A Dangerous Method |
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Un film di David Cronenberg.
Con Michael Fassbender, Keira Knightley, Viggo Mortensen, Vincent Cassel, Andrea Magro, Clemens Giebel, Franziska Arndt, Katharina Palm, Christian Serritiello.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 93 min.
- Gran Bretagna, Germania, Canada 2011.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 30 settembre 2011.
MYMONETRO
A Dangerous Method ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Opera Cronenberghiana Doc
di KillBillvol2Feedback: 361 | altri commenti e recensioni di KillBillvol2 |
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martedì 3 marzo 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Perché? Questo si sono chiesti i critici di tutto il mondo e gli spettatori più attenti. Perché David Cronenberg, regista famoso per suoi temi ricorrenti sempre presenti in ogni sua opera, ha deciso di girare un film sulla psicoanalisi, concentrandosi tra il triangolo Jung, Freud, Spielrein, da una sceneggiatura non scritta da lui e (apparentemente) priva di ogni tema cardine del suo cinema? La risposta non esiste in quanto queste domande sono infondate. Inutile parlare della regia perfetta (diventata e rimasta tale da almeno trent'anni) o degli attori magnifici, ma piuttosto del Cronenberghiano presente in questo film. Perché, al contrario di quanto qualcuno potrebbe trarre da una frettolosa visione, nella pellicola sono presenti almeno due temi portanti dell'opera omnia del regista canadese. Il primo, il più evidente, è la metamorfosi della mente, la sua disgregazione e la sua autodistruzione. Quella della mente di Sabina Spielrein, vertice del triangolo e cardine dell'interpretazione del film, impersonata da una Knightley che rischia di cadere più volte nel ridicolo e nel grottesco, ma riesce a salvarsi in calcio d'angolo. L'ultima parte della filmografia di Cronenberg (da Existenz in poi, per intenderci) è contraddistinta non più dalla mutazione dei corpi, ma da quella della mente, la quale, a volte, può operare anche su questi ultimi (come faceva nel manifesto della poetica del regista, il capolavoro Videodrome). Come il malato Ralph Fiennes di Spider o il violento Viggo Mortensen de La Promessa dell'Assassino (emblematici, in questo caso, i tatuaggi), prima è la mente di Sabina ad essere malata e in seguito, dopo averla curata, è quella di Jung a degenerare e a portarlo alla crisi che lo colpì prima della Seconda Guerra Mondiale, che predette in un sogno e che si portò via l'amante-paziente. La mente, insomma, come ci si aspetta da un film sulla psicoanalisi, lo studio della psiche, appunto. Ma c'è qualcos'altro nell'opera parlatissima, fredda solo all'apparenza (il personaggio della moglie di Jung e la storia d'amore tra quest'ultimo e Sabina sono nella migliore tradizione dei film in costume della Hollywood classica, trattati solamente con più distacco) di Cronenberg, qualcosa a lui molto più vicina. Nella pellicola è accennata solo una volta, ma, secondo il sottoscritto, la chiave di lettura, la risposta al "perché?" di cui sopra risiede nel trattato psicoanalitico scritto dalla Spielrein sulla disgregazione dell'io e, in particolare, in un unica frase (che parafraso): "la nascita di un nuovo corpo implica di conseguenza l'annientamento di quello precedente". L'annientamento dell'io durante l'amplesso sessuale è l'unico modo per far nascere un nuovo essere. Non credo di dover aggiungere molto per spiegare quanto questo concetto sia vicinissimo a un regista, la cui stessa filmografia muta continuamente e che ha fatto inneggiare un giovane James Woods alla "Nuova Carne", appunto. Alla luce di questi fatti, persino i detrattori (molti dei quali sono tali in quanto fan di Cronenberg) non potranno che riconoscere la grandezza di uno dei film migliori degli ultimi dieci anni.
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