paola di giuseppe
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sabato 10 aprile 2010
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ombre del terzo millennio
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Un giovane ghost writer, single sui 30 anni che vive a Londra,accetta di completare le memorie dell'ex Primo Ministro inglese Adam Lang.
L’amico manager l’ha dovuto quasi braccare perché accettasse l’incarico,qualcosa lo respingeva,ma alla fine 250mila dollari sono quel che sono, e con scali e passaggi vari tra aereo,traghetto e macchina,arriva finalmente nell’isola di Marta’s Vineyard,luogo tetro,piovoso e solitario sulla east cost del New England,mare gonfio e vento sferzante,recinzioni e controlli ai raggi X.
Lì c’è il bunker molto upper-class dell’editore americano dove vivono,come sospesi nel vuoto,Lang,la moglie e tutto lo staff.
ll precedente ghost writer è morto cadendo da un traghetto in circostanze misteriose (la scena della macchina che non scende dalla pancia del traghetto per mancanza di guidatore creando un bell’intralcio a tutti è vero un gioiellino).
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Un giovane ghost writer, single sui 30 anni che vive a Londra,accetta di completare le memorie dell'ex Primo Ministro inglese Adam Lang.
L’amico manager l’ha dovuto quasi braccare perché accettasse l’incarico,qualcosa lo respingeva,ma alla fine 250mila dollari sono quel che sono, e con scali e passaggi vari tra aereo,traghetto e macchina,arriva finalmente nell’isola di Marta’s Vineyard,luogo tetro,piovoso e solitario sulla east cost del New England,mare gonfio e vento sferzante,recinzioni e controlli ai raggi X.
Lì c’è il bunker molto upper-class dell’editore americano dove vivono,come sospesi nel vuoto,Lang,la moglie e tutto lo staff.
ll precedente ghost writer è morto cadendo da un traghetto in circostanze misteriose (la scena della macchina che non scende dalla pancia del traghetto per mancanza di guidatore creando un bell’intralcio a tutti è vero un gioiellino).
Il cadavere è stato trascinato da strane,inspiegabili correnti sulla spiaggia dell’isola,ma nessuno sembra indagare, si fa qualche domanda solo un loquace vecchietto,apparizione flash subito dimenticata.
Sta scoppiando uno scandalo internazionale (ma lo apprendiamo solo dagli splendidi schermi al plasma distribuiti per casa), Lang è accusato di aver consentito, nel corso del suo mandato, la tortura di prigionieri di Al Qaeda e di avere legami con la Cia.L’ambigua politica britannica di tempi recenti e la sua subalternità a Bush sono ormai nella giusta prospettiva storica e il cinema può appropriarsene a ragione (singolare coincidenza, esce in contemporanea nelle sale Green zone di Paul Greengrass, Bagdad e armi di distruzione di massa fantasma in prima linea, dunque).
Il ghost è un perfetto uomo comune, non va in cerca di guai, non ha legami e non ha storia, soprattutto non s’interessa di politica. In breve si troverà al centro di un vero e proprio “intrigo internazionale”,con dosi giuste di suspence,misteri,inganni e trappole.
Il finale sarà il classico colpo di genio con cui l’artista darà il sigillo all’opera. Sul piano visivo la scena è da annali della storia del cinema.
Dal bestseller di Robert Harris,thriller politico su cui il film si solleva di parecchie spanne,Polansky costruisce un capolavoro di suspence e paranoia,a cui Mc Gregor e Brosnan,Williams e Cattrall danno le facce adatte, diretti da un maestro che,all’apice della sua storia di artista,offre il giusto omaggio ad uno dei suoi maestri.
Di Hitchcock è stato giustamente messo in rilievo il lascito notevole, e il repertorio c’è tutto, suspence e doppio gioco,personaggi indecifrabili e donne solo apparentemente rassicuranti,musica da brivido al momento giusto (che Alexandre Desplat riscrive con sonorità contemporanee), ma l'eroe di Polanski è un uomo del terzo millennio e le sue strade prendono direzioni opposte da quelle di mezzo secolo fa.
Nessuna acquisizione di certezza, l’identità non si conquista ma si perde ad ogni step successivo, fluttuazioni fra essere e non essere diventano cifra costante.
Nel cinema di Polanski c’è la Storia e la montaliana scoperta che essa “ non si snoda come una catena di anelli ininterrotta. In ogni caso molti anelli non tengono”.
