tavololaici
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giovedì 15 maggio 2014
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terre sconfitte
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Film di impatto -per quanto lungo e non all'americana come fruizione- PICCOLA PATRIA presenta il nord-est italiano che non appare nei TG, quello vero.
Anche se, a mio parere, la realtà è di gran lunga peggiore.
La trama è il razzismo senza radici e l'ottundimento, quella bassezza autentica che queste terre sanno esprimere al loro peggio e alla loro essenza: stolidità, voglia di distruggere il diverso e “schei,schei schei” come centro del proprio tutto. “Far schei”.
Un attore come Mirko Artuso riesce benissimo ad esprimere l'ottundimento di cui sopra, con una maschera che tradisce piena conoscenza delle cose, fin nei minimi particolari,e dal di dentro: Artuso mi è piaciuto davvero tantissimo.
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Film di impatto -per quanto lungo e non all'americana come fruizione- PICCOLA PATRIA presenta il nord-est italiano che non appare nei TG, quello vero.
Anche se, a mio parere, la realtà è di gran lunga peggiore.
La trama è il razzismo senza radici e l'ottundimento, quella bassezza autentica che queste terre sanno esprimere al loro peggio e alla loro essenza: stolidità, voglia di distruggere il diverso e “schei,schei schei” come centro del proprio tutto. “Far schei”.
Un attore come Mirko Artuso riesce benissimo ad esprimere l'ottundimento di cui sopra, con una maschera che tradisce piena conoscenza delle cose, fin nei minimi particolari,e dal di dentro: Artuso mi è piaciuto davvero tantissimo. Vivendo in veneto, mi pareva di conoscere da sempre il suo personaggio e il suo leggerlo cosi' bene.
Una vera scoperta è Maria Roveran. Naturale e selvaggia, istintiva e intensa. Ne sentiremo parlare nei prossimi anni -davvero splendida nel calarsi nei panni del suo personaggio.
La colonna sonora è di grande forza, cosi come la lettura dall'alto di queste terre sconfitte.
Gianni Buganza
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cristina treviso
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mercoledì 16 aprile 2014
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film intenso e bravi attori
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Un film che lascia sgomenti e fa riflettere molto su di noi e ciò che siamo diventati, sul paesaggio devastato e al collasso, e sul vuoto dentro ciascuno.
Mi è piaciuta molto l'interpretazione del personaggio del padre (Mirko Artuso): un omone grande e grosso che sembra una roccia e che invece con il suo modo di camminare, di incurvare le spalle, di guardare e parlare, riesce ad esprimere una fragilità e paura sconfinate.
Una domanda che mi piacerebbe fare al regista: l'analogia tra le immagini televisive della Mecca (un grande cubo nero) e l'hotel Antares con il suo grande prisma nero è voluta? A me è piaciuto immaginare che mentre i protagonisti si chiedono " ma cosa xei drio far" a quelli che pregano alla Mecca, forse dovrebbero chiedere "cosa semo drio far" a se stessi, mentre stanno sugli sdrai sull'erba finta, attorno ad un prisma di vetro nero, in un contesto desolato.
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Un film che lascia sgomenti e fa riflettere molto su di noi e ciò che siamo diventati, sul paesaggio devastato e al collasso, e sul vuoto dentro ciascuno.
Mi è piaciuta molto l'interpretazione del personaggio del padre (Mirko Artuso): un omone grande e grosso che sembra una roccia e che invece con il suo modo di camminare, di incurvare le spalle, di guardare e parlare, riesce ad esprimere una fragilità e paura sconfinate.
Una domanda che mi piacerebbe fare al regista: l'analogia tra le immagini televisive della Mecca (un grande cubo nero) e l'hotel Antares con il suo grande prisma nero è voluta? A me è piaciuto immaginare che mentre i protagonisti si chiedono " ma cosa xei drio far" a quelli che pregano alla Mecca, forse dovrebbero chiedere "cosa semo drio far" a se stessi, mentre stanno sugli sdrai sull'erba finta, attorno ad un prisma di vetro nero, in un contesto desolato. Mha...
