Dracula 3D

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Un film di Dario Argento. Con Thomas Kretschmann, Marta Gastini, Asia Argento, Rutger Hauer, Unax Ugalde.
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Horror, - Italia, Francia, Spagna 2012. - Bolero Film uscita giovedì 22 novembre 2012. MYMONETRO Dracula 3D * * - - - valutazione media: 2,08 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Nessuno tocchi Vlad Valutazione 0 stelle su cinque

di Lestat79


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mercoledì 8 gennaio 2014

Dopo un anno e mezzo ho ceduto alla tentazione, conoscendo abbastanza di quello che mi aspettava. Ma i risultati sono andati oltre l'immaginazione. Ore 24:00, abbasso le luci e carico su TV l'hard disk con il Dracula di Dario Argento.
Effetto: esilarante.
Essendo il vecchio teschio Dario uno dei miei miti di giovinezza, quando andavamo al cinema con le spillette dedicate sulla giacca, e nonostante ora da tempo non mi interessi più il suo genere, devo per forza dire qualcosa.

Oh, stiamo parlando di Dracula. Tralasciamo i fasti più lontani nel tempo, Bela Lugosi, Klaus Kinski. Ma un confronto è impossibile da evitare: come non porre fianco a fianco il Dracula di Dario Argento con l'altro, bellissimo, di Francis Ford Coppola? Lo stesso Argento, sviluppando la storia, si pone in una continua altalena di soluzioni, cercando di scopiazzare e di distinguersi allo stesso tempo, con risultati penosi.
Uno si immagina che Argento, annunciando l'inizio della lavorazione di un nuovo Dracula (2011) capisca la posta in gioco, sia per l'inevitabile paragone con opere riuscitissime sul tema, sia per tutti i milioni di occhi che ormai "l'aspettano al varco" per fulminarlo, attestata una sua incapacità di ritrovare se stesso. E infatti, quando sentii la dichiarazione di intenti, pensai: stavolta ce la mette tutta. Tornerà la potenza del cinema di Dario Argento con la magia di quella leggenda unica.
Invece buca terribile pure stavolta, e profondissima. Nulla della rappresentazione sontuosa di Coppola, assente la suggestione del mito. Nulla degli echi della letteratura, dal vampiro di Polidori e Luigi Capuana, delle atmosfere gotiche di Stoker. Non si percepisce ciò che si deve percepire. La misteriosa Transilvania, il popolo e le sue leggende, i cupi paesaggi. Il film sembra girato sui set di Don Matteo. E in effetti, cercando su Internet, la tragica scoperta: il paese dove sono state riprese la maggior parte delle scene è Riccetto, provincia di Biella. Esilarante pure questo.

Dialoghi surreali, storia un po' Stoker un po' no, sceneggiatura a canovaccio. Ma andiamo con ordine, a partire dall'ouverture del film. La suggestione iniziale parte bene e male. Bene, per la bella fotografia di Luciano Tovoli, lo stesso di Suspiria e Inferno, due capolavori di Dario Argento, che evidentemente aveva pensato bene di affidarsi ai colori e alle atmosfere del bravissimo direttore della fotografia, tornando alle origini. Male, per la musica che accompagna l'ingresso nella storia (e nel paesello) che, firmata da Simonetti (Goblin, anche qui un ritorno a casa), totalmente fuori secolo. La nenia sembra uscita dalla science-fiction degli anni '50 o dalla serie TV UFO. La prima cosa che ho immaginato durante la sigla iniziale è la faccia del comandante Straker della base Shado.

La prima cosa che mi ha invece colpito positivamente è la voce di Dracula (Mario Cordova) nella versione italiana: profonda, affascinante, perfetta per il personaggio. Ma il povero Kretschmann, scelto per la parte principale, viene completamente annientato dal confronto con l'incredibile intensità espressa da Oldman nel precedente film di Coppola e dopo poche scene, probabilmente anche per la sceneggiatura dilettantesca, assume pose e toni tali che diventa un personaggio, scusate la ripetizione, esilarante, mescolando l'atteggiamento del cattivone ipocinetico dei film di 007 con vaghi richiami a padre Ralph di Uccelli di Rovo. Mentre Gary Oldman, prima di colpire gli avversari, mostrava nel volto e nelle parole l'essenza luciferina e muoveva il corpo in crescendo teatrale generando terrore nello spettatore per la percezione della presenza del male, Kretschmann sembra colpito da attacchi di schizofrenia. Diventa cattivissimo in un istante, mentre tutto in lui ispirava simpatia fuori luogo sino a un attimo prima. Simpatia non per ciò che fa ma per quello che, irrimediabilmente, appare dal punto di vista visivo: il Dracula di Coppola è l'immagine di Vlad Tepes, l'impalatore; questo sembra l'imprenditore buono di Schindler's List.

