Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni |
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Un film di Woody Allen.
Con Antonio Banderas, Josh Brolin, Anthony Hopkins, Gemma Jones, Freida Pinto.
continua»
Titolo originale You Will Meet a Tall Dark Stranger.
Sentimentale,
durata 98 min.
- USA, Spagna 2010.
- Medusa
uscita venerdì 3 dicembre 2010.
MYMONETRO
Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Un Woody trito, più imbolsito di Josh Brolin
di davidestanzioneFeedback: 22976 | altri commenti e recensioni di davidestanzione |
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sabato 25 dicembre 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Woody Allen si é ormai definitivamente sostituito ai suoi film. Più che un film di Woody Allen, "Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni" di fatto E' Woody Allen. Il Woody Allen peggiore, si intende. Quel Woody Allen che, tirandosi "fisicamente" dai suoi ultimi film (una sottrazione non indifferente), si é paradossalmente sostituito ad essi. Da geniale e autarchico tessitore di una poetica dell'umorismo basata prima di tutto sulla sua imprescindibile "presenza", lo schlemiel cinematografico per antonamasia si é ridotto a osservatore onnisciente e (dunque) insopportabile della propria storiella semplice semplice. Una declassazione insostenibile, specie per coloro che ancora si cullano sull'antica e indimenticata verve del regista newyorkese, sugli squarci fantapolitici e al fulmicotone della "fase slapstick", sui ritmatissimi itinerari nevrotici di Io e Annie, sulle odi felliane di Stardust Memories, sui lampi nostalgici di Manhattan. Da illuminante e pervasiva che era, la (non) presenza di Allen é diventata quasi fastidiosa, ridimensionata(si) a vocina fuori campo che distilla scialbi compendi senili, aforismi d'annata, giustificazioni precoci sul vuoto di senso intorno al quale ruota la vita nonché la trama dell'ultimo, brutto film alleniano. Trama? Meglio sorvolare, o passare ad altro, come peraltro fa lo stesso Allen quando, con vanagloriosa superbia d'autore, eccede nella smaccata vena didascalica di espressioni come "torniamo a dare un'occhiata al nostro Alfie". Raccordi narrativi sì elementari ma in fondo funzionali a tamponare (o piuttosto ad evidenziare) gli enormi buchi di scrittura, una scrittura sfibrata, logora, che dalla vacua panoramica di artistoidi frustrati, schitarrate dal sapore 'europeo' (pensavamo di essercene sbarazzati, dopo Vicky Cristina Barcelona) ed erezioni col timer lascia filtrare giusto qualche spunto, ora giocoso (i tarocchi con le carte siciliane, impagabili), ora amaro ("Chi me lo dice che il bambino é mio?" urla un impotente Hopkins alla sua barbie con steroidi), ora "ripetitivo": la frase ricorrente "Era quello che volevi, dovresti essere contento" é forse la più onesta e illuminante di tutto il film, un'esemplificativa sintesi disillusa dell'eterno e inarrestabile peregrinare del desiderio umano. Ottimi, ma sprecati, gli intepreti: in fondo, quella alleniana é una palestra attoriale, nella quale gente come l'imbolsito Brolin e Naomi "nervi tesi" Watts può forgiare il proprio 'metodo' sotto la vigile egida di nonno Woody. Che i suoi attori come sempre li cerca, li coccola, a volte "li isola", proprio come con Josh Brolin nel finale quando restringe il campo dell'inquadratura solo su di lui, quasi a volercene restituire l'ultima espressione, con un movimento di macchina che vagamente ricorda l'ultimissimo fotogramma di "Match Point" con Jonathan Rhys Meyers. A conclusione della favoletta di furore e rumore che non significano nulla, Allen non manca infine di rivolgere un approvazione recondita, forse sarcastica forse (chissa') anche solo vagamente sentita al personaggio di Helena (un'ottima Gemma Jones, risoluta e spaurita insieme), la quale si emancipa dal quotidiano frastuono kaledoiscopico coltivando l'illusione del paranormale e della reincarnazione, per lei a conti fatti una speranza più che una certezza. Perché , in certi casi, "l'illusione può essere la migliore delle medicine". Si spera allora che un Allen migliore possa tornare. Ben al di là (forse)di Carlà e delle mezzanotti parigine in cantiere.
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