franco cesario
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lunedì 15 novembre 2010
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quando con il diavolo si può dare lezione di vita
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Vai al cinema per svagarti un pò senza particolari pretese, tra l'altro per sfruttare l'ultimo giorno di uno sconto particolare (che di questi tempi non fa mai male...) ed invece ti trovi di fronte ad un film godibile con morale finale niente male e un buon ritmo.
Nulla per cui gridare al capolavoro ovviamente, ma il panorama holliwoodiano a volte è talmente deprimente che bisogna prendere il meglio da ciò che ci offre il filmificio americano.
E' la storia di cinque miserie umane che rimangono intrappolate in un ascensore di un palazzo finanziario che il diavolo decide eliminare una ad una di fronte agli occhi di addetti alla sicurezza e poliziotti compreso un superstizioso latinos che ha il pregio di svelare ciò che sta accadendo e lo sbirro a cui uno dei cinque malcapitati anni prima ha involontariamente falcidiato la famiglia in un incidente automobilistico.
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Vai al cinema per svagarti un pò senza particolari pretese, tra l'altro per sfruttare l'ultimo giorno di uno sconto particolare (che di questi tempi non fa mai male...) ed invece ti trovi di fronte ad un film godibile con morale finale niente male e un buon ritmo.
Nulla per cui gridare al capolavoro ovviamente, ma il panorama holliwoodiano a volte è talmente deprimente che bisogna prendere il meglio da ciò che ci offre il filmificio americano.
E' la storia di cinque miserie umane che rimangono intrappolate in un ascensore di un palazzo finanziario che il diavolo decide eliminare una ad una di fronte agli occhi di addetti alla sicurezza e poliziotti compreso un superstizioso latinos che ha il pregio di svelare ciò che sta accadendo e lo sbirro a cui uno dei cinque malcapitati anni prima ha involontariamente falcidiato la famiglia in un incidente automobilistico.
La prima cosa che si nota è la credibilità delle recitazioni e soprattutto del cast scelto per questa pellicola: nessun bellone di turno e riprese strette ad evidenzirne, anzi, le imperfezioni fisiche e facciali.
Il film si sviluppa con ritmo, non annoia, in alcuni tratti invoglia alla conoscenza delle vicende personali degli anti-eroi che ne fanno parte.
L'opera è tratta da una novella del buon M. Night Shyamalan, regista dell'indimenticato Sesto Senso, che da questo punto di vista costituisce una garanzia di suspense.
La filosofia che ammanta il film è solo ad un sguardo disattento riconducibile all'eterna lotta metafisica tra il bene e il male: in realtà si parla della pochezza umana, delle nostre fargilità, delle incomprensioni, della paura di essere compassionevoli.
Pronunciare la parola perdono, non in senso strettamente religioso, come fa il protagonista alla fine del film, non è solo simbolo della catarsi umana ma anche la testimonianza che gli atti concreti possono ancora salvare il mondo da una deriva quasi inarrestabile.
Stilisticamente efficace la contrapposizione delle inquadrature inziale e finale in cui vi è una panoramica su Philadelphia capovolta nel momento in cui si parla della vittoria del diavolo e una città invece vista dal verso giusto quando si parla della possibilità del bene di poter marcare un punto a suo favore.
Cosa che in questi anni bui facciamo fatica a credere ma di cui abbiamo un vitale bisogno...
Franco Cesario sinonimomacontrario.splinder.com
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(di mr.kurzmann)
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dano25
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lunedì 13 dicembre 2010
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se esiste il diavolo esiste anche dio
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M.Night Shyamalan , la sua mano c'è e si vede. Il film è un'originale rivisitazione dell'eterna lotta tra bene e male con una trama non scontata e ritmi alti e claustrofobici. Geniali le scene di buio che ti catapultano nell'ascensore; convincenti i 5 protagonisti che si dividono la scena senza eccessi personali. Un pò scontati il polizziotto frustrato dalla vita e il vigilante ispanico credente in maniera ossessiva. Nel complesso 80 min di thriller (più che horror) ben distribuiti che ti permettono una serata da salti in poltrona
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ginger snaps
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mercoledì 17 novembre 2010
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il mondo va al contrario
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Molto belle le immagini iniziali viste al contrario, infatti l'effetto e significativo inizio da spazio anche all'immaginazione. Vagamente evocativo nelle immagini e nei dialoghi di pellicole Horror degli anni passati. Si respira una delicata suspence, mai splatter, mai scontata e nemmeno arricchita da trucolente e spasmodiche lotte o terrificanti apparizioni. Lascia allo spettatore il gusto di immedesimarsi nei vari ruoli senza avere il disgusto di raccapriccianti visioni.
