cantastorie
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martedì 17 novembre 2009
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life goes on
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"Questa è la storia di una lei e un lui" esordisce il narratore all'inizio del film.
Ed è la storia di un lui romantico e impacciato che si innamora di una lei che nell'amore non ci crede e non vuole una relazione impegnata. Il punto di vista è quello del lui, Tom, al punto che il comportamento di Summer (Sole, nella traduzione italiana) rimane inspiegabile e incoerente. Illustra così, sottilmente, la difficoltà di capire le necessità dell'altro nel rapporto di coppia (anche quando di coppia non si vuol parlare).
"Questa non è una storia d'amore" continua ancora la voce fuori campo.
In un certo senso anche questo è vero. Certo, è una frase che strappa una risata: il film è pubblicizzato come commedia romantica (probabilmente dell'anno, essendo di un livello alto).
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"Questa è la storia di una lei e un lui" esordisce il narratore all'inizio del film.
Ed è la storia di un lui romantico e impacciato che si innamora di una lei che nell'amore non ci crede e non vuole una relazione impegnata. Il punto di vista è quello del lui, Tom, al punto che il comportamento di Summer (Sole, nella traduzione italiana) rimane inspiegabile e incoerente. Illustra così, sottilmente, la difficoltà di capire le necessità dell'altro nel rapporto di coppia (anche quando di coppia non si vuol parlare).
"Questa non è una storia d'amore" continua ancora la voce fuori campo.
In un certo senso anche questo è vero. Certo, è una frase che strappa una risata: il film è pubblicizzato come commedia romantica (probabilmente dell'anno, essendo di un livello alto). Ma è anche una porzione della vita di Tom, poco prima e poco dopo che sia apparsa Summer e durante la sua apparizione. Non è propriamente una commedia romantica: si potrebbe discutere sul lieto fine.
Quantomeno Tom ha imparato da Summer e viceversa: il che rende utile qualsiasi esperienza di vita.
Per quel che riguarda la trama naturalmente non c'è niente di nuovo. Ma il montaggio eccellente, tra flashback e flashforward, la valorizza completamente dandogli un taglio leggero, frizzante, coinvolgente e divertente. Alcune battute sembrano prese dal manuale di quelle usa e getta ma non è un danno gravissimo.
Il film è riuscito comunque molto molto gradevole. Potrebbe essere un ottimo film anche per chi non ama il genere: si abbatte qualche stereotipo, ci si diverte e sicuramente si passa il tempo piacevolmente.
Ultimo consiglio: se potete, andate a cercare la versione in lingua originale. Alcune battute sono tradotte in maniera pietosa e perdono di sottilezza.
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levo95
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giovedì 5 maggio 2011
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commedia graffiante e originale
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"500 giorni insieme" è uno di quei piccoli-grandi film che conosci per caso e di cui ti innamori da subito. Il film racconta di Tom (Joseph Gordon-Levitt) che si innamora di un'ammiccante collega di ufficio (Zooey Deschanel) e incomincia una fragile storia d'amore, per lui è una cosa seria, ma lei la prende alla leggera. Un racconto di formazione dove Tom aiutato dagli amici e compagni di ufficio e dalla sorellina (più saggia di lui), scoprirà la differenza tra aspettative e realtà. Una commedia romantica così originale non la si vedeva dai lontani anni '80, l'era di "Harry ti presento Sally".
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marmitta
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venerdì 7 gennaio 2011
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fresco e originale
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Film piacevole e originale.Ottima la regia con diverse intuizioni fresche e mai banali.
Buona la prova dei due protagonisti specialmente Gordon-Levitt molto a suo agio nella parte!
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viola96
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martedì 16 agosto 2011
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favola indie-metropolitana
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Dolce favola metropolitana di puro stampo indie,è una delle più gradevoli commedie del nuovo millennio."(500) Days of Summer"(evitiamo il puerile titolo italiano) si scolla subito dalla finta etichetta di commedia romantica e si inserisce nel filone delle commedie intelligenti,brillanti,che raccontano una storia d'amore,senza amore.Sembra un paradosso,invece è il senso stesso dell'opera.Marc Webb,uno dei migliori videoclippari in circolazione,mette a punto un film giovane,frizzante,che si muove tra carrellate cittadine,spunti musicali ideali e sperimentazione dei personaggi,anche quelli secondari,senza troppi spunti drammatici o melensi.Non è un capolavoro,ma è una delizia per gli occhi.