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[+] cossa semo drìo a far
(di angelo umana)
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angelo umana
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venerdì 11 aprile 2014
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veneto verace
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Film notevole, un atto di accusa terribile e spassionato che, con viste dall’alto e d’insieme – il nostro nord-est che per traffico, strade e traffico aereo parrebbe tendere un po’ ad una Silicon Valley – e numerose riprese con camera ferma, osservative o a seguire i personaggi, diventa particolareggiato, scende nelle viscere del tessuto sociale, della Piccola Patria che, viste le brutture interne, sarebbe letale lasciare sola, indipendente (v/ referendum recente dei veneti).
“Vàrdate intorno” dice una canzone dialettale della colonna sonora, che ne comprende altre di un rock in dialetto veneto molto belle e originali.
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Film notevole, un atto di accusa terribile e spassionato che, con viste dall’alto e d’insieme – il nostro nord-est che per traffico, strade e traffico aereo parrebbe tendere un po’ ad una Silicon Valley – e numerose riprese con camera ferma, osservative o a seguire i personaggi, diventa particolareggiato, scende nelle viscere del tessuto sociale, della Piccola Patria che, viste le brutture interne, sarebbe letale lasciare sola, indipendente (v/ referendum recente dei veneti).
“Vàrdate intorno” dice una canzone dialettale della colonna sonora, che ne comprende altre di un rock in dialetto veneto molto belle e originali. Guardati intorno ma guardati dentro casa, troverai il nemico in te stesso e anche nella tua famiglia. Non cercarlo sempre nel prossimo e, ça va sans dire, negli immigrati, nei “foresti di merda, specie di animali”: i negri cattolici che tutte le domeniche vanno a messa e poi fanno feste di tutti i colori, come i loro vestiti, o gli arabi che ci vanno di venerdì, o gli albanesi invece non ci vanno mai, ma in compenso rubano le macchine. Noi invece “Credo in un solo Dio …” e l’attestazione di fede fatta dalla comunità italiana la domenica, rito abitudinario e scontato, suona come un monito, chissà qual è quel Dio, fatto a immagine e somiglianza nostra, dei nostri comodi, della nostra moralità elastica
Una Piccola Patria guardata così internamente da renderla vulnerabile a ogni critica da parte di chi osserva. Il regista Alessandro Rossetto disegna in modo originale e molto aperto personaggi non abbelliti dalla cinepresa, non truccati ma anzi nudi con le loro magagne, alle prese con le loro aziende e schiavi dei loro modi di pensare, le loro sagre che sembrano texane, come qualcosa di americano ha il porto d’armi e le lezioni di tiro che si procura il papà di una delle protagoniste, Luisa. Questa si fa ritrarre dall’amica Renata in scene di sesso col suo fidanzato albanese Bilal, bendato, e il mentecatto Menon che poi ricatteranno, questo per coltivare il suo vizio ruba i soldi alla sorella, titolare di una lavanderia industriale. Ventimila euro riesce a spillargli Renata, i soldi sempre i soldi, l’ossessione con cui si cresce qui, “te piasen i schei” le dice l’uomo dopo gli incontri. Naturalmente, nella logica della moralità a propria misura, costui và in chiesa, come ogni "buon cristiano", legge le preghiere dal leggìo dell’altare, e nel messale qualcuno gli fa trovare foto dei suoi incontri “proibiti”.