Mina (Marta Gastini) è nella parte, esile e delicata vittima principale delle attenzioni del vampiro. Jonathan Harker (Unax Ugalde) sembra il fratello scemo di Keanu Reeves (stessa parte nel film di Coppola). Tanja (Miriam Giovanelli), la concubina spesso nuda del Draculone ha due argomenti notevoli sul davanti, ma voi direte: ma chi CZ è Tanja? E questo è uno dei risultati delle scelte operate sul soggetto: personaggi inesistenti nell'opera di Bram Stoker.

Asia Argento, che qui sembra più giovane e quindi adatta alla parte di Lucy, appena apre bocca (e ogni volta che la riapre) fa venire il mal di stomaco per la penosità della dizione, che praticamente non le consente di recitare la parte; ma questa è storia vecchia. Rutger Hauer sarebbe perfetto come Van Helsing (ci si ritrova a pensarlo ancora prima di vedere il film) ma dovendo recitare una sceneggiatura ridicola ne assume tutti i difetti. Innanzitutto, appare all'uscio improvvisamente in una scena, tipo il lattaio degli anni '50, anche qui senza un minimo di regia o soluzioni di trama, sgonfiando subito la forza del personaggio. A seguire, non dice o fa nulla che richiami la suggestione dello studioso medico-metafisico, mentre passaggi fondamentali della storia che lo vedono protagonista si chiudono in due secondi. Appare come un vecchio traballante, senza la forza fisica e spirituale che ci si aspetta da un Van Helsing con gli attributi, eppure sbaraglia tutti, in modo farsesco, con un colpo di coltello, croce, paletto, e persino con un'assurda spinta poderosa contro un avversario molto più forte, chiudendo rapidamente scene che non sapevano dove andare a parare.

Ed ecco ancora ribadito il punto dolente: la sceneggiatura in vuoto pneumatico. Eventi e dialoghi che sembrano scritti per la recita scolastica. La trama e persino il montaggio girano intorno a una serie di "scenette" slegate tra loro, con l'effetto di apparire una rappresentazione teatrale, inefficaci sia da un punto di vista narrativo che sul lato della tensione, inesistente.

Due momenti riassumono, come perle rare, la completa comicità del tutto: il Dracula-mantide religiosa, che appare all'improvviso su una scalinata e che ha provocato frastuoni di risate nei cinema dove è stato proiettato il film (secondo le testimonianze apparse su molti forum); 2) il momento in cui Dracula, che aveva fino a quel momento fatto saltare teste con un sol colpo dei suoi brutti artigli, si mette a dare dei ridicoli cazzotti in faccia a Van Helsing, tipo Continuavano a Chiamarlo Trinità, (per dare tempo a Mina di afferrare la pistola con le pallottole vampiresche). In cento anni di storia del cinema non si era mai visto niente di simile.

La nota più incredibile è però la totale assenza della regia "argentesca" come noi la conosciamo. La cura della rappresentazione, il respiro dei movimenti, il particolare suono ovattato dei dialoghi, la sincronia tra gli "attacchi sull'asse" della cinepresa e la colonna sonora, che rendevano la mano di Argento subito riconoscibile, sono totalmente svaniti. La macchina da presa è inspiegabilmente ferma, non partecipa alla storia, non ci sono le carrellate classiche né l'uso del dolly con cui Argento aveva firmato scene perfette dal punto di vista estetico e della tensione. Ciliegina sula torta, le scene horror non fanno paura, e neanche ridere (a parte la mantide): lasciano completamente indifferenti, in assenza di regia e montaggio. Forse gli autori del film non se ne sono accorti, ma siamo nel 2014, abbiamo visto di tutto, e una scena horror per essere efficace richiede un minimo di impegno. I trucchetti di Sergio Stivaletti, la computer grafica da Commodore 64, il ricorso allo splatter gratuito non spaventano nessuno, a parte forse il gatto di casa se c'è un rumore forte.

Si rimane così, allibiti di fronte al declino di Argento che, nell'ambito della regia cinematografica, non è affatto giustificato da motivi anagrafici, come ben sappiamo dalla storia del cinema. Viene davvero il sospetto che nei primi film ci fosse la mano di altri.
Probabilmente si tratta di un giudizio, anche da parte mia, troppo caustico. Ma l'incazzatura è troppa. Non solo non mi potete toccare il mito di Dracula: soprattutto "rosico" perché, come italiani, non riusciamo nel cinema neppure a raccontare le suggestioni di casa nostra - ho visto poche sere fa "Angeli e Demoni", di Ron Howard, efficacissimo, a parte la solita rappresentazione ridicola degli italiani, che forse meritiamo) - figuriamoci se possiamo permetterci di screditare miti mondiali. E se Dario Argento di cimenta nella storia classica del vampiro non gli possiamo permettere che partorisca, com'è accaduto, un esilarante Dracula "de noantri", pena un'ulteriore figuraccia del nostro paese. E invece pare che glielo possiamo permettere, dandogli pure 300.000 euro di fondi pubblici tramite il Ministero dei Beni Culturali. A proposito: incassi, 500.000 euro; costo del film, 7 milioni di euro.
Come conclusioni sono in buona compagnia.

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