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Dolce favola metropolitana di puro stampo indie,è una delle più gradevoli commedie del nuovo millennio."(500) Days of Summer"(evitiamo il puerile titolo italiano) si scolla subito dalla finta etichetta di commedia romantica e si inserisce nel filone delle commedie intelligenti,brillanti,che raccontano una storia d'amore,senza amore.Sembra un paradosso,invece è il senso stesso dell'opera.Marc Webb,uno dei migliori videoclippari in circolazione,mette a punto un film giovane,frizzante,che si muove tra carrellate cittadine,spunti musicali ideali e sperimentazione dei personaggi,anche quelli secondari,senza troppi spunti drammatici o melensi.Non è un capolavoro,ma è una delizia per gli occhi.Senza dubbio un prodotto interessante,sia sulla carta,sia sulla realtà.La storia,piccola ma geniale,strizza l'occhio a Woody Allen e (quasi) a Robert Altman.Ha quel non so chè di elettrizzante.Racconta la storia delle nevrosi di due ragazzi innamorati,senza che subentri l'amore.Sembra un ragionamento contorto ma non lo è.Il film insinua la domanda:è mai possibile stare insieme senza che subentri l'amore,a rovinare tutto?Si e no.
Un mondo senza amore sarebbe vuoto e stupido,insomma,l'amore è uno dei motori della società,un trampolino di lancio verso una vita felice.Senza toccare vette universali,il film si trascina,come un'opera di apertura verso il mondo e le gioie della vita.Che non sempre corrispondono alle gioie dell'uomo."(500) Days of Summer",non solo è una delle migliori commedie del 2009(insieme a "Tra le Nuvole" e "Basta che Funzioni"),ma rimarrà dentro ai nostri cuori per lungo tempo.Il mio è stato un colpo di fulmine improvviso,un fulmine a ciel sereno che ha scombussolato la mia idea di commedia romantica,non romantica.Uno graditissimo svago dalle commedie volgari e idiote della nuova Hollywood.Un prodotto destinato a diventare di culto,anche se per pochi(me compreso).Senza dubbio,è già una delle più belle storie d'amore della storia moderna del cinema.Senza che l'amore ci sia,o almeno sia di passaggio.
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darkglobe
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domenica 17 dicembre 2017
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i 500 battiti di una non storia d'amore
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(500) Giorni insieme segna nel 2009 il debutto alla regia di Marc Webb, fino ad allora impegnato nella direzione di video musicali. Webb si affida al sapiente script autobiografico di Scott Neustadter, coadiuvato nella sua stesura da Michael H. Weber, per pennellare in modo un po’ ironico e un po’ malinconico l’anno e mezzo di vita di una giovane coppia a Los Angeles, ricomponendolo tra continui flashback e flashforward (roba che prima di Resnais sarebbe stata impensabile), con clip che riassemblano in modo originale i tasselli di un complesso puzzle di sentimenti, dalla sorpresa e l’entusiasmo iniziale fino allo svanimento di quella magia per la quale tutto ma proprio tutto pareva funzionare e far da collante, perfino una tradizionale passeggiata da Ikea.
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(500) Giorni insieme segna nel 2009 il debutto alla regia di Marc Webb, fino ad allora impegnato nella direzione di video musicali. Webb si affida al sapiente script autobiografico di Scott Neustadter, coadiuvato nella sua stesura da Michael H. Weber, per pennellare in modo un po’ ironico e un po’ malinconico l’anno e mezzo di vita di una giovane coppia a Los Angeles, ricomponendolo tra continui flashback e flashforward (roba che prima di Resnais sarebbe stata impensabile), con clip che riassemblano in modo originale i tasselli di un complesso puzzle di sentimenti, dalla sorpresa e l’entusiasmo iniziale fino allo svanimento di quella magia per la quale tutto ma proprio tutto pareva funzionare e far da collante, perfino una tradizionale passeggiata da Ikea.
Lui è Tom Hansen (Joseph Gordon-Levitt), giovane nato nel New Jersey e cresciuto a pop inglese malinconico anni ‘80 e sentimenti che ne conseguivano, convinto dell’esistenza del grande amore che "quando c'è di sicuro non ti sfugge", oltre che mancato architetto che, per ripiego, lavora scrivendo geniali frasi ad effetto per bigliettini augurali.