La paura e lo smarrimento dell’uomo comune sono tutte sulla faccia di McGregor, la volgarità melliflua e proterva del potere in quella di Brosnan. Fra loro, donne di contorno, nevrotiche, frustrate e asservite.
Hitchcock sessant’anni dopo? No Polanski oggi, con i dovuti omaggi e le radici giuste.
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laulilla
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domenica 11 aprile 2010
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il signor nessuno, come tutti noi.
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Il ghost writer di questo film non ha un nome proprio, perché, agli occhi degli uomini di potere di cui il film ci parla, non è nessuno. Egli, in effetti, è un suddito, cui non si chiede altro che di riscrivere l'autobiografia di Adam Lang, che essendo un uomo importante, non ha tempo per queste cose: si tratta, infatti, dell'ex premier inglese, che ha impegnato il proprio paese nella lotta contro il terrorismo di Al Quaeda, con operazioni poco chiare di cui ora pare chiamato a rispondere. Il libro di memorie, che il ghost writer dovrebbe rivedere, e magari riscrivere in senso apologetico, ricevendo una retribuzione di tutto rispetto, ha già subito una prima redazione, ma lo scrittore precedentemente assunto allo scopo è morto, prima di concludere il suo lavoro.
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Il ghost writer di questo film non ha un nome proprio, perché, agli occhi degli uomini di potere di cui il film ci parla, non è nessuno. Egli, in effetti, è un suddito, cui non si chiede altro che di riscrivere l'autobiografia di Adam Lang, che essendo un uomo importante, non ha tempo per queste cose: si tratta, infatti, dell'ex premier inglese, che ha impegnato il proprio paese nella lotta contro il terrorismo di Al Quaeda, con operazioni poco chiare di cui ora pare chiamato a rispondere. Il libro di memorie, che il ghost writer dovrebbe rivedere, e magari riscrivere in senso apologetico, ricevendo una retribuzione di tutto rispetto, ha già subito una prima redazione, ma lo scrittore precedentemente assunto allo scopo è morto, prima di concludere il suo lavoro.
Il giovane scrittore accetta l'incarico e decide di raggiungere il potente Adam Lang nell'isola del New England, dove attualmente risiede in una lussuosa e blindatissima casa di vetro, circondata da uomini armati della Cia, che ne fanno un sorvegliatissimo bunker. Il luogo è davvero poco ospitale, ventoso e piovoso, con poche altre abitazioni, assai distanti fra loro: un luogo, insomma inquietante, così come inquietanti e sinistre sono le notizie che il giovane riesce a raccogliere sulla morte del collega che l'ha preceduto, sul premier e sulle ragioni poco confessabili che l'hanno spinto a decidere la guerra al terrorismo e i successivi nefandi comportamenti.
Quanto più il ghost writer riesce a mettere insieme le tessere del puzzle, tanto più alto diventa il rischio per la propria vita: l'interesse del thriller è infatti proprio in questo parallelo svolgersi dei due principali percorsi narrativi: l'indagine su Adam Lang e il progressivo venir meno della sicurezza per lo scrittore, che sembra essere davvero solo nel custodire i segreti più imbarazzanti. Il finale del film, è sorprendente e degno di un maestro del giallo, quale spesso Polanski ha dimostrato di essere, magari guardando ad Hitchock, ma anche rifacendosi alla propria personale storia di regista e di uomo. Tuttavia, secondo me, il film non è solo un giallo e si presta ad altre letture: è anche un film politico sul potere e sulle trame che nell'ombra porta avanti, coinvolgendo i cittadini, anche quelli che, come lo scrittore, non hanno mai avuto alcun interesse per la vita politica e hanno votato Lang, perché era di moda, come egli stesso ammetterà. In realtà, nessuno può chiamarsi fuori, perché le azioni dei politici ci riguardano, che lo vogliamo o no: sta a noi decidere se vogliamo contare davvero o essere dei plaudenti ghost writers senza nome.
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torres
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sabato 14 agosto 2010
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grande suspence!!
