lambra
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giovedì 7 novembre 2013
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da non perdere
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Ho avuto modo di vedere il film di recente, precisamente al Lucca Comics and Games. L'arte della felicità è il primo e sorprendente lungometraggio d'animazione per adulti italiano prodotto da una giovane "factory" napoletana Mad Entertainment. Il film narra il viaggio del tassista Sergio in giro tra i vicoli della sua città. Il viaggio fisico compiuto da Sergio non è altro che una metafora della sua ricerca personale della felicità. Ed è proprio questo aspetto del film ad avermi emozionato molto, il viaggio che Sergio fa tra i suoi ricordi più importanti è un tipo di cammino introspettivo che ognuno di noi ha affrontato almeno una volta nella vita. La personale vicenda di Sergio in perenne conflitto con le sue scelte, arriva dritto al cuore dello spettatore, emozionandolo, motivo per cui non nascondo di aver versato qualche lacrimuccia durante a proiezione.
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Ho avuto modo di vedere il film di recente, precisamente al Lucca Comics and Games. L'arte della felicità è il primo e sorprendente lungometraggio d'animazione per adulti italiano prodotto da una giovane "factory" napoletana Mad Entertainment. Il film narra il viaggio del tassista Sergio in giro tra i vicoli della sua città. Il viaggio fisico compiuto da Sergio non è altro che una metafora della sua ricerca personale della felicità. Ed è proprio questo aspetto del film ad avermi emozionato molto, il viaggio che Sergio fa tra i suoi ricordi più importanti è un tipo di cammino introspettivo che ognuno di noi ha affrontato almeno una volta nella vita. La personale vicenda di Sergio in perenne conflitto con le sue scelte, arriva dritto al cuore dello spettatore, emozionandolo, motivo per cui non nascondo di aver versato qualche lacrimuccia durante a proiezione. Insomma esperimento riuscito per la giovane casa di produzione made in naples,che lascia ben sperare per un genere in italia ancora in fase di rodaggio. P.s. Piccolo plauso anche per la colonna sonora del film.
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linus2k
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sabato 18 gennaio 2014
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quanto costa la felicità?
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Ci sono momenti della vita in cui sei preso da bilanci e analisi, in cui nella testa ti si affollano ricordi, sogni infranti, sogni rimasti nel cassetto, in cui la testa vaga di continuo, non vuole fermarsi, non riesce a fermarsi e forse ne ha anche un po' paura.
Sono i momenti in cui sogni che un barlume di poesia ti prenda e ti rapisca, o meglio, non è che lo credi possibile, ma sotto sotto lo speri.
Hai bisogno di poesia. Semplice. Immediata. Sincera.
Se c'è un posto dove questo può capitare, è nel buio di una sala cinematografica. Entri carico di speranze, si spegne la luce, ed appare un albero, un maestoso albero dalle larghe fronde, ripreso dal basso, l'erba che si muove al vento e piano piano ti ritrovi in volo tra il Nepal e Napoli, tra un monaco buddista ed un taxista.
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Ci sono momenti della vita in cui sei preso da bilanci e analisi, in cui nella testa ti si affollano ricordi, sogni infranti, sogni rimasti nel cassetto, in cui la testa vaga di continuo, non vuole fermarsi, non riesce a fermarsi e forse ne ha anche un po' paura.
Sono i momenti in cui sogni che un barlume di poesia ti prenda e ti rapisca, o meglio, non è che lo credi possibile, ma sotto sotto lo speri.
Hai bisogno di poesia. Semplice. Immediata. Sincera.
Se c'è un posto dove questo può capitare, è nel buio di una sala cinematografica. Entri carico di speranze, si spegne la luce, ed appare un albero, un maestoso albero dalle larghe fronde, ripreso dal basso, l'erba che si muove al vento e piano piano ti ritrovi in volo tra il Nepal e Napoli, tra un monaco buddista ed un taxista. E per 80 minuti viaggerai tra paure, sogni, speranze, fragilità, sicurezze e ricordi... tanti ricordi...
"L'arte della felicità" è un film d'animazione italiana, napoletana, uno di quei piccoli miracoli che non ti aspetti ma che ti meraviglia quando scopri che esistono, quel miracolo di bellezza sincera fatto di umanità, di ricordi, di Vita.
