dario carta
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venerdì 8 agosto 2014
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il linguaggio del cinema
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Nel 2012,prima delle due clamorose debacle meta asiatiche "Man of Thai Chi" e "47 Ronin", Keanu Reeves aveva coprodotto con Justin Sziasa un brillante documentario su una controversia che oggi agita le fila degli addetti al settore spettacolo,lavoro che fu poi presentato al 62° Festival Internazionale di Berlino e proiettato al Tribeca Film Festival.
Scritto e diretto da Chris Kenneally e condotto dallo stesso Reeves,il film affronta con intelligenza l'argomento spartiacque del cinema di questa epoca,una forte discriminante che si verbalizza nello scottante interrogativo sul destino della pellicola a beneficio del processo digitale.
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Nel 2012,prima delle due clamorose debacle meta asiatiche "Man of Thai Chi" e "47 Ronin", Keanu Reeves aveva coprodotto con Justin Sziasa un brillante documentario su una controversia che oggi agita le fila degli addetti al settore spettacolo,lavoro che fu poi presentato al 62° Festival Internazionale di Berlino e proiettato al Tribeca Film Festival.
Scritto e diretto da Chris Kenneally e condotto dallo stesso Reeves,il film affronta con intelligenza l'argomento spartiacque del cinema di questa epoca,una forte discriminante che si verbalizza nello scottante interrogativo sul destino della pellicola a beneficio del processo digitale.
Il film inizia e finisce con la stessa domanda:"E' la fine della pellicola?" Nel mezzo scorrono mille risposte,opinioni,commenti,pensieri,esperienze e mestieri,tutti mirati a spiegare l'espressione e il linguaggio di una forma d'arte che si sta conformando al tempo che la accoglie.
"Side By Side" è un film intelligente e pratico,che si sviluppa in una lunga serie di interviste e domande a registi,direttori della fotografia,montatori,coloristi,scrittori,addetti agli effetti speciali e a chiunque altro appartenga alla innumerevole lista di professionisti che concorrono alla realizzazione del cinema.
L'interrogativo centrale,se il processo fotochimico,cioè la pellicola tradizionale che scorre nel proiettore,stia lasciando il posto al digitale,è affrontato dai diversi punti di vista professionali e,nonostante la sua inquietante identità (è la fine del cinema come lo si è inteso fino ad oggi?),la tematica è sviscerata con il fascino delle conoscenze e delle informazioni da parte delle massime autorità in materia,dalle voci stesse di luci di ribalta al pari di Scorsese,Cameron,Lynch,Fincher,Lucas,Nolan,Soderbergh,Schumacher,Boyle,e mille altre stelle di quello stesso cielo. Pensieri,giudizi e notizie si susseguono in un'infinità di spiegazioni e aspetti dei vari mestieri e la prima cosa che suscita stupore,oltre la meraviglia della molteplicità dei lavori che compongono un titolo di cinema,è la soggettività delle opinioni.
Reeves è qui intervistatore attento e sorridente,sincero giornalista neutrale e competente,che conduce un viaggio di conoscenza e cultura di spettacolo,dove viene spiegato che il digitale non si limita al metodi di ripresa,ma si allarga alle altre discipline e forme di composizione,dal montaggio alla coloritura,dalla fotografia fino,evidentemente,ai VFX.
La partitura dell'esposizione è più che esaustiva e si arriva ad esplorare territori più complessi ed accademici,come la tecnologia d'avanguardia delle cineprese HD,la formula dell'emulsione delle pellicole ed il processo chimico che ne determina la fissazione dell'immagine,la procedura del montaggio digitale e la risoluzione del Digital Capture System in funzione del numero dei pixels,fino alle lezioni sulla coloritura. Sillabe suggestive sono gli interventi di Jim Cameron sull' HD in 3D,i ragguagli e i cambiamenti sui Dailies,le note a margine dei titoli che siglano l'apertura alle specializzazioni digitali,da "Oh Brother,Where Art Thou?",a " L'attacco dei Cloni",la parentesi riservata allo stoccaggio dei film in digitale e le personali opinioni di registi d'elite espresse in posizioni antitetiche,come quelle di Scorsese e Fincher.
In epilogo Reeves pone la stessa domanda fatta in apertura:"E' la fine della pellicola?".
Ma chi ha seguito con attenzione il film,ha ascoltato,visto e imparato molte cose,sentito pareri discordi e capito che,nonostante la diversità delle opinioni espresse,la forma del cinema si sta adattando alla sua nuova epoca e ad un nuovo palcoscenico,ne sta imparando il linguaggio che a sua volta trasmette al suo audience,percorrendo una strada che non prevede nè soste nè inversioni di marcia.
Perchè,se cambiano i mezzi,l'obiettivo del cinema è sempre fedele a chi crede che non è vero che i sogni muoiono all'alba.
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martedì 25 settembre 2012
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un viaggio emozionante nel cinema che cambia
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Dalla fotografia agli effetti speciali, dall'archiviazione alla distribuzione, dalla pellicola al digitale, un viaggio emozionante nel mondo del cinema, per tutti quelli che desiderano scoprire quello che c'è dietro. Chris Kenneally e Keanu Reeves, attraverso interviste a grandi registi (Lucas, Scorsese...), ma anche a direttori della fotografia, montatori, produttori, studenti, testimoniano un momento di passaggio del cinema di oggi, in cui la pellicola viene ancora usata, ma il digitale è sempre più diffuso. Se è vero che alcune parti sono un po' "tecniche", in generale il documentario risulta accessibile e avvicnente per lo spettatore, grazie al montaggio serrato delle interviste e al botta e risposta continuo tra opinioni contrastanti, tra chi ha dichiarato morta la pellicola già vent'anni fa, chi continua a usarla, chi ha iniziato a fare cinema grazie al digitale e chi è aperto a ogni sperimentazione.
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Dalla fotografia agli effetti speciali, dall'archiviazione alla distribuzione, dalla pellicola al digitale, un viaggio emozionante nel mondo del cinema, per tutti quelli che desiderano scoprire quello che c'è dietro. Chris Kenneally e Keanu Reeves, attraverso interviste a grandi registi (Lucas, Scorsese...), ma anche a direttori della fotografia, montatori, produttori, studenti, testimoniano un momento di passaggio del cinema di oggi, in cui la pellicola viene ancora usata, ma il digitale è sempre più diffuso. Se è vero che alcune parti sono un po' "tecniche", in generale il documentario risulta accessibile e avvicnente per lo spettatore, grazie al montaggio serrato delle interviste e al botta e risposta continuo tra opinioni contrastanti, tra chi ha dichiarato morta la pellicola già vent'anni fa, chi continua a usarla, chi ha iniziato a fare cinema grazie al digitale e chi è aperto a ogni sperimentazione. Ma alla fine, come dice Michael Ballhaus, "se fai qualcosa con il cuore, se fai qualcosa di cui sei convinto e che senti davvero, non importa quale mezzo usi".
Un documentario molto interessante, che speriamo di poter vedere distribuito nelle sale italiane (magari sottotitolato), dopo il recente passaggio al Milano Film Festival (e su MyMoviesLive).
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