Si cerca il diavolo in ogni attore e anche se leggermente scontato, penso che tutti poi individuano quasi subito l'intruso. Di sicuro il regista ha ben diretto e ben costruito questo film, la sua bravura va vista sopratutto nella scelta degli attori, reduci da gavette televisive e da parti secondarie in svariati film.
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Molto belle le immagini iniziali viste al contrario, infatti l'effetto e significativo inizio da spazio anche all'immaginazione. Vagamente evocativo nelle immagini e nei dialoghi di pellicole Horror degli anni passati. Si respira una delicata suspence, mai splatter, mai scontata e nemmeno arricchita da trucolente e spasmodiche lotte o terrificanti apparizioni. Lascia allo spettatore il gusto di immedesimarsi nei vari ruoli senza avere il disgusto di raccapriccianti visioni.
Si cerca il diavolo in ogni attore e anche se leggermente scontato, penso che tutti poi individuano quasi subito l'intruso. Di sicuro il regista ha ben diretto e ben costruito questo film, la sua bravura va vista sopratutto nella scelta degli attori, reduci da gavette televisive e da parti secondarie in svariati film. Non ci sono dei veri e propri protagonisti, perchè ognuno interpreta veramente bene il suo ruolo. Molto intelligente anche la morale. Finalmente un film Horror con un senso e con una trama interessante. Direi molto bene e bravo il regista. Solo due parole per dire che sono andata a vederlo da sola, con la sala completamente vuota, prima dell'inizio sono comparsi altri due spettatori, ho potuto così godermi il film, anche se di colpi di scena se ne sono viste ben poche. Voto 9
IL PERDONO, è quello che ne emerge
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(di evildead)
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enlightenment
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mercoledì 2 febbraio 2011
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il diavolo: grande amministratore, grande teologo
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Scettico e prevenuto, prima di iniziare la visione, a causa della banalità del titolo; ma, già da subito, la coinvolgente, quasi geniale, prima sequenza, e la singolare, cupa bellezza della fotografia, mi hanno ben predisposto. Il ritmo dello svolgimento è orchestrato da un regista che sa il fatto suo; la storia - non capisco il giudizio di chi l'ha qui trovata banale - è originale; la sceneggiatura è svelta; il montaggio segue la sceneggiatura senza sussulti; il finale ( che è notoriamente la parte più difficile di qualsiasi storia ) all'altezza. La morale: non bisogna sorprendersi nel trovarsi davanti ad un diavolo moralista, soprattutto se si considera che egli è stato sempre considerato un sopraffino teologo.
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Scettico e prevenuto, prima di iniziare la visione, a causa della banalità del titolo; ma, già da subito, la coinvolgente, quasi geniale, prima sequenza, e la singolare, cupa bellezza della fotografia, mi hanno ben predisposto. Il ritmo dello svolgimento è orchestrato da un regista che sa il fatto suo; la storia - non capisco il giudizio di chi l'ha qui trovata banale - è originale; la sceneggiatura è svelta; il montaggio segue la sceneggiatura senza sussulti; il finale ( che è notoriamente la parte più difficile di qualsiasi storia ) all'altezza. La morale: non bisogna sorprendersi nel trovarsi davanti ad un diavolo moralista, soprattutto se si considera che egli è stato sempre considerato un sopraffino teologo. In ogni caso, come viene correttamente lasciato intendere nelle sequanze finali, il diavolo non è altro che un amministratore ed un raccoglitore. La materia prima siamo noi, e la nostra miseria.
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pensionoman
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sabato 26 marzo 2011
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un film sulla redenzione
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thriller ben scritto e ottimamente diretto, scorre veloce e avvincente senza un attimo di tregua, ma senza scadere nello splatter o horror fine a se stesso..
il soprannaturale e il religioso non lo appesantiscono nè invadono il racconto più del dovuto e la storia si dipana attraverso quello che è un racconto di omicidi consumati in uno spazio ristretto con i sospetti che si eliminano uno alla volta, come un moderno "dieci piccoli indiani" di agatha christie..
il maestro del sesto senso non delude ma supera se stesso, forse anche merito di una regia che non è la sua ed è più veloce e tesa al thriller d'azione, con una fotografia assolutamente in tema col soggetto.
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thriller ben scritto e ottimamente diretto, scorre veloce e avvincente senza un attimo di tregua, ma senza scadere nello splatter o horror fine a se stesso..
il soprannaturale e il religioso non lo appesantiscono nè invadono il racconto più del dovuto e la storia si dipana attraverso quello che è un racconto di omicidi consumati in uno spazio ristretto con i sospetti che si eliminano uno alla volta, come un moderno "dieci piccoli indiani" di agatha christie..
il maestro del sesto senso non delude ma supera se stesso, forse anche merito di una regia che non è la sua ed è più veloce e tesa al thriller d'azione, con una fotografia assolutamente in tema col soggetto....