Attraverso il viaggio in taxi di Sergio in una Napoli piovosa, invasa dai rifiuti, si viaggia attraverso l'umanità che sale sul taxi ed attraverso la storia passata e presente del taxista. Un viaggio lungo, interminabile, come proprio quei viaggi mentali che nei momenti più duri non si fermano, non conoscono sonno, non conoscono sosta.
E così, tra donne in fuga dalla famiglia, parenti, speaker di radio, Sergio ha modo di elaborare il tremendo periodo che sta passando, scoprire dove si annida la speranza che al momento sembra nascosta.
Ed è un meraviglioso viaggio che facciamo con lui. Perché è impossibile non rivedere il proprio vissuto in quello di Sergio, e la Vita che viene narrata, la frustrazione e la paura, è quella di una persona, di un popolo, di Sergio, mia.
La grandezza di questo film è proprio la capacità di rendersi universale, oltre la spazzatura di Napoli, oltre il taxi di Sergio.
E sicuramente tutto questo è veicolato da una perfetta conoscenza di tempi cinematografici, di una sceneggiatura a dir poco perfetta che si appoggia ad una tecnica di animazione suggestiva, importante, che miscela in maniera sapiente 2D e 3D e che si accompagna ad una colonna sonora che da sola meriterebbe il prezzo del biglietto.
In 80 minuti ti commuovi, ridi, ritrovi il tuo passato (il mio, poi da napoletano di nascita, è stato ancora più presente), ed esci con un sorriso speranzoso... perché in fondo, sarebbe sempre da ricordarlo:
"La tristezza te la danno per poco, ma pure la felicità non costa nulla. Allora, tu che scegli?"
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mauridal
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sabato 7 dicembre 2013
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l'arte della felicita' è solo vivere.
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i gente in gente, dopo aver viaggiato per molti mari, sono giunto a (porgerti) questo triste rito, fratello, per renderti l’estremo dono dovuto alla morte e parlare al muto cenere, invano: dal momento che la sorte mi portò via te, ah povero fratello, a me strappato ingiustamente. Ora tuttavia queste offerte che (da me) sono state presentate, secondo l’antica usanza dei padri (antenati), come triste dono, ricevi (accetta), grondanti di fraterno pianto, e per sempre fratello addio, addio!
Questi versi di, Catullo, sono perfettamente in sintonia con il tema del film di Alessandro Rak e Luciano Stella, L’Arte della Felicità.
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i gente in gente, dopo aver viaggiato per molti mari, sono giunto a (porgerti) questo triste rito, fratello, per renderti l’estremo dono dovuto alla morte e parlare al muto cenere, invano: dal momento che la sorte mi portò via te, ah povero fratello, a me strappato ingiustamente. Ora tuttavia queste offerte che (da me) sono state presentate, secondo l’antica usanza dei padri (antenati), come triste dono, ricevi (accetta), grondanti di fraterno pianto, e per sempre fratello addio, addio!
Questi versi di, Catullo, sono perfettamente in sintonia con il tema del film di Alessandro Rak e Luciano Stella, L’Arte della Felicità. Il film tratta del tema della morte, ma dal punto di vista di chi paradossalmente l’ha vissuta . Voglio dire che una morte , ad esempio quella del proprio amato fratello , può essere “vissuta” come la propria , ed è proprio ciò che è accaduto all’autore del film, Luciano Stella alias Sergio tassista napoletano personaggio che letteralmente guida il racconto in cui vi è trasposto tutto il tentativo di dare una motivazione e una catarsi alla morte di un fratello. Un film è un esempio promettente di cinema d' animazione napoletano,ben diretto dall’animatore disegnatore Alessandro Rak. Il film la cui sceneggiatura è piena di riferimenti simbolici e culturali inerenti la filosofia buddista , implicitamente riprende in chiave contemporanea tutti i temi antropologici della morte vissuta dai vivi, come l’archetipo del pianto ,prima dei fratellini piccoli , poi come pianto immotivato della ragazza nel taxi ,infine il pianto collettivo simbolico richiamato con la metafora della pioggia incessante sulla città ,con le gocce d’acqua che rigano i vetri del taxi. Così anche il percorso senza meta del viaggiare incontro all’ignoto , e infine il catastrofismo ,collegato alla morte di una civiltà seppure già preavvertita dall’invasione di rifiuti e scorie in una grande città come Napoli. Una morte dunque preannunciata , quella di Alfredo , fratello di Sergio tassista napoletano, ammalato di cancro che sceglierà di morire in una dimensione extra sensoriale e spirituale come quella suggerita dalla scelta di andar via in una india buddista per poi ritornare alle origini come puro spirito, reincarnatosi in un gabbiano che sorvola la città di Napoli con tutte le sue vicende miserabili e altrettanto nobili, che ormai già ampiamente tutto il mondo conosce. Un film dunque che pur tentandovi, non insegna affatto l’Arte della Felicità, ma che riesce a comunicare allo spettatore il dolore universale di una morte che si riscatta nella vita ,in un ciclo continuo, ribadendo che l’unico scopo della vita è la vita stessa . Ottime la colonna sonora e le musiche, a sottolineare la giovane equipe di realizzatori del film. Mauridal.
