sullastrada
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domenica 5 dicembre 2010
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anche i grandi piangono...
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Il film è stranamente molto lento e lo rimane per tutta la durata del film.
La fine si presenta senza una vera e propria conclusione... potrebbe andare avanti per ore... ed invece ad un certo punto ti accorgi che è finito e che hai aspettato invano la svolta.
Il susseguirsi delle vicende è scontato ed un po' banale, basato su stereotipi non troppo rielaborati e senza molti spunti originali di riflessione sulle vicende dei personaggi.
Woody Allen confeziona un film potenzialmente molto interessante, uno dei "suoi", ma giunto alla fine del film ti mancano le chiavi di lettura molteplici e raffinate che rendono spietatamente realistica anche la vicenda più scontata.
In questo film invece la dove tutto sembra scontato e banale, poi poi alla fine lo è davvero.
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Il film è stranamente molto lento e lo rimane per tutta la durata del film.
La fine si presenta senza una vera e propria conclusione... potrebbe andare avanti per ore... ed invece ad un certo punto ti accorgi che è finito e che hai aspettato invano la svolta.
Il susseguirsi delle vicende è scontato ed un po' banale, basato su stereotipi non troppo rielaborati e senza molti spunti originali di riflessione sulle vicende dei personaggi.
Woody Allen confeziona un film potenzialmente molto interessante, uno dei "suoi", ma giunto alla fine del film ti mancano le chiavi di lettura molteplici e raffinate che rendono spietatamente realistica anche la vicenda più scontata.
In questo film invece la dove tutto sembra scontato e banale, poi poi alla fine lo è davvero...
Film interessante...
non certo al livello di W.A.
Ciao a tutti
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[+] woody non si smentisce mai
(di cristiano tuzzato)
[ - ] woody non si smentisce mai
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variabiley
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lunedì 6 dicembre 2010
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aaa cercasi disperatamente ironia
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Il marito, la moglie, la figlia, il datore di lavoro della figlia, il compagno della figlia, la vicina: sei persone insoddisfatte delle rispettive relazioni sentimentali si trovano contemporaneamente a dover affrontare il problema, credendo di vedere la soluzione nel nuovo partner. Le storie si intrecciano a coppie, creando delle nuove realtà che mai si distaccano dalle precedenti, con l'obiettivo di non dargli mai la possibilità di credere del tutto in quello che hanno scelto, ma offrendogli comunque l'opportunità di vivere, seppur per un solo attimo, l'illusione dell'amore e della felicità.
C'è ridondanza nelle situazioni e negli eventi, come se si volesse sopperire a una mancanza di idee.
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Il marito, la moglie, la figlia, il datore di lavoro della figlia, il compagno della figlia, la vicina: sei persone insoddisfatte delle rispettive relazioni sentimentali si trovano contemporaneamente a dover affrontare il problema, credendo di vedere la soluzione nel nuovo partner. Le storie si intrecciano a coppie, creando delle nuove realtà che mai si distaccano dalle precedenti, con l'obiettivo di non dargli mai la possibilità di credere del tutto in quello che hanno scelto, ma offrendogli comunque l'opportunità di vivere, seppur per un solo attimo, l'illusione dell'amore e della felicità.
C'è ridondanza nelle situazioni e negli eventi, come se si volesse sopperire a una mancanza di idee. Se si volesse giocare con i personaggi, si potrebbe provare a scambiarli e non succederebbe assolutamente niente, la storia avrebbe lo stesso sviluppo. Questo perchè l'aspetto principale (la fuga dall'amore precedente alla ricerca di nuovi stimoli) e l'eccessivo numero di personaggi succhiano del tutto le personalità dei protagonisti e rendono il loro stato, sia emotivo che fisico, inutile contorno. Siamo rimbalzati da una situazione all'altra in un ping-pong di un'ora e quaranta, senza la possibilità che si rivelino dei colpi di scena. La scrittura non regge su una sola idea. Il furto del libro, quindi, risulta solo una piccola perla sul fondo di un mare sabbioso.
