“Banat” è un film indeciso, non sa quale storia raccontare e alla fine non ne conclude nessuna. Dal punto di vista dell'idea il progetto è interessante, immaginare il fenomeno della migrazione al rovescio apre la strada a spunti e voli che potrebbero essere davvero immensi. Quando questo materiale scende nella pagina si materializza al minimo sindacale, la scrittura appare davvero poca cosa rispetto a ciò che sarebbe potuto essere, i dialoghi sono minimali e i rivoli delle tante storie che si aprono restano tutti appesi al filo dell'incompiuta. Non si capisce come possa il contadino rumeno, nella cui fattoria l'agronomo italiano va a lavorare, avere avuto offerte per diventare presidente addirittura dello Steaua Bucarest Calcio, le motivazioni non sono credibili, non si capisce come stando nel BANAT, regione di Timisoara, si possa raggiungere il mare in un quarto d'ora, quando questo dista oltre mille chilometri.
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“Banat” è un film indeciso, non sa quale storia raccontare e alla fine non ne conclude nessuna. Dal punto di vista dell'idea il progetto è interessante, immaginare il fenomeno della migrazione al rovescio apre la strada a spunti e voli che potrebbero essere davvero immensi. Quando questo materiale scende nella pagina si materializza al minimo sindacale, la scrittura appare davvero poca cosa rispetto a ciò che sarebbe potuto essere, i dialoghi sono minimali e i rivoli delle tante storie che si aprono restano tutti appesi al filo dell'incompiuta. Non si capisce come possa il contadino rumeno, nella cui fattoria l'agronomo italiano va a lavorare, avere avuto offerte per diventare presidente addirittura dello Steaua Bucarest Calcio, le motivazioni non sono credibili, non si capisce come stando nel BANAT, regione di Timisoara, si possa raggiungere il mare in un quarto d'ora, quando questo dista oltre mille chilometri. Tutto è poco credibile, la figura di lei che aspetta un bambino dall'ex marito e che lascia Bari per raggiungere lui che appena conosce, pensare di salvare una piantagione di mele accendendo dei fuochi con scheletri di poche barche, come se l'inverno in Romania durasse due settimane. In questa debole struttura si inseriscono inquadrature ben fatte e pregevoli, non c'è davvero altro.
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