luigi chierico
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lunedì 17 novembre 2014
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puro divertimento
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Sono trascorsi 25 anni dal film “L’attimo fuggente” ed ancora oggi,dopo una generazione,c’è ancora qualche studente del liceo che sale sulla cattedra improvvisata e con i versi di Walter Whitman “O Captain! My Captain!” saluta un altro professore di lettere: Jack Marcus, ottimamente interpretato da Clive Owen, a cui donano le lenti da vista e la barba.
L’inizio promette bene ed il film non deluderà lo spettatore attento ed intellettuale. Finalmente un genere di cui si sentiva bisogno, fatto di immagini e parole, un uomo ed una donna, due diverse correnti di pensiero. Giocano con le parole, e solo con queste si può giocare, non certo con le immagini. Le vignette caricaturali non possono sostituire la parola che ha una sua origine, una sua etimologia ed il cui significato viene spesso celato, dall’uso comune che di essa se ne fa.
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Sono trascorsi 25 anni dal film “L’attimo fuggente” ed ancora oggi,dopo una generazione,c’è ancora qualche studente del liceo che sale sulla cattedra improvvisata e con i versi di Walter Whitman “O Captain! My Captain!” saluta un altro professore di lettere: Jack Marcus, ottimamente interpretato da Clive Owen, a cui donano le lenti da vista e la barba.
L’inizio promette bene ed il film non deluderà lo spettatore attento ed intellettuale. Finalmente un genere di cui si sentiva bisogno, fatto di immagini e parole, un uomo ed una donna, due diverse correnti di pensiero. Giocano con le parole, e solo con queste si può giocare, non certo con le immagini. Le vignette caricaturali non possono sostituire la parola che ha una sua origine, una sua etimologia ed il cui significato viene spesso celato, dall’uso comune che di essa se ne fa. Il difficile e profondo dibattito sul contrasto, la sfida e la guerra tra “Le parole e le immagini”, che continuamente affrontano il professore di lettere con la professoressa di belle arti, una magnifica e grande Juliette Binoche, costretta a nascondere il fascino del suo corpo in quello di Dina Delsanto, malata di artrite reumatoide, si trasforma in un film brillante e divertente. Non lo si può raccontare rimanendo in superficie su ciò che fa vedere, ma andando in profondità per tutto quel che dice e che vuol dire. Si vede, si ascolta e si tace o si risponde. Piace a chi vuol meditare e conversare con le parole,non certo a chi vuol fantascienza, sesso o violenza.
Vi è comunque un po’ di tutto e per tutti: la carriera legata agli interessi, il dolore, la solitudine, l’affetto mancato, il difficile rapporto tra padre e figlio, il disagio fisico, l’amore conquistato e perso, l’alcool,la poesia del linguaggio e delle immagini. Belle fotografie e soprattutto bella musica; dopo aver mostrato un magnifico albero di pesco, i fiori di pesco simboleggiano l’unione e la solidità della famiglia, si ascolta una magnifica canzone al pianoforte che accompagna i titoli di coda, quando, come purtroppo è mal costume, il pubblico lascia la sala. Per chi apprezza la lettura e le immagini, le parole e la pittura è difficile ergersi a giudice in questa diatriba condotta con garbo e quasi per gioco a rendere il film leggero, commedia piuttosto che una pesante lezione di logos, ovvero di fredda e distaccata esposizione di quadri. Le immagini ci vengono offerte in continuazione attraverso la vista:è la natura che ci circonda, sono le stupende fotografie del creato che offre inesauribili occasioni di riprese, sono i quadri, manifestazioni di stati d’animo,di immaginazione, di fantasia, attraverso l’uso di un pennello, di una spatola ecc. ma sempre con tantissimi colori. Un Van Gogh non potrà mai essere un Raffaello, la foto di un tramonto può essere ripresa da chiunque nello stesso luogo momento e posizione. Tutto ciò che vediamo nel film e altrove arriva silenziosamente a noi, e ciascuno può tacere o commentare. La parola serve ad illustrare e spiegare il contenuto,la storia, il significato di una immagine, di un quadro. Alla parola non necessita una pictur. La parola è di tutti, la capacità di fotografare di pochi, di dipingere di pochissimi. Un libro ti tiene compagnia come la foto della tua amata. Con la parola si agitano ed incitano le folle, anche alla follia (vedi rivoluzioni o nazismo), con una sola parola si dichiara:”Guerra”, oppure si manista e si conquista l’Amore, che mostrandosi a Dio fa dire agli sposi:“Si, lo voglio”.