La scorrevolezza del film e i soliti colpi di genio nei dialoghi gli valgono 2 stelline, ma, questa volta, vacilla anche questa che, fino a Basta che funzioni, era stata una delle più grandi certezze del cinema di Woody Allen. Ripetitivi anche questi (vedi l'ossessione di Helena che alla lunga stanca), a tratti volgari, disturbanti (vedi l'accanimento di Sally nei confronti della mamma), stucchevoli, alla ricerca della risata facile piuttosto che tramite l'uso della straordinaria ironia che ha reso celebre lo sceneggiatore e regista.
Woody Allen ha provato a inserire un marcato filone decadente che, però, entra in conflitto con il tentativo di non cambiare il suo modo di fare cinema. Le due intenzioni non si amalgamano. In questo furbo esperimento ha esagerato nel tentativo di allargare la cerchia del suo pubblico, cercando di spingersi troppo oltre il sorriso amaro che riusciva a regalare con gli altri film, risultando "ridicolo" per chi è abituato al vero cinema decadente e poco brillante per chi ama la sua ironia.
Un modesto consiglio: se hai voglia di fare altro, abbi il coraggio di metterti totalmente in discussione.
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[+] bravo
(di carlariz)
[ - ] bravo
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il cinefilo
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giovedì 9 dicembre 2010
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woody allen è un regista(forse)finito...
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Woody Allen tenta nuovamente(sono più di vent'anni che propone lo stesso identico tema)la carta delle relazioni sentimentali in chiave di"intreccio"umoristico come era nel suo stile migliore ma i fasti degli anni settanta sono ormai un pallido ricordo e i suoi ultimi(non eccessivamente mediocri)film,tra cui BASTA CHE FUNZIONI,confermano questo declino.
Si tratta,in ogni caso,di un declino raffinato e pieno di stile(il regista,per fortuna,è ancora capace di sfruttare al meglio la sua capacità di raccontare delle storie seppure incentrate sullo stesso immaginario psicanalitico)e i personaggi sono,a loro modo,ancora ben delineati ma la capacità di rendere il tutto innovativo e genuinamente aggraziato è andata perduta nei miasmi del ignoto e,pur vantando un apparente modernizzazione di stile,finisce solamente per fare sbadigliare.
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Woody Allen tenta nuovamente(sono più di vent'anni che propone lo stesso identico tema)la carta delle relazioni sentimentali in chiave di"intreccio"umoristico come era nel suo stile migliore ma i fasti degli anni settanta sono ormai un pallido ricordo e i suoi ultimi(non eccessivamente mediocri)film,tra cui BASTA CHE FUNZIONI,confermano questo declino.
Si tratta,in ogni caso,di un declino raffinato e pieno di stile(il regista,per fortuna,è ancora capace di sfruttare al meglio la sua capacità di raccontare delle storie seppure incentrate sullo stesso immaginario psicanalitico)e i personaggi sono,a loro modo,ancora ben delineati ma la capacità di rendere il tutto innovativo e genuinamente aggraziato è andata perduta nei miasmi del ignoto e,pur vantando un apparente modernizzazione di stile,finisce solamente per fare sbadigliare.
Tra i vari(fastidiosi)clichè del cinema(e non solo del cinema)suona stracca e riciclata l'idea dell'anziano padre che si sposa con una"prostituta"che finisce solamente col farlo sentire ancora più vecchio di quanto non sia e il solito triangolo amoroso non suscita più particolari emozioni se non una risata ogni tanto.
La noia,a tratti,rischia di regnare sovrana e l'analisi dei problemi delle relazioni di coppia è particolarmente lontana dal profondo realismo che Woody aveva già dimostrato numerosi anni addietro in IO E ANNIE,nel suo periodo d'oro...fortunatamente il regista dimostra,a volte,ancora la capacità per risollevarsi da questo raffinatissimo e godibile pantano e io spero che riesca al più presto a imboccare questa strada poichè la mia fiducia nel suo cinema si trova,attualmente,in caduta libera verso il nulla.