Pare di poter dire che la grande assente, nella comunità che ruota attorno all’hotel a 4 stelle Antares – poco importa se siamo a Verona Rovigo Treviso o Gorizia (località citate nei titoli di coda) - sia la cultura, intesa come istruzione, elevarsi a voler capire l’ambiente attorno a sé, “vardarse entorno”. I veneti mostrati qui sono vecchi, seduti, rigidi nelle convinzioni e prevenuti. Davvero di gran livello le interpretazioni del papà di Luisa (Mirko Artuso), il più seduto, del torvo Menon (Diego Ribon) dai “vizi privati e pubbliche virtù”, delle donne che stanno accanto a questi uomini (Lucia Mascino e Nicoletta Maragno), che cercano di tenere insieme le famiglie e salvare le apparenze. Interessante l’immagine dell’anziano e saggio Giulio Brogi, dal quale le due ragazze prendono occasionalmente consiglio, (“Finché siamo vivi abbiamo tutti la stessa età”). Azzeccato il ritmo del film, lento abbastanza da creare un clima cupo e un dissolvimento sociale incombente. Il colpevole c’è, sono i negri, gli stranieri … abbiamo bisogno di qualcuno da incolpare (come ne Il sospetto e ne La quinta stagione).
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(di angelo umana)
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(di cinefila part time)
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flyanto
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martedì 22 aprile 2014
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quando la degradazione morale raggiunge i più bass
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Film in cui si racconta di un ricatto a sfondo sessuale ordito da due ragazze di provincia contro un uomo di mezza età dedito ad incontri del tutto particolari. Il ricatto ovviamente non va a buon fine causando così la rovina dei rapporti di amicizia e di complicità tra le due ragazze ma anche quelli sentimentali di una di loro con il proprio fidanzato, coinvolto anch'egli nella tresca ma del tutto a sua insaputa
La pellicola di Alessandro Rossetto,regista specializzato per lo più nella conduzione di documentari, si presenta effettivamente proprio con un taglio documentaristico dove sulla vicenda predomina soprattutto la rappresentazione quanto mai realistica dello spaccato di una parte della società del Nord Italia (siamo infatti nell'area veneta) in cui emergono in maniera esplicita l'aperta denuncia delle miserie morali e della mancanza di valori che la contraddistinguono.
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Film in cui si racconta di un ricatto a sfondo sessuale ordito da due ragazze di provincia contro un uomo di mezza età dedito ad incontri del tutto particolari. Il ricatto ovviamente non va a buon fine causando così la rovina dei rapporti di amicizia e di complicità tra le due ragazze ma anche quelli sentimentali di una di loro con il proprio fidanzato, coinvolto anch'egli nella tresca ma del tutto a sua insaputa
La pellicola di Alessandro Rossetto,regista specializzato per lo più nella conduzione di documentari, si presenta effettivamente proprio con un taglio documentaristico dove sulla vicenda predomina soprattutto la rappresentazione quanto mai realistica dello spaccato di una parte della società del Nord Italia (siamo infatti nell'area veneta) in cui emergono in maniera esplicita l'aperta denuncia delle miserie morali e della mancanza di valori che la contraddistinguono. Il film pertanto risulta assai crudo per i suoi contenuti ed all'insegna di una prospettiva molto pessimistica nei confronti della società stessa e del futuro del paese. Fortunatamente e quasi sicuramente non tutta la società italiana è strutturata in tale modo ma l' intento di Rossetto risulta proprio quello di indurre lo spettatore a riflettere ed a prendere coscienza che in alcuni strati della società quello che più emerge è il vuoto più totale unito ad un altissimo livello di degradazione morale, ambientale e fisica.
Anche la scelta da parte del regista di impiegare attori non professionisti (peraltro tutti molto bravi e credibili nei propri ruoli) o, per lo meno, poco noti al pubblico, contribuisce notevolmente all'impronta documentaristica che vuole assumere quest'opera, rafforzandone la denuncia.
Interessante.
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francesco monteleone
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martedì 22 aprile 2014
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il vero erede del realismo nel cinema italiano
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PICCOLA PATRIA, un film di Alessandro Rossetto. Con Maria Roveran, Roberta Da Soller, Vladimir Doda, Lucia Mascino, Diego Ribon. Italia, 2013.