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l'uomo nell'ombra è sicuramente un film di ottima fattura con un ritmo forse un po lento ma che ti fa attendere cosa può succedere. il cast è ottimo: menzione speciale per mcgregor e wilkinson, forse l'unico deludente è brosnan. la sceneggiatura è ben fatta anche se lascia molti misteri, la colonna sonora è straordinaria come la scenografia con questi paesaggi desolati e piovosi. il finale lascia con l'amaro in bocca e con un colpo di scena nel colpo di scena. nel complesso ottimo film da 8/9 per il ritorno di polanski che rispolvera un genere che si era un po perso
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dario carta
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giovedì 22 aprile 2010
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l'ombra di polanski su un nuovo capolavoro
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Ventata neoclassica da cinema d’altri tempi quest’anno sugli schermi,evento fattosi assente per lungo tempo,un poco per lasciar posto agli attuali stilemi di settore molto attenti al pragmatismo commerciale e un poco per la paura di un fiato troppo corto per non temere di deludere aspettative oggi sempre più esigenti. Scorsese,con “Shutter Island” traspone sullo schermo il romanzo di Lehane,con ricorsi a tecnicismi narrativi da enciclopedia del cinema,una corsa retrò ad alto contenuto emotivo di rara completezza e genialità.
Con “L’uomo nell’ombra” – “The Ghost Writer” - ,Polanski torna al thriller e adatta l’omonimo romanzo del giornalista inglese Richard Harris,spuntando un noir politico di grande effetto e meritevole di apparire al fianco delle sue migliori opere del biennio ‘60/’70.
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Ventata neoclassica da cinema d’altri tempi quest’anno sugli schermi,evento fattosi assente per lungo tempo,un poco per lasciar posto agli attuali stilemi di settore molto attenti al pragmatismo commerciale e un poco per la paura di un fiato troppo corto per non temere di deludere aspettative oggi sempre più esigenti. Scorsese,con “Shutter Island” traspone sullo schermo il romanzo di Lehane,con ricorsi a tecnicismi narrativi da enciclopedia del cinema,una corsa retrò ad alto contenuto emotivo di rara completezza e genialità.
Con “L’uomo nell’ombra” – “The Ghost Writer” - ,Polanski torna al thriller e adatta l’omonimo romanzo del giornalista inglese Richard Harris,spuntando un noir politico di grande effetto e meritevole di apparire al fianco delle sue migliori opere del biennio ‘60/’70.
Appaiono in filigrana l’elaborazione di certe tematiche ed il ricorso ai meccanismi cari al regista e gli evidenti richiami ai suoi lavori di ieri,come l’ambientazione della storia,anonima ed isolata,reminiscenza del “Cul de sac” del ’66,l’esame della corruzione di una politica guasta,come nella giustizia corrotta di “Chinatown” ,la fotografia di una identità latente ed incerta che,come molti altri dettagli,accomuna “L’uomo nell’ombra” e “L’inquilino del terzo piano” (1976).
Con sofisticati aforismi direttivi cari a Hitchcock,Polanski sforna un complotto di intrighi politici,denunce sociali,cospirazioni,tradimenti e scandali di raro magnetismo e cruda attualità.
L’ombra ,”The Ghost”,resta un individuo nebuloso,un elemento asostanziale in balia di eventi che lo snaturano della sua realtà professionale.La sua personalità latente scivola sempre più nella figura di colui che lo ha preceduto e l’uomo si spersonalizza diventando prigioniero di una persona ormai morta e di un ambiente anch’esso senza identità.
Qui Polanski descrive la personalità dell’ombra come graduale preda del fantasma di chi lo ha preceduto.
La sequenza in cui lo scrittore si libera degli effetti personali del predecessore e trova il plico delle foto rivelatrici,riporta alla memoria l’esasperazione di Trelkovsky in “L’inquilino del terzo piano” e la sua ossessione per la donna che aveva abitato l’appartamento prima di lui. Sembra evidente l’analogia fra il ritrovamento da parte di Trelkovsky del dente nascosto nel muro e la scoperta del pacchetto nella camera dell’ombra entrambi indizi di una paranoia in atto.
Affascinante film pervaso da un senso di silenzioso mistero in ogni inquadratura,ogni sequenza,ogni sguardo fugace ed ambiguo,ogni laconico dialogo.
Equivoco e sospetto sono i protagonisti di una storia ove nulla è reale e nulla è fittizio in una realtà controversa conosciuta e celata e nessuno sembra essere quello che appare e solo un destino annunciato grava sul racconto e sul protagonista.
