata mantenendosi con un'umile lavoro.
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Rick, attempata cantante rock che si esibisce con la sua band per un gruppo piuttosto ristretto di estimatori in un locale di Los Angeles, ha lasciato suo marito e i suoi tre figli da molti anni, ma viene invitata dal suo ex marito Pete a fare visita alla figlia Julia, caduta in depressione per il suo imminente divorzio, da lei non voluto. Il temporaneo rientro a casa fa emergere in tutta la loro virulenza risentimenti sopiti e mai del tutto superati, ma conduce anche ad una sorta di elaborazione del lutto per l'allontanamento avvenuto molti anni prima che conduce, lungo lo svolgimento della vicenda, ad una sorta di complicità con la moglie e madre in un certo senso ritrovata. Rick turba gli equilibri della famiglia che Pete ha ricostruito con la nuova moglie Maureen, fondati su una tranquilla vita borghese in una casa lussuosa, che ovviamente Rick sente estranea, avendo rinunciato alle certezze di un'agiata ma piatta vita matrimoniale che non percepisce confacente a lei, per seguire la sua vocazione musicale, che la fa sentire realizzata mantenendosi con un'umile lavoro. Presenza provocante e disorientante per il suo modo di proporsi, di vestirsi, di parlare e per la sua visione del mondo e delle cose, viene però progressivamente accettata dal nucleo familiare, trovando un punto di incontro in ricordi condivisi (vecchie foto, racconti di episodi lontani nel tempo). Una vitalità, problematica ma potente, pervade Rick e la rende affascinante agli occhi dei suoi, tanto che il marito prova di nuovo per lei un'attrazione fisica forse mai del tutto spenta nemmeno nei lunghi anni della lontananza. La performance finale di Rick alla festa di matrimonio del figlio Joshua rappresenta l'affermazione della sua vera essenza, insofferente a vincoli e regole imposte dalla società, ma anche desiderosa di gridare al mondo che un'altra vita è possibile, al di fuori dei percorsi già tracciati.
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carlo02
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giovedì 15 ottobre 2015
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non convincente
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Inutile girarci intorno : questo film merita di essere visto per la grande prova di M.Streep ! Vederla suonare la chitarra e cantare in un gruppo rock di serie b è un vero piacere come del resto vederela sfatta e senza trucco affronarela gioranata ( quante altre attrici se lo possono permettere alla sua età)?
Bella colonna sonora con uno svolgimento convenzionale e come nelle migliore delle tradizioni si conclude con un party di nozze. Difficile pensare che dietro la macchina da presa ci sia lo stesso regista di Philadelphia e del silenzio degli innocenti ....
Provaci anora Maylin
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luca scialo
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venerdì 16 luglio 2021
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meryl è rock, il film un po' lento
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Rick Rendazzo è una rockstar anni '70 che ormai suona in un pub davanti a un pubblico esiguo di vecchi fan, mentre i giovani si scaldano solo quando propone brani attuali. Ad accompagnarla una band composta di musicisti altrettanto attempati, tra cui il chitarrista col quale ha un flirt. Ma come ogni rockstar che si rispetti, anche Rick ha un privato disastrato. Ha lasciato marito e figli per continuare a svolgere una vita sopra le righe. Un giorno però riceve una telefonata dall'ex marito, il quale gli dice che la figlia è caduta in depressione dopo che il marito l'ha lasciata per un'altra donna. E così vola in Indianapolis, e dovrà l'astio dei figli nei suoi confronti. Jonathan Demme, regista di Il silenzio degli innocenti o Philadelphia, traspone una sceneggiatura della blogger che esordì da ventinovenne con una commedia brillante: Juno.
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Rick Rendazzo è una rockstar anni '70 che ormai suona in un pub davanti a un pubblico esiguo di vecchi fan, mentre i giovani si scaldano solo quando propone brani attuali. Ad accompagnarla una band composta di musicisti altrettanto attempati, tra cui il chitarrista col quale ha un flirt. Ma come ogni rockstar che si rispetti, anche Rick ha un privato disastrato. Ha lasciato marito e figli per continuare a svolgere una vita sopra le righe. Un giorno però riceve una telefonata dall'ex marito, il quale gli dice che la figlia è caduta in depressione dopo che il marito l'ha lasciata per un'altra donna. E così vola in Indianapolis, e dovrà l'astio dei figli nei suoi confronti. Jonathan Demme, regista di Il silenzio degli innocenti o Philadelphia, traspone una sceneggiatura della blogger che esordì da ventinovenne con una commedia brillante: Juno. Diablo Cody. Ma a parte una sempre strepitosa Meryl Streep, che riesce ad essere credibile anche nei panni della rocker, il film nel complesso è invece lento, per dirla alla Celentano. Con diversi momenti di rallentamento, quasi di noia. Il finale però è significativo, con Rick che riesce a dare ai figli l'unica cosa che sa fare davvero: la musica.
