Alcune parole-chiave, quasi delle associazioni, che mi sono venute in mente subito dopo la visione di "Cosmopolis", ultimo lavoro di Cronenberg tratto dall'omonimo romanzo di De Lillo.
Bulimia: il protagonista è un giovane di 28 anni, ai vertici del capitalismo finanziario americano, una sorta di Zuckerberg di Wall Steeet, che ha accumulato un patrimonio di miliardi. E' affetto da una voracità compulsiva: di emozioni, di soldi, di proprietà, di sesso, di tempo, di controllo sul mondo, ma non è mai appagato. Più si "nutre", più l'insoddisfazione aumenta.
Catastrofe: nella doppia accezione della pulsione di morte che s'impossessa del protagonista (un buon Pattinson che si è liberato dal ruolo del vampiro :-) e che ne determina l'autodistruzione e del collasso sociale, prefigurato da una New Iork scossa da movimenti insurrezionali e proteste situazioniste, come quella dei topi lanciati sugli avventori di una tavola calda.
Claustrofobia: quasi tutto il film si svolge dentro una limousine superaccessoriata che mi muove a passo d'uomo in una città paralizzata dal traffico. In quell'ambito Parker, il giovane miliardario, riceve le visite del medico, dell'amante, della consulente di teoria, di membri dello staff, della guardia del corpo. Un universo totalizzante e concentrazionario, dove la realtà è subalterna alle esigenze del magnate e non viceversa, acquisisce pregnanza solo se viene a contatto con le sue esigenze.
Postmoderno: i dialoghi tra i personaggi sono irritanti e improbabili, cerebrali e intellettualistici, nella tradizione del miglior (o peggior, dipende dai punti di vista) De Lillo. Emerge un forte senso di straniamento che si associa agli scenari apocalittici evocati. La parola pare quasi sempre autoreferenziale, al di fuori di essa c'è solo la rottura violenta.
Asimmetria: la prostata del protagonista, il taglio dei capelli da un solo lato (la limousine si muove nel traffico convulso per raggiungere il barbiere di fiducia di Parker), il tentativo fallito di destabilizzare lo yuan, la moneta cinese, tutto ciò evoca un'asimmetria programmatica che compendia e rappresenta lo squilibrio principale, quello di un capitale che si riproduce ignorando le leggi del valore.
Il film di Cronenberg è cupo, potente, disturbante. Sarebbe un'opera grandiosa, se non fosse ispirata da un romanzo di un autore che non amo e che mi appare decisamente sopravvalutato. Tuttavia, come in "Crash" e in "Il pasto nudo", Cronenberg riesce a travalicare i limiti dei testi di riferimento e proporre lavori che godono di una piena autonomia e di un linguaggio proprio. Un linguaggio che rende il meastro canadese uno dei più grandi registi in circolazione.
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weach
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lunedì 28 maggio 2012
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siamo convinti ?
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Cronenberg un grande ?Forse............ non lo ho percepito !!!!!!!!!!!!!!!!!Direi piuttosto da psicanalizzare. La tua rencesione è come al solito eccellente ...........bravo. Quanado mi vrrai a trovare ??????????????
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(di writer58)
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weach
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mercoledì 30 maggio 2012
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body horror...........non è roba per me
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"È uno dei principali interpreti di quel genere cinematografico che è stato spesso soprannominato body horror, che esplora il terrore dell'uomo di fronte alla mutazione del corpo, all'infezione e contaminazione della carne, e alla barriera mostruosa dei dati biologici. Nei suoi film l'elemento psicologico è intrecciato con quello fisico."Caro amico io cerco di liberarmi da queste ragnatele oscure ma più ne levo più ne trovo...................la luce è brlla , è affascinante; un ciao con rispetto del tuo pensiero.
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writer58
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giovedì 31 maggio 2012
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non è mica solo quello...
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Sempre dalla stessa recensione che hai tratto da Wikipedia: "Nella prima metà della sua carriera Cronenberg ha esplorato questi temi soprattutto attraverso l'horror e la fantascienza, sebbene i suoi lavori si siano successivamente spinti al di là di questi generi[...]La successiva produzione di Cronenberg si rivolge maggiormente a temi psicologici come il contrasto fra realtà soggettiva e oggettiva: Il pasto nudo, dal romanzo di William Burroughs, sull'arte come esplorazione dei meandri mentali, in questo caso sotto l'effetto di allucinogeni; eXistenZ, sull'illusione, il gioco, il moltiplicarsi dei livelli di realtà; M. Butterfly, sull'amore impossibile e sul desiderio come elaborazione cerebrale; Spider; sul tormentato mistero della malattia psichica.
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Sempre dalla stessa recensione che hai tratto da Wikipedia: "Nella prima metà della sua carriera Cronenberg ha esplorato questi temi soprattutto attraverso l'horror e la fantascienza, sebbene i suoi lavori si siano successivamente spinti al di là di questi generi[...]La successiva produzione di Cronenberg si rivolge maggiormente a temi psicologici come il contrasto fra realtà soggettiva e oggettiva: Il pasto nudo, dal romanzo di William Burroughs, sull'arte come esplorazione dei meandri mentali, in questo caso sotto l'effetto di allucinogeni; eXistenZ, sull'illusione, il gioco, il moltiplicarsi dei livelli di realtà; M. Butterfly, sull'amore impossibile e sul desiderio come elaborazione cerebrale; Spider; sul tormentato mistero della malattia psichica."Inoltre, negli ultimi film (La promessa dell'assassino, History of violence, A dangerous method) Cronenberg esplora altri universi: la psicoanalisi, la doppia identità, la violenza delle mafie, fino ad approdare al capitalismo finanziario. E' un autore che non può essere ingabbiato in una etichetta. In lui ombra e luce convivono, come, del resto, nella realtà stessa. Ciao, weach.
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weach
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venerdì 1 giugno 2012
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elenco esaustivo ma non sufficit
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Dammi un titolo delle filmografie da cui emerga uno spiraglio di luce , di gioia,di humor,di armonia; tutto di quest'autore è tenebroso, inquieto,perverso, malato incerto ,destabilizzante; c'è anche lo yang ...................ma esiste anche il yin. Cronenberg non lo vede e contribuisce ad alimentare una visione negativa degli eventi e delle relazioni. Comunque , per chiudere, rispetto la tua opinione; resto della mia ............. del resto la critica su questo regista è divisa c'è chi lo osanna e chi lo denigra.
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writer58
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martedì 5 giugno 2012
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humour e armonia?
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Weach, se adottassimo il tuo criterio, due terzi della produzione cinematografica di qualità dovrebbe essere considerata negativa e destabilizzante. Non si capisce perché allora tu abbia scritto recensioni entusiastiche sulla saga di Alien, che non è propriamente un ciclo ilare e leggero... :) Oppure, per porre un esempio nel campo della narrativa, Dostojewski e Kafka dovrebbero essere considerati tenebrosi e fondamentalmente oscuri. La grandezza di un autore non sta nella quantità di gioia ed humour che rappresenta, ma nella lucidità e nell'acutezza del suo sguardo e del suo linguaggio. Un saluto cordiale. W.
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weach
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sabato 30 giugno 2012
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ricchezza solo nel confronto
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non è fondamentale vedere le stesse cose su di un opera cinematografica, anzi la diversità delle letture aiuta tutti a percepire sfumature che altrimenti non sarebbero afferrabili .Il tuo punto di vista , seppur non condiviso,lo rispetto: a volte nei fatti si possono leggere molte altre cosa .Ti auguro nuove avventure cinematografiche così come tu lo vorresti ..........ciao
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