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[+] woody sul viale del tramonto
(di marco brenni)
[ - ] woody sul viale del tramonto
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rongiu
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martedì 14 dicembre 2010
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“non solo dio non esiste, ma ...
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“Non solo Dio non esiste, ma provate a cercare un idraulico nel week end”.
Sally \Naomi Watts/ esperta d’arte e Roy \Josh Brolin/ medico e scrittore, in verità più scrittore che medico, sopravvivono grazie agli “alimenti” materni. Sally e Roy sono sposati. Sally è arrabbiatissima con Roy, vuole un figlio, lui no. Roy dopo un primo libro di successo, non riesce a terminare il secondo. E’ diventato un insicuro, un debole, forse; ma… Anche Helena \Gemma Jones/ mamma di Sally, è “alimentata”, dall’ex marito, Alfie \Anthony Hopkins/; il quale “alimenta”, la giovanissima ed avvenente escort Charmaine \Lucy Punch/.
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“Non solo Dio non esiste, ma provate a cercare un idraulico nel week end”.
Sally \Naomi Watts/ esperta d’arte e Roy \Josh Brolin/ medico e scrittore, in verità più scrittore che medico, sopravvivono grazie agli “alimenti” materni. Sally e Roy sono sposati. Sally è arrabbiatissima con Roy, vuole un figlio, lui no. Roy dopo un primo libro di successo, non riesce a terminare il secondo. E’ diventato un insicuro, un debole, forse; ma… Anche Helena \Gemma Jones/ mamma di Sally, è “alimentata”, dall’ex marito, Alfie \Anthony Hopkins/; il quale “alimenta”, la giovanissima ed avvenente escort Charmaine \Lucy Punch/. Helena, dopo il collassato matrimonio con Alfie, entra nell’alcol; o meglio è l’alcol che entra in lei. Il nuovo obiettivo della sua vita è sconfiggere la solitudine che le crea profonde riflessioni interiori e strane inquietudini comportamentali. Chi condivide le sue giornate, riceve non pochi scossoni \Roy e Sally sperimentano ciò, quotidianamente/. Nella vita di Alfie, intanto, entra Charmaine, e con lei la pillola del week-end; per il momento le figuracce erotiche sono scongiurate. Ma, si sa, il sildefinal ha qualche controindicazione, ad Alfie però poco importa di non riuscire a distinguere il verde di un tavolo da gioco, dal rosso di un conto bancario che langue; a lui interessa solo il rosa. Del gruppo, fanno parte Greg \Antonio Banderas/, Dia \Freida Pinto/ ed il vedovo Jonathan \Roger Ashton-Griffiths/. Greg, famoso gallerista, alimenta involontariamente le speranze di Sally; Dia, studiosa del compositore Luigi Boccherini, alimenta i sogni di Roy e spegne quelli della sua famiglia. Jonathan, vedovo ed antroposofista, vende libri ad alto contenuto esoterico e simbolico. Chi più di lui può alimentare le speranze di Helena? - Un amico presunto morto, una gravidanza con presunzione di paternità, una presunta veggente, fanno il resto. Bisogni e desideri inappagati, generano frustrazioni, indipendentemente dalle cause prime. L’aggressività è dietro l’angolo, gli istinti primari prendono il sopravvento. Saltano le amicizie, gli amori, i matrimoni. Le certezze diventano incertezze, i sogni diventano realtà e la realtà spesso illusione. Amare non è voler bene, dipingere non è disegnare, scalare non è salire.
Allan Stewart Königsberg, in arte Woody Allenè questo, che piaccia o no. A veder le facce del pubblico in sala, spettacolo nello spettacolo, il pollice è verso; non una, ma due volte. Io non sono d’accordo. Perché un uomo che dice “Non solo Dio non esiste, ma provate a cercare un idraulico nel week end”.Oppure “Tanto per cominciare si dovrebbe iniziare morendo, e così tricchete tracchete il trauma è già bello che superato.” è un uomo che si dona e non per finzione scenica. E poi, non sono d’accordo perché il film mi ha dato la possibilità di rileggere le parole di un illustre italiano “codesto oggi solo possiamo dirti ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”.