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flyanto
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giovedì 17 settembre 2015
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una grande streep in un ruolo del tutto particolar
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Certo che Meryl Streep riesce a sollevare qualsiasi pellicola da una banalità eccessiva e da una trama già molteplici volte presentata. Ed è quello che puntualmente accade in "Dove Eravamo Rimasti" di Jonathan Demme, regista reso famoso dal così lontano e diverso "Il Silenzio degli Innocenti".
Qui Meryl Streep interpreta il ruolo di una donna, ormai non più troppo giovane, la quale anni prima ha deciso di cambiare totalmente la propria esistenza inseguendo le sue passioni per la musica ed il canto ed abbandonando così per sempre un'agiata e tranquilla, ma per lei alquanto noiosa, vita familiare ed i suoi componenti: marito e tre figli.
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Certo che Meryl Streep riesce a sollevare qualsiasi pellicola da una banalità eccessiva e da una trama già molteplici volte presentata. Ed è quello che puntualmente accade in "Dove Eravamo Rimasti" di Jonathan Demme, regista reso famoso dal così lontano e diverso "Il Silenzio degli Innocenti".
Qui Meryl Streep interpreta il ruolo di una donna, ormai non più troppo giovane, la quale anni prima ha deciso di cambiare totalmente la propria esistenza inseguendo le sue passioni per la musica ed il canto ed abbandonando così per sempre un'agiata e tranquilla, ma per lei alquanto noiosa, vita familiare ed i suoi componenti: marito e tre figli. Anni dopo, conducendo una vita un poco alla giornata ma sicuramente a lei più confacente, ella viene richiamata in famiglia dall'ormai ex-marito al fine di venire in soccorso della loro figlia, fortemente depressa dopo l'abbandono improvviso del proprio marito. Dopo numerose ostilità e scontri verbali con i figli ormai ritrovati ed ormai troppo cresciuti e sentimentalmente molto distanti da lei, la donna capisce finalmente la sofferenza che anni prima ha provocato nei suoi familiari e piano piano tenta (con successo finale, ovviamengte) di ristabilire un certo contatto e rapporto con loro.
Dalla vicenda sopra esposta si evince, appunto, quanto questa pellicola di Demme sia scontata e già più volte vista in svariate precedenti produzioni cinematografiche. Pertanto essa non aggiunge nulla di nuovo e, a parte alcuni piccoli episodi, il film si rivela in certi punti anche un poco noioso nonchè troppo semplicistico da come i profondi e grossi problemi e traumi familiari vengono velocemente e superficialmente positivamente superati. Ma "Dove Eravamo Rimasti" punta tutto sulla Streep che, come in "Radio America" del grande Robert Altman ed in "Mamma Mia", canta e suona tutte le canzoni che intona (ed affrontando svariati generi musicali) e svolgendo il suo ruolo con la propria innata naturalezza, grazia ed ironia, che rende apprezzabile ed accettabile l'intera storia, anche, appunto, quando non troppo convincente. Ma c'è anche da aggiungere che l'attrice, ben più ammirabile in ruoli di maggior spessore e drammaticità, qui risulta un poco sprecata data la sua portata di grande artista, ma ugualmente intrisa di personalità e di fascino.
Un ulteriore elemento da porre in evidenza e che risulta a favore del film è anche la brillante e salace sceneggiatura di Diablo Cody, già premio Oscar per quella precedente di "Juno", che rende i dialoghi quanto mai brillanti, intelligenti, divertenti e veri.
Un film di pura e semplice evasione ma nulla di più.
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sara kavafis
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martedì 29 settembre 2015
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meryl streep da sola non basta!!!
