Estate 1979. Un gruppo di ragazzini decide di girare un piccolo film dell’orrore per partecipare ad un festival provinciale. Mentre stanno girando una scena presso la fermata locale dei treni, assistono e si trovano a loro malgrado coinvolti in un disastroso incidente ferroviario che viene ripreso dalla loro macchina da presa. I ragazzini riescono, fortunatamente, ad uscire indenni dall’incidente, ma uno di loro viene attratto dallo strano rumore proveniente da uno dei vagoni deragliati, riuscendo ad intravedere qualcosa che fuoriesce. Immediatamente sul luogo arrivano dei militari e questo costringe il gruppo a fuggire. Il giorno dopo ritornano sulla scena del disastro per poter continuare a filmare la loro scena, ma trovano sul posto numerosi militari della USAF. Con l’arrivo dei militari nella loro piccola cittadina e il verificarsi di fatti inspiegabili come sparizioni di oggetti e persone, il gruppo di amici comincia a capire che qualcosa di anormale si sta verificando, non sapendo che nel filmato da loro girato, oltre lo spaventoso incidente, si intravede la misteriosa “cosa” che fugge dal vagone. In principio fu Steven Spielberg, nel 1982, con il suo E.T. a donare al cinema tutta la purezza e la semplicità dei bambini come protagonisti. Nel 1986 Rob Reiner cercò di bissare il successo Spielberghiano portando sul grande schermo Stand by me – Ricordo di un’estate, un racconto di formazione con protagonisti assoluti quattro ragazzini. Ora, a distanza di trent’anni, è J. J. Abrams a portare sul grande schermo (con la benedizione di Spielberg come produttore) un film con dei ragazzini come protagonisti principali; questo film è Super 8. Super 8 è l’esatto connubio tra la fantascienza di E.T. e l’avventura drammatica di Stand by me, poiché dal primo ne riprende l’alieno tramutandolo in una versione arrabbiata e cattiva, mentre dal secondo ne prende il saldo gruppo di amici adolescenti. Ma Abrams non si accontenta solo di questo, poiché riprende dai due precursori quelle che erano le tematiche principali come la vita nelle cittadine di provincia, l’amicizia, il mondo visto con gli occhi dei ragazzini, i conflitti con i propri genitori, l’incontro con il diverso, il contatto con la morte e soprattutto quella perdita di innocenza che segna il passaggio definitivo dall’adolescenza al mondo degli adulti. Quest’ultimo evento si verifica perché toccherà proprio ai ragazzini salvare la propria cittadina dalla minaccia aliena e dall’ottusaggine dei militari che cercano di risolvere il tutto con gli insabbiamenti e l’uso della violenza. Tutti questi elementi vengono uniti dal regista grazie ad un unico filo conduttore: l’amore per il cinema. Amore che trasuda fin dal titolo stesso (Super 8 era il formato delle pellicole delle cineprese portatili di allora), amore che viene espresso dalle numerose citazioni di cui è cosparso il film (le scene che rimandano a E.T., Incontri ravvicinati del terzo tipo, Stand by me, le locandine di film degli anni 70’, come Halloween di Carpenter, Zombi di Romero e Guerre Stellari di Lucas), ma soprattutto tutto il suo amore per il cinema ci viene mostrato nella sua forma più pura dal gruppo di ragazzini disposti a tutto pur di realizzare il proprio film. Il risultato di questo “esperimento” è quello di un puro esempio di cinema nel cinema, quel metacinema che suscita nello spettatore sorpresa ma anche nostalgia. Nostalgia per un periodo del cinema che sembrava ormai dimenticato, ma soprattutto nostalgia per il periodo magico che si vive solo una volta nella vita…periodo conosciuto con il nome di adolescenza che, grazie all’ottima recitazione dei giovani attori, riusciamo a rivivere. Super 8 è un film che va dritto al cuore e alla mente dello spettatore, mostrando di avere tutte le carte in regola per affermarsi come un piccolo capolavoro e forse, installandosi nelle conoscenze cinematografiche delle future generazioni potrà anch’esso “crescere” e diventare un grande capolavoro, così come gli adolescenti diventano adulti.
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