Il nastro bianco

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Un film di Michael Haneke. Con Christian Friedel, Leonie Benesch, Ulrich Tukur, Ursina Lardi, Burghart Klaußner.
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Titolo originale Das Weiße Band. Drammatico, b/n durata 144 min. - Austria, Francia, Germania 2009. - Lucky Red uscita venerdì 30 ottobre 2009. MYMONETRO Il nastro bianco * * * - - valutazione media: 3,40 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

ieri come oggi (quasi) Valutazione 4 stelle su cinque

di olgadik


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giovedì 19 novembre 2009

Secondo te, ci sarà un motivo se in un periodo di crisi economica e di idee come l'attuale, mentre escono megaproduzioni costose ed inutili, qualche piccolo film riesce a tenerti quasi ferma sulla sedia per due ore e venti, preda dell’incantesimo delle immagini e della storia? A questa categoria secondo me appartiene Il nastro bianco di Michael Haneke, vincitore quest’anno della palma d’oro a Cannes. L’introverso regista austro-tedesco nasconde dietro la faccia impenetrabile da asceta medioevale una visone dell’uomo che non contempla riscatto alla sua disperante malvagità, spesso celata nell’apparenza normale del quotidiano e che non risparmia nessuno, neppure i bambini. Siamo in un villaggio nella Germania del nord, ai primi del secolo, in prossimità della guerra ‘15-‘18. La locale comunità di agricoltori è dominata da un barone di stampo medioevale che la sfrutta, nonché da un’atmosfera rigida e glaciale legata al rigore protestante. C’è un pastore che non conosce esitazioni o dubbi nel fare applicare la legge divina anche ai suoi bambini; c’è un medico che dietro la sua scienza nasconde un pullulare di vizi e un sostanziale disprezzo della donna, tratto del resto comune a tutta la società del tempo che riconosce come unica autorità il padre. Le donne non esistono se non come carne da violare o come macchine per fare figli; unica eccezione a tale rigida stratificazione nel film la baronessa, un personaggio che accenna una qualche ribellione nei confronti del marito tronfio e insignificante. Accanto ai padri, veri protagonisti nella storia sono i figli bambini o appena affacciatisi all’adolescenza. Sui loro volti biondi, sui nasetti camusi, negli occhi verdi e spesso cerchiati di nero, nessuna espressione di calore e di partecipazione. Essi vivono nella paura delle punizioni corporali, nel rispetto totale dell’autorità paterna, covando frustrazioni e inconfessabili sentimenti. Solo a momenti nei volti dei più piccoli compare l’orrore di quello che intuiscono senza capirlo (vedi scena in cui il figlio piccolissimo del dottore “scopre” le pratiche incestuose del padre verso la sorellina). Si materializza qua e là la vendetta, supponibile ma non dichiarata, dei più grandicelli, sfogo di vittime su altre vittime. Nella parte più bassa della piramide sociale si agitano miseria e rassegnazione: l’unico tentativo di rivolta allo sfruttamento ad opera di un giovane agricoltore sfocerà nel suicidio del padre anziano, privato del lavoro e della possibilità di mantenere i suoi. Intanto nell’ordinata casa del pastore la minima trasgressione dei due ragazzi adolescenti viene stroncata con insopportabile durezza. E al loro braccio ricompare il nastro bianco (da cui il titolo), simbolo in passato della purezza e ora segnale di peccato. Il tutto è realizzato in un bianco e nero bellissimo, denso di forti chiaroscuri negli interni, mentre la stagione luminosa fuori è angosciante quasi quanto il silenzio della neve invernale. Figurine di donne e ragazzi sembrano uscite da quadri fiamminghi, i volti delle comparse sono scelti con cura come quelli dei protagonisti, gli attori sono bravissimi, professionisti e non (come i bambini). Sullo sfondo aleggia il cinema in bianco e nero del grande Bergman col suo linguaggio denso e cupo. Inevitabile infine pensare a germi di razzismo che possono covare in una generazione abituata a credere e a implodere odio e desiderio di vendetta, ieri come oggi.

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luana venerdì 20 novembre 2009
se tagliasse magari...
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77%

gioverebbe anche a lei e allo sforzo di chi legge...perchè un conto è scrivere lungamente ma con una densità di concetti; un altro è perdersi in descrizioni infinite, senza arrrivare al dunque.

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luana venerdì 20 novembre 2009
maronna che palle olgadik
17%
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83%

..e tutte le volte. Se le scriva in un diario, perchè se le leggerà SOLO la redazione, visto che Lei vince sempre la palma d'oro del sito..ma ripeto;che palle!!.

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