Good Ciak!
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davidestanzione
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sabato 25 dicembre 2010
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un woody trito, più imbolsito di josh brolin
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Woody Allen si é ormai definitivamente sostituito ai suoi film. Più che un film di Woody Allen, "Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni" di fatto E' Woody Allen. Il Woody Allen peggiore, si intende. Quel Woody Allen che, tirandosi "fisicamente" dai suoi ultimi film (una sottrazione non indifferente), si é paradossalmente sostituito ad essi. Da geniale e autarchico tessitore di una poetica dell'umorismo basata prima di tutto sulla sua imprescindibile "presenza", lo schlemiel cinematografico per antonamasia si é ridotto a osservatore onnisciente e (dunque) insopportabile della propria storiella semplice semplice. Una declassazione insostenibile, specie per coloro che ancora si cullano sull'antica e indimenticata verve del regista newyorkese, sugli squarci fantapolitici e al fulmicotone della "fase slapstick", sui ritmatissimi itinerari nevrotici di Io e Annie, sulle odi felliane di Stardust Memories, sui lampi nostalgici di Manhattan.
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Woody Allen si é ormai definitivamente sostituito ai suoi film. Più che un film di Woody Allen, "Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni" di fatto E' Woody Allen. Il Woody Allen peggiore, si intende. Quel Woody Allen che, tirandosi "fisicamente" dai suoi ultimi film (una sottrazione non indifferente), si é paradossalmente sostituito ad essi. Da geniale e autarchico tessitore di una poetica dell'umorismo basata prima di tutto sulla sua imprescindibile "presenza", lo schlemiel cinematografico per antonamasia si é ridotto a osservatore onnisciente e (dunque) insopportabile della propria storiella semplice semplice. Una declassazione insostenibile, specie per coloro che ancora si cullano sull'antica e indimenticata verve del regista newyorkese, sugli squarci fantapolitici e al fulmicotone della "fase slapstick", sui ritmatissimi itinerari nevrotici di Io e Annie, sulle odi felliane di Stardust Memories, sui lampi nostalgici di Manhattan. Da illuminante e pervasiva che era, la (non) presenza di Allen é diventata quasi fastidiosa, ridimensionata(si) a vocina fuori campo che distilla scialbi compendi senili, aforismi d'annata, giustificazioni precoci sul vuoto di senso intorno al quale ruota la vita nonché la trama dell'ultimo, brutto film alleniano. Trama? Meglio sorvolare, o passare ad altro, come peraltro fa lo stesso Allen quando, con vanagloriosa superbia d'autore, eccede nella smaccata vena didascalica di espressioni come "torniamo a dare un'occhiata al nostro Alfie". Raccordi narrativi sì elementari ma in fondo funzionali a tamponare (o piuttosto ad evidenziare) gli enormi buchi di scrittura, una scrittura sfibrata, logora, che dalla vacua panoramica di artistoidi frustrati, schitarrate dal sapore 'europeo' (pensavamo di essercene sbarazzati, dopo Vicky Cristina Barcelona) ed erezioni col timer lascia filtrare giusto qualche spunto, ora giocoso (i tarocchi con le carte siciliane, impagabili), ora amaro ("Chi me lo dice che il bambino é mio?" urla un impotente Hopkins alla sua barbie con steroidi), ora "ripetitivo": la frase ricorrente "Era quello che volevi, dovresti essere contento" é forse la più onesta e illuminante di tutto il film, un'esemplificativa sintesi disillusa dell'eterno e inarrestabile peregrinare del desiderio umano. Ottimi, ma sprecati, gli intepreti: in fondo, quella alleniana é una palestra attoriale, nella quale gente come l'imbolsito Brolin e Naomi "nervi tesi" Watts può forgiare il proprio 'metodo' sotto la vigile egida di nonno Woody. Che i suoi attori come sempre li cerca, li coccola, a volte "li isola", proprio come con Josh Brolin nel finale quando restringe il campo dell'inquadratura solo su di lui, quasi a volercene restituire l'ultima espressione, con un movimento di macchina che vagamente ricorda l'ultimissimo fotogramma di "Match Point" con Jonathan Rhys Meyers. A conclusione della favoletta di furore e rumore che non significano nulla, Allen non manca infine di rivolgere un approvazione recondita, forse sarcastica forse (chissa') anche solo vagamente sentita al personaggio di Helena (un'ottima Gemma Jones, risoluta e spaurita insieme), la quale si emancipa dal quotidiano frastuono kaledoiscopico coltivando l'illusione del paranormale e della reincarnazione, per lei a conti fatti una speranza più che una certezza. Perché , in certi casi, "l'illusione può essere la migliore delle medicine". Si spera allora che un Allen migliore possa tornare. Ben al di là (forse)di Carlà e delle mezzanotti parigine in cantiere.
