The American |
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Un film di Anton Corbijn.
Con George Clooney, Violante Placido, Thekla Reuten, Paolo Bonacelli, Silvana Bosi.
continua»
Drammatico,
durata 105 min.
- USA 2010.
- Universal Pictures
uscita venerdì 10 settembre 2010.
MYMONETRO
The American
valutazione media:
2,21
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un thriller fuori dagli schemi di zelo innegabile.di Great StevenFeedback: 70023 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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martedì 20 gennaio 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
THE AMERICAN (USA, 2010) diretto da ANTON CORBIJN. Interpretato da GEORGE CLOONEY, THELKA REUTEN, VIOLANTE PLACIDO, PAOLO BONACELLI, BRUCE ALTMAN, IRINA BJORKLUND, FILIPPO TIMI
Clooney produce e interpreta nel ruolo predominante questo thriller anomalo che trae le sue origini da un racconto di Martin Booth, intitolato A Very Private Gentleman e che vede alla regia l’ex fotografo olandese Corbijn, autore a Londra di premiati video musicali. Rowan Joffe ha scritto la sceneggiatura per un action movie la cui logica narrativa non sta effettivamente in piedi, per colpa di un ritmo cupamente monotono e di un andamento lasco che consente uno spazio forse esagerato alla contemplazione e alla distensione. C’è un killer professionista al centro della vicenda, ma l’identità di chi lo paga e il motivo per cui lo paga è sconosciuta. Si ignora anche l’organizzazione di cui fa parte e dei suoi nemici (svedesi). Ciò che invece appare lampante e tangibile è il suo rifugiarsi in Italia, precisamente in Abruzzo (a Castel Del Monte, vicino a Sulmona), dopo una missione fallita nella penisola scandinava, in cui è stato costretto a un duplice omicidio. Durante la permanenza sul suolo italico, costruisce in gran segreto un enorme e articolato fucile a precisione con elevata gittata, si allena regolarmente con flessioni e sollevamenti e fa amicizia con un anziano e saggio prete e una prostituta che si innamora di lui. Il primo ha un figlio illegittimo in un meccanico che ripara automobili d’epoca (un F. Timi che fa solo una fugace apparizione), mentre la seconda fa parte di una casa di tolleranza dove operano altre meretrici e, dopo essersi invaghita del sicario, progetta una vita insieme a lui. Clooney, che rivela una prodigiosa manualità meccanica, sa certamente ritrarre con intensità un protagonista che è anche antagonista, soprattutto di sé stesso, una sorta di spiccato e spavaldo antieroe roso da dubbi interiori e combattuto fra il desiderio di ricominciare una vita retta e onesta e il dovere di attenersi alle sue responsabilità di esperto in uccisioni. Corbijn vale più come regista che come sceneggiatore, e la sua idea di riprendere spesso Clooney di spalle, di nuca, e di farlo recitare con gli occhi in allarme risulta brillante ed efficace allo scopo di dipingere l’ansietà di una pellicola che mescola con un’abilità bizzarra ma a suo modo originale i dogmi del cinema avventuroso con le sacrosante oscurità del dramma psicologico più ermetico e intimista. Il film appare un po’ discontinuo, ma almeno due sequenze sono azzeccate: l’inizio tra i ghiacci della Svezia e il finale, con la processione che attraversa i saliscendi del paesello abruzzese (i paesaggi dell’Appennino sono descritti con fascino e animosità) e la morte sia di Mathilde, la committente che ha incaricato il protagonista della costruzione dell’arma da tiro sia di Pavel, il suo misterioso e sanguinario mandante. Appaiono assai lodevoli e carismatici i contributi italiani della Placido, prostituta nuda anche nel giorno libero, e di Bonacelli, pacato parroco che ama il cognac. Quanto al montaggio e alla scenografia (su cui si è molto risparmiato, grazie alle bellezze naturali), entrambi concorrono a consacrare la violenza di una spy-story che per il resto non sembra in regola, almeno per quanto riguarda la tensione narrativa (tesa come la corda di un funambolo) e la distribuzione del movimento (concentrata nella scena mozzafiato dell’inseguimento in motorino dell’assassino biondo).
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