Polanski sceneggia l’inquietante racconto di Harris,conferendo una mirabile struttura filmica ad una storia dai toni polemici sui casi della politica mediorientale (Tony Blair),l’Iraq,l’accusa all’interventismo e dosa indizi e informazioni con lo scopo provocatorio di indurre alla riflessione sui termini di un Primo Ministro – non fittizio – divenuto ombra delle linee direttive e di una politica dominante fino a diventare egli stesso vittima spiaggiata come un corpo dimenticato.
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andyzerosettesette
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sabato 10 aprile 2010
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ombre del potere e isole kafkiane
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Tratto da un romanzo di Robert Harris, autore inglese abbastanza noto in Italia per le storie ambientate nella Roma antica (“Pompei” e “Imperium” sono stati due bestsellers), e che con lo stesso Polanski ne ha anche scritto la sceneggiatura, Ghost Writer si potrebbe descrivere come la quintessenza del thriller, inteso come il genere cinematografico nel quale allo spettatore si propongono continui misteri e colpi di scena, tali da farlo partecipare col dovuto pathos alle avventure perigliose dei protagonisti, e soprattutto da metterlo a parte della verità (ammesso che ce ne sia una sola) soltanto alla fine.
Il sottogenere è quello del thriller politico: uno scrittore viene ingaggiato come “ghost writer” di un noto uomo politico, un ex primo ministro inglese, il manoscritto della cui autobiografia si rivela stilisticamente prolisso e tutt’altro che interessante e dunque bisognoso di non pochi ritocchi prima di proporlo al grande pubblico.
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Tratto da un romanzo di Robert Harris, autore inglese abbastanza noto in Italia per le storie ambientate nella Roma antica (“Pompei” e “Imperium” sono stati due bestsellers), e che con lo stesso Polanski ne ha anche scritto la sceneggiatura, Ghost Writer si potrebbe descrivere come la quintessenza del thriller, inteso come il genere cinematografico nel quale allo spettatore si propongono continui misteri e colpi di scena, tali da farlo partecipare col dovuto pathos alle avventure perigliose dei protagonisti, e soprattutto da metterlo a parte della verità (ammesso che ce ne sia una sola) soltanto alla fine.
Il sottogenere è quello del thriller politico: uno scrittore viene ingaggiato come “ghost writer” di un noto uomo politico, un ex primo ministro inglese, il manoscritto della cui autobiografia si rivela stilisticamente prolisso e tutt’altro che interessante e dunque bisognoso di non pochi ritocchi prima di proporlo al grande pubblico. Lo scrittore raggiunge l’uomo politico, che nella finzione si chiama Lang ma difficilmente potrebbe non far pensare a Tony Blair, nell’isola davanti alla costa statunitense in cui risiede temporaneamente, e dove è appena morto annegato il precedente ghost writer che deve di fatto sostituire. L’obiettivo sarebbe quello di conoscere meglio Lang, soprattutto nei suoi lati più privati, per poter rendere il libro più accattivante per un pubblico nauseato dalla politica, ma proprio in quei giorni l’opinione pubblica viene a conoscenza di uno scandalo che coinvolge l’ex premier inglese, relativamente a presunti abusi di potere e crimini di guerra condotti nel contesto dei conflitti in Medio Oriente. Lang dovrà difendersi dalle accuse, e il ghost writer verrà progressivamente a conoscenza, quasi suo malgrado, di una serie di segreti riguardanti il passato del politico e aventi come sfondo il rapporto fra il fedele alleato Gran Bretagna e gli interessi degli Stati Uniti.
La trama non ha praticamente punti deboli e rivela una cura per i dettagli non comune. Ewan McGregor, che in alcuni momenti (complici l’atmosfera sospesa e una fotografia che vira costantemente sul blu) ricorda il suo personaggio di “Sogni e delitti”, è molto convincente nel ruolo dello scrittore che detesta la politica e non vorrebbe cacciarsi nei guai, ma che quando ci si trova dentro decide che forse la cosa migliore da fare è scavare un po’ nel torbido. L’isola in cui buona parte della storia si ambienta contribuisce al generale clima di segretezza con paesaggi algidi e piovosi, spiagge battute dal vento e strade immerse nel bosco ostile. Del resto, basti pensare al recente Shutter Island di Scorsese, le isole nordiche, scomode da raggiungere e poco ospitali sembrano fatte apposta per collocarvi l’immaginario cinematografico del mistero e del mondo a parte, magari col condimento di situazioni surreali al limite del kafkiano.
