filippo catani
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lunedì 30 marzo 2015
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marsiglia anni 70
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Marsiglia anni '70. La città è sconvolta dal traffico della droga gestito con avidità e crudeltà da mafiosi locali senza che nessuno o quasi faccia nulla per impedirglielo. Un nuovo giudice però deciderà di mettersi al lavoro per fermarli pagandone un prezzo altissimo. Da una storia vera.
Bella la ricostruzione messa in piedi da Jimenez per raccontare una fase violenta della vita pubblica francese. La scelta più azzeccata è quella di proporre fin dalle prime battute lo scontro e il contrasto di visioni e stili di vita tra Zampà il capo della cupola e Michel il giudice che cercherà di fare di tutto per fermarlo dopo la sua tragica prima esperienza con la droga tra i giovani e il suo passato di giocatore d'azzardo.
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Marsiglia anni '70. La città è sconvolta dal traffico della droga gestito con avidità e crudeltà da mafiosi locali senza che nessuno o quasi faccia nulla per impedirglielo. Un nuovo giudice però deciderà di mettersi al lavoro per fermarli pagandone un prezzo altissimo. Da una storia vera.
Bella la ricostruzione messa in piedi da Jimenez per raccontare una fase violenta della vita pubblica francese. La scelta più azzeccata è quella di proporre fin dalle prime battute lo scontro e il contrasto di visioni e stili di vita tra Zampà il capo della cupola e Michel il giudice che cercherà di fare di tutto per fermarlo dopo la sua tragica prima esperienza con la droga tra i giovani e il suo passato di giocatore d'azzardo. Se non si trattasse di una storia drammaticamente vera questo duello ricorderebbe molto da vicino quello tra De Niro e Al Pacino in Heat. Le ricostruzioni e i costumi e la fotografia sono davvero accurati e la pellicola gode di un'ottima colonna sonora e di due validissimi protagonisti quali Lellouche e Dujardin. Il film ha forse l'unico demerito di attorcigliarsi nella parte centrale che poteva essere un attimino sforbiciata ad uso e consumo dello spettatore e del ritmo della pellicola. Resta comunque bellissimo il contrasto tra l'ex intoccabile Zampà che comincia a sentirsi accerchiato e deve guardarsi dai tradimenti dei suoi stessi amici e Michel alle prese con indagini durissime e ostacolate da chi anche tra le forze dell'ordine era connivente senza tralasciare i duri contrasti casalinghi dovuti alle sue continue assenze e al pericolo delle indagini condotte. Una valida pellicola per gli amanti del genere e non solo.
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mattiabertaina
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lunedì 30 marzo 2015
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affresco livido in una marsiglia bruciata dal sole
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La Frech, un’organizzazione criminale che allunga i suoi tentacoli sul traffico di droga, da Marsiglia ad oltre oceano, si muove e ottiene ingenti profitti, senza che la giustizia possa fermare la sua marcia inarrestabile. L’equazione funzione fino a quando sulla strada del boss Zampa non si frappone l’incorruttibile e inossidabile giudice Pierre Michel. Il cineasta Jimenez, alla seconda esperienza dietro la macchina da presa, rispolvera il genere polar (crasi dei generi poliziesco e noir) ricreando una Marsiglia bruciata dal sole, teatro di quotidiani scontri tra polizia e villain. “French connection” non ha nulla a che fare con il caposaldo della storia del cinema che porta la firma di William Friedkin (e distribuito in Italia come “Il braccio violento della legge) con cui condivide soltanto il titolo.
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La Frech, un’organizzazione criminale che allunga i suoi tentacoli sul traffico di droga, da Marsiglia ad oltre oceano, si muove e ottiene ingenti profitti, senza che la giustizia possa fermare la sua marcia inarrestabile. L’equazione funzione fino a quando sulla strada del boss Zampa non si frappone l’incorruttibile e inossidabile giudice Pierre Michel. Il cineasta Jimenez, alla seconda esperienza dietro la macchina da presa, rispolvera il genere polar (crasi dei generi poliziesco e noir) ricreando una Marsiglia bruciata dal sole, teatro di quotidiani scontri tra polizia e villain. “French connection” non ha nulla a che fare con il caposaldo della storia del cinema che porta la firma di William Friedkin (e distribuito in Italia come “Il braccio violento della legge) con cui condivide soltanto il titolo. Jimenez lo fagocita, lo impasta e ne fa un prodotto nuovo, personale, ispirandosi ai fatti accaduti dalle parti del sud della Francia, servendosi di un cast di livello, puntando sulla coppia Lellouche-Dujardin (dopo il poco entusiasmante “Gli infedeli” del 2012). La storia è quella classica, “guardie e ladri”, con una contrapposizione incessante tra i buoni, il giudice Michel (Dujardin) ed i suoi uomini ed il boss che semina violenza e risentimento (Lellouche), ma Jimenez non ne fa un prodotto di maniera; la ricostruzione dell’epoca è decisamente convincente, con basettoni, pantaloni a zampa, interni vintage, musiche giuste, scenografie calate perfettamente a cavallo tra i ’70 e gli ’80 ed una fotografia in linea con lo cifra stilistica del film.
