Luminita, giovane clandestina che vive ai margini di una baraccopoli, ha un piano per uscire da questa situazione. Nel farlo, si imbatte in Antonio, anziano, malato e taciturno. Lo scontro sarò duro, ma ci saranno conseguenze inattese.
Sette opere di misericordia, opera prima dei fratelli gemelli Gianluca e Massimiliano De Serio, è richiesto da svariati festival, dove sta raccogliendo numerosi riconoscimenti, come il Prix Almilcar Du Jury al Festival Du Film Italian De Villerupt, il Gran Prix al Festival Du Cinéma Italian d’Annecy e il Premio Don Quijote al Festival del Film di Locarno.
In questo lungometraggio d’esordio, i fratelli De Serio, autori di cortometraggi e documentari, hanno affrontato la questione dell’identità e della compassione. Il film ruota intorno a personaggi complessi che si mettono a nudo, non solo letteralmente, ma soprattutto psicologicamente. Luminita e Antonio rappresentano due identità di una società contemporanea in profonda crisi, apparentemente aride e prive di amor proprio. In essa, entrambi sopravvivono e lottano per non soccombere perché questo sistema li costringe al confine più estremo, inteso come luogo nel quale si assiste alla perdita della propria identità. Tuttavia, si assiste ad una possibilità di riscatto: Luminita, in quanto immigrata, cerca di abbandonare il mondo dell’illegalità, Antonio, in quanto anziano solitario, cerca nell’altro la compagnia, ma soprattutto la cura. Ecco che dall’iniziale scontro si dischiude, inaspettatamente, la possibilità di un contatto umano, autentico e profondo e la scoperta del sentimento della pietàs, della compassione reciproca. La pietàs è prendersi cura dell’altro, in modo particolare del corpo dell’altro che necessita dell’altro da sé. E questo avviene mediante il contatto corporale che, in quanto tale, è fortuito, violento, umano.
Non a caso, il film richiama proprio le sette opere di misericordia che un cristiano, secondo la Chiesa Cattolica, deve affrontare nella sua vita. E la pellicola è scandita dai cartelli che indicano le sette opere. Essi sottolineano il legame tra le azioni dei protagonisti.
Film carico di pathos emozionale, ma allo stesso tempo, scarno ed essenziale, fatto di gesti, sguardi e muto silenzio. Sono pochissime le parole presenti che spesso sono immerse nei rumori urbani, forse questo è una metafora dell’incarnazione di quello stesso paesaggio sterile della periferia nel quale vivono i due protagonisti. La potenza di questa pellicola risiede in questo: è di estrema raffinatezza estetica, contenente una suspence di tipo spirituale.
Sette opere di misericordia è un’indagine che scava nel profondo dell’animo alla ricerca della redenzione, alla quale giungono i protagonisti, specchi d’identità presenti nella società, ma lontani dai classici stereotipi.
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