Lei è Sole Finn (Zooey Deschanel), originaria di un piccolo centro del Michigan, neo assistente del paternalistico capo della società che produce i biglietti, ragazza libera, indipendente, disincantata, lesta a demarcare la soglia di riservatezza oltre la quale il legame con l’altro sesso si tramuterebbe nel “disagio di essere di qualcuno”, perché per lei l’amore “non esiste, è pura fantasia".
Eppure tra questa miscela di diversità scocca la scintilla - è la musica degli Smiths a consentire il primo contatto verbale in un ascensore - al punto che Sole finisce col tempo per calare le barriere difensive e solidificare il proprio rapporto con Tom; al quale arriva perfino a raccontare il suo ricorrente sogno di "volare e sentirsi libera" ma anche la paura del "sentirsi sola", pur continuando fino alla fine a tenere Tom sulla graticola dell’incertezza ("come faccio a sapere che una mattina non ti svegliarai e non vorrai più vedermi?" le chiede lui), dunque quella dell'"io sto bene, tu stai bene" e del vivere di conseguenza la loro storia senza doverla etichettare.
La voce fuori campo, che appare e scompare a rimarcare alcuni dei passi salienti di questa storia d’amore, ricorda senza alcun dubbio scelte stilistiche alla Jeunet e lo stesso pianoforte in “Us” della Spektor rimanda in qualche modo alla estroversa genialità musicale di Tiersen. Del resto l’ammiccamento in bilico tra serio ed ironico al cinema autorale colto, nel variegato dipanarsi dei sentimenti, è fin troppo evidente, se non proprio esplicito quando Tom, in un momento di abbattimento, vede se stesso protagonista di un metraggio parodia tra gli altri de “L’uomo che prende gli schiaffi” di Seastrom oltre che di alcuni passi topici di film di Bergman.
Ma al regista Webb non manca certo il coraggio, visto che il suo sofisticato gusto per il metacinema non si fa problemi a citare tanto il Bergman delle ciniche atmosfere de “Il settimo Sigillo” o di quelle enigmatiche e sofferenti di “Persona”, quanto l’icona del teen-movie americano John Hughes, con il suo celeberrimo “Una pazza giornata di vacanza”, quando il protagonista Tom, dopo essere andato per la prima volta a letto con Sole, a ritmo di una sintomatica “You make my dreams”, si riconosce novello Harrison Ford, specchiandosi nel vetro di un’auto, e cammina per le strade di Los Angeles stringendo la mano ai passanti ed inscenando con loro un ballo che è vero e proprio musical.
Di musica del resto non ne manca mai, per cui, oltre ai già citati Smiths e all'emblematica "She's like the Wind" che Tom sente ogni volta che si ritrova accanto a Sole, ritroviamo il garage rock statunitense dei Flag Lips (con la aggressiva "Bad Kids") ad un brindisi aziendale o la “Here comes your man” dei Pixies in un memorabile e ubriaco karaoke di Tom; il rock inglese alternativo dei Doves (“There Goes The Fear”) nell'Ikea della coppia all'apparenza consolidata e perfino l’Indie rock australiano dei Temper Trap (“Sweet Disposition”) quando Tom illustra a Sole le bellezze architettoniche dell città o infine l'hard rock un po' retrò dei Wolfmother ("Vagabond") a marcare la rinascita psicologica del protagonista; non manca il rimando ironico della voce fuori campo all'inaspettato successo del sofisticato pop scozzese dei Belle and Sebastian ("The Boy with the Arab Strap") o la discussione tra Tom e Sole in una videoteca su "Octopus's garden" di Ringo Starr a cui lei piace proprio "perchè non piace a nessuno", quasi a sottolineare, se ancora ve ne fosse bisogno, il suo apparente essere fuori dagli schemi. Tutti i brani sono opportunamente selezionati o brevemente campionati ma mai invadenti o stucchevoli, semmai perfettamente accordati con gli stati d’animo dei protagonisti, al pari di quelle cifre che marcano di volta in volta i giorni trascorsi ed i cambi d'umore all’inizio di ogni scena-tassello.
Levitt e Deschanel sono assolutamente padroni dello schermo, lui a dir poco fenomenale, lei forse un passo dietro ma altrettanto convincente, entrambi in coesione con una regia che sembra non perdere mai il ritmo, rallentare, correre, indurirsi o dilagare oltre il dovuto.