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“ Dove eravamo rimasti”, ultimo film del regista Jonathan Demme, racconta la storia di una rocker ,Ricki ( interpretata da Meryl Streep), che per dedicarsi alla musica ha lasciato i suoi figli e il marito da molti anni.
Il film inizia immergendo lo spettatore nelle note rock inquadrando Ricki che canta e suona in una band ,“ The flash”, insieme al suo compagno (Rick Springfield). Un giorno Ricki riceve una telefonata dal suo ex- marito (Kevin Kline) nella quale viene a conoscenza di una terribile notizia : sua figlia,interpretata da Mamie Gummer, in seguito alla rottura della relazione con il suo marito, è entrata in una grave depressione e ha tentato il suicidio. Ricki Randazzo decide così di tornare nella casa dove abita il suo ex-marito per stare con la figlia un momento così duro.
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“ Dove eravamo rimasti”, ultimo film del regista Jonathan Demme, racconta la storia di una rocker ,Ricki ( interpretata da Meryl Streep), che per dedicarsi alla musica ha lasciato i suoi figli e il marito da molti anni.
Il film inizia immergendo lo spettatore nelle note rock inquadrando Ricki che canta e suona in una band ,“ The flash”, insieme al suo compagno (Rick Springfield). Un giorno Ricki riceve una telefonata dal suo ex- marito (Kevin Kline) nella quale viene a conoscenza di una terribile notizia : sua figlia,interpretata da Mamie Gummer, in seguito alla rottura della relazione con il suo marito, è entrata in una grave depressione e ha tentato il suicidio. Ricki Randazzo decide così di tornare nella casa dove abita il suo ex-marito per stare con la figlia un momento così duro. Meryl Streep è quindi costretta a fare i conti con il passato e con tutte le conseguenze che sono derivate dalla sua scelta di vita: scegliere di vivere un sogno, la sua musica ed allontanarsi dai suoi tre figli e dal marito.
Il regista torna con un film dove la musica sembra l’elemento portante, la protagonista del film :Ricki Randazzo regala al figlio per il suo matrimonio, l’unica cosa che ha e che sa fare, ovvero cantare. E attraverso la musica Ricki, anche se non riesce a recuperare il tempo perso con la famiglia , almeno riconquista un posto nelle loro vite. La musica sembra la protagonista ma il regista non riesce fino in fondo a fondere la magia della musica con le atmosfere del film. Siamo ben lontani da film come “Once”, “ Begin Again” ( esempio di film “ intrisi” di musica) del regista irlandese John Carney dove sempre attraverso la mucisa , dei loser si riconciliano con il mondo e ritrovano se stessi e la loro strada. In questi due ultimi film, la storia e i personaggi sono fusi con la musica , ne costituiscono un tutt’uno; il film è imprescindibile dalla musica e viceversa. Tutto è immerso in una magica bolla di sapone , quella magica bolla che si crea quando due arti si fondono. Se quindi le scene musicali si percepiscono staccate dalle altre sequenze del film come se la musica facesse da contorno e non entrasse in profondità dell’animo dei personaggi, altrettanto in superficie rimangono le tematiche che emergono dal film.
Il regista ci offre tanti spunti , una vera tavolozza colorata , dove ogni colore rappresenta tutte le difficili sfaccettature e dinamiche che esistono nei rapporti umani ma sono solo spunti : non arriva a scavare dentro a queste dinamiche e con numerose battute ironiche ( in alcuni momenti “stonate “ con l’atmosfera del film) permette al film di restare in un nuvola di leggerezza ahimè troppo superficiale mancando momenti di vera e propria autenticità. Autenticità che era stata raggiunta da Jonathan Demme in altri suoi film come ad esempio il più drammatico” Rachel sta per sposarsi”. Resta comunque un film sulle seconde chance: in una delle poche scene “ vere” del film Rick Springfield sprona Meryl Streep a concedersi una seconda possibilità nella sua vita anche se forse in passato ha fatto delle scelte errate. Meryl Streep è vulcanica nella sua interpretazione di una donna rocker anche se a volte il regista la carica di un ruolo un po’ troppo caricaturale. Vale il film la scena nella quale “The Flash” interpretano “ Drift Away” dei Rolling Stones. Chapeau A Rick Springfield, vero musicista nella vita che ci offre momenti di veridicità e ci emoziona.
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