Scorsese ha confezionato, stavolta, una favola; ma una favola che non è destinata ai bambini (anche se i protagonisti lo sono) ma agli adulti che tanto spesso sono più affannati a rincorrere il presente invece di voltarsi indietro e guardare a quello che di buono è stato fatto in passato.
E' come se il regista abbia voluto fare critica (più o meno feroce.. dipende dai punti di vista) al cinema di oggi, troppo teso ad una finta modernità tecnologica ma molto povera di contenuti. E lo fà struttando in pieno proprio la tecnologia moderna, ma asseggettandola al passato, al racconto della nascita della settima arte e di quando i film si realizzavano con pochi mezzi e si lasciava la maggior parte dello spazio al sogno.
Ed è proprio sui sogni che il film si basa... quello di Hugo (davvero bravo il giovane interprete... una conferma) , che rincorre quello del padre che nel tempo è diventato il suo... quello di Meliès (un ottimo Kingsley) ormai svanito e svilito dai tempi più moderni di quelli in cui realizzava le sue opere... della figlioccia di Meliès, che insegue il sogno di vivere finalmente un'avventura reale e non sognare quelle scritte nei libri che divora... del gendarme della stazione (molto bravo anche Baron Cohen) che insegue il suo sogno d'amore, ostacolato dalla sua gamba inferma che gli ha inaridito l'animo...
Insomma i sogni di tutti sono trasposti nel cinema e Scorsese ha voluto omaggiare il vero cinema, quello degli esordi. Significativi gli omaggi ad Harold Lloyd, Laurel & Hardy, Charlie Chaplin, Buster Keaton... insomma le pietre miliari del muto americano.
Il film è magistralmente realizzato... un 3D di eccellente fattura e una scenografia che ha meritato senza dubbio l'Oscar. Una regia calibrata, discreta, senza forzature... leggera come si addice alla storia. La sceneggiatura, forse, è la cosa meno riuscita; il film risulta un pò lento, a tratti quasi statico. Eppure le basi narrative c'erano tutte per dare un pò di brio in più. Ad ogni modo il giudizio ampiamente positivo non ne viene di molto scalfito; ci si rende, comunque, conto di aver assistito ad un film davvero buono con un significato davvero notevole.
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