Potrebbe all’apparenza essere giudicata una commedia leggerina ma è molto di più, trattandosi di una analisi introspettiva che dietro l’apparente cliché di alcuni personaggi (gli amici sfigati, la sorellina che dispensa perle di saggezza), usati come linguaggio cinematografico consolidato per traghettare lo spettatore verso il vero nocciolo significante del film, ricrea con solidità l’atmosfera un po’ sognante e un po’ malinconica di questa non storia d’amore e dei dolorosi rimpianti su ciò che poteva essere e non è stato.
Tom rappresenta in qualche modo una affettività trendenzialmente abitudinaria, che perde il fuoco focalizzando l'attenzione sul proprio dolore più che sui propri possibili sbagli. Sole viceversa incarna il simbolo dell'imperscrutabile mondo femminile, nel quale a volte pensare di trovare delle regole logiche è probabilmente impossibile.
L’occasione sfumata, di cui era stato segnato il primo scricchiolio dopo uno scazzottamento di Tom definito da Sole "spaventosamente conformista" e che vede il suo epilogo con la visione al cinema de “Il laureato”, con Sole in lacrime ad attestare una dolorosa presa di coscienza della sua insoddisfazione, rappresenta il possibile venir meno del coraggio di una scelta all’apparenza banale (il fidanzamento) e svela le carte del dichiarato anelito di libertà ed anticonformismo della protagonista nella direzione della più stereotipata tra le soluzioni possibili (l'anello con brillante e il matrimonio quasi a voler mettere la testa a posto, perchè "un giorno mi sono svegliata e io sapevo quello di cui con te non ero mai stata sicura"); ovvero la linearità dei sentimenti di lui verso una riappropriazione della propria identità professionale (e qui siamo nuovamente su percorsi cinematografici consolidati) e di quella sentimentale che sublima nell'antitesi metaforica ma forse un po' troppo banale del nome di una ragazza incontrata ad un colloquio di lavoro.
Ma probabilmente la rottura di Sole intende, oltre che marcare un punto di non ritorno, anche puntellare ciò che è stato, rivissuto nuovamente nonostante lei sia già coinvolta in una nuova storia sentimentale, per un solo giorno, durante l’incontro casuale per la festa di matrimonio di una ex collega comune, lasciando però che, subito dopo, tutto ritorni nuovamente nell’oblio del “siamo solo amici” con sorprendente e quasi spietata freddezza femminile, perché nessun evento possa metter bocca sulla spirale dei ricordi, ovvero su quanto di bello sia stato vissuto con Tom.
E’ dunque nello scarto tra possibile e reale (memorabile la clip tra le aspettative e la realtà in una delle ultime scene cardine), tra atteso ed inatteso che si scambiano a volte i ruoli, tra il vivere le stesse situazioni prima con entusiasmo e poi con disillusione o infine tra l'implacabile "è la vita" e ciò che a volte vorremmo che nasce probabilmente la suggestione "realista" di questa piccola grande opera di Webb: un film verità sui sentimenti di coppia che tanti prima di lui non avevano neppure osato pensare e realizzare.
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lamagicav
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sabato 19 febbraio 2011
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cara, si sono rotti i rubinetti!
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Il film è carino! E' divertente e questo alternarsi di gioia e di sofferenza è un'ottima idea, fra l'altro permette di valutare anche meglio le qualità recitative di Joseph Gordon-Levitt.Tuttavia quel continuo avanti e indietro è un po' confusionario, soprattutto perchè (almeno io) non ricordavo più esattamente che giorno fosse quello che avevo appena visto e quindi quanto tempo fosse passato nel frattempo.
Poi mi è piaciuta molto la colonna sonora: praticamente perfetta in ogni momento!
Geniali sono gli espedienti registici di Webb: per esempio le due scene proposte una di fianco all'altra per confrontare gli stati d'animo ma soprattutto il rendere le aspettative così reali e a confronto con l'amara e cruda realtà.
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Il film è carino! E' divertente e questo alternarsi di gioia e di sofferenza è un'ottima idea, fra l'altro permette di valutare anche meglio le qualità recitative di Joseph Gordon-Levitt.Tuttavia quel continuo avanti e indietro è un po' confusionario, soprattutto perchè (almeno io) non ricordavo più esattamente che giorno fosse quello che avevo appena visto e quindi quanto tempo fosse passato nel frattempo.
