Abrams racconta la storia di un ragazzino appassionato di cinema e dei suoi amici che, mentre stanno girando la scena d'un film horror, assistono ad un catastrofico incidente ferroviario. Nei giorni successivi l'incidente in città accadono cose strane: sparizioni, furti, fughe di animali...
La tematica fantasy s'intreccia godibilmente con l'immancabile tematica preadolescenziale spielbergiana. Un giovane protagonista, nei giorni immediatamente successivi alla scomparsa della madre, incontra "sul set" del film, cui sta lavorando in qualità di truccatore, l'attrice protagonista e se ne invaghisce, salvo poi scoprire che la stessa è già nel mirino del giovane regista suo migliore amico.
Una tiepida malinconia aleggia sui personaggi e in una certa maniera anche sul mostro, che, come l'usato "buon selvaggio", diventa cattivo solo a causa dell'Uomo (nella sua peggiore sfumatura: il militare).
Il film gode di un buon ritmo e di una buona struttura, effetti grafici e sonori di rilievo, come tradizione per i film ad alto budget di Spileberg, e, nonostante possa sembrare (e, in fin dei conti, essere) una sequenza ordinata di idee già sentite e già viste, risulta nel complesso più che discreto. Sono soprattutto i giovani attori a tenere la scena in modo tale da alzare il livello generale del film.
Si esce dalla sala con la sensazione di avere visto il più classico dei blockbuster per ragazzi di Spielberg. Quasi casualmente, poi, fuori sala, cade l'occhio sulla locandina del film e ci ritorna in mente che il padre di "ET" e di "Intelligenza Artificiale" non è il regista, nè tantomeno l'autore di questo "Super8".
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