Dopo Hunger e Shame, il 3° film di Steve McQueen (omonimo del noto attore) si rivela essere un altro ottimo film, sicuramente migliore del suo secondo.
12 anni schiavo è un lungo (più di due ore), lento (ma non noioso) e angoscioso racconto, tragico e potente, che si propone di descrivere senza mezzi termini le terribili condizioni a cui erano sottoposti gli schiavi nelle tremende piantagioni di cotone (un proposito, questo, che per quanto non originalissimo, rimane pur sempre più che nobile). Ma non solo, è talmente realistico nella sua feroce denuncia, da rendere talvolta persino difficile la visione.
Crudissimo e a tratti insostenibile, narra dei soprusi quotidiani, delle sevizie, delle punizioni corporali, degli stupri a cui gli schiavisti costringevano i loro schiavi. Perché difatti, Epps e gli altri, come ogni “buon schiavista”, considerano quelle vite umane come loro esclusiva proprietà, come un oggetto, un qualcosa che si possa vendere e comprare, e, dopotutto, come afferma proprio il personaggio di Fassbender: “Un uomo fa quel che vuole con ciò che gli appartiene”. Ci si cala nell’anima nera degli uomini, si descrive con puntiglio quasi documentaristico a quali bassezze siano in grado di arrivare.
12 anni schiavo è un film potente e atroce, che punta tutto sul coinvolgimento emotivo dello spettatore, lasciando da parte l’approfondimento di diversi personaggi, a cominciare dallo stesso protagonista, di cui non vengono rivelati diversi aspetti della personalità o del rapporto con la famiglia e con gli altri schiavi. Il regista punta, al contrario, tutto sul lato “spettacolare”, sul tentare, con ogni mezzo, di colpire duro, suscitando un inevitabile sentimento di indignazione e rabbia nei confronti dei fatti narrati. E’ un film che porta, più che alla compresione, allo sdegno. Ma nonostante tutto rimane un film importante e assolutamente da vedere, un film diretto con tocco classico, lasciando scorrere lentamente la narrazione in modo che, per l’appunto, lo spettatore abbia il tempo di immedesimarsi, di commuoversi, di indignarsi. Un film tanto più necessario ai tempi che corrono.
Candidato a 9 Premi Oscar, vince quelli per il miglior film (su annucio niente poco di meno che di Michelle Obama), miglior sceneggiatura non originale (Ridley) e miglior attrice non protagonista (la straordinaria Lupita Nyong'o) che, per una volta, sono assegnati ad un film che se li merita davvero. 12 anni schiavo è un film essenziale e imprescindibile, sicuramente uno dei migliori della stagione.
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