Resta solo una perplessità: c’era proprio bisogno, nell’edizione italiana, di tradurre un comprensibilissimo titolo come “Ghost Writer”, termine abbastanza entrato nell’uso anche nella nostra lingua e certamente meno fuorviante del discutibile “uomo nell’uombra” ?
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ivanod
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domenica 11 aprile 2010
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il film di un regista crepuscolare
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Esistono autori per cui la propria vita personale è in completa simbiosi con l'universo raccontato dalle proprie opere, dove la narrazione si confonde e supera la propria vicenda attraverso l'immaginazione e l'invenzione di una storia o di una sensazione. Come non vedere questo parallelo tra le opere e la vita enigmatica di Roman Polanski? Ultimo esempio ne è quest'ultimo film dove la vicenda che vede come protagonista un "ghost writer" alle prese con la biografia di primo ministro Britannico (Blair?) assoggettato al potere USA tanto da doverne accettare e condividere anche scelte sbagliate (Iraq?). C'è Polanski in entrambi i personaggi, il ministro e la sua ombra, entrambi soccombenti, entrambi alle prese con destini e vicende più grandi di loro, da sempre la tematica centrale dei film di Roman (frantic,Chinatown,Fiele,Pianista, lo stesso Oliver Twist), solo che nella fattispecie l'usuale sguardo ironico e beffardo è inesistente e la realtà che ne emerge è cupa e fredda, ed è la sola costante del mondo di Polanski che rimane.
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Esistono autori per cui la propria vita personale è in completa simbiosi con l'universo raccontato dalle proprie opere, dove la narrazione si confonde e supera la propria vicenda attraverso l'immaginazione e l'invenzione di una storia o di una sensazione. Come non vedere questo parallelo tra le opere e la vita enigmatica di Roman Polanski? Ultimo esempio ne è quest'ultimo film dove la vicenda che vede come protagonista un "ghost writer" alle prese con la biografia di primo ministro Britannico (Blair?) assoggettato al potere USA tanto da doverne accettare e condividere anche scelte sbagliate (Iraq?). C'è Polanski in entrambi i personaggi, il ministro e la sua ombra, entrambi soccombenti, entrambi alle prese con destini e vicende più grandi di loro, da sempre la tematica centrale dei film di Roman (frantic,Chinatown,Fiele,Pianista, lo stesso Oliver Twist), solo che nella fattispecie l'usuale sguardo ironico e beffardo è inesistente e la realtà che ne emerge è cupa e fredda, ed è la sola costante del mondo di Polanski che rimane. Il film è narrato in tutte le tonalità del grigio, con richiami a Wright e Moore, i maestri della fusione tra natura ed artificio, la villa e le sue sculture. Risulta a volte troppo verboso anche se le eventuali inconguenze del plot (la moglie della CIA,il premier Gb scelto dagli Usa? ),non incidono sul dilemma di fondo. Non c'è scampo al proprio destino, specie se lo stesso è pilotato da agenti falsi e truffaldini, ed il mondo che ci circonda ci è avverso e popolato da corrotti. Sembra volgia essere un testamento di Roman, ma francamente ci auguriamo non lo sia perchè vorremmo ancora godere di quella sua maestria di mischiare le carte tra grottesco, ironico e amaro, in quel gioco di incastri che in questo film è assente, e del quale se ne sente la mancanza.Ottimo McGregor sotto le righe e bravo Broman,forse per lui una nuova carriera?
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nino pell.
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domenica 11 aprile 2010
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thriller politico col classico finale a sorpresa
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Il regista Roman Polanski si prodiga nella regia di questo thriller a sfondo politico che si muove su solide basi narrative ed interpretative ma che si inerpica in una sceneggiatura spesso un pò lenta nel primo tempo e caratterizzata dal classico finale a sorpresa la cui soluzione sta in un rebus da decifrare e dove, curiosamente, il protagonista, una volta averlo scoperto, non ha l'accuratezza maculata di svelarlo al momento opportuno. Un finale sorprendente, ma appunto un tantino curioso. Buon film di Polanski ma certamente non ai suoi massimi livelli. Potrebbe ricordare lo stile di Hitchcock, ma siamo cauti nel prodigarci in certi entusiastici accostamenti. Molto spesso basta avere qualche idea un pò più particolare per definirla grandiosa ed originalissima.