Poi mi è piaciuta molto la colonna sonora: praticamente perfetta in ogni momento!
Geniali sono gli espedienti registici di Webb: per esempio le due scene proposte una di fianco all'altra per confrontare gli stati d'animo ma soprattutto il rendere le aspettative così reali e a confronto con l'amara e cruda realtà. Non il solito "fumetto" in cui si vede come il protagonista si immaginava il tutto, ma un vero e proprio confronto visivo. Idea fantastica!
Divertentissimo il "musical" post-notted'amore. Ahahah
Infine, finalmente un film "d'amore" con il finale < a sorpresa >! Almeno non è stato il classico, scontato e banale finale da film romantico...
Tutto sommato un film che si può rivedere anche se non è di certo un capolavoro. Peccato perchè gli espedienti registici sono veramente originali (mezza stellina in più per questo).
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nigel mansell
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venerdì 6 maggio 2011
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ben costruito
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Soprattutto ben costruito con questi 500 giorni della coppia che vengono ripercorsi a randon e molte trovate come lo schemo parallelo con l'aspettativa e la realtà o lo skyline che diventa un disegno. Simpatico, leggero ed immediato: lo consiglio.
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xquadro
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giovedì 16 giugno 2011
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l'amore tradotto in files
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Ci sono film che colpiscono per la scenggiatura, altri per il soggetto, la musica, la fotografia o la bravura degli attori. (500) giorni insieme è interessante per il montaggio. Il regista estrae le carte dal mazzo, come se si giocasse a briscola. Le prime, in ogni caso, sono le più ricercate, le ultime trasmettono ai giocatori lo stesso entusiasmo del due di bastoni quando la briscola è coppe. La partita non viene resa nel suo sviluppo naturale, ma come ciclo. Le carte (le scene del film) compaiono affiancate le une alle altre ed escono da parti diverse del mazzo. E' come se i singoli files di una storia romantica (i suoi momenti più significativi) venissero prelevati dal folder che ne raccoglie ogni dettaglio e venissero offerti al pubblico senza rispettare il vincolo storico della cronologia: quelli che si trovano a fine lista si mescolano a quelli pescati dalla cima e dal nucleo centrale.
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Ci sono film che colpiscono per la scenggiatura, altri per il soggetto, la musica, la fotografia o la bravura degli attori. (500) giorni insieme è interessante per il montaggio. Il regista estrae le carte dal mazzo, come se si giocasse a briscola. Le prime, in ogni caso, sono le più ricercate, le ultime trasmettono ai giocatori lo stesso entusiasmo del due di bastoni quando la briscola è coppe. La partita non viene resa nel suo sviluppo naturale, ma come ciclo. Le carte (le scene del film) compaiono affiancate le une alle altre ed escono da parti diverse del mazzo. E' come se i singoli files di una storia romantica (i suoi momenti più significativi) venissero prelevati dal folder che ne raccoglie ogni dettaglio e venissero offerti al pubblico senza rispettare il vincolo storico della cronologia: quelli che si trovano a fine lista si mescolano a quelli pescati dalla cima e dal nucleo centrale. Il lento naufragare della relazione viene raccontato attraverso una successione di flash back , tutti numerati, che rendono meno scontata la narrazione. I primi giorni si consumano nell'incertezza, nella gioia e nel desiderio, gli ultimi hanno un sapore decadente: è la fase della noia, della delusione, della rinuncia. Ma posti gli uni accanto agli altri donano al racconto un valore più emblematico, universale. Il finale esce dai 500 giorni e offre allo spettatore, rattristato, uno sbocco holliwoodianamente consolatorio. Il momento più brutto, il ritorno allo stato di single con una storia fallita alle spalle, può riservare sorprese. Qualcosa,statene certi, succederà. Da vedere, in coppia o da soli.
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nick castle
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lunedì 27 dicembre 2010
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un film simpatico e leggero...
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Per essere un esordio è molto buono, ma preso come film in se, non è un capolavoro. Una pellicola sentimentale simpatica e leggera, che gioca bene le sue carte, scade un po' nel banale (come tutti i film romantici...) e esente non è da noiose lezioni d'amore. Cosa salva? Marc Webb, che propone un modo nuovo di mettere in scena una storia un po' carente di originalità, con qualche semplice trucchetto (flashbach in stile Hollywood degli anni d'oro, citazioni ironiche di vecchi film, split screen originali...). La Columbia vedendo in Webb un regista da prima pagina, lo ha ingaggiato per il reboot di Spider-man. Come storia si poteva fare di più.