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[+] 4 stelle al film e 5 agli spettatori intelligenti!
(di anna ornella)
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maria f.
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martedì 10 dicembre 2013
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evviva i buoni film!
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Non amo particolarmente i film d'animazione, La pellicola è stata proiettata a un orario impossibile (h.13,00 di sabato).Ho fatto uno sforzo incredibile, inumano ma avevo letto un articolo di Roberto Saviano che ne parlava in maniera entusiastica e non ho voluto perderla.
Non mi sono pentita. Ogni frase contiene uno spunto per riflettere.
Sergio con il suo taxi, ma soprattutto con il suo tormento ci ha portato in una Napoli buia, grigia, piovosa, è vero la nostra città non è purtroppo sempre “ o paese do sole” “o paese do mare” dove “tutt’e parole so doce, so amare, so sempe parole d’ammore….”.
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Non amo particolarmente i film d'animazione, La pellicola è stata proiettata a un orario impossibile (h.13,00 di sabato).Ho fatto uno sforzo incredibile, inumano ma avevo letto un articolo di Roberto Saviano che ne parlava in maniera entusiastica e non ho voluto perderla.
Non mi sono pentita. Ogni frase contiene uno spunto per riflettere.
Sergio con il suo taxi, ma soprattutto con il suo tormento ci ha portato in una Napoli buia, grigia, piovosa, è vero la nostra città non è purtroppo sempre “ o paese do sole” “o paese do mare” dove “tutt’e parole so doce, so amare, so sempe parole d’ammore….”.
Rappresentare questa città in modo tenebroso simboleggia lo stato d’animo in cui da anni versa il protagonista.
Il nostro cuore, la nostra mente convive quotidianamente con chi ha condiviso una parte fondamentale della nostra vita, anche se la persona amata è lontana o non c’è più.
Sergio è torturato dalla lontananza di Alfredo e non riesce a farsene una ragione di come il suo fratellone abbia potuto abbandonarlo.
Alfredo molto malato ha scelto di trascorrere i suoi ultimi anni altrove e inconsapevolmente ha portato via con sé, quasi tutta l’energia, l’esuberanza, parte della vitalità, dell’entusiasmo del fratello, elementi tutti che insieme davano vita alla loro musica, alla loro creatività.
Sergio si lascia vivere, l’inerzia lo sta stritolando. Dentro di sé comunque è ancora vivo. E’ continuamente soffocato e sopraffatto dal chiedersi del significato della vita, della morte, cerca risposte al di fuori di sé ascoltando i commenti sul tema di un giornalista radiofonico, oppure dando ascolto alla solitudine di una passeggera, o consentendo allo zio di esprimere il proprio pensiero filosofico sull’argomento, zio, che lo esorta a vivere il presente e a non chiedersi il perché si muore, la morte secondo il suo pensiero, fa parte di noi dal momento in cui nasciamo: moriamo perché siamo nati !
Parole apparentemente di una banalità mostruosa che contengono tuttavia un’indiscutibile saggezza e verità lapalissiana.
Sergio ricomincia a vivere nel momento in cui riscopre la sua musica, la loro musica, perché solo una vera passione ti può essere autentica compagna dell’esistenza. Non bisogna sprecare l’opportunità che ci è stata concessa perché non sappiamo se avremo un’altra chance.