ero scettico (non amo gli horror, il sangue a fiumi o il sovrannaturale alla poltergeist o l'esorcista) ma ho da subito piacevolmente scoperto che il film gira su altri livelli e con ritmi degni delle migliori pellicole del genere ..
se a ciò si aggiunge la morale finale del diavolo che sceglie coloro che lo meritano (e dunque il riscatto è sempre possibile col perdono, la pietas e la fede nel dio che ci è superiore) allora veramente la misura è colma.. siamo noi che scegliamo il nostro destino, dannazione o redenzione, chiedendo il perdono dei peccati che ammettiamo o concedendolo al nostro nemico dopo un percorso di sofferenza, dolore e rinascita... quasi ecumenico...
un ottimo film di genere con qualkosa in più... da rivedere
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renato volpone
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martedì 16 novembre 2010
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salire in ascensore con sconosciuti
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Una vecchia credenza vuole che il diavolo venga a volte tra gli umani per prendersi l'anima dei peccatori dopo averli crudelmente uccisi in ambienti chiusi come l'ascensore di questa storia. L'idea è interessante e il film è pervaso da uno strisciante senso di angoscia, soprattutto perchè non riesci a capire chi delle persone rinchiuse nell'angusto spazio è il demonio vendicatore. La storia è avvincente, ma non riesce a svilupparsi completamente su argomenti convincenti: gli atteggiamenti della polizia che comunque non sorveglia continuamente i monitor di controllo, alcuni personaggi non ben sviluppati, quali la fidanzata di uno dei rinchiusi e anche il finale, sia nello scoprire il demonio sia nella scena di chiusura, lascia un po' perplessi.
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Una vecchia credenza vuole che il diavolo venga a volte tra gli umani per prendersi l'anima dei peccatori dopo averli crudelmente uccisi in ambienti chiusi come l'ascensore di questa storia. L'idea è interessante e il film è pervaso da uno strisciante senso di angoscia, soprattutto perchè non riesci a capire chi delle persone rinchiuse nell'angusto spazio è il demonio vendicatore. La storia è avvincente, ma non riesce a svilupparsi completamente su argomenti convincenti: gli atteggiamenti della polizia che comunque non sorveglia continuamente i monitor di controllo, alcuni personaggi non ben sviluppati, quali la fidanzata di uno dei rinchiusi e anche il finale, sia nello scoprire il demonio sia nella scena di chiusura, lascia un po' perplessi. Comunque si resta incollati alla sedia
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massimiliano curzi
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giovedì 9 dicembre 2010
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horror claustrofobico tra i più riusciti
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Non siamo dalle parti di "The Blair witch project" né di "Paranormal Activity": non c'è alcun bluff pubblicitario in questo valido prodotto d'oltreoceano che sarà probabilmente ricordato come uno dei pochi horror dignitosi del 2010. Quanto al genere di riferimento, l'unico precedente simile è "L'ascensore", cupo horror olandese appartenente a un'altra era della cinematografia di Dick Maas (1983); scritto nel pieno del dibattito sulle intelligenze artificiali, il film di Maas postulava una poco credibile intelligenza artificiale autoprodotta, che avrebbe reso letale il servomeccanismo di un ascensore, al punto da portare alla morte persino il suo ingegnere. Come dire, l'aura da B-movie che fa capolino dietro l'angolo.
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Non siamo dalle parti di "The Blair witch project" né di "Paranormal Activity": non c'è alcun bluff pubblicitario in questo valido prodotto d'oltreoceano che sarà probabilmente ricordato come uno dei pochi horror dignitosi del 2010. Quanto al genere di riferimento, l'unico precedente simile è "L'ascensore", cupo horror olandese appartenente a un'altra era della cinematografia di Dick Maas (1983); scritto nel pieno del dibattito sulle intelligenze artificiali, il film di Maas postulava una poco credibile intelligenza artificiale autoprodotta, che avrebbe reso letale il servomeccanismo di un ascensore, al punto da portare alla morte persino il suo ingegnere. Come dire, l'aura da B-movie che fa capolino dietro l'angolo. Trama molto meno improbabile con un tasso di visionarietà in più per questo "Devil", non meno pretenzioso ma ben più suggestivo fin dall'inizio: ottima l'idea di rappresentare il mondo capovolto prima che l'incursione del Maligno sia sferrata, come anche l'idea di far tornare parallela la linea dell'orizzonte una volta respinto il suo attacco. Tra la premonizione e lo scampato pericolo, una gabbia d'acciaio a qualche centinaio di metri d'altezza che contiene un'umanità rabbiosa e diffidente, tanto più fragile ed esposta alla violenza propria e altrui quanto incapace del pur minimo gesto di solidarietà. È la metafora dell'indifferenza metropolitana, e i buoni horror funzionano al meglio proprio sul piano metaforico: poca violenza esibita, nessun effetto speciale, tensione all'estremo per almeno un'ora. Apprezzabile.
