L'assurda comicità dell'agente Zohan
di Roberto Nepoti La Repubblica
Difficile sostenere che il produttore Judd Apatow (Molto incinta) sia tin tipo raffinato: al confronto con i suoi, i film di Boldi paion roba da oratorio. Però le gag di Apatow — politicamente scorrette da far arrossire "Borat" — sono buffe; magari tuo malgrado, ma ti fanno ridere. Complice Adam Sandler, qui si mettono nel frullatore gli arabi e i palestinesi, le vecchie dame in calore, gli omosessuali e il machismo, i parrucchieri e i feticisti di scarpe, i seni di Mariah Carrey e quant'altro, il tutto cucito al filo bianco da una trama di rara assurdità. Superagente del Mossad, Zohan si finge morto in uno scontro col terrorista palestinese Phantom; invece fugge a New York, dove si ricicla in acconciatore col nome di Scrappy Coco. Unendo taglio e messinpiega con prestazioni sessuali, diventa l'idolo delle newyorkesi; fino a che il suo arcinemico non arriva in America, per guastargli la festa. Che non sia un film adatto per circolare in Israele e Palestina è poco, ma sicuro. Però la franca volgarità, qualche volta, è preferibile alle mezze misure e l'energia di Sandier (pur malservito dal doppiaggio) finisce col contagiarti.
Da La Repubblica, 3 ottobre 2008
di Roberto Nepoti, 3 ottobre 2008