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Per essere un esordio è molto buono, ma preso come film in se, non è un capolavoro. Una pellicola sentimentale simpatica e leggera, che gioca bene le sue carte, scade un po' nel banale (come tutti i film romantici...) e esente non è da noiose lezioni d'amore. Cosa salva? Marc Webb, che propone un modo nuovo di mettere in scena una storia un po' carente di originalità, con qualche semplice trucchetto (flashbach in stile Hollywood degli anni d'oro, citazioni ironiche di vecchi film, split screen originali...). La Columbia vedendo in Webb un regista da prima pagina, lo ha ingaggiato per il reboot di Spider-man. Come storia si poteva fare di più...
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martedì 1 dicembre 2009
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una vetrina che non ha molto da mettere in mostra.
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È la storia della lotta strenua e disperata di una giovane donna, Zooey Deschanel, e un giovane uomo, Joseph Gordon-Levitt, per riuscire a costruire una piccola commedia romantica e possibilmente brillante. Il loro più ostinato antagonista è il regista, che ha invece tutta l’intenzione di utilizzare il proprio film come contenitore di variazioni stilistiche, nella personale certezza che per fare un buon quadro sia necessario e sufficiente utilizzare tutti i colori che si hanno a disposizione.
(500) Giorni Insieme è un film che sorprende per come riesca a non funzionare, per la svogliatezza con cui i soliti personaggi, le solite situazioni e i soliti dialoghi, vengono riproposti con una mancanza totale di ritmo e caratterizzazione, in quella che sembra un resa incondizionata alle serie tv che trattano le stesse dinamiche, solitamente con più ispirazione.
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È la storia della lotta strenua e disperata di una giovane donna, Zooey Deschanel, e un giovane uomo, Joseph Gordon-Levitt, per riuscire a costruire una piccola commedia romantica e possibilmente brillante. Il loro più ostinato antagonista è il regista, che ha invece tutta l’intenzione di utilizzare il proprio film come contenitore di variazioni stilistiche, nella personale certezza che per fare un buon quadro sia necessario e sufficiente utilizzare tutti i colori che si hanno a disposizione.
(500) Giorni Insieme è un film che sorprende per come riesca a non funzionare, per la svogliatezza con cui i soliti personaggi, le solite situazioni e i soliti dialoghi, vengono riproposti con una mancanza totale di ritmo e caratterizzazione, in quella che sembra un resa incondizionata alle serie tv che trattano le stesse dinamiche, solitamente con più ispirazione.
Tom e Summer (Sole, nella versione italiana), sono indipendenti, ma non troppo, ascoltano musica indipendente, ma non troppo, hanno una visione del mondo indipendente, ma, fortunatamente, entro i limiti che consentono loro di essere integrati. Sappiamo che Summer ha un fascino particolare, perché di questo ci informa la voce over, mentre Tom, non investito dalla stessa voce di caratteristiche particolari, ha degli amici bizzarri perché sono pettinati spettinati, e una sorellina ancora più spiazzante, perchè pur essendo minuta e bionda gioca a calcio, e perché parla come un'ultrasessantenne che risponde alla posta del cuore.
Il regista Marc Webb, dal canto suo, ha nel curriculum una lunga lista di videoclip che comincia nel 1997 e arriva fino a questo suo primo lungometraggio, che ha utilizzato come vetrina per tutte le idee e gli stili sperimentati in dieci anni. Quindi in (500) Giorni Insieme ci sono split screen, musical, nouvelle vague e cinema d’essai in generale, interviste ai protagonisti e schede di presentazione sugli stessi, animazioni, frammentazioni temporali, canzoni che sovrastano tutto nei momenti di enfasi, il tutto senza che l’anima musicale e le sperimentazioni registiche possano fare da contrappunto a quella che dovrebbe essere la tensione romantica della storia e dei personaggi, sempre straordinariamente sotto tono o fuori tempo.
Più che un film brutto, un film non-bello, anzi, non-carino, che trasforma in semplici automatismi delle scelte che sarebbero dovute essere espressive.
slowfilm.splinder.com
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[+] commento perfetto
(di hollygoli)
[ - ] commento perfetto
[+] si chiama disincanto
(di fabruss)
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