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barbauss
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lunedì 10 gennaio 2011
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largamente evitabile.
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Stanco, piatto, banale, scontato: niente che permetta di ricordarselo, nulla che giustifichi i soldi spesi per vederlo. Personaggi vuoti, scene già viste, ironia pari a zero. Un episodio di Beautiful riesce ad attrarre maggiormente.
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leggero
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mercoledì 15 dicembre 2010
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woody what are you doing??
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Woody Woody Woody what are you doing?
Chiunque (anche i meno esperti) conosce le tematiche di Woody Allen: scrittori falliti, problemi di sesso, ironia su religione/spiritualità, psicanalisi e la sua oserei dire quasi patologica ossessione per Bergman (in questo caso l'omaggio si trova nel titolo).
Dunque tutti ci aspettavamo che rifacessero capolino anche in questo film; ma questa volta il caro vecchio Woody non ha saputo fare il salto di qualità. Sembra girare a vuoto, ridicolizzare all'estremo la cartomanzia e la spiritualità e tutto quello che ne deriva senza trarne una conclusione perchè sebbene la morale dei suoi film sia sempre quella ("l'unica verità è l'illusione"), qui è come assistere ad un pranzo senza il dolce.
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Woody Woody Woody what are you doing?
Chiunque (anche i meno esperti) conosce le tematiche di Woody Allen: scrittori falliti, problemi di sesso, ironia su religione/spiritualità, psicanalisi e la sua oserei dire quasi patologica ossessione per Bergman (in questo caso l'omaggio si trova nel titolo).
Dunque tutti ci aspettavamo che rifacessero capolino anche in questo film; ma questa volta il caro vecchio Woody non ha saputo fare il salto di qualità. Sembra girare a vuoto, ridicolizzare all'estremo la cartomanzia e la spiritualità e tutto quello che ne deriva senza trarne una conclusione perchè sebbene la morale dei suoi film sia sempre quella ("l'unica verità è l'illusione"), qui è come assistere ad un pranzo senza il dolce. Alla fine del film ci si domanda: "Quindi?".
Per carità, le scene divertenti non mancano mai nei suoi film, ma qui lo scorrimento risulta addirittura pesante (soprattutto nelle scene tra la donna in carriera che si innamora del capo (Naomi Watts) e la madre depressa e patetica (Gemma Jones).
Invece sempre magistrale la recitazione di Anthony Hopkins che però qui sembra un pò un pesce fuor d'acqua.
Perciò dear Woody, ricordati che il tempo passa e così anche tu non puoi rimanere ancorato alle tue ossessioni. Sappiamo tutti che puoi fare di meglio.
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sabato 4 dicembre 2010
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il solito allen, fra ironia e cinismo...
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Alfie (Anthony Hopkins) è in piena crisi di terza età: ha scoperto la paura della fine ed ha lasciato la moglie Helena (Gemma Jones) per sentirsi nuovamente giovane sposando una escort avvenente e scaltra (Lucy Punch). Helena, dal canto suo, è caduta in depressione, ma trova forza nelle rosee previsioni una cartomante ed in qualche bicchierino di troppo. La figlia Sally (Naomi Watts), intanto, è in crisi matrimoniale col marito Roy (Josh Brolin), scrittore in crisi d'ispirazione, e finisce per innamorarsi del proprio datore di lavoro (Antonio Banderas), mentre Roy fa la corte alla vicina (Freida Pinto). Ne succederanno delle belle.
