Tropic Thunder

Umorismo becero per questa commedia che prende in giro i war movie cavalcando il patriottismo a stelle e strisce. Una parata di stelle con alcuni popolarissimi attori impegnati a portare sullo schermo la vita di un ex militare diventato eroe nazionale. Di straordinario, per la verità, c’è ben poco visto che dietro il marine di stanza in Vietnam si nasconde un truffatore che non ha mai messo il naso fuori dalla porta. Tra gag non sense ed inutili volgarità spiccano i peti di Jack Black, ma soprattutto le profonde riflessioni su quella fabbrica di sogni chiamata Hollywood: crisi d’identità per chi resta intrappolato nel personaggio, cura maniacale del dettaglio che spinge alla chirurgia estetica pur di calarsi completamente nel ruolo, finali strappalacrime con gli eroi in punto di morte che si lasciano andare a confessioni dell’ultima ora, il film mette troppe cose insieme risultando talvolta indigesto. Ben Stiller scrive la sceneggiatura, interpreta e dirige una commedia fracassona che sembra non avere né capo né coda eppure “Tropic Thunder” è molto più di una parodia demenziale, le star che credono di trovarsi sul set salvo poi finire prigionieri dei coltivatori d’oppio diventano il pretesto per una analisi del cinema americano. I produttori sono capaci di sacrificare il loro beniamino pur di ingrossare il portafogli, ma un Oscar riesce sempre a tacitare le coscienze. Almeno nella finzione. Antonello Villani (Salerno)