Synecdoche, New York |
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Un film di Charlie Kaufman.
Con Philip Seymour Hoffman, Samantha Morton, Michelle Williams, Catherine Keener, Emily Watson.
continua»
Commedia,
durata 124 min.
- USA 2008.
- Bim Distribuzione
uscita giovedì 19 giugno 2014.
MYMONETRO
Synecdoche, New York ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Film affascinante, folle o assolutamente normale
di Bartleby CorinzioFeedback: 2580 | altri commenti e recensioni di Bartleby Corinzio |
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sabato 17 novembre 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ci sono personaggi in cerca d'autore e autori in cerca di personaggi, ci sono personaggi che interpretano l'autore che li ha scritturati per interpretarlo e magari anche auto-dirigerlo. Tutto questo accade sì nel mondo dell'arte ma anche, e forse con maggior "recita" nella vita reale. Così come quando il personaggio che va in crisi trova il sostegno dell'autore, che ne suggerisce le contromosse, allo stesso modo l'autore che va in crisi si issa - o magari semplicemente si appoggia - sulle spalle dei suoi personaggi. La crisi di un autore è in fondo la crisi di una vita. Il quotidiano esser in crisi, il momento critico che, come suggerisce il filosofo Derrida, forse intacca già lo svolgimento del processo simbolico. Processo simbolico che in Synecdoche, New York è dato dall'opera teatrale messa in cantiere dal regista (Caden Cotard) interpretato da Philip Seymour Hoffman. Opera che non fa altro che narrare la vita stessa di Cotard nell'immediatezza del suo esistere. Pedinare il proprio esistere e, ad un certo punto in un eccesso di sé su di sé "auspicare lo scacco della cerimonia che si sta dirigendo".
Di cosa parla Synecdoche, New York? Di un regista teatrale, Caden Cotard che vede perdere l'amore di sua moglie e la paternità di sua figlia. Una perdita di fondamenta ove persino la casa attacca il suo proprietario. Che fare? Che fare nel mentre? Lavorare. Lavorare ad uno spettacolo teatrale che piano piano diventa l'imponente rappresentazione della vita del regista nel suo svolgersi giorno per giorno. Mettere in scena, giacché come suggerisce il Nietzsche che riflette sulla tragedia greca "solo come fenomeno estetico l'esistenza e il mondo appaiono giustificati" in quanto "l'arte non è solo imitazione della realtà naturale, bensì proprio un supplemento metafisico della realtà di natura, posto accanto a questa per superarla".
Un film oggettivamente non semplice. Non può esserlo. E non può esserlo perché per narrare quello che narra è costretto ad usare un linguaggio non comune. Il linguaggio del soggettivo ove l'apparenza è simbolismo e dove l'irreale diviene la struttura più conforme. Solo inoltrandoci con una sorta di mini epoché fenomenologica, ossia con una sospensione del giudizio, possiamo assorbire l'idea che la bambina di Caden faccia la cacca verde ("Mamma cosa ha la mia pupù?" "Niente tesoro, è solo verde"), che sua moglie parta per una mostra che si rivelerà lunghissima, che Hazel (l'ex bigliettaia al botteghino del teatro) vada a vivere in una casa che va in fiamme ("Comprare una casa fa sempre paura?" "E specialmente una con il fuoco"), che il saggio di una psicoanalista sia così arguto da descrivere il presente vissuto lì e ora -hic et nunc- del lettore proprio mentre lo legge, e ancora le buffe incomprensioni dovute a giochi di parole (intraducibili in italiano ma niente paura il film in Italia non è mai uscito), gli assurdi scambi di persona. E poi altro, tanto altro ancora in questo film sull'arte? Sul vero? Sulla morte? Sull'amore? Sulle relazioni? Sulla solitudine? Sul cinico scorrere del tempo e sulla non indispensabilità di ognuno?
Caden come il protagonista de L’ultimo nastro di Krapp di Samuel Beckett (citato nel film) ove allo scrittore si sostituisce il regista e alla stanza si sostituisce il set. Caden in antitesi alla concezione di teatro data da Jerzy Grotowski (citato nel film) ma accomunato dal suo seguire gli attori nonché il suo esser pedinato dagli attori fino agli esiti più estremi.
A tutto questo si aggiunga un cast invidiabile: Phillip Seymour Hoffman, Samantha Morton, Michelle Williams, Catherine Keener, Emily Watson e Tom Noonan, innanzitutto.
Film affascinante, inconsueto, folle o assolutamente normale. Così come nella normalità del quotidiano l'eccentrico risieda nelle nostre multiformi idiosincrasie.
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