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donato prencipe
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giovedì 20 novembre 2014
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"sedurre con le parole esprimendo un'immagine"
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Words and picture, questo è il titolo della nuova commedia del regista australiano Fred Schepisi (6 gradi di separazione). Una commedia romantica che esalta la poesia delle parole raffrontandola con quella delle immagini. La trama si sviluppa incantando lo spettatore grazie alla magia che l'arte di un paroliere e quella di un pittore possono evocare. L'attore, di cui si avvale Shepiri, è il britannico Clive Owen (King Arthur), che interpreta la parte di un insegnante di lettere, Jack Marcus, irriverente e al tempo stesso affascinante nell'insegnare ai suoi alunni l'uso appropriato dei vocaboli e l'interessante padronanza che di essi si può avere, adottando giochi di parole ed esortandoli ad inventarne di nuove accendendo così in loro la fantasia e il talento contro la schiavitù del voto.
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Words and picture, questo è il titolo della nuova commedia del regista australiano Fred Schepisi (6 gradi di separazione). Una commedia romantica che esalta la poesia delle parole raffrontandola con quella delle immagini. La trama si sviluppa incantando lo spettatore grazie alla magia che l'arte di un paroliere e quella di un pittore possono evocare. L'attore, di cui si avvale Shepiri, è il britannico Clive Owen (King Arthur), che interpreta la parte di un insegnante di lettere, Jack Marcus, irriverente e al tempo stesso affascinante nell'insegnare ai suoi alunni l'uso appropriato dei vocaboli e l'interessante padronanza che di essi si può avere, adottando giochi di parole ed esortandoli ad inventarne di nuove accendendo così in loro la fantasia e il talento contro la schiavitù del voto. Una figura a due facce quella di Owen, professore caparbio e innovativo di giorno e disperato consumatore d'alcool di notte, che è causa di un rapporto burrascoso con il figlio e di una minaccia di licenziamento. A stravolgere, negli alunni, la grandezza della parola inculcatagli da Marcus, ci pensa la nuova professoressa di arte, Juliette Binoche, alias Dina Delsanto, affetta da una patologia agli arti che ne limitano l'attività motoria, la quale pone l'accento sulla capacità peculiare delle immagini di evocare significati ed emozioni senza avvalersi dell'uso della parola, definita quest'ultima, “inutile”. D'ora in poi è una lotta serrata tra due forme d'arte alle quali sembra veramente arduo connotargli l'appellativo di vincitori o vinti e sullo sfondo di questa sfida si materializza la storia sentimentale tra i due personaggi che sanno mostrare entrambi le proprie notevoli doti nell'insegnare e nel motivare le menti di questi ragazzi ma al tempo stesso spogliarsi della loro fragilità e venirne sopraffatti intimamente. Un plauso doveroso a Juliette Binoche per aver dipinto lei stessa i quadri presenti nel film dimostrando ed esaltando ancor più le sue qualità di donna talentuosa ed affascinante. Il film è un gioco d'incanto tra un verso di una poesia ed un'immagine dipinta regalandoci emozioni generate dall'incontro di un'arte evocativa al solo “sguardo” grazie alla quale sarebbe superfluo restare in “silenzio”.
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angelo umana
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domenica 22 febbraio 2015
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l'arte ci rende migliori
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Una sana competizione tra insegnanti, quella di arte (pictures) Juliette Binoche e quello di letteratura (words) Clive Owen. In essa vengono coinvolti i ragazzi, sinceramente animati da cotanti professori. Clive stava addirittura perdendo il posto per scarsa performance a giudizio delle autorità scolastiche – in America succede! – “annegato” nella vodka e in una vita da single tutta genio e sregolatezza, eppure conquistava ancora i ragazzi citando frasi di scrittori (John Updike e Ian McEwan tra gli altri): li spinse perfino a inventare loro stessi nuove parole, che magari si sarebbero diffuse nel linguaggio comune. Questa sì è partecipazione a scuola! Li convince che cercare il significato di un termine nel computer è semplice e sbrigativo, ma cercarlo su un testo può essere più produttivo, si scoprono altre cose, si fanno deduzioni e associazioni di idee.
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Una sana competizione tra insegnanti, quella di arte (pictures) Juliette Binoche e quello di letteratura (words) Clive Owen. In essa vengono coinvolti i ragazzi, sinceramente animati da cotanti professori. Clive stava addirittura perdendo il posto per scarsa performance a giudizio delle autorità scolastiche – in America succede! – “annegato” nella vodka e in una vita da single tutta genio e sregolatezza, eppure conquistava ancora i ragazzi citando frasi di scrittori (John Updike e Ian McEwan tra gli altri): li spinse perfino a inventare loro stessi nuove parole, che magari si sarebbero diffuse nel linguaggio comune. Questa sì è partecipazione a scuola! Li convince che cercare il significato di un termine nel computer è semplice e sbrigativo, ma cercarlo su un testo può essere più produttivo, si scoprono altre cose, si fanno deduzioni e associazioni di idee.