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gosnurle
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mercoledì 22 dicembre 2010
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night-mare
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Non si sa se per mancanza di idee o per sommo cinismo e cattiveria, molti horror degli ultimi anni hanno utilizzato finali senza speranza, dove il male fine a se stesso vince a piene mani, gli eroi od eroine utilizzati al solo scopo di focalizzare la speranza dello spettatore inerme, salvo poi ad infrangerla irrimediabilmente con il sacrificio del protagonista, lasciandoci l'amaro in bocca, o peggio ancora l'abitudine che tutto alla fine vada a finire male..
Questo dovuto anche al fatto che e' proprio il cattivo di turno in realta' il vero eroe della storia, quello su cui reggerere gli infiniti sequel, l'icona su cui costruire prolifici merchandizing, e gli esempi sono infiniti.
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Non si sa se per mancanza di idee o per sommo cinismo e cattiveria, molti horror degli ultimi anni hanno utilizzato finali senza speranza, dove il male fine a se stesso vince a piene mani, gli eroi od eroine utilizzati al solo scopo di focalizzare la speranza dello spettatore inerme, salvo poi ad infrangerla irrimediabilmente con il sacrificio del protagonista, lasciandoci l'amaro in bocca, o peggio ancora l'abitudine che tutto alla fine vada a finire male..
Questo dovuto anche al fatto che e' proprio il cattivo di turno in realta' il vero eroe della storia, quello su cui reggerere gli infiniti sequel, l'icona su cui costruire prolifici merchandizing, e gli esempi sono infiniti.
Per cui saluto quasi entusiasta la novita' ed il coraggio (sic) di ribaltare nel finale il senso di tutto il film, dove invece fin dall'nizio rovesciato, aleggiava un' ineluttabile sensazione di tragedia imminente ed inevitabile, a cui gia' ci stavamo per rassegnare, aspettando solo di contare i sopravvissuti, e vedere sullo schermo il fatidico "continua".
Invece. Invece sembra che ci sia in fondo un filino di speranza per noi poveri peccatori, sembra che in fondo bene e male in perenne lotta per la nostra anima, ci lascino alla fine la possibilita' di scegliere da che parte stare, anche all'ultimo minuto, e salvare la pellaccia eterea.
E quindi tiro un sospirone di sollievo, finalmente, ed esco quasi ottimista dal cinema. E questo non e' poco.
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_melindo__
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mercoledì 30 marzo 2011
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tensione e angoscia
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Un buon film che riesce a trasmettere bene tensione e angoscia: il regista riesce a sfruttare la location limitata per trarne una storia avvincente e che tiene incollati allo schermo, con l'unica pecca nella durata (è un film molto breve). Buone le interpretazioni, soprattutto di Chris Messina e della signora anziana (!!). La rivelazione finale è veramente inaspettata! Un buon film che intrattiene e inquieta.
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luca francis
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sabato 20 agosto 2011
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un ottimo thriller
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Un thriller avvincente, con una sceneggiatura non troppo verosimile ma non banale. Dettaglio immancabile è la maestria di John Erik Dowdle nell' incognita che resta tutto il film su chi fosse tra quei 5 realmente il diavolo, che rende nella maggior parte dei casi il colpo di scena assicurato. Anche una suspance non comune a molti altri thriller, sempre aiutata dalla musica (immancabile in questi film). Può essere un'altra curiosità il fatto che, a differenza di come dovrebbe essere normalmente, non è Dio a giudicare l'uomo, ma il diavolo, colui che (secondo il cristianesimo) è l'origine di tutti i peccati. Un film che può essere interpretato in diversi modi dallo spettatore, a seconda dell'impressione che esso si è fatto con il finale, decisamente a sorpresa, e in particolare con l'atto del detective Bowen nel perdonare l'assassino della sua famiglia.
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Un thriller avvincente, con una sceneggiatura non troppo verosimile ma non banale. Dettaglio immancabile è la maestria di John Erik Dowdle nell' incognita che resta tutto il film su chi fosse tra quei 5 realmente il diavolo, che rende nella maggior parte dei casi il colpo di scena assicurato. Anche una suspance non comune a molti altri thriller, sempre aiutata dalla musica (immancabile in questi film). Può essere un'altra curiosità il fatto che, a differenza di come dovrebbe essere normalmente, non è Dio a giudicare l'uomo, ma il diavolo, colui che (secondo il cristianesimo) è l'origine di tutti i peccati. Un film che può essere interpretato in diversi modi dallo spettatore, a seconda dell'impressione che esso si è fatto con il finale, decisamente a sorpresa, e in particolare con l'atto del detective Bowen nel perdonare l'assassino della sua famiglia. Un atto di coraggio e volendo anche inaspettato quello di perdonarlo dopo cinque anni in attesa di quel momento.
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