A metà film una buona parte degli spettatori esce dalla sala. Gli altri che rimangono seduti si agitano scompostamente e, a fine proiezione, storcono il muso. E allora perché tutti i critici cinematografici più preparati hanno scritto che il primo film di Alessandro Rossetto è un’opera significativa, altamente espressiva, mai banale né superficiale? Forse perché gli intellettuali più maturi amano le cose ‘pesanti’? O forse perché vogliono sostenere, per partito preso, la bellezza del ‘brutto’? Proviamo a spiegare: alcuni registi, i più coraggiosi, soprattutto nelle opere prime decidono di utilizzare l’arte cinematografica per cercare la Verità, invece di fermarsi alla ‘sorpresa’, che basta e avanza per accontentare la massa.
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PICCOLA PATRIA, un film di Alessandro Rossetto. Con Maria Roveran, Roberta Da Soller, Vladimir Doda, Lucia Mascino, Diego Ribon. Italia, 2013.
A metà film una buona parte degli spettatori esce dalla sala. Gli altri che rimangono seduti si agitano scompostamente e, a fine proiezione, storcono il muso. E allora perché tutti i critici cinematografici più preparati hanno scritto che il primo film di Alessandro Rossetto è un’opera significativa, altamente espressiva, mai banale né superficiale? Forse perché gli intellettuali più maturi amano le cose ‘pesanti’? O forse perché vogliono sostenere, per partito preso, la bellezza del ‘brutto’? Proviamo a spiegare: alcuni registi, i più coraggiosi, soprattutto nelle opere prime decidono di utilizzare l’arte cinematografica per cercare la Verità, invece di fermarsi alla ‘sorpresa’, che basta e avanza per accontentare la massa. La verità ha due difetti gravi: è faticosa e dolorosa. (Se non vi disturba il paragone, pensate alla endoscopia ospedaliera che per vedere dentro il corpo, lo raschia e lo fa sanguinare). Chi non ama la verità si accontenta delle false verità e spesso, troppo spesso, diventa un fedele seguace di laidi ingannatori, soprattutto in politica. Orbene, questo film è un gioiello realista, come un lungometraggio di Pietro Germi o una novella del Verga. I suoi interpreti sono perfetti, perché non sono mai passati da Marzullo o Maria De Filippi o drammi similari. Il regista ha preso in consegna il corpo morente degli italiani del nord-est, lo ha lucidato con solventi industriali e lo vivisezionato in ogni parte, per catalogarne le attuali malattie sociali. Così, Il leghismo e il razzismo sono professati da innocui vendicatori della specie veneta. Il sesso è elevato alla miseria degli ‘sghei’, dei soldi. L’ordine e la simmetria sono ricercati nei mostruosi balli di gruppo… ‘Piccola patria’ è una secchiata di veleno sulla televisione, sul cinema, sulla famiglia e perfino sull’amore. È tosto, molto tosto. Vi apre una vena e vi fa sanguinare. Se volete trascorrere una eccellente serata senza pensieri andate a finanziare i pericolanti genitali di John Turturro che, secondo W. Allen rincoglionito, le facoltose bonazze americane acquistano a 2.000 dollari la botta (che caduta di stile!) Al regista Alessandro Rossetto non gli manca niente per assisterci negli anni futuri con il suo talento. Non fallirà nel cinema; sa ragionare e non vende opinioni false a prezzi convenienti. Questa volta ci ha fatto sperimentare gli effetti di una sub-cultura diventata muta e sorda, che viene penetrata dal Male. Ci ha fatto incazzare con le sue inquadrature dense e appiccicose, per dimostrarci che siamo costretti a vivere in un’Italia tanto brutta. La sua insofferenza verso l’ignoranza è diventata la nostra. Siamo curiosi di vedere se anche il suo secondo film saprà distinguersi dagli altri, penetrando a fondo lì dove altri rimangono in superficie.
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(di angelo umana)
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