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Il regista Roman Polanski si prodiga nella regia di questo thriller a sfondo politico che si muove su solide basi narrative ed interpretative ma che si inerpica in una sceneggiatura spesso un pò lenta nel primo tempo e caratterizzata dal classico finale a sorpresa la cui soluzione sta in un rebus da decifrare e dove, curiosamente, il protagonista, una volta averlo scoperto, non ha l'accuratezza maculata di svelarlo al momento opportuno. Un finale sorprendente, ma appunto un tantino curioso. Buon film di Polanski ma certamente non ai suoi massimi livelli. Potrebbe ricordare lo stile di Hitchcock, ma siamo cauti nel prodigarci in certi entusiastici accostamenti. Molto spesso basta avere qualche idea un pò più particolare per definirla grandiosa ed originalissima. Andiamoci piano in quanto gli sforzi creativi dei film del passato, appunto, sono da insegnamento.
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eugenio
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lunedì 14 febbraio 2011
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il thriller secondo polanski
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“L'uomo nell'ombra", vincitore dell'Orso d'argento al festival di Berlino del 2009, costituisce una nuova prova d’autore del regista franco-polacco Roman Polanski.
La storia, apparentemente di spionaggio,nasconde infatti una bella descrizione dei rapporti potere/corruzione/servizi segreti che coinvolgono,massonicamente,individui considerati insospettabili.
L'elemento che tenterà di inceppare il contorto meccanismo ha le fattezze di un ghost-writer (Mc Gregor)assunto,dopo la morte del suo predecessore in circostanze misteriose, per riordinare e completare il manoscritto delle memorie del premier britannico Lang (Brosnan), in vista dell'imminente pubblicazione.
Dal momento in cui accetterà l’incarico, la finora tranquilla esistenza del single scrittore cambierà: amori,intrighi e inseguimenti sembrano ostacolare il suo cammino alla ricerca convulsa della verità.
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“L'uomo nell'ombra", vincitore dell'Orso d'argento al festival di Berlino del 2009, costituisce una nuova prova d’autore del regista franco-polacco Roman Polanski.
La storia, apparentemente di spionaggio,nasconde infatti una bella descrizione dei rapporti potere/corruzione/servizi segreti che coinvolgono,massonicamente,individui considerati insospettabili.
L'elemento che tenterà di inceppare il contorto meccanismo ha le fattezze di un ghost-writer (Mc Gregor)assunto,dopo la morte del suo predecessore in circostanze misteriose, per riordinare e completare il manoscritto delle memorie del premier britannico Lang (Brosnan), in vista dell'imminente pubblicazione.
Dal momento in cui accetterà l’incarico, la finora tranquilla esistenza del single scrittore cambierà: amori,intrighi e inseguimenti sembrano ostacolare il suo cammino alla ricerca convulsa della verità. Una verità amara che lo coinvolgerà sempre piu’finendo per infrangere quelle poche certezze che aveva maturato.
Tra le tante domande che sorgono spontanee: il suo committente ha veramente legami con la CIA? Si è macchiato di crimini di guerra in Iraq su prigionieri sospettati di terrorismo? Che ruolo ha l’algida e tormentata moglie Ruth (Olivia Williams) nella relazione? Ciascuno è realmente cio’ che dice di essere?
Siamo lontani dai tempi di Carol Verdoux di Repulsion,da inquilini di terzi piani, figli del demonio o giovani ragazzi di dickensiana memoria. Qui abbiamo un thriller opportunamente vestito sotto una luce politica (i riferimenti a Tony Blair sono evidenti) che non nasconde,tuttavia,quella ricerca personale sui comportamenti umani tanto cara alle tradizioni intimiste del primo Polanski.
Il cineasta riesce,infatti, a comunicare allo spettatore le azioni,i dubbi e i tormenti del giovane ghost-writer, un uomo nell’ombra appunto, costretto alla fuga e continuamente incerto su ogni scelta. Le sue angosce sono anche quelle dell’ ipotetico osservatore il quale rimane coinvolto nella pellicola in un machiavellico gioco del gatto col topo, non rendendosi conto delle due ore abbondanti di spettacolo che scorrono,salvo qualche raro momento di appiattimento,libere dinanzi ai suoi occhi (la sequenza del traghetto è memorabile).
