kanc52
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sabato 1 dicembre 2012
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povero conte...e poveri noi
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Per me era un obbligo, due miti in un solo colpo: Dario Argento e Dracula. Ne è restato uno solo, è facile profezia augurarsi in eterno.
Credo ormai di essere in buona compagnia se dico che il nostro Argento difficilmente la smetterà di deluderci, noi vecchi tifosi del maestro del brivido italiano insieme al grande Bava e a Pupi Avati di Zeder e La casa delle finestre che ridono, dobbiamo rassegnarci: l’abbiamo proprio perso come regista di film “de paura”.
Non può alleviare, l’uso del modernissimo 3D, un parere completamente negativo di questo Conte Dracula esasperato nel gradguignolesco che a momenti scade quasi nello splatter d’animazione in scene da pseudo western e affoga in un romanticismo senza pulsioni romantiche forti.
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Per me era un obbligo, due miti in un solo colpo: Dario Argento e Dracula. Ne è restato uno solo, è facile profezia augurarsi in eterno.
Credo ormai di essere in buona compagnia se dico che il nostro Argento difficilmente la smetterà di deluderci, noi vecchi tifosi del maestro del brivido italiano insieme al grande Bava e a Pupi Avati di Zeder e La casa delle finestre che ridono, dobbiamo rassegnarci: l’abbiamo proprio perso come regista di film “de paura”.
Non può alleviare, l’uso del modernissimo 3D, un parere completamente negativo di questo Conte Dracula esasperato nel gradguignolesco che a momenti scade quasi nello splatter d’animazione in scene da pseudo western e affoga in un romanticismo senza pulsioni romantiche forti.
La materia è certo delicata. Il tema letterario è quello che nel cinema ha subito il maggior saccheggio (siamo ormai oltre i 250 film), quindi i termini di paragone non mancano. Solo in ordine cronologico: l’inarrivabile Nosferatu di Murnau (1922), Dracula di T. Browning (1931) Vampyr di Dreyer(1932) in un accecante contrasto cromatico claustrofobico il vampiro è una donna e l’ispirazione letteraria è Carmilla di Le Fanu; Dracula il vampiro (1958), il primo della saga della Hammer con la grande coppia Christopher Lee-Dracula e Peter Cushing-Van Helsing. Nei tempi più recenti Herzog con il suo Nosferatu (1979), rende un grande omaggio all’espressionismo tedesco con Klaus Kinski che emula il conte Orlok di Murnau, ultimo maestro Coppola con Bram Stoker’s Dracula(1992), che storicizza ed enfatizza la figura del principe delle tenebre. Per dire di registi con cui a mio parere, affrontando il tema Dracula al cinema è impossibile non fare i conti.
Dario Argento parrebbe ispirarsi alle produzioni della Hammer, quelle dove il sangue c’è e si vede, ma il contesto non è lo stesso. Oggi troppe sono le teste mozzate, le membra recise e i zampilli di liquido rosso che fuoriesce da più parti per cui il senso del patetico viene imperiosamente a galla.
Argento dovrebbe saperlo e quindi ci annoia più che spaventarci, ci fa quasi ridere con quelle scene che ci riportano alla memoria le risse nei vecchi saloons del far west.
Il mistero del vampiro non è nel sangue, bensì nel suo essere il non morto che non può vivere alla luce del sole, che non può amare se non procura morte all’amata, che si porta addosso la condanna alla vita eterna.
Dracula è la summa delle contraddizioni filosofiche: bene e male, amore e repulsione, buono e cattivo, giusto e ingiusto, vita e morte.
L’esplorazione di queste antinomie è da tempo l’assillo dell’uomo, nell’arte soprattutto e quindi il cinema non poteva tirarsi indietro; credo sia questo il motivo per cui il romanzo di Bram Stoker è stato, in ormai cento anni di visioni, soggetto ispiratore come nessun altro.
