A Dangerous Method |
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Un film di David Cronenberg.
Con Michael Fassbender, Keira Knightley, Viggo Mortensen, Vincent Cassel, Andrea Magro, Clemens Giebel, Franziska Arndt, Katharina Palm, Christian Serritiello.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 93 min.
- Gran Bretagna, Germania, Canada 2011.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 30 settembre 2011.
MYMONETRO
A Dangerous Method
valutazione media:
2,96
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Totem e tabùdi Writer58Feedback: 53213 | altri commenti e recensioni di Writer58 |
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lunedì 10 ottobre 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Qualcuno ha definito "A Dangerous Method" un prodotto minore della filmografia di Cronenberg. Ritengo questa affermazione fondata, soprattutto se mettiamo a confronto questo film con capolavori come "Crash", "La mosca" e, soprattutto, "Spider", il ritratto potente e terrorizzante di uno schizofrenico paranoico interpretato magistralmente da Fiennes. L'accostamnento con "Spider" non è arbitrario, poiché Cronenberg ci propone in questa sua ultima fatica un personaggio affetto da una grave forma di isteria, Sabina Spielrein, paziente dello psicoanalista Carl Gustav Jung e, posteriormente, sua amante e terapeuta di fama. La relazione erotico-professionale tra Jung e la Spielrein (interpretata da una Knightley che spesso tende a eccedere sul versante recitativo) è inserita all'interno del rapporto tra lo stesso Jung e Freud, agli albori dello sviluppo del monivemto psicoanalitico. Infatti, nel 1899 Freud dava alle stampe "l'interpretazione dei sogni", testo che fonda le nozioni di "inconscio" e di "libido", due architravi della pratica terapeutica della psicoanalisi e, nel 1904, Jung di reca a Vienna per conoscere il suo "maestro". Il film sviluppa in modo sostanzialmente fedele gli sviluppi di questo incontro: dall'iniziale ammirazione incondizionata per Freud, ai primi dubbi di Jung sulla natura non esclusivamente sessuale delle nevrosi, alla rottura fra i due nel 1912, dopo la pubblicazione di un testo in cui Jung si allontanava decisamente dall'ortodossia freudiana. Il film appare accurato nella ricostruzione storica, quasi calligrafico in diverse sequenze, ma mi è parso privo di tensione drammatica e debole narrativamente. Alcune sequenze - come quella in cui Jung colpisce la Spielrein sulle natiche, mentre lei geme di piacere- rasentano la comicità involontaria. Anche le dissertazioni sull'origine delle nevrosi mi sono sembrate poco incisive e didascaliche: "spiegano" le differenze tra Freud e Jung ma non le rappresentano efficacemente da un punto di vista narrativo. Lo stesso Mortensen appare non completamente a suo agio nel ruolo di Freud e fa rimpiangere le sue eccellenti caratterizzazioni ne "La promessa dell'assassino" e in "History of violence". La tensione latita per gran parte del film, solo in alcune scene l'autore recupera la sua forza drammatica,come nella sequenza in cui Jung e la Spielrein giacciono abbracciati sul fondo di una barca a vela che pare diventare un sarcofago comune o quando lo sguardo di Jung si perde nelle acque del lago davanti alla sua abitazione. Un po' poco per un film del grande maestro canadese.
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