Visto in lingua originale, si possono apprezzare le interpretazioni dei due bravissimi ragazzini. Tantissima grafica, tantissima scenografia, tantissima magia. I personaggi si muovono in una spazio che ruota loro attorno, fisicamente e psicologicamente, ma nulla ci appare lontano se è nostra la capacità di immergerci nel fantastico.
Eppure tutto è reale, tutto è possibile, tranne lui, il ragazzino che rimasto solo al mondo, ignora superandole le barriere reali delle necessità umane. E’ lui che dunque fa da trait d’union nella magia della realizzazione di un sogno. Fluido nelle logiche e nei dialoghi, fluido nelle riprese che seguono un ritmo che alterna velocità a pause senza un ritmo schematizzato moralmente, ma seguendo gli eventi e raggiungendo il plot, senza far sentire il peso degli oltre 120 minuti di proiezione.
E’ qualche cosa che non ha necessità della visione in 3D perché la “piattezza” grafica è del tutto superata dalla quantità di elementi fantastici ai quali prestare attenzione e che scorrono come paesaggio di un vissuto che potrebbe essere nostro ed è senza tempo. I personaggi sono disegnati secondo i canoni del buono e del cattivo, ma senza eccessi.
Nella storia tutti i personaggi sono riportabili a fisonomie umane e questo la dice lunga su come non sia necessario ricorrere a personaggi extraterrestri dagli occhi grandi viventi in mondi colorati e lievi, per liberare il mondo dei sogni umani. Tutto giocato sul vero e non vero tra panoramiche volanti di grande respiro e riconoscibili ambienti familiari, si completa in quella realtà che è estremamente umana del dimenticare e non riconoscere la grandezza del genio che abbiamo accanto. Un accento preciso su di una realtà amara che anche nel mondo del cinema ha avuto dei riscontri e non a caso è stata inserita in questo totale omaggio al cinema stesso. Solo ad una più approfondita lettura, chi ne ha la capacità può scoprire che.. : stupisce l’invenzione dell’automa metallico, ma solamente se non se ne fa un parallelo con l’invenzione di quel mostro di ferro, la locomotiva, che spaventò tanto i primi cinespettatori: è il cinema il nuovo che arriva, ed è il cinema l’alter-ego di chi si siede in poltrona ad assaporarlo, e come non poteva essere quindi, prima della sua invenzione, un piccolo automa l’alter ego dell’uomo/padre che il giovane Hugo vuol salvare per proiettarsi in esso ?
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