Se le contraddizioni portano a molti interrogativi e a una vasta gamma di opinioni e tesi, è sempre bene non eccedere e soprattutto scadere in funamboliche divagazioni registiche.
Dracula può essere nebbia e lupo, vento e pipistrello, ma non certo diventare una ridicola mantide verde.
Il livello dei dialoghi e della recitazione è bassissimo; gli attori in troppi momenti paiono al servizio della moderna tecnologia, con pose e apparizioni manieristiche stralunate e in definitiva improponibili. Passi per Asia Argento che non è certo Anna Magnani, ma sapendo di Rutger Hauer in Blade Runner, è lecito portarsi le mani ai capelli.
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(di nino pell.)
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evildead
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giovedì 16 ottobre 2014
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pallottole d'argento
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Mi devo ricredere su questo film; anch'io ,ad una visione superficiale e frettolosa,mi ero accodato al coro di giudizi negativi. Ora,avendolo rivisto a distanza di tempo , con attenzionen e divereso stato d'animo,mi sono ricreduto e devo dire che il film funziona. La prima cosa che si nota e' l'atmosfera "retro' " che gli dona una splendida patina vintage ,rimandandolo a lavori di Bava,su tutti l'episodio con Karloff de "i tre volti della paura"; in questo e' fondamentale la stupenda fotografia di Tovoli ma anche la scenografia,volutamente minimalista (Geleng e' una garanzia) ,le riuscite locations ,gli ottimi costumi,la musica di Simonetti ,piu' contenuta del solito.
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Mi devo ricredere su questo film; anch'io ,ad una visione superficiale e frettolosa,mi ero accodato al coro di giudizi negativi. Ora,avendolo rivisto a distanza di tempo , con attenzionen e divereso stato d'animo,mi sono ricreduto e devo dire che il film funziona. La prima cosa che si nota e' l'atmosfera "retro' " che gli dona una splendida patina vintage ,rimandandolo a lavori di Bava,su tutti l'episodio con Karloff de "i tre volti della paura"; in questo e' fondamentale la stupenda fotografia di Tovoli ma anche la scenografia,volutamente minimalista (Geleng e' una garanzia) ,le riuscite locations ,gli ottimi costumi,la musica di Simonetti ,piu' contenuta del solito. Addirittura,secondo me,ci sono richiami al "Nosferatu" di Murnau,e lo si vede da alcuni tagli di inquadrature ,tipici dell'espressionismo tedesco.La recitazione e' misurata ,dai toni soft ,come tutta l'atmosfera del film ,ipnotica e suggestiva.(ma con improvvise punte gore)Gli attori sono in parte e persino Asia ( solitamente dicutibile) funziona meglio ,avendo una parte minore e scomparendo presto. Hauer si vede negli ultimi 40 minuti ,ma il film si alza di livello non appena egli entra in scena. In sostanza,l'approccio di Argento e' stato cauto ,rispettoso di tutto il background del vampiro,senza eccessi di carrellate e movimenti ,tipici suoi ,ma qui non necessari; uno stile ancora piu' misurato (ma non per questo inefficace o non riconoscibile),rispetto all'altro classico "il fantasma dell'opera ".Non mancano le autocitazioni ,ad esempio l'uccisione con l'ascia stile "Tenebre",le mosche alla "Phenomena",la pallottola che attraversa la bocca come in "La sindrome di stendhal". Insomma un'opera piuttosto riuscita ,eseguita con amore ,reverenza e professionismo,che non delude e ci fa attendere con piacere il prossimo lavoro di Argento ,il ritorno al thriller con "The sandman"; auguri,Dario!
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purplerain
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lunedì 15 aprile 2013
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un piccolo bentornato.