Colonna sonora magica. Grazie.
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jackiechan90
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venerdì 30 ottobre 2015
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il "deus in macchina" dell'animazione italiana
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la nuova via dell'animazione italiana si chiama Alessandro Rak e la sua "Rak&Scop", una vera e propria "factory" dell'animazione nata all'ombra del Vesuvio. E questo film rappresenta bene una città (ma, in parte, tutta una società, quella occidentale) persa tra vecchi e nuovi mondi, tra tradizione e nuove filosofie orientali che sono solo un surrogato per fuggire da una realtà vista come soffocante. In questo scenario vediamo una Napoli perennemente piovosa dove si aggira il taxi di Sergio, un ex-musicista che ha appena perso il fratello ALfredo, anche lui ex-musicista, che aveva in precedenza abbandonato la città e la famiglia per diventare monaco buddista in Tibet. la 'perdita del fratello spinge Sergio a chiudersi nel suo taxi in preda ai suoi fantasmi, con l'unica compagnia di una radio dove uno speaker esagitato parla dell'imminente Apocalisse che dovrebbe sconvolgere la città.
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la nuova via dell'animazione italiana si chiama Alessandro Rak e la sua "Rak&Scop", una vera e propria "factory" dell'animazione nata all'ombra del Vesuvio. E questo film rappresenta bene una città (ma, in parte, tutta una società, quella occidentale) persa tra vecchi e nuovi mondi, tra tradizione e nuove filosofie orientali che sono solo un surrogato per fuggire da una realtà vista come soffocante. In questo scenario vediamo una Napoli perennemente piovosa dove si aggira il taxi di Sergio, un ex-musicista che ha appena perso il fratello ALfredo, anche lui ex-musicista, che aveva in precedenza abbandonato la città e la famiglia per diventare monaco buddista in Tibet. la 'perdita del fratello spinge Sergio a chiudersi nel suo taxi in preda ai suoi fantasmi, con l'unica compagnia di una radio dove uno speaker esagitato parla dell'imminente Apocalisse che dovrebbe sconvolgere la città. Nel taxi-casa di Sergio, novello Caronte nella Napoli-inferno ma anche novello Travis Bickle con le stesse allucinazioni, si avvicendano vari personaggi che raccontano a Sergio le loro storie, ciascuno di loro in cerca della propria felicità. Sergio diventa così, "deus in macchina", recettore e interprete delle voci della strada e confessore di anime, colui che muovendosi, muove tutta la storia, l'unico che può riportare speranza in un mondo sempre più inp reda alla depressione (paradossale dal momento che per tutto il film sembra lui ad essere sempre depresso).
Pellicola certamente non facile, che dimostra la presa di coscienza dell'animazione che diventa sempre meno "per bambini" e sempre più grande cinema rivolto agli adulti. Cinematografiche sono, infatti, le inquadrature e lo stile di ripresa e i continui riferimenti al grande cinema d'autore (oltre a "Taxi Driver" di Scorsese anche "La 25esima ora" di Spike Lee e "Apocalypse Now" di Coppola) e i dialoghi che sono palesemente meta-cinematografici (a un certo punto il protagonista si lamenta che la gente lo prende sempre per "un cartone animato"). Un capolavoro che apre una porta aperta nell'animazione italiana con uno stile unico nei disegni e nell'animazione che unisce videoclip musicali e forte connotazione territoriale con il tratto a matita e la computer graphic. Un miscuglio sapientemente dosato che potrebbe riservare in futuro numerose sorprese e fare scuola.
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emmeggã¬
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giovedì 9 gennaio 2014
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ottimi disegni, discreta regia, pessimi dialoghi
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Fumetti e disegni per il cinema ottimi, ma deludente la scrittura per la sala. I dialoghi sono stucchevoli e didascalici e ciò viene ancora di più sottolineato dalle interpetazioni degli attori per le voci, anch'esse enfatiche e scostanti.
La sceenggiatura, trattandosi di un film sicuramente dialogico (anche in senso interiore), risente di quanto appena detto e, in generale, non brilla per scorrevolezza e costruzione dei personaggi.
Musiche e immagini ottime ma buone scelte registiche non bastano a rendere consigliabile questo film. Peccato.
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