Dunque un film che sarebbe adatto ai nostri ragazzi italiani, “gli sdraiati” di Michele Serra, si inebrierebbero a osservare che in quella scuola professori e studenti possono anche giudicare gli insegnanti: da noi i sindacati del pubblico impiego si solleverebbero appellandosi alla professionalità ferita. Furono le parole, ricorda Clive (chiamo il personaggio col vero nome dell’attore) a dare inizio a un Paese: Uomini creati uguali, diritti inalienabili. Le parole, dice Clive, per tanti semplicemente una successione di lettere utili solo a dir qualcosa, evocano in realtà immagini suoni sensazioni, e sono il prodotto di quella modesta poltiglia (il cervello).
Juliette è l’insegnante di fine art appena arrivata, altra motivatrice degli studenti che si muoveranno con tutta la scuola a organizzare un confronto pubblico, una competizione tra words and pictures, dove alla fine nessuna vince perché si tratta della stessa specie ma generi diversi. L’arte è l’abilità creativa dell’uomo. L’artista prende ciò che vediamo ogni giorno e lo eleva al di sopra dell’ordinario. “Gli uccelli posati sul filo in modo casuale diventano la punteggiatura di una frase invisibile” (Updike). Ogni artista fa proprio il mondo e così facendo lo eleva, e così eleva noi, ci dà una prospettiva più ampia. Ci fa voler essere il nostro meglio, l’Arte: “la più intensa espressione di individualismo che il mondo conosce” (Oscar Wilde).
La singolar tenzone è anche motivo di reinnamoramento tra i due e questa è l’unica parte che a mio parere stona nel contesto. L’ottimo regista australiano Fred Schepisi poteva non appesantire il film, del 2013 ma ovviamente sempre attuale, con una storia d’amore tra i due insegnanti, sarebbe stata sufficiente una buona complice amicizia d’intesa. Altro piccolo appesantimento è la riconciliazione di Clive col figlio, autore di una bellissima poesia: spessissimo nei film made in Usa le cose di cuore alla fine vengono “sistemate”. Sarà perché Schepisi si è trasferito a Hollywood. La motivazione più grossa per mettervi una storia d’amore potrebbe essere quanto Juliette confessa a Clive prima di baciarlo, finalmente, (lei è affetta da una malattia degenerativa agli arti): la vita continua a portarmi via tutto e non so mai quando è l’ultima volta che posso fare qualcosa, di farla pienamente, e se lo è non voglio perdermela.
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flyanto
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venerdì 21 novembre 2014
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un film sull'importanza delle parole e delle imma
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Film in cui si racconta del rapporto nascente tra due insegnanti di liceo, il professore di Lettere interpretato da Clive Owen e la professoressa di Disegno da Juliette Binoche, che dopo qualche inizio burrascoso sfocia nel sentimento d'amore più profondo. Alla base delle loro controversie iniziali vi sta principalmente la differente concezione che essi hanno sulla vita e sul recepire attraverso le parole o le immagini.
Questa pellicola di Fred Schepisi avrebbe potuto avere una riuscita senza alcun dubbio migliore se fosse durata circa una mezz'ora in meno delle due ore reali. Infatti, per quanto si presentino interessanti il dibattito e la diversa concezione del percepire ed apprendere sostenuta dai due insegnanti protagonisti, la lunghezza eccessiva dei dialoghi sostenitori delle varie tesi fanno sì che il film risulti alla fin fine quasi "tirato" nel suo contenuto e soprattutto lo pone al livello di un banale mélo di cui il panorama cinematografico è già abbondantemente colmo.
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Film in cui si racconta del rapporto nascente tra due insegnanti di liceo, il professore di Lettere interpretato da Clive Owen e la professoressa di Disegno da Juliette Binoche, che dopo qualche inizio burrascoso sfocia nel sentimento d'amore più profondo. Alla base delle loro controversie iniziali vi sta principalmente la differente concezione che essi hanno sulla vita e sul recepire attraverso le parole o le immagini.
Questa pellicola di Fred Schepisi avrebbe potuto avere una riuscita senza alcun dubbio migliore se fosse durata circa una mezz'ora in meno delle due ore reali. Infatti, per quanto si presentino interessanti il dibattito e la diversa concezione del percepire ed apprendere sostenuta dai due insegnanti protagonisti, la lunghezza eccessiva dei dialoghi sostenitori delle varie tesi fanno sì che il film risulti alla fin fine quasi "tirato" nel suo contenuto e soprattutto lo pone al livello di un banale mélo di cui il panorama cinematografico è già abbondantemente colmo.
Pertanto, sebbene lo spunto per raccontare la vicenda e soprattutto per dimostrare l'importanza ugualmente grande, sebbene diversa, che hanno nella vita sia le parole che le immagini, siano interessanti e coinvolgenti, la pellicola rimane ad un livello mediocre che scredita addirittura un poco l'ottima attrice Juliette Binoche (che invece fortunatamente si può ammirare in tutta la sua grandezza recitativa nel contemporaneo , "Sils Maria"), nonchè Clive Owen stesso.
Da segnalare sono solo alcune battute di buon ed intelligente umorismo all'interno dei dialoghi dei protagonisti ed i quadri presentati, opere della stessa Binoche.
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(di angelo umana)
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