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L’ultimo film di Dario Argento, Dracula, ci riconsegna un regista redivivo, sicuramente non ritornato agli antichi splendori ma quanto meno in grado di riaccendere speranze e fantasie di chi in passato aveva vissuto dei suoi capolavori. Passato difatti da fenomeni del calibro di “profondo rosso”, “phenomena” e “suspiria” per poi perdersi tra chiese, sette e terze madri, il regista ci regala una pellicola che tra sceneggiatura, idee e atmosfera si avvicina ad un film di un certo livello. Naturalmente non stiamo parlando di un capolavoro, il film fa troppo spesso l’inchino al suo naturale predecessore originale di Stoker, ma ha un suo perché, un certo filo logico nella stesura e nel montaggio di una sceneggiatura che appare convincente già dalla prima scena, e ci regala ambientazioni gothiche che in alcune scene sembrano riportarci a quella “terza madre” mal sviluppata ma che qui si ripropone in alcune scene di ambientazione.
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L’ultimo film di Dario Argento, Dracula, ci riconsegna un regista redivivo, sicuramente non ritornato agli antichi splendori ma quanto meno in grado di riaccendere speranze e fantasie di chi in passato aveva vissuto dei suoi capolavori. Passato difatti da fenomeni del calibro di “profondo rosso”, “phenomena” e “suspiria” per poi perdersi tra chiese, sette e terze madri, il regista ci regala una pellicola che tra sceneggiatura, idee e atmosfera si avvicina ad un film di un certo livello. Naturalmente non stiamo parlando di un capolavoro, il film fa troppo spesso l’inchino al suo naturale predecessore originale di Stoker, ma ha un suo perché, un certo filo logico nella stesura e nel montaggio di una sceneggiatura che appare convincente già dalla prima scena, e ci regala ambientazioni gothiche che in alcune scene sembrano riportarci a quella “terza madre” mal sviluppata ma che qui si ripropone in alcune scene di ambientazione. I punti forti del film vengono ben messi in risalto dal regista, che si impegna molto nello sviluppo della trama dal lato del mistero, posando molto l’attenzione sui luoghi e su un’atmosfera di mistero che circonda il film; resta effettivamente un po’ di distacco tra alcuni attori: taluni sembrano essere fatti per stare davanti alla telecamera, altri, e qui va inserita anche la figlia, invece sembrano patire le luci della recitazione peccando nei toni e nella stessa dizione. Da questo punto di vista, infatti, va menzionata l’interpretazione di un Rutgher Hauer che dimostra ancora una volta di aver fatto parte del mondo di chi nasce per stare davanti ad una cinepresa. Le sue mimiche e il suo volto tradiscono sicurezza e la consapevolezza di chi sa sempre che viso tenere durante le scene. Tuttavia resta un film incoraggiante e alcune idee, come quella degli insetti, ci riportano al passato (phenomena), e alcune inquadrature invece, in zone apparentemente inutili, ci riportano alla memoria i migliori anni dei film del maestro. Al quale va quindi dato il “Bentornato”!!
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elia ferroli
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lunedì 26 novembre 2012
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una luce dopo l'oscurità
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Dracula 3D è un film a sè, fuori dal genere di Argento e fuori dal genere horror dei giorni nostri, eppure dopo i numerosi insuccessi del maestro del horror riesco a intravedere una luce in questo Dracula così odiato dalla critica. meravigliosa la fotografia di Tovoli, forse gli interpreti lasciano un po' a desiderare ma dopotutto resta un buon film.
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mother demon
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giovedì 29 novembre 2012
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dopo lungo periodo di buio, ecco una speranza...
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Dopo numerosi fallimenti, Dario Argento torna con il suo Dracula. Nonostante qualche pecca dovuta al fatto di aver trattato in maniera un pò superficiale la toccante storia d'amore tra Mina e Dracula ed una troppo rapida descrizione paesaggistica della Transilvania, vi è un ritorno della suspance, elemento dimenticato negli ultimi lavori del Grande Maestro dell'Horror, un' ottima fotografia di Tovoli e delle azzeccatissime colonne sonore del grande Claudio Simonetti. Se il nostro regista avesse curato un pò di più la recitazione degli attori sarebbe stato meglio, ma comunque devo dire che questa volta è riuscito a risvegliarsi dal letargo che durava ormai da anni.
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