L'idea originale avrebbe potuto portare ad interessantissime riflessioni sul peso della colpa di un genitore (una madre che deve scegliere di salvare solo uno dei suoi due figli, e sceglie il maschio, lasciando sotto le macerie la femmina) e sull'opprimente, devastante senso di non essere amato di un figlio (la bambina che si salva lo stesso per caso e si rinchiude in un totale mutismo, oppressa dal rifiuto della sua stessa madre), ma il regista gioca facile con copiosi effetti speciali digitali (molto realistici) che ricostruiscono il devastante terremoto e con un eccessivo patetismo che ha il solo scopo di far tirar fuori il fazzoletto agli spettatori.
Cinema assolutamente populista e di grana grossa, perde la possibilità di lasciare ai silenzi e ai gesti contenuti il senso di un dolore che riempie la vita, mentre si diletta a far piangere gli attori in più scene di quante possiamo sopportarne.