the-connection-toronto-film-festival Il canovaccio si snoda sulle alterne vicende che vedono le gesta di Pierre Michel alle prese con la lotta al crimine, ma tanti argomenti si dipanano via via nello scorrere della storia: il vizio per il gioco, le vicende famigliari, le difficoltà lavorative, con un scorcio sul contesto sociale e sulla corruzione di una certa parte della società politica e civile; la pecca sta però nel non aver scolpito i personaggi, approfondendo soltanto a tratti, la componente psicologica dei protagonisti. Il ritmo perde, con il passare del tempo, un po’ di brio, fino alla resa dei conti finale, inevitabile e necessariamente cruenta. L’uso della videocamera a mano che segue e “bracca” i protagonisti fa correre il pensiero ad un certo modo di fare cinema; toni lividi e senza speranza, che non fanno intravedere una benché minima possibilità di luce, un barlume di rinascita e di fiducia, portando la narrazione sino al primo mandato di Mitterand, allungando più di un’ombra sulla remissività del potere politico e sulla poca trasparenza di alcuni poteri forti. Un bel documento d’epoca che non si prefigge di esserlo, ma che vale la visione più per la sua dimensione di ricostruzione storica che per il districarsi della trama. Un affresco di anni complessi dove tutto doveva cambiare affinché tutto rimesse com’era sempre stato.
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flyanto
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giovedì 2 aprile 2015
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la difficile lotta di un giudice contro il crimine
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Film in cui si racconta di un giudice che conduce delle delicate indagini al fine di sgominare ed arrestare alcuni esponenti della cosca mafiosa della città di Marsiglia, denominata, appunto "French Connection". Il compito per lui non si rivelerà facile ed, anzi, tra personaggi corrotti e delinquenti incalliti e pure molto accorti, il suddetto giudice verrà ostacolato molteplici volte per poi soccombere di fronte ad un sistema ed una realtà ben radicati e più grandi di lui.
Questa pellicola racconta dei fatti e degli episodi realmente accaduti negli anni '70 in Francia, nella città di Marsiglia appunto, durante le indagini condotte dalla Giustizia per sconfiggere e debellare i componenti appartenenti alla Mafia che in quegli anni tanto imperversavano, commettendo soprusi ed azioni illegali di ogni sorta, ma soprattutto legati al traffico di droga che si estendeva tra la Francia e la Corsica sino addirittura al Nord America, e non tenendo affatto conto delle leggi vigenti, ma addirittura sfidandole.
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Film in cui si racconta di un giudice che conduce delle delicate indagini al fine di sgominare ed arrestare alcuni esponenti della cosca mafiosa della città di Marsiglia, denominata, appunto "French Connection". Il compito per lui non si rivelerà facile ed, anzi, tra personaggi corrotti e delinquenti incalliti e pure molto accorti, il suddetto giudice verrà ostacolato molteplici volte per poi soccombere di fronte ad un sistema ed una realtà ben radicati e più grandi di lui.
Questa pellicola racconta dei fatti e degli episodi realmente accaduti negli anni '70 in Francia, nella città di Marsiglia appunto, durante le indagini condotte dalla Giustizia per sconfiggere e debellare i componenti appartenenti alla Mafia che in quegli anni tanto imperversavano, commettendo soprusi ed azioni illegali di ogni sorta, ma soprattutto legati al traffico di droga che si estendeva tra la Francia e la Corsica sino addirittura al Nord America, e non tenendo affatto conto delle leggi vigenti, ma addirittura sfidandole. L'andamento con cui vengono narrati e presentati i fatti è quanto mai realistico e fortemente incalzante a tal punto da dover prestarvi una particolare attenzione al fine di seguire bene il loro avvicendarsi, ricco, appunto, di continui colpi di scena e tutto ciò rivela chiaramente quanto la regia sia ben costruita e condotta.
Inoltre, la figura del giudice è ottimamente interpretata da Jean Dujardin che riesce a dare del suo personaggio un ritratto magnifico di uomo onesto, integerrimo ma nello stesso tempo anche profondamente umano nonchè affascinante, rischiando in prima persona la propria vita.
Insomma, un film altamente riuscito e vivamente da consigliare.
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etabeta
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mercoledì 29 marzo 2017
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buon film
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La mia metà, di un film un po troppo lungo per la verità, scorre a fatica senza che si capisca dove il regista voglia arrivare. Un minimo di attenzione rimane grazie al grande Dujardin e a Lellouche.
Nel secondo tempo il film decolla, si trasforma in un giallo-poliziesco un po in stile USA, e alla fine il film risulta molto gradevole.
Un altro errore del regista e dello sceneggiatore, a mio parere è stato quello di infilare personaggi uno dietro l'altro senza ben indentificarli, col risultato che talvolta si perde un po la trama del film
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