Polanski non delude,insomma.
Un motivo in piu’ per guardarlo? Il volto di Olivia Williams nelle battute finali e il brindisi del ghost-writer compiacente. Una piccola rivincita morale,che seppur inappagata, giustifica il prezzo del biglietto.
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alexcross
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lunedì 16 maggio 2011
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sorprendente
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sorprende per l'atmosfera che si respira sin dalle prime battute. un film non banale, ricco di mistero e di fascino.
da vedere per gli amanti dei thriller di vecchia data ma sempre attuali
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kayton
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mercoledì 15 settembre 2010
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polanski, dall'ombra alla luce
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Può un’ombra conoscere ogni segreto della persona a cui appartiene? Sembrerebbe di no,
soprattutto quando c’è di mezzo la politica. “L’uomo nell’ombra” è la storia di un ghostwriter
(Ewan McGregor) chiamato ad ultimare la biografia dell’ex Primo Ministro inglese Adam Lang
(Pierce Brosnan), dopo la morte misteriosa dello scrittore fantasma in carica. Il politico, circondato
dalla scontrosa moglie Ruth e dalla fedele segretaria Amelia, è accusato di aver commesso crimini
di guerra durante il suo governo. Il ghostwriter, cosiddetto uomo-ombra di Lang, si ritroverà così
invischiato in una situazione dai contorni indefiniti.
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Può un’ombra conoscere ogni segreto della persona a cui appartiene? Sembrerebbe di no,
soprattutto quando c’è di mezzo la politica. “L’uomo nell’ombra” è la storia di un ghostwriter
(Ewan McGregor) chiamato ad ultimare la biografia dell’ex Primo Ministro inglese Adam Lang
(Pierce Brosnan), dopo la morte misteriosa dello scrittore fantasma in carica. Il politico, circondato
dalla scontrosa moglie Ruth e dalla fedele segretaria Amelia, è accusato di aver commesso crimini
di guerra durante il suo governo. Il ghostwriter, cosiddetto uomo-ombra di Lang, si ritroverà così
invischiato in una situazione dai contorni indefiniti.
A fare da teatro alla storia è un’isola degli Stati Uniti sferzata dal vento e bagnata dal mare
tempestoso, che ricorda un po’ quella di “Shutter Island”. Lo spettatore, in continua attesa del
colpo di scena, si ritrova alla fine del film con in mano un pugno di mosche, finché non scopre
d’improvviso che quelle mosche sono in realtà ragni. Come nei migliori thriller Roman Polanski
rivela la verità all’ultima scena, troncando il racconto in maniera asciutta e cruda. E nel farlo,
mantiene un’aderenza perfetta con il libro, “Il Ghost Writer” di Robert Harris, da cui il film è
tratto. Un libro in parte autobiografico: Harris è stato il ghostwriter di Tony Blair. Nel film è
rintracciabile una critica, non troppo velata, alla politica anti-terroristica dei Paesi anglo-americani.
Perfetto nel ruolo del ghostwriter Ewan McGregor, scrittore qualunque e uomo ordinario che si
ritrova a dover gestire, in stile hitchcockiano, situazioni più grandi di lui. Tra gli altri, spicca il
cameo dell’ anziano Eli Wallach, l’indimenticabile “brutto” di Sergio Leone ne “Il buono, il brutto
e il cattivo”.
Ampiamente discutibile è la trasformazione in sede di produzione del titolo originale, passato
dall’inglese “The Ghost Writer” a “L’uomo nell’ombra”. E se la sceneggiatura non rivela
particolare originalità, il montaggio e, soprattutto, la fotografia ben calibrata di Pawel Edelman
contribuiscono a dare quel tocco in più a questo lavoro. La scelta delle ambientazioni e delle
luci creano un’atmosfera inquietante che accompagna nel migliore dei modi gli stati d’animo dei
personaggi. E preziosa è anche la lettura di Polanski, che ha ultimato il film mentre era in carcere in
Svizzera, interagendo di continuo col montatore attraverso il suo avvocato. La regia sapiente si può
riassumere con la splendida scena finale, dove quel che accade resta fuori dall’inquadratura, mentre
sono i rumori, la musica e pochi dettagli a svelare la verità. Una verità che il vento si porterà via
lasciandola nell’ombra.
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