Nuova commedia d'ambientazione londinese per Woody Allen, con ben evidente l'inconfondibile marchio di fabbrica dell'autore: molto parlato, ironia pungente, battute divertenti, personaggi singolari, situazioni comuni agli ambienti borghesi benestanti e colti sarcasticamente dipinte nella propria paradossale assurdità.
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Alfie (Anthony Hopkins) è in piena crisi di terza età: ha scoperto la paura della fine ed ha lasciato la moglie Helena (Gemma Jones) per sentirsi nuovamente giovane sposando una escort avvenente e scaltra (Lucy Punch). Helena, dal canto suo, è caduta in depressione, ma trova forza nelle rosee previsioni una cartomante ed in qualche bicchierino di troppo. La figlia Sally (Naomi Watts), intanto, è in crisi matrimoniale col marito Roy (Josh Brolin), scrittore in crisi d'ispirazione, e finisce per innamorarsi del proprio datore di lavoro (Antonio Banderas), mentre Roy fa la corte alla vicina (Freida Pinto). Ne succederanno delle belle.
Nuova commedia d'ambientazione londinese per Woody Allen, con ben evidente l'inconfondibile marchio di fabbrica dell'autore: molto parlato, ironia pungente, battute divertenti, personaggi singolari, situazioni comuni agli ambienti borghesi benestanti e colti sarcasticamente dipinte nella propria paradossale assurdità. Ai soliti temi (l'instancabile ricerca della felicità, la curiosa contraddittorietà delle dinamiche che regolano i rapporti umani, il ruolo del caso e delle circostanze, l'insensatezza della vita) se ne aggiungono alcuni più amari forse ispirati dalla senilità di un Allen ormai settantacinquenne (paura della solitudine e della morte). Ma la riflessione più interessante ed originale è centrata sulle illusioni: è possibile farne a meno o sono un ingrediente essenziale nella ricetta della serenità? Aiutano a vivere una vita incontrollabile in cui anche un banale malinteso può cambiare il destino di una persona (come accade in una delle trovate più esilaranti del film) o sono mero autoinganno, insulso e vano? La risposta sembra stare in un finale (più aspro dell'apparenza) in cui solo la stralunata Helena ed il suo nuovo, ridicolo compagno Jonhatan (Roger Ashton-Griffiths) sembrano riuscire a coronare il proprio amore. Per un regista che sforna un film all'anno, avere ancora da dire non è cosa banale ed induce a perdonare la ripetitività di uno stile che non sa e non vuole più rinnovarsi.
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valeria21
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martedì 7 dicembre 2010
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un film senza necessità
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Cosa ci dice di nuovo Woody Allen in questo suo nuovo film? Niente che non abbia già detto (e ripetuto) in film molto più ispirati. Qualche spunto interessante , qualche battuta felice c'è, sicuramente la moglie Helena è il personaggio più interessante nel suo esasperato bisogno di sognare e di avere un futuro, ma la lentezza, i dejà vu, gli stereotipi fanno sentire questo film come non necessario e fanno venire la nostalgia di un Woody Allen più incisivo ed ironico
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le arti visive – official
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venerdì 23 dicembre 2011
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il peggior film di allen del post-2000.
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Anthony (Anthony Hopkins), per una squillo (Lucy Punch), lascia Helena (Gemma Jones), che diventa amica di una veggente (Pauline Collins) mentre il marito (Josh Brolin) della confusa figlia Sally (Naomi Watts) s'invaghisce di una chitarrista (Freida Pinto). Allen è a corto di idee, e continua a riaffermare che la sua assenza come attore significa una maggiore importanza del tema della senilità nelle sceneggiature. Benché sembra che sia un tipico prodotto che utilizza il tema della cornificazione per avere soldi al botteghino non si può considerare un prodotto totalmente malriuscito. Non è una commedia nè un dramma, è un film comico-drammatico, però, con pecche in entrambi i lati.
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